Fabio Girardello interpreta Sergio Marino in un suo racconto durante la mostra d'arte "Umana Avventura 2" tenutasi a Vittorio Veneto presso la Torre dell' Orologio il 27 Giugno 2014. Un racconto avvincente che vede Marino innamorarsi di una ballerina nella Milano degli anni 70.
27 Giugno 2014
Torre dell'Orologio Serravalle di Vittorio Veneto
Spesso, nella mia esistenza, i contorni sfuocati della realtà hanno assunto i BAGLIORI INFUOCATI della fantasia e l'ebbrezza effimera della felicità rischiarato le ombre cupe del dolore. Ciò che desidero è intrufolarmi nella miriade di situazioni contingenti, conturbanti ma reali, che fanno vibrare i miei sensi, provocandomi un fremito di piacere, rabbia o ammirazione. Sono davvero entusiasta di tutti gli attimi in cui percorro questo suolo accidentato chiamato terra, sprofondando e poi riemergendo: questo è il mio credo e l'unica via che mi permette di provare amore.
Amo dipingere e la mia principale fonte d'ispirazione è la natura: mi sento felice quando, spandendomi in essa, ne catturo la bellezza. Le mie tele si accendono di tinte forti quando nei miei pensieri riemergono sequenze di immagini elettrizzanti: come ad Otocec, in un castello severo dell'aspra Slovenia, costruito su di un isolotto racchiuso fra due ali d'acqua al centro del fiume Drava. Le onde irrompevano su quelle pareti marmoree in una notte estiva, e il loro frastuono è tuttora impresso in me.
Il mattino seguente, parto alla scoperta di un luogo inesplorato: m'incammino, a sud di Zagabria, su di un impervio sentiero, fino a scorgere, in cima ad una collina, una fitta cinta di mura; vi giro intorno, fino a che, dopo aver superato un pertugio UN IMPONENTE MONASTERO, in stato di degrado, MI APPARVE. Dopo aver percorso il primo cortile, attorniato dagli archi bassi e stretti del chiostro perimetrale, se ne aprì subito un altro, identico al precedente. QUEL TRAGITTO sembrava non aver fine. Tutt'intorno erano disseminate carte, bottiglie rotte, secchi rovesciati. LA MIA ANGOSCIA AUMENTO' quando, al termine del terzo cortile, su di una scalinata ripida e sconnessa, scorsi una monumentale chiesa. NONOSTANTE LA PAURA, entrai...ma UN'ENORME GRATA, di legno intarsiato, ne ostruiva il passaggio. Appena varcata, una seconda, più spessa della prima, ne occludeva la visione. Appoggiando la testa in un'intercapedine, riuscii comunque ad intravedere...un frate con un manto bianco al centro della cappella disteso a terra che, circondato dai confratelli, intonava un'antica melodia.
SUGGESTIONE O REALTA'? Andai a prendere una boccata d'aria. Dopo qualche minuto ritornai ma con mio grande sgomento non trovai più nessuno! Allora, atterrito uscii e COMINCIAI A CORRERE giù per la gradinata, per infine sostare, ANSIMANTE, su di una panchina. All'improvviso, sentii battere sulla spalla e mi girai. Un sacerdote, vestito di bianco e dal volto scavato, mi chiese: "Ma Lei, chi è?". Gli dissi d'esser giunto fin lì al solo scopo di appagare un personale desiderio di scoperta. Colpito dalla risposta, mi spiegò d'essere anche lui italiano, e di essere arrivato in quell'eremo, per ripristinare, insieme ad altri esperti, dei libri di valore, danneggiati dall'alluvione che devastò Firenze nel 1966.
Mi fece visitare l'intero convento. Quando entrammo in biblioteca, rimasi stupefatto nel vedere il numero ingente di manoscritti e manuali appoggiati su ingombranti scrittoi e suggestionato dagli oggetti oggi in disuso utilizzati da coloro che si prodigavano al loro recupero- INCHIOSTRI NOCIVI AL CIANURO, SIGLE, CODICI E CIFRARI MINIATI, COLORI DI TERRE RARE, FIORI PESTATI AL MORTAIO e BIANCHI D'ARGENTO. Mi pareva d'essermi addentrato in un affascinante mistero.
Cominciava ad imbrunire; Otocec era lontana; di conseguenza, il priore m'invitò a soggiornare li per quella notte NON POTEVO CREDERE AI MIEI OCCHI! La mia camera era IDENTICA a quella raffigurata da Van Gogh nel suo celebre dipinto "Stanza ad Arles"!
Mi appoggiai al letto e scostai la tenda: un brulichio di stelle brillava nell'oceano blu del cielo. "C'E' SEMPRE UNA STELLA CHE CI GUIDA" : ad un tratto tali parole risuonarono impetuose come onde increspate nel bacino del mio inconscio e il ricordo di ANNA, dell'anziana signora che da bambino mi ammaliava con i suoi racconti fantastici, si riaccese subito in me.
"Gli astri", essa mi diceva" RACCHIUDONO I PRINCIPI su cui si fondano tutte le RELIGIONI". "SEGUI UNA STELLA, SERGIO, E TROVERAI SUBITO UN PUNTO DI RIFERIMENTO".
Subito dopo, UN BAGLIORE ACCECANTE ricoprì il mio raggio d'osservazione. Un ASTRO, diamantato ed azzurrognolo come un'acquamarina del Siam, si stagliò in quel MAGMA TRANS-MEDIANICO e penetrò nel mio corpo.
Il ricordo di SATINE, regina del CAN CAN, INONDO' il mio cuore, trepidante d'amore.
Come in un flash ripercorsi le tappe del mio LEGAME con la prima ballerina del Teatro Smeraldo di Milano e questa esperienza mi ha permesso di addentrarmi nel variegato universo femminile. Erano gli anni '60, periodo in cui risiedevo, per motivi professionali, nella "piccola grande mela italiana". A quel tempo, il capoluogo lombardo riluceva, grazie alla sua operosità, di fascino e mondanità. La city, capitale dei commerci e monopolio del mercato azionario, proprio allora iniziava la sua corsa verso il progresso, il tecnicismo e la ricchezza. La città si protendeva, col grattacielo Pirelli che squarciava la volta celeste in modo simile alle Torri Gemelle del World Trade Center di New York, gli esponenti della politica e dell'alta finanza,e il marchio nascente della moda italiana, in un futuro fervido di promesse.
A quell'epoca in alcuni rinomati locali notturni, come lo "STORK", il "GATTO VERDE" e "LA SCALA D'ORO", ritrovo del jet-set metropolitano, il JAZZ-ROCK AMERICANO imperava. Di sera, mi aggiravo sicuro fra le vie del centro, non ancora contaminate da soprusi o violenza.
Appena sentivo l'eco del rhythm-and-blues provenire da questi famosi "night" , mi ci fondavo, restando ammaliato dalle ricche decorazioni liberty dell'interno e ....STUZZICATO dal fumo delle sigarette, SPRIGIONATO dai BOCCHINI di eleganti signore con lunghi guanti di pizzo, ventagli e velette sui capelli, che assistevano alle esilaranti performance di artisti esordienti, poi divenuti celeberrimi, come Gaber, Jannacci o Bramieri. Ma l'entusiasmo sfrenato della platea si scatenava quando, al ritmo incalzante della sonata di Offenbach "L'infernale galoppata di Orfeo"( LA TIPICA MUSICA DEL CANCAN), dodici scatenate starlettes irrompevano sulla scena, slanciando le loro gambe. E fra una "SGAMBATA" e l'altra, gli ampi mutandoni di pizzo, prima celati dalle lunghe gonne e sottogonne, ci facevano andare in visibilio! Allora il pubblico, esclusivamente maschile, rideva e batteva forte le mani, quasi impazzito, mentre OGNI SORTA DI OGGETTI (taccuini, chiavi, fiori) E, DI ORTAGGI !!!!! volavano sul palco!
La prima volta che vidi Satine nella locandina pubblicitaria di uno spettacolo di varietà mi trovavo nei pressi di Porta Ticinese rimasi colpito dalla sua avvenenza: indossava un delizioso costume formato da una gonna di seta rosso bordeaux, sorretta da un bustino di velluto nero, con un fiocco al centro, calze nere a strisce e giarrettiere adornate da fiorellini di raso. Inoltre, i suoi capelli,erano impreziositi dalle piume dei fenicotteri rosa del Lago Tiquan del Kenia, (l'addobbo tipico delle ballerine del Moulin Rouge).
Quella sera stessa avrei assistito ad una sua performance! Mi affrettai verso il teatro ed acquistai un biglietto in prima fila. Quando il sipario si aprì, la soubrette, sinuosa e magnetica, ammaliava il pubblico con piroette e spaccate vertiginose. Dopo tale danza, la show-girl si cimentò anche in un numero di BURLESQUE, con caricature ed esibizioni canore. Lei faceva parte del mondo patinato dell'arte e dei nostri sogni. Quando ripenso alle sue magnifiche gambe, avvolte in calze a rete, mi sembra ancora di poterle contemplare e toccare. C'era un filo invisibile ma saldo che la univa al pubblico: il suo fascino ci travolgeva e la nostra esultanza la faceva sentire ancora più attraente e desiderata.
Ad un tratto, presi un'agenda e feci un bozzetto, simile a "La Goulue" di Toulouse Lautrec (1892). Alla fine della rappresentazione, tra lo scroscio di applausi, mi avvicinai al palco, le mostrai lo schizzo, e LEI sorrise!
Il teatro si svuotò, quindi PONDERAI la mia seconda MOSSA: sulla giacca appesi l'etichetta "Servizio Stampa" ed avventurandomi furtivamente verso i camerini del backstage, .....scorsi ...NELLA PENOMBRA una luce fioca. Sbirciai all'interno e la trovai intenta a slacciarsi una spallina della sottoveste Avrà avuto non più di 25 anni. I suoi occhi erano di colore verde smeraldo. Rimasi colpito quando intravvidi nella sua mano destra, UN SERPENTE TATUATO!
"Chi sei?" mi chiese, voltandosi di scatto. "Sono un giornalista de "La Notte di Milano", mentii. Mi avvicinai al suo boudoir con un po' di timore. Le porsi il bozzetto, e lei, lusingata, mi ringraziò. Poi, mi fece entrare ed io iniziai la mia intervista: " Come mai, secondo Lei, il ballo del cancan riscuote un tale successo? 'Perché è entusiasmante e coreografico!" rispose.
Allora..... , IN PREDA all'ECCITAZIONE, le SUSSURRAI con voce tremula: "...Non potrei...NON POTREMMO restare un po' insieme?". Rimase, dapprima sbigottita, poi, CON SDEGNO MI CONGEDO' ( ma anche, CON UN SEGRETO COMPIACIMENTO).
Mi sentivo sconfitto, ma rivolgendomi verso il cielo esclamai: "Sei davvero una stella del firmamento! Spero un giorno di poterti ritrovare!".
UN ANNO PIU' TARDI, mentre passeggiavo, in una SERATA DI FINE ESTATE, per le vie del centro, Milano pareva immersa da un manto nebbioso. In quella Milano durissima ma anche tanto umana, potevano ancora accadere storie capaci di emozionare e far sognare. Sotto i portici di Corso Montenapoleone, c'era un chioschetto pieno di fiori. Una graziosa fioraia, mi porse, leggiadra, una rosa. Portava una gonna lunga a ruota multicolore, una camicetta con la scollatura pronunciata, ed un lungo foulard annodato al braccio. Io l'inspirai e la ringraziai, e oltrepassai Palazzo Sforza. Quella piacente signora, con la sua folta capigliatura, gli occhi neri profondi, e il sorriso aperto e contagioso era già divenuta famosa. Infatti, mentre percorrevo Piazza Cordusio, ripensai all'articolo che Gianni Brera scrisse il 18 Aprile 1961 nel "Guerrin Sportivo": "Angelillo dell'Inter, l'Argentino dalla faccia sporca, è accusato di 'Dolce vita':si innamorato pazzamente della fioraia di Via Montenapoleone. Non gioca più, non segna, non sta più in piedi. Disperati Helenio Herrera ed Angelo Moratti". La splendida maliarda sembrava avergli spappolato il cervello. Benché Omar Sivori e Maschio, le altre due facce sporche argentine, sperassero in un suo rinsavimento, il campione pareva ferito dal morso letale di un serpente. Alla fine, fra il disappunto generale, Angelillo fu venduto e la maglia nerazzurra scucita dal suo petto!
Immerso nei miei pensieri, giunsi a Piazzale Baracca, noto per i piccoli falò di gioia effimera ed un odore acre di pneumatici sforati. Fra i bagliori luccicanti emanati dalle fiamme, s'intravvedevano donne in minigonna che ondeggiavano con movimenti artificiosi ma d'intensa voluttà.
Avvicinandomi maggiormente, rimasi sbigottito quando scorsi...nella mano di una di esse IL TATUAGGIO DI UN SERPENTE!!! (NON POTEVO CREDERE AI MIEI OCCHI!)
Col fiato in gola esclamai "Sei....Satine?" Lei stupita mi guardò ed annuì col capo. "Vorrei.....appartartarmi con te!", mormorai. All'improvviso, si ricordò di me. Mi accompagnò verso un vicolo cieco, ed infine giungemmo in uno stabile semideserto. Mentre salivamo i pochi gradini che conducevano al pianerottolo, mi accorsi che... ZOPPICAVA!! !!
Entrammo infine in una cameretta, squallida ma pervasa da un intenso PROFUMO D'ARANCIO. Su un vecchio trumeau, notai due foto: la prima raffigurava una bimba mentre la seconda l'artista, all'apice della carriera, durante uno dei suoi spettacoli.
Appena mi appoggiai al letto, Satine, seguendo il mio sguardo, esclamò: " Guarda, quant'è bella la mia piccola Nicole, che da grande, avrà le stesse gambe lunghe 'della mamma!". Poi, scoppiò a piangere: "Oh... il Teatro Smeraldo è solo un ricordo oramai, da quella sera maledetta, ..... in cui, travolta da un'auto, ogni mio sogno svanì!"
Io, scosso, mi avvicinai a lei e dopo averla abbracciata teneramente, presi il cappotto e lasciai sul tavolo del denaro. "TE NE VAI DI GIA'?" disse sorpresa. Sconvolto la lasciai, per non aggiungere ulteriore dolore alla sua grande sofferenza.
Nei giorni successivi, la mia mente si dibattè in mille perché: mi chiedevo quale ragione l'avesse portata a quella scelta drastica, forse le necessità contingenti della quotidianità, o l'esigenza, dopo quel terribile incidente, di sentirsi ancora ammirata. Lei era apparsa nella mia esistenza come un astro fulgente, ma non volevo che il fuoco della passione si trasformasse in un divampante incendio. Avrebbe voluto imbrigliarmi in un amplesso totale, CIO' CHE PERO' IO LE HO SEMPRE NEGATO.
Un mattino, la rividi, al Bar Alemagna in Corso Vercelli. ...Dai suoi occhi scaturivano frecce di desiderio mentre il suo sguardo seducente mi tentava per essere pronto a servirla. Mi si avvicinò mormorando: "Grazie! Mi sono sentita una donna vera! Voglio rivederti!" Nei giorni successivi, visitammo i luoghi più rinomati della città: San Siro, la sede Rai, l'imponente Duomo. Eravamo complementari come la pianta a caccia della linfa per non morire, lei, però, abbarbicata al mio corpo d'albero, trasformava il suo affetto in un laccio con nodo scorsoio che non lasciava scampo: la MALAVITA, come una piovra tentacolare, mi STAVA inghiottendo!
Una sera, decisi di accompagnarla a Piazzale Baracca. L'oscurità venne illuminata da uomini-leoni che puntavano con i fari delle loro auto le loro prede, avvinghiate in lucenti minigonne di ciré. "QUESTE SONO LE SPINE DI CRISTO" pensai. A un tratto, un ubriaco strattonò l'ex-ballerina e subito ci allontanammo da quella GIUNGLA di LUSSURIA e CUPIDIGIA. D'improvviso, dai nostri petti straziati, un urlo folgorante si levò:
"OH DIO, NON RESTARE LI' IMMOBILE! VIENI FRA NOI! "
Più tardi, l'ETERNO RITO DELLA CACCIA ricominciò. All'alba tutto svanì. Lei, esausta, estrasse dalla borsetta un mucchio di soldi :"Sergio", disse: "QUESTI SONO PER NOI!". Mi sentivo sprofondare negli abissi del mare e del male... QUANDO QUALCOSA ACCADDE: passammo.... vicino all'ex-refettorio di S. MARIA DELLE GRAZIE, poi adibito a chiesa, ed entrammo. Appena seduti, il famoso "CENACOLO" di Leonardo ci apparve in tutta la sua maestà. Il Signore del Mondo, con gli occhi appena socchiusi, sembrava aver pronunciato, agli affranti Apostoli, la fatidica frase: "QUALCUNO DI VOI MI TRADIRA". La sua luce divina riverberava ovunque. Poi... dinanzi ai nostri sguardi increduli.....L'INVEROSIMILE DIVENNE REALTA': lo spirito di Cristo si avvicinò a noi, rivelando impetuosamente il suo appello : "DISTACCATEVI! NON VI ABBANDONERO'! NESSUNO DISTRUGGERA' IL VOSTRO LEGAME!". Fu come una saetta, che, attraverso le pupille, giunse ai nostri cuori, trafiggendoli.
Mi venivano proposte forme, sagome, calcoli algebrici, soluzioni filosofiche e mi balenò alla mente una massima di Sant'Agostino:
"IL MALE NON ESISTE DI PER SE', MA SOLO IN RELAZIONE AL BENE
TUTTO IL CREATO E LE STELLE SON SOLO BUONE".
Una volta usciti, percorremmo inconsapevoli, il terreno instabile delle nostre contraddizioni. Il sorriso di Satine era celestiale, splendente come un lapislazzolo.
Ciononostante, era felice e consapevole che oramai il nostro amore avrebbe superato qualunque barriera, di membra, lacci o catene. Prima di lasciarci, ci abbandonammo in un abbraccio totale, libero da ogni costrizione e paura.
La sera successiva, recandomi a Piazzale Baracca, non la trovai più: "LA REGINA ha dato SCACCO AL RE" bisbigliavano tutt'intorno le sue compagne. "PARTIRA' COL TRENO DI MEZZANOTTE PER GENOVA" mi dissero. SCONFITTO, tornai a casa. COME HAI POTUTO LASCIARMI, riflettei. Di getto, presi una tela e feci un ritratto... Le mie dita abbozzarono la figura DI UNA BALLERINA avvenente, sensuale ed atletica, PROPRIO COME LEI! L'orologio a cucù battè LE UNDICI E MEZZA . "NON PUOI ANDARTENE SENZA UN MIO RICORDO!" Di scatto, volai verso la stazione. Quando giunsi al binario, rincorsi trafelato le carrozze roteanti sulle ROTAIE ARRUGGINITE! "Satine, Satine !" All'improvviso si affacciò ad un finestrino... Le passai il quadro e lei lo afferrò. Infine, prima che il sibilo del treno riempisse l'aria, M'INONDO' di una CASCATA di BUCCE D'ARANCIA. Fra cartoni unti e carte fradice, bruciai, col fumo di una sigaretta, le scorze ammucchiate di quel magnifico frutto. Infine... mi sentii avvolto da un freddo intenso e CON MIA GRANDE SORPRESA.... Mi ritrovai catapultato ai bordi di un letto nell'eremo croato dove la peregrinazione dei miei ricordi era iniziata. Stupito dal riflesso del vetro, osservai, con viso pallido e ceruleo, il luccichio delle stelle. A UN TRATTO In una fusione fredda, nel buio vidi un punto luminoso PIROETTARE come un girino, ed appostarsi nel film lacrimale, sotto le mie palpebre. Materializzandosi, divenne l'ultimo vagone, che, mi allontanava, in dimensione spaziale, da Satine.
Ora viaggio con la mente nel nulla, sono imperturbabile, non sono più escogitato. Il girino si dirige verso la fovea e la macula. Le immagini nervose si distendono ovattate in modo uniforme sulla retina. La fusione è immediata e precede un sonno profondo. Comincia il sogno che avvolge la mia umana avventura.