Sergio Marino
LA SANTA MESSA DI CARLO I D'ASBURGO
Olio su tavola 250 x 300 cm
Sergio Marino
Olio su tavola 250 x 300 cm
Sergio Marino
LA SANTA MESSA DI CARLO I D'ASBURGO
Olio su tavola 250 x 300 cm
Questo imponente dipinto di Sergio Marino, (olio su tavola cm 250 x cm 300), può definirsi “UN DITTICO”, perché, attraverso un “metodo antico”, parla all'uomo moderno, mettendo a confronto due epoche antitetiche, seppur correlate, l'Europa del 1800 e quella novecentesca, nelle loro diverse ideologie e stili.
Il protagonista è CARLO I D'ASBURGO, ultimo imperatore del regno austro-ungarico. Egli si fece portavoce di un'Europa cristiana, di un'idea sacrale dell'impero che, dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, andò via via disgregandosi, per cedere il passo ad un nuovo assetto geopolitico, fondato sulle manifestazioni totalitarie ed anticattoliche, propagatesi a partire dagli anni venti nel continente.
Pur facendo parte, durante il Primo Conflitto Mondiale, del commando supremo delle armate austriache, Carlo I aborriva la violenza, prodigandosi a ristabilire in ogni modo la pace e ad alleviare le sofferenze dei suoi popoli.
Il sovrano era un fervente cattolico e la sua profonda fede lo portò sempre a soddisfare la volontà del Signore a dispetto del volere degli uomini.
Tuttavia, durante gli ultimi mesi di guerra, i giornali avviarono una campagna denigratoria nei suoi confronti: egli venne tradito, spodestato e ridotto in povertà, ma sopportò senza lamenti le sue pene, offerte in sacrificio per il bene e l'unità delle nazioni, e si spense all'età di 37 anni. Nel 2004 venne però beatificato da Papa Giovanni Paolo II, per le sue virtù eroiche cristiane e l'eccezionale spiritualità.
Il quadro, concepito come un dittico, descrive una SANTA MESSA, svoltasi nel 1915 in una chiesa semidistrutta da un bombardamento: mentre il celebrante innalza con delicatezza l'ostia consacrata, Carlo I è in ginocchio ai piedi dell'altare, totalmente immerso nelle sue preghiere. Tutt'intorno a lui, si stringono molti fedeli e soldati, vinti dal dolore e dall'angoscia, i cui occhi sbarrati e bocche contratte, riecheggiano la forte tensione emotiva presente nel celebre “URLO” di MUNCH (dipinto del 1896).
Lo sguardo del sacerdote è simmetricamente rivolto verso un crocifisso, che, mentre viene risollevato, è illuminato da un potente fascio di luce, rievocante le SFUMATURE DORATE DEI QUADRI DI KLIMT. (1862/1918).
Inoltre, in alto a destra, nella parete di fronte al religioso, s'intravede il ritratto di una donna, l'amatissima consorte del monarca, ZITA BORBONE, oggi “SERVA DI DIO”: anche l'imperatrice, che, come il marito, si fece rischiarare dalla luce mistica dell'Eucarestia per tutta la sua esistenza, ebbe così a cuore la sorte degli afflitti e dei malati, da impegnare se stessa in opere di carità. Dopo la morte dei due coniugi, i loro cuori furono avvolti in una tela di iuta, ed oggi sono entrambi sepolti nell'abbazia di Muri in Svizzera.
Singolare ed emblematica è infine la raffigurazione di un ex-soldato, ucciso durante l'attacco, girato di spalle e collocato in basso nel punto di congiunzione fra le due parti della composizione. Pur non vivendo più, i suoi piedi sono ben puntati a terra, come SIMBOLO TANGIBILE dei caduti di ogni guerra, vittime senza colpa di quelle stragi che il Beato Carlo I d'Asburgo, nella sua bontà e completa dedizione al dovere datogli da Dio, cercò sempre di evitare o ridurre.