Concept TT Line:

L'INFRASTRUTTURA A SERVIZIO 

DELLA DENSIFICAZIONE 

CONTRO LO SFRUTTAMENTO DEL SUOLO

Roma: l'acceso conflitto fra storicità e metropoli

Roma fu la prima grande metropoli dell’umanità, tanto che il numero di abitanti della Roma augustea, ma soprattutto accolse la più importante civiltà antica, che influenzò la società, la cultura, la lingua, la letteratura, l’arte, l’architettura, la filosofia di tutto il mondo occidentale, sino ai giorni nostri.

La città di Roma e la sua espansione nel tempo

Roma nasce su colli e ha una morfologia del territorio particolare, si è espansa e modificata nel tempo, lavorando per accrescimenti e sovrapposizioni. È una sequenza di spazi vuoti che si dispongono in maniera libera in base al territorio. È proprio su questi vuoti che dovremmo operare, intesi come spazi urbani da riqualificare. 

Il tema della TT Line che affronta il corso del Laboratorio di Sintesi architettonica e urbanistica, tenuto dal docente Antonino Saggio è una sfida progettuale per la riqualificazione delle aree in disuso o non opportunamente valorizzate che si trovano sulla nuova linea tranviaria 2 (TTLine) della Capitale. 

Il centro si spopola e le periferie crescono

L’incremento della popolazione residente nel primo decennio del 2000 (mappa a destra) è maggiore laddove sorgono nuovi insediamenti residenziali prossimi o esterni al GRA .

La riqualificazione delle aree esistenti 

come risposta allo sfruttamento del suolo:

Al giorno d’oggi siamo abituati ad un modello di sviluppo basato sullo sfruttamento, genericamente inteso, delle risorse. L’Italia è un paese che consuma 14 ettari al giorno di suolo libero, vivo, che viene ucciso, con la cementificazione. I tentativi legislativi tendono a limitare questo atteggiamento ma invertire la direzione di questo sviluppo è complicato, se non impossibile. L’alternativa giusta è utilizzare il suolo già compromesso recuperandolo, anche perchè la città consolidata è piena di lotti inutilizzati derivanti dalle politiche di espansione precedenti. Le aree morte, anche dette Brown Areas cioè aree che appartengono al passato industriale e che restano in utilizzate (un esempio è quello dell’area Mirafiori di Torino che occupa solo un quarto di quella cementificata per l’industria automobilistica.)

Come intervenire sullo sviluppo illimitato delle città?

Bloccare lo sviluppo è utopia, ma si può operare nei margini urbani vuol dire rimettere a sistema ciò che già esiste, il che implica un concetto di densificazione che seppur intuitivamente può sembrare un atteggiamento poco green ma non lo è, poiché si va ad operare su aree già cementificate, senza utilizzarne altre vergini. Non c’è in ecologia una barriera tra organico e inorganico, è un flusso di processi naturali che crea l’ecosistema e la biodiversità, ecco perché la terra da viva diviene morta con la morte delle specie esistenti nel sottosuolo che perde di permeabilità. L'acqua convoglia in un punto con minore superficie per la sua defluizione, di conseguenza aumenta la sua velocità: scava e genera l’erosione del suolo con conseguenti frane. Quindi avremo brown areas e quelle limitrofe, seppur "vive" saranno ormai soggette a rischi idrogeologici. Qualsiasi intervento antropico è dannoso per l’ambiente ma non possiamo limitarlo, possiamo migliorare il modo di progettare, con particolare riguardo nei confronti della natura.

La rigenerazione dei suoli esistenti  non può prescindere dalla presenza delle infrastrutture

Se dobbiamo densificare la città consolidata è necessario potersi muovere nel tessuto urbano con facilità.

1970 Linea Tram

Linea Tram 1970

Ovviamente progettare in una città come Roma implica dover interfacciarsi con la sua storia e potrebbe essere semplice cadere in errore. 

I progetti sbagliati sono quelli non integrati con la città, che creano una frattura piuttosto che un collegamento, ciò può nascere nel momento in cui vogliamo lasciare inalterato il tessuto storico. Bisogna, invece, invadere il tessuto, l’architettura deve impossessarsi di esso, soprattutto tramite le linee di trasporto pubblico, che sono necessarie in una metropoli ben funzionante e davvero vivibile. Il tram è il mezzo di trasporto più urbano che ci sia e rispetta la città, creando presupposti per trasformarla; la metro invece rifiuta il collegamento con la città, è chiusa e protetta dal suolo. 


Linea Tram 2023

Ahimè in questi anni non si è puntato sull'implementazione della linea tranviaria.

E' forte la convinzione secondo la quale si pensa che la soluzione infrastrutturale per decongestionare il traffico a Roma sia quella della creazione di nuove linee metro

Ma non è così! 

La metro intesa in maniera tradizionale non può che entrare in conflitto con il suolo stratificato di Roma. Per uno scavo al suolo utile per costruire una linea metro si deve scendere in profondità di 100-200m è ovvio che impieghiamo anni e anni di lavori, considerando che il suolo della Capitale è estremamente ricco di archeologia.


Qualità della mobilità

Il tram è un mezzo conservatore e rivoluzionario: l’unico modo per ridurre i flussi automobilistici. Un buon urbanista dovrebbe lavorare sul tessuto ottocentesco che è fragile, incompiuto e può essere una buona opportunità di cambiamento.

Ex Malum Bonum: è questo il concetto manifesto da applicare. La rete tranviaria nel novecento a Roma era ottima e l’unico tratto non toccato era quello di Roma antica, poichè sicuramente chi ha redatto il primo progetto era un’amante della storia o ne è stato intimorito; noi progettisti del XXI secolo non dobbiamo farci spaventare da questo amore ma piuttosto rispettare l’olografia del territorio, senza perdere la verticalità del suolo, visto che come già detto lo sviluppo non può essere fermato.


I progetti architettonici che funzionano oggi sono quelli fondati su: 

Polifunzionalità, Ecosostenibilità, Informatica, Slow Scape (qualità del movimento)

dobbiamo creare un’infrastruttura, che fa cittadinanza, connessa alle nuove opere architettoniche.