Confini, allusione e mistero. Parole sull’opera di Luciano Filippi
Osservando le opere di Luciano Filippi ci rendiamo subito conto che ci accompagna a una soglia: i suoi dipinti non si possono definire pienamente figurativi o del tutto astratti, perché tutti contengono qualcosa di informale e qualcosa di figurativo, un po’ come nel simbolo del Tao, composto da forze opposte complementari, in cui ognuna contiene in sé il germe dell’altra.
Il suo lavoro vive di leggeri equilibri. Fonda nella sua evocatività il riferimento naturalistico e lo contraddice, ma compie la stessa operazione anche quando sposa il riferimento astratto.
Il suo è un delicato lavoro di togliere per evocare. Come riesce a fare questo?
Quando si pensa a una parola riferita a un oggetto, nella nostra mente si forma l’immagine legata a questa parola che è la nostra rappresentazione mentale di questo determinato oggetto. Ad esempio la parola “sedia” ci fa ricostruire l’immagine dell’oggetto “sedia”. La creazione nella nostra mente di queste semplici strutture ci permette di riconoscere le cose quando le vediamo.
In teoria della percezione operativa viene chiamata “Struttura Costitutiva”, perché è una struttura che ci permette di costituire, e quindi di vedere, il mondo attorno a noi. Filippi utilizza la “Struttura Costitutiva” come riferimento per abbandonarla e spesso distruggerla. Dissemina i suoi dipinti di tracce che ce la fanno ricostruire, lasciando libero il fruitore della sua opera, di vederla oppure no. Con profonda abilità distrugge bordi e apre confini. Riesce alla stregua di un equilibrista a raggiungere un punto di equilibrio tra l’immagine e l’astrazione assoluta con il risultato che i suoi dipinti non si possono considerare pienamente astratti ma neanche integralmente figurativi. Quello che lui crea possiamo chiamarlo criterio evocativo.
Nelle sue opere troviamo sempre una radice che sollecita immagini del mondo naturale e dell’esperienza empirica umana, richiamate dal titolo. I titoli che assegna ai suoi dipinti ci permettono di ricostruire le forme inserite: è un gioco affascinante, in quant, questi grumi di materia e colore diventano quello che l’artista vuole farci vedere e trovare. Riesce a darci un’idea delle cose senza utilizzare tutti i tracciati, rendendo così la rappresentazione poetica e libera per essere interpretata in modi personali e differenti: nei suoi dipinti astratti ci possiamo vedere indifferentemente degli alberi, dei cespugli o delle figure. Il titolo diviene così importante come nel linguaggio la parola è legata alle cose. Disciplina in maniera sapiente il punto in cui rafforzare allusivamente i contorni delle cose, in ogni caso mai precisi, mai definiti con segni netti o contorni, per lasciare al fruitore la libertà di riconoscere il mistero. Si evidenzia così una origine di tipo impressionista: anche gli impressionisti rompevano i bordi delle cose, ma le immagini rimanevano sempre ancora ben pregnanti, in quanto tendevano a far prevalere il contorno dell’immagine; qui invece i contorni vengono negati, i confini slegati e la pennellata condotta in modo ben differente.
È la materia che si configura allusivamente; rimangono tracce delle matrici originarie che la soluzione pittorica adottata evoca. Nell’evocare c’è una sorgente di passione per la vita, c’è il rapporto empatico con la natura, con l’ambiente che ci circonda. È un sentire metafisico, un sentimento concettuale alto. Con coerenza pittorica Filippi rende le immagini ambigue, di una ambiguità fra l’astratto e l’allusivo tramite la materia pittorica; il colore dello sfondo gioca liberamente con il colore delle cose in primo piano e in base a dove poniamo la nostra attenzione ci appare una pittura informale o figurativa. Il titolo è forse l’unica cosa che vincola la nostra visione, in quanto diventa condensatore della struttura rappresentata. Anche nei dipinti più astratti in cui impera la tonalità grigia, troviamo un’astrazione trasposta tutta a livello concettuale che conserva le allusioni alla natura: grazie ad alcuni sapienti tracciati e al titolo, veniamo vincolati nella visione e dove prima vedevamo una armonica ricerca sul colore ora ci appare un paesaggio o un vaso di fiori. Filippi allude alla natura, allude alle barche, allude alle cattedrali. Gioca con la materia pittorica trasgredendo la “Struttura Costitutiva” attraverso il titolo e la negazione del titolo, in quanto distrugge l’immagine suggerita dal titolo, che trasgredisce fino ad arrivare ad un punto di equilibrio tale in cui in una direzione vi troviamo la fruizione astratta del colore e dall’altra l’evocazione della natura.
Ricche di diversi livelli di allusione ma più figurative appaiono le cattedrali. La ristretta tavolozza di colori con cui sono costruite permette alle forme di imporsi molto di più. Filippi le realizza conservando tracce evidenti, nascondendole al massimo, a volte, ma pur sempre rompendo i margini delle cose. Il grigio enfatizza l’eleganza di queste forme, quasi dei ricami, dei broccati, la raffinatezza e la poesia di questi luoghi dell’anima. Sono cattedrali universali e misteriche.
Intenso appare dunque il rapporto che Filippi ha con la materia; la materia pittorica utilizzata permette di fruire liberamente il colore nelle sue modulazioni infinite. La tavolozza di Filippi negli ultimi tempi si è rarefatta. Il registro delle tonalità dominanti del grigio è una specie di sottofondo psichico sentimentale.
Fra le sue opere ci sono anche ritratti e autoritratti che però non sono il tema principale della sua ricerca in quanto la figura costringe ad un nucleo dell’oggetto, mentre vele, paesaggi e cattedrali hanno di per sé un campo pittorico dove i rapporti sono quasi fuori dalle singole immagini. Gli altri sono simboli evocativi. L’evocazione, infatti, ha bisogno sempre di un ancoraggio al rapporto con la natura che si specifica in classi di rappresentazioni.
Filippi recupera l’espressione più libera dell’Informel e la riconduce allo schema dell’ambiguità dell’immagine. È una sorta di liberazione informale. Ci affascina con il mistero, non svelandoci tutto subito, ma disseminando il suo lavoro di tracce e rifermenti che possono aiutarci nella comprensione.
Nel mondo di Filippi si è calati nelle esperienze della vita conservando uno stretto legame con la natura e l’ambiente attorno a noi in cui la materia diventa l’esperienza fisica del colore.
Raffaella Vaccari
novembre 2019