16 Dicembre

Il natale dei figli dell’uomo

Il 25 dicembre fa memoria della nascita di Gesù, ma il termine “natale” evoca anche il giorno della nostra nascita. Il “giorno natale” infatti appartiene a tutto ciò che è vita, e per l’uomo è dono di Dio mediato dall’amore dei genitori. Un dono di vita che diventa “grazia” nel battesimo e giunge a pienezza nel “dies natalis”, quando la vita sfocerà nella pienezza dell’eternità.

Fare memoria del nostro giorno natale significa non solo fare festa per quest’evento che conta gli anni ma soprattutto aprirci al ringraziamento di chi ci ha donato la vita e ci ha educato alla fede. Ma non deve mancare il ringraziamento anche e soprattutto a Dio come riconosce il salmista:

Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre. Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda; meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l’anima mia. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi; erano tutti scritti nel tuo libro i giorni che furono fissati quando ancora non ne esisteva uno. Quanto profondi per me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio! Se volessi contarli, sono più della sabbia. Mi risveglio e sono ancora con te”. (Sal 139, 13-18)


All’origine del nostro natale ci sta l’amore di chi ha superato la paura di percorrere questa strada, soprattutto oggi che c'è una certa tendenza ad attribuire le colpe di eventuali fallimenti educativi ai genitori che spesso devono conciliare la presenza con gli impegni lavorativi.

Impariamo a celebrare i nostri “natali” nel ringraziamento.