Nativi digitali?
È ormai consuetudine definire “nativi digitali” tutti i bambini e i ragazzi nati a partire dagli anni Novanta: essi sono cresciuti in un mondo pervaso dalla tecnologia digitale e dai servizi offerti dal Web.
Sicuramente i nativi digitali hanno una elevata dimestichezza con l’uso dei dispositivi mobili e degli ambienti digitali, che usano e frequentano ogni giorno a partire dalla più tenera età, e questo porta molti di noi genitori a pensare che non abbiamo niente da insegnare loro.
Ma.....
Chi di noi lascerebbe suo figlio da solo qui?
Eppure, lasciamo che impari a navigare e ad orientarsi da solo in quel grande contenitore che è il Web…
La famigliarità con la tecnologia e la consapevolezza nell'uso del Web è molto limitata, anche, e soprattutto, nei nativi digitali. L’OCSE ha dichiarato che il 75% degli studenti naviga in modo non orientato o insufficiente; le statistiche ci dicono da diversi anni che gli studenti italiani sono agli ultimi posti per quanto riguarda le competenze digitali.
Le tecnologie digitali, Web in primis, sono create, finanziate e gestite da adulti e sono assolutamente pervasive, arrivando ad influire sulle norme sociali e sui valori come nessuna altra invenzione ha mai fatto prima d’ora.
Cambiamenti così epocali ci possono spaventare, ma non dobbiamo rifiutarli. Piuttosto li dobbiamo comprendere e utilizzare per il raggiungimento dei nostri scopi educativi.
Cosa possiamo fare noi genitori?
Sicuramente quello che dobbiamo insegnare ai nostri figli è che il Web è uno strumento e, come tale, non è né buono né cattivo. Ma l’uso che ne facciamo può essere buono o cattivo, per noi stessi e per gli altri.
A mio parere, anche noi migranti digitali possiamo insegnare qualcosa alla generazione Z, e sono le cose che a loro mancano di più:
Responsabilità. Sul Web, e sui social media in particolare, la fruizione è attiva: sono IO che decido cosa postare, sono IO che decido a cosa dare il mio like, sono IO che decido cosa condividere, cosa scrivere… La responsabilità di tutto ciò è allora MIA. Prima di postare, votare, condividere, devo riflettere bene.
Consapevolezza. Sul Web si trova tutto e il contrario di tutto; sul Web è per sempre. Questi due aspetti, che spesso ci sfuggono, dovrebbero invece essere i nostri fari mentre navighiamo. Sul Web non c’è il filtro del giornalista (come sui giornali), dello studioso (come sui libri), dell’esperto (come nelle trasmissioni divulgative, nelle conferenze o quando parliamo con conoscenti): sono io che devo capire quanto una fonte sia attendibile, quando una notizia è un fake, quando un contenuto è stato scelto apposta per me da esperti di marketing, per confermare la mia idea, per farmela cambiare o anche solo per influenzarla… L’uso critico del Web non si impara da soli, siamo noi genitori a doverlo insegnare ai nostri figli, così come insegniamo loro il codice della strada, a stare alla larga dagli sconosciuti, a distinguere il bene dal male…
Limitarsi. Il Web utilizza tecniche che fanno leva su alcuni meccanismi della nostra psiche per cui facciamo molta fatica a dire "basta". Diventa fondamentale, allora, insegnare fin da bambini a darsi un limite nell'uso dei dispositivi digitali, sia di tempo (non più di tot minuti al giorno) che di circostanza (per esempio: a tavola, mentre studio, ma soprattutto in camera da letto, niente cellulare).
Privacy. Imparare a riconoscere e a mantenere separate le dimensioni del privato e del pubblico è vitale. Tutto quello che è pubblicato sul Web esce dal mio controllo. Per sempre. Inoltre, il Web ci ha abituati ai servizi gratuiti, basta mettere una spunta (o più spesso tre) su "Accetto... ". Ma in un ambiente completamente commerciale, è veramente tutto gratis? La moneta di scambio oggi non sono più i soldi, ma i nostri dati, i nostri gusti, i nostri interessi, le nostre conversazioni, i nostri pensieri, che vengono raccolti, elaborati e venduti a nostra insaputa (ma con il nostro consenso, proprio grazie alle tre spunte!).
Netiquette. Anche il Web ha le proprie regole di buona educazione (eccole!). Conoscerle, seguirle e insegnarle ai propri figli deve essere compito di tutti i genitori, così come insegniamo loro la buona educazione a tavola, a scuola, con i pari e con gli adulti.
Ovviamente anche la scuola deve fare la propria parte. Per i nostri ragazzi il Web è solo fonte di gioco, divertimento, social. Ma il Web è ormai diventato strumento di lavoro per tante figure professionali. È fondamentale far capire ai ragazzi che la tecnologia, il Web, i dispositivi mobili sono e devono essere prima di tutto uno strumento di lavoro, di informazione, di formazione. Essi fanno parte della loro vita sociale oggi, ma saranno parte del loro lavoro domani. Imparare ad usarli, a sfruttarli a proprio vantaggio, a governarli più che esserne dipendenti, sarà per loro fondamentale. Impedire loro di usarli sarebbe assolutamente controproducente, ma devono imparare ad usarli nel modo corretto!
Ci sembra troppo?
Non spaventiamoci! Spesso basta il buon esempio: se sono io il primo a pubblicare ogni emozione sui social (il 50% del materiale pedopornografico presente nel deep web proviene da foto e video pubblicate dai genitori sui propri profili social), a non riuscire a staccarmi dal cellulare, a diffondere qualsiasi notizia mi colpisca (senza chiedermi se sia vera, attuale, utile…), non posso pretendere che non lo faccia mio figlio. Impariamo ad avere cura della nostra e della loro Web reputation!
perchè...
NAVIGARE è BELLO
IN UN MARE SICURO!
Monia
(mamma di Mattia e Sofia e docente di informatica e referente cyberbullismo in un istituto superiore)