EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI MODELLO

da Alexander Klein a UNStudio

La lezione si colloca all'interno del V ciclo dedicato a "L'organizzazione delle informazioni in Modelli | Lo spreadsheet, il data-base". 

L'interconnessione dinamica dei dati è il modo in cui le informazioni possono essere legate in maniera tale che al variare di un parametro tutto cambia di conseguenza. Questo da vita a dei modelli dinamici e intelligenti, che sono vivi, interattivi. 

MODELLO

"Schema teorico elaborato in diverse scienze e discipline per rappresentare gli elementi fondamentali di uno o più fenomeni" (Zingarelli)

Il modello è una maniera di relazionare le informazioni, riguarda quindi la forma che queste assumono. Informare deriva dal latino e significa "modellare secondo una forma". Tante sono le declinazioni date a questo termine, a partire dai tempi del pensiero illuminista in cui gli si attribuiva il significato di esempio perfetto da imitare. Il tipo, la tipologia, era un modello orientativo per operare delle scelte, quindi un modello decisionale. Questo, nel corso del 900, si è poi ramificato.

MODELLO OGGETTIVO

Postula dei bisogni oggettivi e da una soluzione con delle risposte progettuali altrettanto oggettive. Le tipologie nascono dalla necessità di rispondere alle nuove domande conseguenti alla rivoluzione industriale che vede l'avvento di nuove funzioni. Stessa cosa succede dopo le guerre, con la ricostruzione e la necessità di dare case a un gran numero di persone nel minor tempo possibile. Case standardizzate, fatte in serie, secondo la logica industriale. Il pioniere di questo modo di fare è Alexander Klein, architetto degli anni 20. I modelli utilizzati sono quindi quelli per ottimizzare i percorsi, per gli studi dell'ombra portata degli edifici, per gli schemi distributivi, per gli spazi serventi e serviti. Inoltre è in questi anni prendono piede i Manuali che riportano modelli, tipologie, ai quali attingere, con relative dimensioni minime a valere del concetto di ottimizzazione. Un modo logico e razionale di procedere è dato per esempio dal diagramma a blocchi che da le relazioni che intercorrono tra i vari spazi che andranno ad ospitare le diverse funzioni.

MODELLO PRESTAZIONALE

Questo secondo tipo di modello, degli anni 60, deriva da Christopher Alexander, architetto di formazione matematica, che non smentisce il primo approccio ma lo amplia. Si oppone alla logica modernista dello zooning e afferma che siamo portati alla "logica riduzionista", cioè quella di scorporare un problema complesso nelle sue minime parti per poi ricostruirlo, dandogli una struttura ad albero che è quella più semplice. In questa struttura però i punti non sono mai collegati tra loro, questo lo porta ad ipotizzare una struttura a lattice in cui i nodi sono collegati tra loro aprendo la possibilità ad un dare-avere reciproco, le relazioni sono maggiori, quindi c'è un maggior grado di complessità. Anche questo modello ha una struttura logica molto forte perché procede in modo analitico. 

MODELLO STRUTTURISTA

In questo caso non ci si riferisce alla sfera costruttiva e alle strutture che tengono su l'edificio, ma al modello filosofico degli anni 70 e alle ricerche di Levi-Strauss, antropologo diventato famoso per le indagini sulle strutture parentali nelle società primitive soprattutto in sud America. Dall'antropologia, passando per la filosofia, gli stessi concetti arrivano anche in architettura  con la figura di John Habraken, architetto olandese degli anni 60/70, che proponeva una "gerarchia delle scelte" e che per primo ha ideato l'idea di open building, edificio aperto. Lui ipotizza che si può avere una "struttura fissa", cioè l'edificio inteso come involucro, che al suo interno può accogliere molteplici "variazioni", riferite alla pianta, ai servizi, ai mobili, dove l'utente può avere un controllo sulle modifiche. Questo approccio è sempre razionale ma inizia ad esserci una componente più soggettiva in quanto non si tratta più di standardizzazione. In questo senso si parla di open building, perché l'edificio è mutevole e riconfigurabile. 

MODELLO DIAGRAMMATICO

Ai modelli descritti fino a qui se ne stanno sostituendo altri basati sull'idea scientifica del termine e che fanno dell'informatica lo strumento principe. Il diagramma non è uno schizzo, ma la parola che forse si avvicina di più è schema. In un modello di questo tipo non interessa la forma finale ma la forma che prendono le informazioni, quindi il processo, le relazioni che intercorrono tra le informazioni. La caratteristica principale di questi modelli è che sono dinamici. 

Per capire come il concetto di modello si declina nella pratica architettonica non si può non citare Ben van Berkel, architetto "nativo digitale" e fondatore di UNStudio. Il suo processo creativo non è logico e razionale ma sempre diverso, mutevole e dinamico, alla base di tutto c'è il modello quale strumento che mette in relazione i dati e il diagramma che diventa digitale. 

La cosa interessante è quindi il rapporto tra lo strumento, che in questo caso non è solo il computer ma sono soprattutto i diagrammi e i modelli, e l'architettura effettivamente realizzata. 

REIFICAZIONE, è il materializzarsi di una concezione scientifica. 

Con questo tipo di modelli nascono delle famiglie di forme possibili  di cui solo alcune ne vengono scelte per poi essere cristallizzate e diventare in seguito materia, progetto e in alcuni casi realizzazione. Sono i modelli che rendono possibili questo tipo di architetture perché sono vivi, intelligenti e dinamici.