I POETI DI CASTELPORZIANO

FESTIVAL INTERNAZIONALE DEI POETI - I EDIZIONE

"Questa idea del raduno dei poeti a Castelporziano mi è subito piaciuta, per le contraddizioni che ha, raduno di massa di poesia, comunicare a tutti con uno strumento di comunicazione privilegiato come è la poesia, il sogno (o il segno?) della qualità. La storia della delibera per questo raduno è un romanzo [...]"1 

Renato Nicolini

Nel 1979 Renato Nicolini è assessore alla cultura del Comune di Roma da tre anni. L’idea del festival nasce da Simone Carella, Franco Cordelli e Ulisse Benedetti, figure dell'underground teatrale romano,  a seguito della manifestazione da loro stessi organizzata al Beat 72 nel 1977 riguardante una duratura rassegna di reading che coinvolge i poeti dell’antologia Il pubblico della poesia.

"In una cantina, in un piccolo rifugio, la sera si trovavano ad ascoltare poesia persone che fino a qualche minuto prima magari avevano combattuto con la polizia, avevano gettato sassi nelle strade. Così, due anni dopo, pensammo di portare quell'esperienza dal chiuso spazio di una cantina alla riva del mare"2 

Franco Cordelli 

L’iniziativa viene appoggiata e inserita all’interno della manifestazione “Estate romana”. Le cantine off vengono quindi spalancate sulla spiaggia e il festival diventa il più rappresentativo tra i numerosi eventi dello stesso tipo organizzati durante gli anni '70. La poesia viene declamata dall’autore davanti a un pubblico e il reading diventa un momento aggregativo per la collettività.

"Avevo questa voglia di toccare con mano i miti, è quello che mi ha spinto a immaginare di creare un grande raduno"3 

Simone Carella

Così il 28, 29 e 30 giugno a Ostia, ai cancelli 8 e 9 della spiaggia libera di Castelporziano, arriva un pubblico di giovani sempre più numeroso, persuaso dalla Quotidiana di poesia, inserto del giornale «Lotta continua» utilizzato per pubblicizzare l'evento nel quale vengono presentati i poeti partecipanti e pubblicate alcune loro poesie

Le tre serate dell'evento vedono alternarsi, su un palco di 40 metri per 10 elevato sulla sabbia, poeti italiani più o meno noti - molti frequentatori dei teatri-cantina, altri legati all’esperienza del Pubblico della poesia o nomi già noti della neoavanguardia - affiancati da autori internazionali, tutti ospitati nell'ex alberghiero Elnac, all'epoca in disuso e sotto disinfestazione. Ma, come ha affermato lo stesso Nicolini, il vero segreto del festival è da ricercare nella presenza della Beat Generation americana, prevista per l'ultima sera come vuole la logica di ogni festival che manda prima avanti la "fanteria leggera"

Comunicato stampa del Festival Internazionale dei Poeti, 1979

John Giorno in camera di hotel





Leroy Jones in camera di hotel

Poeti alla Bocca della Verità





Riunione organizzatori e poeti

L’obiettivo dei promotori non è tuttavia quello di prospettare una panoramica sulle varie tendenze poetiche del periodo, bensì quello di promuovere la nuova figura del poeta performer e la poesia come atto gestuale, incentrando la rassegna sui poeti stessi, sulla figura dell’autore e sulle sue capacità performative. Un esperimento non riuscito per tutti: alcuni poeti vengono acclamati mentre molti sono contestati e continuamente interrotti, dimostrando come non tutti siano in grado di parlare al pubblico che invece pretende di discutere. Dacia Maraini declama un solo verso per poi rinunciare, Viviani e Bellezza dibattono con i contestatori per riuscire a leggere fino in fondo le loro poesie.

Quanto successo viene in seguito commentato così da Nicolini "[...] alcuni cattivi poeti italiani, vengono contestati perché non sanno parlare, sono abituati a scrivere i loro versi. Il Gruppo 43 si ritira perché il suo pubblico è sempre stato quello dei 2.000 acquirenti di libreria e di fronte a 20.000 persone che chiedono poesia sulla base di una propria esperienza quotidiana, elementare, perché per loro la poesia è amore, sole, intuizione, cuore, sono a mal partito. I poeti americani hanno tenuto la platea, anche giocando sul misticismo eccetera: questo per me è molto importante. Il problema è quindi l'autenticità dell'esperienza."

Il pubblico, diventato protagonista assoluto, reclama il diritto di prendere la parola e di esprimersi, al pari degli autori, e l’abolizione del privilegio istituito dalla presenza stessa del palco che pone il poeta al di sopra degli spettatori. Sono tempi molto agitati, di nervosismo e rabbia da parte di chi non vuole stare ai margini e si sente escluso dalla società, per cui è forte il bisogno di espressione collettiva, motivo che spinge gruppi di persone ad occupare il palco impossessandosi del microfono, chi per manifestare, chi per ribellarsi, chi per denudarsi. Non sono quindi mancate le difficoltà. Una ragazza resta sul palco l'intera serata dei poeti italiani interrompendo la recitazione per esprimere confusi concetti tenuti insieme solo da un "cioè" ripetuto centinaia di volte, chiamata per questo dai giornali "la Ragazza Cioè". L'ultima sera un gruppo di giovani affamati prende il sopravvento portando sul palco una grande pentola di minestrone e incitando la platea a salire per mangiare. Un gesto provocatorio che crea disordine e confusione, ma che ha vita breve grazie al carisma dei poeti più noti: Ginsberg sale sul palco e intona il mantra del padre morto accompagnato alla chitarra da Orlovsky, il caos è domato ed è ritornato il silenzio.

"Ragazza Cioè"

"Minestrones"

Allen Ginsberg e Peter Orlovsky

Anche altri autori riescono ad ipnotizzare la platea: Evtushenko recita in italiano, lingua imparata per tradurre la Divina Commedia in armeno; Amiri Baraka (LeRoi Jones) rappa i suoi versi.

Evgenij Evtushenko 

Amiri Baraka (LeRoi Jones)

Il festival si chiude suggellando la fusione tra la poesia, tradizionalmente elitaria, e le aspirazioni delle masse: una folla di persone invade il palco causandone il cedimento sulla sabbia, senza provocare feriti. Così Castelporziano rappresenta simbolicamente sia il culmine che la disfatta della poesia nel suo tentativo di avvicinamento al grande pubblico.

Palco del festival dopo il crollo

Gli avvenimenti dell'evento ebbero un successo mediatico travolgente. La capacità di attrarre un pubblico vasto e spesso impreparato, unendo poeti e spettatori in un'unica comunità partecipativa, rappresentò uno dei principali punti di forza dell'evento. Si distinse per la sua capacità di superare le barriere tradizionali, trasformandosi in una grande performance grazie alla contaminazione. e alla rottura degli steccati disciplinari.

Il bisogno di un’arte "politica" si manifestò attraverso modalità che spesso contestavano le accademie, forzando i limiti delle discipline e promuovendo una fusione di idee e pratiche. Il festival rappresentò un momento di grande partecipazione, un evento senza precedenti nella storia della poesia indipendente, difficile da replicare.

La chiave del successo risiedeva nel coinvolgimento attivo del pubblico, che non doveva solo assistere passivamente ma anche esprimersi, dissentire e partecipare. Questa dinamica di interazione costante e vivace contribuì a creare un'atmosfera unica, rendendo il festival un'esperienza memorabile per tutti i partecipanti.

Palco alla fine della prima giornata

Renato Nicolini sul palco del festival

Articoli dell'epoca sul festival

GALLERIA FOTOGRAFICA

Molte delle foto qui riportare sono state scattate dal fotografo Piero Marsili

 John Giorno e William Burroughs

Allen Ginsberg e Fernanda Pivano

 Desmond O' Grady

 Franco Cordelli e Allen Ginsberng

 Loris Ferlinghetti

Peter Orlovsky e Fernanda Pivano

Victor Cavallo sul palco

Esibizione della prima giornata del festival

Nico Garrone tra il pubblico

Pubblico del festival

Pubblico del festival

 Pubblico del festival

Note:

[1] Citazione tratta dal libro L'effimero teatrale, appendice Ricordi di egotismo, 1981 

[2] Citazione tratta dal documentario Ciao Renato, regia di Paolo Luciani, Cristina Torelli, Roberto Torelli, 2012

[3] Citazione tratta da un'intervista al Corriere della Sera

BIBLIOGRAFIA


Il poeta postumo, F. Cordelli, Le Lettere, 2010.

Il romanzo di Castel Porziano, S. Carella, P. Febbraro, S. Barberini, Stampa Alternativa, 2015.

Proprietà perduta, F. Codelli, L’Orma, 2016 (parla dei tre giorni. Diaro-reportage dei due festival)

L’effimero teatrale, R. Nicolini e F. Purini, La Casa Uscher, 1981

SITOGRAFIA


Intervista al regista Daniele Lucchetti 

https://www.youtube.com/watch?app=desktop&si=p-wG0S9fvfagHobF&v=UB4TCxdkMg8&feature=youtu.be


Ostia dei poeti, documentario di Andrea Andermann

https://www.youtube.com/watch?v=B8u_138--8Q