Una piattaforma di Citizen Science per documentare, proteggere e valorizzare il Parco del Meisino.
L'idea di classificare le attività di scavo dei picchi è nata durante il processo di salvataggio dei video dello stato dei luoghi del Meisino. Durante la documentazione dell'ambiente, è emerso che aggiungere una categorizzazione degli scavi dei picchi sugli alberi e sulle necromasse a terra avrebbe richiesto un impegno minimo in più, ma con risultati significativi per la comprensione delle dinamiche ecologiche della zona.
Inizialmente, si era pensato di censire direttamente i dendromicrohabitat del Meisino, ma la rapidità con cui l'area viene trasformata per la costruzione del Centro per l’Educazione Sportiva ed Ambientale ha reso impraticabile un'analisi così dettagliata. Per questo motivo, si è sperimentato un metodo più rapido: l'osservazione delle attività di scavo dei picchi, utilizzate sia come indicatori delle proprietà bosco, sia come un macroindicatore dei dendrohabitat.
Questo metodo si è rivelato particolarmente efficace non solo per osservare la presenza dei picchi, ma anche per evidenziare la diversità ambientale del Meisino e le trasformazioni in corso. La classificazione ha permesso di mappare con precisione le aree in cui si concentrano determinate attività di scavo e di individuare differenze significative tra diversi tipi di bosco.
Nell’ottica della metodologia del Meisinometro, è stato sviluppato un metodo collaborativo per la misurazione, localizzazione, classificazione e archiviazione dei dati sulle attività di scavo dei picchi, utilizzando metriche specifiche al fine di produrre una documentazione aperta e accessibile a tutti.
L'esperimento si è articolato in due fasi principali:
Classificazione delle attività di scavo sugli alberi (anche necromasse in piedi)
Classificazione delle attività di scavo sulle necromasse a terra
Per rendere la classificazione il più oggettiva possibile, sono stati utilizzati alcuni nidi noti di picchio come riferimento, tra cui gli alberi numerati 3 e 125, che ospitavano nidi di Picchio Rosso Maggiore e Picchio Verde.
Esempio nido di confronto di Picus viridis, Albero 125.
Scavi simili ai nidi noti: Se un'attività di scavo richiama per grandezza, definizione del bordo e profondità un nido noto, viene registrata con un numero che indica il numero di buchi presenti sull'albero, da 1 a ≥ 4. Questi scavi sono riportati su mappa con segnaposto di colore verde, la cui grandezza tra le quattro disponibili è proporzionata alla classificazione.
Scavi diffusi e di grandi dimensioni: Quando gli scavi perdono la definizione tipica dei nidi, assumendo forme irregolari e di dimensioni maggiori o quando si osservano diffuse formazioni di piccoli scavi, e l'area totale degli scavi supera quella occupata da quattro nidi, vengono classificati in quattro categorie in base a quanti metri lineari sono occupati dagli scavi: ≤1mt, ≤2 mt, ≤3 mt e >3 mt. Su Google Earth, tali scavi sono rappresentati con un segnaposto di colore marrone, la cui dimensione tra le quattro disponibili varia in base alla categoria assegnata.
Scavi con caratteristiche miste: Se su un albero sono presenti sia scavi simili ai nidi che scavi diffusi, l'icona assegnata assume un colore intermedio tra verde e marrone, la cui grandezza è determinata dalla classificazione più ampia tra le due tipologie.
Scavi sulle necromasse a terra: Se l'attività di scavo è stata effettuata su una necromassa a terra, il colore del segnaposto assegnato è nero, distinguendo chiaramente gli scavi su alberi ancora in piedi da quelli a terra.
L'analisi dei dati raccolti ha evidenziato che le attività di scavo si distribuiscono in modo coerente nei diversi ambienti del Meisino. Assumendo i comportamenti dei picchi programmati, come in un modello ad agenti, si è ipotizzato che il tipo di bosco incontrato influenzi la funzione degli scavi dando alla specie la valenza di indicatore della tipologia di ambiente e, in effetti, ciò è stato confermato: in alcune zone la maggior parte delle attività è legata all'alimentazione, mentre in altre prevale la nidificazione.
Le mappe generate hanno chiaramente messo in luce tali differenze, e le immagini storiche di Google Earth hanno permesso di comprendere le cause contingenti delle variazioni, come i tagli pregressi degli alberi o i cambiamenti nella composizione della vegetazione.
L'esperimento di classificazione delle attività di scavo dei picchi si è rivelato un metodo estremamente efficace per la raccolta di dati su larga scala, richiedendo un impegno relativamente contenuto, nonostante la classificazione sia stata effettuata mediante osservazione diretta e senza strumenti di misurazione. La straordinaria coerenza emersa dai dati raccolti ne conferma la validità, mostrando con precisione come le attività di scavo si distribuiscano in modo sistematico nel territorio. Inoltre, questo metodo rappresenta un punto di riferimento fondamentale per valutare la tipologia di ambiente, l'habitat del picchio, le modifiche apportate a entrambi e l’impatto di tali cambiamenti sui picchi.
La possibilità di osservare in tempo reale la scomparsa di un albero precedentemente documentato come sito di nidificazione è un aspetto straordinario, che permette di quantificare direttamente l’effetto delle trasformazioni ambientali non solo sui picchi, ma anche sulle numerose specie ad essi connesse e sugli habitat in cui vivono. Questo approccio, infatti, non solo offre una fotografia dettagliata della situazione attuale, ma rappresenta anche uno strumento essenziale per il monitoraggio e la tutela, nel tempo, delle popolazioni di picchi e delle specie ad esse collegate. Poiché i picchi sono bioindicatori, la loro presenza e il loro stato di conservazione offrono informazioni preziose sulla salute complessiva dell’ecosistema, rendendo questo metodo applicabile a una più ampia valutazione ambientale.
Oltre al valore ecologico e scientifico, questa metodologia assume anche un'importanza sociale e, di riflesso, politica. La possibilità di documentare in modo oggettivo e accessibile a tutti le trasformazioni ambientali rende il metodo un potente strumento di consapevolezza e partecipazione pubblica. Il confronto tra le mappe storiche e i dati raccolti permette di evidenziare visivamente le modifiche in atto, favorendo un dibattito informato sulle scelte di gestione del territorio e rendendo più trasparente l'impatto delle politiche ambientali.
L'integrazione di questa metodologia nella documentazione complessiva del Meisino ha permesso di ottenere informazioni più dettagliate sulla distribuzione delle attività dei picchi e sulla diversità ambientale del parco, fornendo un quadro affidabile sulle dinamiche ecologiche in atto e rafforzando la comprensione dell'interazione tra i picchi e il loro habitat.
Questa metodologia può essere ulteriormente affinata e replicata in altri contesti, offrendo uno strumento prezioso per il monitoraggio della biodiversità attraverso un approccio partecipativo e accessibile a tutti.
La principale attività di scavo osservata in questa zona è legata alla nidificazione. La presenza di tre fasce distinte di alberi, suddivise per età, ha rivelato un gradiente di utilizzo degli habitat: nella fascia giovane, costituita da alberi piantati meno di 30 anni fa, non si osservano scavi, suggerendo che il loro diametro e la compattezza del legno non siano ancora adatti alla nidificazione. Al contrario, nelle fasce più mature si registra un incremento proporzionale dei nidi, con la massima concentrazione nei pressi della tettoia e dei grandi pioppi secolari. In accordo con la letteratura scientifica si è osservato lo stesso gradiente per tutti gli altri dendromicrohabitat, quasi assenti nella parte giovane e sempre più presenti in tipologie sempre più rare verso la parte più matura del bosco.
La sostituzione degli alberi maturi con giovani piante, come previsto dalle attuali politiche di gestione ambientale, potrebbe avere effetti negativi sulla biodiversità, compromettendo la disponibilità di habitat idonei alla nidificazione per diversi decenni. Inoltre, la mappa evidenzia che l'area con la maggiore concentrazione di nidi coincide con la zona destinata agli abbattimenti per la realizzazione delle piste pump track e skill bike.
Sovrapposizione del progetto nell'area del bosco igrofilo con l'habitat di nidificazione del picchio: dalla passerella pedonale alle piste di pump track e skill bike, ogni intervento invade direttamente le zone di nidificazione. Ogni abbattimento o aumento del carico antropico contribuisce alla degradazione dell'habitat e alla modifica delle nicchie ecologiche.
Mappa dell’impatto dei lavori sul bosco igrofilo: le X indicano gli alberi con nidi di picchio e le necromasse utilizzate per l’alimentazione, messi a rischio dai vari interventi (ponti, piste, strutture sportive). Questa visualizzazione rende immediata la compromissione dell’area: ogni abbattimento e l’aumento del disturbo antropico riducono le possibilità di nidificazione e alimentazione, alterando l’equilibrio ecologico del bosco.
Le foto dimostrano che i nidi individuati si trovano solo sugli alberi più maturi, mentre quelli piantati poco più di vent’anni fa non ospitano alcun nido. Questo evidenzia l’importanza dell’area e le scelte sbagliate diella Politica del Comune.
In questa zona, l'analisi ha evidenziato un sito prevalentemente utilizzato per l'alimentazione piuttosto che per la nidificazione. Le immagini storiche di Google Earth mostrano che circa 25 anni fa l'area veniva ancora regolarmente falciata e lavorata con trattori, limitando la rigenerazione naturale della vegetazione. Le immagini successive, invece, indicano che da allora la zona è stata lasciata indisturbata, permettendo la crescita di nuovi alberi, che in futuro potrebbero restituire all'area una funzione nidificatoria (è infatti presente un nuovo saliceto composto da centinaia di individui). Durante la costruzione della mappa, a dimostrazione dell'efficacia del sistema di classificazione, era stato ipotizzato proprio questo scenario, ovvero che la gestione antropica avesse impedito il ricambio generazionale degli alberi, ipotesi poi confermata dall'analisi delle immagini satellitari.
2007 Ultima lavorazione del terreno disponibile nelle immagini storiche di Google Earth
In questa zona, le attività di scavo dei picchi si concentrano sulle necromasse a terra. Inoltre, in quest'area è stato possibile comprendere meglio la classificazione degli scavi con segnaposto marrone, che indica attività diffuse o grandi scavi (superiori alle dimensioni dei nidi e con un'area totale maggiore di quattro nidi). Si è osservato infatti che la maggior parte degli alberi con segnaposto marrone corrisponde a necromasse in piedi o a individui in fase avanzata di deperimento, prossimi a diventare necromasse. In questa zona "ormai unica in Pianura Padana" (Della Beffa, 2024), si concentrano i dendromicrohabitat di formazione più lenta e rari, grandi cavità interessano le grandi necromasse secolari.
Questo sistema di classificazione fornisce un'informazione preziosa anche se indiretta sulla flora e sull'habitat circostante, evidenziando la presenza e la distribuzione delle necromasse. Di fatto, è stato sviluppato un metodo innovativo che permette di ottenere dati coerenti e significativi sull'ambiente attraverso un indicatore semplice, indiretto e facilmente gestibile da un cittadino comune con la semplice osservazione dei processi di scavo dei picchi. Questo approccio rappresenta un'opportunità concreta per coinvolgere la cittadinanza nella raccolta di dati ecologici, contribuendo alla comprensione e alla tutela degli ecosistemi locali.
"Confronto tra il bosco igrofilo e l'ex galoppatoio militare: il bosco igrofilo, con alberi sufficientemente maturi, rappresenta un'importante area di nidificazione per i picchi e altre specie, mentre l'ex galoppatoio militare, caratterizzato da grandi necromasse e cavità naturali, funge principalmente da area di alimentazione, offrendo insetti e altre risorse trofiche essenziali."
L'impatto dei lavori in questa zona umida sarebbe devastante: le spettacolari necromasse secolari verrebbero rimosse, compromettendo dendrohabitat rari e meritevoli di conservazione. Inoltre, l'uso di mezzi cingolati causerebbe la compattazione del suolo, portando alla completa distruzione della zona umida PFT_BU_1887.
La "zona sottoposta a rilievi e a indagine per la valutazione delle alberature morte, morenti o pericolose e soggette a VTA" equivale, di fatto, alla cantierizzazione dell’area e all’ingresso di ruspe nelle zone umide, con la conseguente devastazione di un ecosistema ormai rarissimo. I danni in questa zona di altissimo pregio naturalistico sarebbero totali: dalla compattazione del suolo alla distruzione dei cariceti, fino alla scomparsa dei dendromicrohabitat più rari in natura. Questo luogo dovrebbe rimanere chiuso, com’è sempre stato!
Dai risultati ottenuti, appare chiaro che il taglio degli alberi maturi e la rimozione delle necromasse determinano una perdita significativa di habitat per i picchi e per tutte le specie a essi collegate, compromettendo l'intero equilibrio ecologico dell'area. Le politiche di riforestazione basate esclusivamente sulla piantumazione di giovani alberi non sono sufficienti a compensare la distruzione delle strutture ecologiche esistenti. Il mantenimento delle necromasse e la conservazione degli alberi maturi risultano quindi strategie fondamentali per garantire la sopravvivenza delle popolazioni di picchi e della fauna e flora associate, preservando la funzionalità dell'ecosistema nel suo complesso.
Qualora il Meisino riuscisse a resistere all'impatto dei lavori per la cittadella dello sport, che comportano il disboscamento di aree ripariali, la rimozione di necromasse e la frammentazione dell'habitat, proseguiremo il lavoro di campionamento con un approccio sistematico e rigoroso. Misureremo e classificheremo l’intera vegetazione e tutti i dendromicrohabitat per condurre un’analisi statistica approfondita, volta a individuare correlazioni tra la struttura del bosco/dendrohabitat e la classificazione degli scavi, con l’obiettivo di validare il metodo di citizen science sperimentato. Dimostreremo così l’efficacia di un approccio semplificato e partecipativo nella raccolta e nell’analisi di dati ambientali. Una volta completata l’analisi, intendiamo pubblicare i risultati per promuovere la replicabilità del metodo e il suo potenziale applicativo nella conservazione degli ecosistemi e nella gestione sostenibile delle aree naturali urbane.
Intervista Della Beffa - Video di Flavio Vallarelli
Alcuni esempi di attività campionate dai cittadini