l cielo blu della pace sopra i dorati campi di grano che rappresentano la prosperità: questi sono i colori della bandiera ucraina. Le sirene suonano, vige il coprifuoco, le cantine e le gallerie delle metropolitane sono i rifugi, i rumori dell’artiglieria sono percepiti intensamente, depositi di carburante colpiti incendiano il cielo. Il popolo scappa, un esodo di massa in automobile, in treno, ma anche a piedi, per tentare di varcare il confine, con le stazioni prese d’assalto: tutti cercano di arrivare in Polonia e in Romania, e da lì raggiungere altri paesi europei.
L’invasione russa dell’Ucraina è iniziata nella notte fra il 23 e il 24 febbraio, quando il Presidente russo Vladimir Putin ha dato l’ordine di attacco, spiegando di aver autorizzato “un’operazione speciale” in Ucraina per smilitarizzare il Paese e proteggere il Donbass.
Mosca e Kiev sono in tensione da diversi anni: nel 2014 Putin ha annesso la Crimea e ha inneggiato alla rivolta dei filorussi in Donbass. L’Ucraina faceva parte dell’Unione Sovietica dalla quale ha ottenuto l’indipendenza nel 1991. Per tradizione e cultura, dai Russi è vista come parte integrante della Russia, infatti molti ucraini sono di madrelingua russa. Con gli Accordi di Minsk c’era stato il “cessate il fuoco” ma le tensioni sono rimaste presenti fino ad oggi.
Il cuore dell’Europa è nuovamente coinvolto da una guerra. Alla fine di tutte queste considerazioni, resta il fatto che la Russia ha violato l’integrità territoriale e la sovranità di uno Stato indipendente e non c’è nessuna giustificazione: è da condannare nel modo più duro, tutto il mondo mostra solidarietà al popolo ucraino e al suo presidente. Attualmente lo scontro armato sul territorio ucraino è durissimo, le sanzioni economiche sancite dall’Europa, scalfiscono il gigante russo ma strangolano l’economia europea. L'escalation agli armamenti ci riporta ai tempi bui della guerra fredda. Guardando al futuro, tutte le nostre speranze sono riposte negli interventi diplomatici, la diplomazia può risolvere, le parole possono essere più efficaci delle armi.
La vita dei giovani è stata stravolta, che siano ucraini oppure russi poco importa: stanno guardando un mostro che si chiama guerra direttamente negli occhi e tutto ciò che hanno studiato sui libri di storia, visto nei film o giocato con la Play-Station, lo stanno vivendo sulla loro pelle, dentro ai sotterranei, in mezzo al freddo e ai boati d’intensità sempre maggiore e più vicini dei bombardamenti, con la paura di essere colpiti, di non sapere se ci sarà un futuro o se la propria vita finirà nelle prossime ore.
Ci sono tanti modi per raccontare una guerra: notizie di stampa, corrispondenze di inviati dalle città sotto attacco; e poi ci sono i social media, spesso usati dai ragazzi che, della guerra ci mostrano quali oggetti siano indispensabili nei bunker, sotto ai bombardamenti, come ci si prepara al combattimento sul campo o ancora di come si viene accolti da profughi nei vari Paesi.
In tutte le guerre, moltissime vittime sono civili, persone che non hanno mai imbracciato un fucile: mettono il piede su una mina o una bomba arrivata dal cielo, oppure cadono sotto il fuoco di un cecchino.
Poi ci sono i soldati e molti tra loro sono appena ragazzi che troppo presto devono diventare uomini; sono passati dai banchi di scuola ad un breve e superficiale addestramento. Sono ragazzi cresciuti nella pace del novecento, costretti a combattere per difendere o conquistare una terra.
Alcuni di loro da atleti olimpionici sono diventati soldati improvvisati, come Malyshev, nemmeno ventenne e atleta di Biathlon, morto durante i combattimenti. Al suo nome se ne uniscono molti altri, ragazzi che adesso indossano l’uniforme e portano un fucile in spalla.
Anche giovani artisti, rapper o musicisti di altro genere suonano dai rifugi o ,peggio, dai posti di combattimento e cantano di città distrutte, fame, soldati, morti.
Ogni guerra ha i suoi racconti, le sue testimonianze, i suoi eroi, le sue medaglie al valore. Non tutte le storie hanno un lieto fine, ma restano le grandi imprese, anche quelle che nascono da gesti spontanei tra giovani ragazzi coraggiosi, ai quali andrebbe sempre garantita la vita.
Scritto da Federico Ponta 4^AA
Disegni di Francesco Lazzarin 1^AC
Copertina di Arianna Legè 4^AA