Incentivare le azioni antropiche che possano essere fattore di mantenimento e di potenziamento delle specie animali e vegetali, delle fito e zoocenosi, degli habitat lacustri e del paesaggio, coinvolgendo gli abitanti e le comunità locali nelle azioni di conservazione, di gestione e di salvaguardia con il fine di proteggere la biodiversità.
Riqualificazione naturalistica ed infrastrutturale di siti ad alto valore naturalistico.
La fitodepurazione (dal greco phytòn "pianta") è un processo naturale per depurare le acque di scarico, nel quale vengono utilizzate le piante come filtri biologici.
Si rivela vantaggiosa per diversi aspetti: la semplicità con la quale l’impianto può essere costruito e gestito, il basso consumo energetico, il basso costo, il minimo impatto ambientale e la possibilità di riutilizzare le acque trattate.
L’impianto di fitodepurazione si realizza mediante lo scavo di un bacino di dimensioni variabili a seconda della portata e della tipologia di scarico. Il bacino viene rivestito con un sistema di impermeabilizzazione e poi viene riempito con materiale inerte (generalmente ghiaia di diverso spessore) sul quale vengono direttamente piantumate le diverse specie vegetali (macrofite) atte alla depurazione. Le acque reflue vengono convogliate in una fossa (imhoff) dove subiscono un primo trattamento depurativo e successivamente passano nella vasca. Il livello del refluo all’interno della vasca è mantenuto al di sotto della superficie della ghiaia. La depurazione avviene mediante l’interazione di processi di tipo chimico, fisico e biologico che derivano da un’azione combinata tra substrato ghiaioso, piante, refluo e microrganismi presenti. La funzione delle piante (in gran parte si tratta della Phragmites australis "cannuccia palustre") è quella di nutrirsi degli inquinanti (batteri, microrganismi, ecc), depurando così le acque reflue, unitamente al processo di ossigenazione necessario alla decomposizione batterica della materia organica.
L’Isola Polvese si è dotata di fitodepuratori diversi tra loro proprio per verificare nel tempo il comportamento, accentuando la volontà sperimentale, didattica e culturale del progetto.