Profilo altimetrico dell'itinerario
La partenza del Percorso del Periplo si trova in prossimità dell’approdo dei traghetti difronte la Casa di Cesarino.
E’ un’affascinante camminata panoramica di circa 3,5 km lungo l’intero lungolago su terreno pianeggiante a stretto contatto con la natura.
La parte iniziale del percorso è fiancheggiato da prati, alberi e arbusti ornamentali che ci guidano fino alla zona di svago dove troviamo la Casa di Delfo che oggi è uno spazio adibito alla ristorazione, alle spiagge e ai vecchi porticcioli: il Porto della Punta e il Porto dell’Oliva o Porticciolo.
Proseguendo per il sentiero e fiancheggiando la riva del Lago si attraversa la parte più bassa della Lecceta di San Leonardo, la Spiaggia Vecchia con il suo Porto della Renaia o Porto Vecchio e il Casotto del Biagiotti, quest’ultimo durante il periodo in cui il Biagiotti era proprietario dell’Isola (1939-1958) aveva la funzione di ristoro durante la balneazione; questa zona chiamata la Renaia è l’ideale per una sosta rilassante all’ombra e al fresco degli alberi della Lecceta, ammirando il panorama dei paesi a nord che costeggiano il Trasimeno.
Dopo un brevissimo tragitto eccola piegata verso il Lago: la Quercia Piegata un vero e proprio monumento naturale che sovrasta il sentiero che corre sul lungolago; l'albero è particolarmente suggestivo, poiché si presenta in maniera distesa, per evitare il suo crollo è stato necessario aiutarlo con dei sostegni.
Proseguendo per il sentiero e dopo aver rasentato il canneto si giunge alla punta settentrionale dell’Isola: Punta del Macerone dove è possibile osservare suggestivi scorci paesaggistici che sconfinano fino alla Toscana, è l'estremità rocciosa dell'Isola rivolta a nord-ovest da cui si gode un ottimo panorama del promontorio di Castiglione del Lago; proprio in questo luogo troviamo il Sasso del Barzocco o del Marzocco, che è l'antica maniera di chiamare un'emergenza rocciosa ed oggi è una piccolissima terrazzina che sporge sul lago cullata dalle onde; di fronte, una ripida scalinata in cemento: le Scalette del Macerone, fatte realizzare dal Biagiotti che portano al Belvedere, il luogo più alto e panoramico dell’Isola Polvese.
Proseguendo raggiungiamo l’Ex Porto dei Frati, dove si possono ancora osservare, nascosti tra il canneto, i resti di quest'antico punto d'approdo. Il racconto popolare narra che dal porto i monaci potevano risalire al Convento attraverso un percorso sotterraneo. Poco più avanti e vicino al Castello di Difesa si trova il Porto della Pioppeta così chiamato perché un tempo era fiancheggiato da una pioppeta, la sua costruzione risale all'epoca del Biagiotti; anche questo luogo offre un affascinante panorama.
Poco più avanti costeggiando sempre la riva e i canneti del Lago sorge, nella zona sud-ovest dell’Isola il Castello di Difesa (XV sec.) risalente al periodo medioevale; è a pianta pentagonale irregolare e si sviluppa nel suo perimetro seguendo l’andamento naturale del terreno.
Oggi ne rimane la cinta muraria esterna, dalla particolare forma di un pentagono irregolare, coronata da ben 5 torri nei punti di vertice, più una sesta indipendente posta nel punto dell’antico ingresso.
Il mastio, dominante tutta la struttura, è a pianta eptagonale e s’innalza per circa quindici metri dal terreno mentre le mura e le altre torri hanno un’altezza variabile compresa tra i nove e dieci metri circa.
Il mastio è costruito con pietre lavorate ed è impreziosito nella parte superiore da beccatelli in cotto sui quali sono visibili le caditoie, aperture rettangolari impiegate per gettare sugli assalitori pietre e pece bollente.
Le torri sono unite dalle mura attraverso un camminamento in acciaio sospeso sull’esistente, trasparente nel suo grigliato per consegnare al visitatore le sensazioni dei soldati che facevano la ronda di avvistamento e nello stesso tempo per rendere il percorso praticabile e sicuro.
L’area racchiusa all’interno delle mura è un versante con un dislivello da nord a sud di circa dieci metri, sistemato in quattro terrazzamenti alla base dei quali vennero costruiti dei muri di contenimento in pietra, ancora oggi ben visibili.
Attualmente viene utilizzato per eventi all’aperto.
Adiacente al Castello si scorge la Chiesa di San Giuliano (XI sec.). E’ una vera e propria perla dell’Isola di notevole interesse storico.
L’ ipotesi che l’Isola fosse stata abitata in epoca etrusca e romana, ci viene confermata dal ritrovamento di resti archeologici consistenti in un tratto di Opus reticulatum romano (cubilia di cm 8 di lato) inserito nel muro di sostegno del piazzale della Chiesa di San Giuliano.
La struttura a emiciclo, coronata da filari di mattoni posti di taglio, è collegata ad un possibile insediamento di età romana.
La Chiesa è un edificio medievale a navata unica adiacente alla cinta muraria del Castello, a pianta rettangolare con campanile a vela.
Gli scavi eseguiti lungo il perimetro esterno, hanno evidenziato una muratura fondale di epoca molto antecedente a quella in elevazione e forse risalente al XI secolo.
All’interno, sulle pareti absidali, sono visibili affreschi di scuola umbra quattrocentesca rappresentanti figure di Santi quali San Giuliano, San Sebastiano, San Bernardino, San Rocco ed altre figure non identificate.
Dal Castello di Difesa si continua il cammino, sempre fiancheggiando il Lago e il canneto, dirigendosi al Borgo e proprio qui termina il Percorso del Periplo.
Esaminando, una mappa catastale del 1730 si asserisce che guardando l’Isola dal lago, sulla destra del Castello, sono presenti una serie di edifici che presumibilmente rappresentavano l’insediamento abitativo dell’Isola. Il principale insediamento abitativo dell’Isola è sepolto a fianco del Castello verso l’attuale approdo.
Attualmente il cosidetto Borgo è costituito da una serie di immobili che sono stati sapientemente restaurati e circondati dal giardino progettato dall’architetto Pietro Porcinai; i giardini interessano oltre Villa Biagiotti e l’adiacente Foresteria anche tutta l’ampia fascia in lieve declivio fra i due edifici e il litorale lacustre.
Porcinai media il rapporto tra la Villa e il Lago con un sistema articolato di parterre erbosi, confinati a monte da un giardino ordinato di alberi di ulivo a loro volta accompagnati da una boscaglia di arbusti mediterranei (corbezzolo, mirto, lavanda, timo ecc.) posti a cornice di un’invenzione paesaggistica geniale, capace di conciliare reminescenze classiche e nostalgie romantiche.
Le partiture dello spazio del giardino Biagiotti, irrigidite da cordoli rettilinei per delimitare le aiuole e da muretti per contenere i dislivelli, venivano ammorbidite eliminando le ciglionature per lasciare libero campo al prato nelle parti pianeggianti e sostituendo i muretti con siepi di Teucrium fruticans o di lecci ad alberello nei bordi dei terrazzamenti.
Il viale alberato che collega il pontile con la Villa Biagiotti è abbellto con Tilia platyphyllos e Salix alba subsp. Vitellina, costituisce l’elemento ordinatore del progetto: a sinistra, la grande area sistemata a giardino di pertinenza della Villa e della Foresteria; a destra, l’area dei giochi con il campo da tennis bordato da una siepe di Quercus ilex su un tappeto di Skimmia japonica.
Nella parte superiore del giardino, una composita barriera vegetale separa l’area del prato fra la Villa e la Foresteria dalla retrostante strada di servizio e dall’edificio riservato al personale, mentre in prossimità della riva del lago, la transizione fra terra e acqua è affidata a una piantumazione con specie erbacee e palustri.
La Ex Lavanderia, è una struttura che fa parte del Borgo, fu fatta costruire dal Biagiotti, adibita a lavanderia ed è situata a ridosso del lago, adiacente al Porto.
Il Frantoio è l’edificio a due piani detto anche Molino, che si trova sempre nel Borgo; la recente ristrutturazione lo rende ad oggi funzionante, tant’è vero che il frutto delle 6.000 piante di olivo presenti sull’Isola viene raccolto a mano e lavorato nel Frantoio eseguendo la frangitura delle olive con macine in pietra, questo processo di lavorazione è cosidetto spremitura a freddo e da questa nobile esecuzione si ottiene un olio extravergine biologico di ottima qualità.
La Palazzina Uffici è un fabbricato di forma allungata a tre piani, collocato tra la Villa e la Foresteria. In origine era destinato ad usi agricoli e utilizzato anche come abitazione, era composto da tre case coloniche autonome con magazzini e stalle al piano terra, il suo restaurato risale agli anni '90 ed oggi il nome stesso ne indica il suo utilizzo.
L'Aula verde è un edificio ad un unico piano, che si trova a lato della Foresteria.
In passato era usato per la conservazione del grano, la destinazione originaria di granaio è testimoniata nelle pareti esterne dove è possibile osservare la presenza di laterizi traforati che consentivano un'adeguata circolazione dell'aria. Dopo il restauro è stato destinato ad attività di Servizi al pubblico e usato come Aula didattica.
La Foresteria è un immobile a due piani.
All'epoca del Biagiotti il piano terra era destinato a stalla bovina, mentre al primo piano vi erano i locali dell'amministrazione.
Venne trasformata in Foresteria dal Citterio, con una sala da caccia al piano terra accanto alla stanza del camino e quando venivano organizzate le battute di caccia gli ospiti venivano alloggiati in questo luogo.
Oggi l’uso di questa struttura non’è cambiato perché i suoi locali sono adibiti a struttura ricettiva in cui è possibile soggiornare.
Casamicciola è localizzata alla destra della Palazzina Uffici. Era presente già prima del Biagiotti, che la fece restaurare.
Il nome ravvisa il suo aspetto passato di rudere fatiscente, per metafora accostato al devastante terremoto che avvenne a Casamicciola, sull'Isola d'Ischia.
Oggi è utilizzata come dimora del custode di Isola Polvese,
L'Ex Porcilaia è situato al di sopra degli edifici che costituiscono la zona denominata Il Borgo.
Rappresenta un tipico esempio di fabbricato rurale tradizionale; prima del restauro era un annesso agricolo crollato che faceva parte di un gruppo di tre edifici denominati ex porcilaie.
Il restauro e risanamento conservativo del fabbricato è stato eseguito con una serie di interventi di consolidamento utilizzando materiali di finitura, scelti tra prodotti compatibili e coerenti sia con la destinazione d’uso sia con le tipologie presenti e storicamente utilizzate sull’Isola, privilegiando tecniche e materiali di bio-edilizia ed edilizia sostenibile e riutilizzando quanto più possibile i materiali di recupero.
Oggi la sua funzione è quella di un “Info Point” generale dell’Isola, dotato di due servizi igienici per persone normodotate e un bagno per portatori di handicap.
L’Ex Essiccatoio o Seccatoio è adiacente all’Ex Porcilaia, quando Biagiotti era proprietario dell’Isola Polvese questo edificio veniva utilizzato come deposito della frutta che era stata raccolta nel frutteto dell’Isola.
Dalla tipologia dei materiali usati si deduce che la sua costruzione, probabilmente, risalga dopo la metà del secolo scorso.
L’Ex Seccatoio si sviluppa in proseguimento ad altro corpo di fabbricato realizzato in pietra già oggetto di ristrutturazione e ad oggi funzionante in quanto ospitante la cabina di trasformazione della corrente elettrica e i quadri generali di distribuzione di tutta l’Isola.
Nel restauro si è cercato di recuperare integralmente l’edificio utilizzando materiali compatibili e coerenti con la tipologia dell’immobile, privilegiando tecniche e materiali di bio-edilizia ed edilizia sostenibile, nonché il massimo riutilizzo dei materiali di recupero.
A tutto ciò non si deve dimenticare la nuova destinazione del fabbricato, cioè quella di essere una "Stazione di ricarica per mezzi elettrici".
La Casa di Cesarino si trova nella zona attigua dell'approdo e precisamente alla destra del viale d'accesso al prato, risale all'epoca del Cesaroni.
Il Biagiotti la tramutò in abitazione per le persone che gli davano consulenze, la parte più bassa dell'edificio era adibita a magazzino di famiglia.
Divenne, infine, la residenza del custode che svolse la sua attività sull'Isola dal periodo del Citterio (1966) e da lui prende il nome.
Attualmente il piano terra è adibito a servizio di bar e ristoro.
Appena si scende dal traghetto e si arriva all’Isola Polvese si può ammirare Villa Biagiotti.
E’ ubicata in posizione pianeggiante immersa in un suggestivo ambiente di giardini progettati dall’architetto paesaggista Pietro Porcinai.
Venne edificata negli anni '40 del XX secolo, sulle rovine di una delle modeste case che componevano il villaggio dell'Isola, il progetto dell'ingegnere Sisto Mastrodicasa fu commissionato da Biagio Biagiotti, allora proprietario dell'Isola.
Successivamente al fallimento del Biagiotti, nel 1959 l'Isola viene acquistata e utilizzata come riserva di caccia dal conte milanese Giannino Citterio; l'edificio da “Casino rustico” viene modificato ampliando i laterali con logge e il fronte sormontato da pinnacolo e cornici alle finestre.
L'aspetto attuale della Villa la mostra ornata da fasce marcapiano e paraste bugnate.
La centralità del fronte è enfatizzata dal balcone al primo piano e da un fastigio con fregio e pinnacoli.
Da quando l'Isola Polvese fu acquistata nel 1973 dalla Provincia di Perugia, gli spazi interni della Villa furono ridistribuiti diversamente per realizzare una struttura alberghiera con annesso ristorante.
Oggi, Villa Biagiotti, è un resort di pregio chiamato “Villa Polvese Resort And Oil Farm”, dotata di camere elegantemente arredate a tema, sale ristorante, bar e uno spazio all’aperto sui giardini adibito al ristoro ed eventi.
La struttura è un’ottima location per ricevimenti e matrimoni di pregio.
Il Porto fu fatto costruire dal Biagiotti nel 1947, in sostituzione del Porto del Vaporino, è ancora oggi il porto principale.
La parte più interna ospita la darsena, luogo adibito ad accogliere, riparare e tenere al coperto le imbarcazioni.
L'edificio soprastante, si sviluppa su due livelli: il primo piano ospita un locale di forma rettangolare e munito di dieci grandi finestre, mentre il piano superiore è destinato a terrazza panoramica.
Appena prima di sbarcare sul porto dell'Isola, appare la Madonna del Pontile una bella edicola mariana in ceramica e di stile robbiano raffigurante la Madonna e il Bambino.
Ad aver abbellito la Polvese di una simile opera è stato il Biagiotti che negli anni '40 la fece realizzare da maestranze di Deruta.
Inizialmente era collocata poco distante, sul prato adiacente al Vialone, ma venne trasferita nel posto attuale a seguito della caduta di una bomba, nel periodo bellico.