Quel “Campo di Maggio” del 1139 nella Piazza di San Lorenzo in Perugia, tredici rappresentanti della Polvese legano indissolubilmente la storia dell’isola a quella di Perugia dichiarando di sottomettersi alla città ed al popolo di Perugia rappresentati dai consoli.
Bibliograficamente non esiste una storia completa dell’isola; dobbiamo accontentarci delle sparse notizie ecclesiastiche e civili legate alla vita di Perugia protettrice dell’isola. Proprio l’atto di sottomissione del 1139 costituisce il primo e completo documento storico di riferimento.
I primi frammenti di notizie storiche, riguardano in tempi diversi le donazioni di vasti territori ed intere regioni dell’Italia centrale tra cui “Perugia con le sue tre isole” che Pipino (814) e Ludovico il Pio (817) avevano offerto al Papa.
Per più di un secolo non si hanno notizie fino al 962, anno in cui l’imperatore Ottone I restituisce l’Isola Polvese ed altre terre del lago al Pontefice Giovanni XII, volontà successivamente confermate da Enrico II nel 1020.
L’Isola Polvese, la più grande e più vicina a Perugia, assume importanza economica e strategico-militare per la sua funzione di prima linea nei confronti di Arezzo, Cortona, Siena e Firenze costituendo la frontiera occidentale.
L’importanza dell’Isola Polvese è attestata in un’antica pergamena del 1184, in cui Ugo di Campoleone cede e sottomette a Perugia il Castello Chiugino (Castiglione del Lago) e stabilisce che gli abitanti del Castello dovessero considerare come propri nemici tutti coloro che si trovassero in guerra con Perugia e con l’Isola Polvese.
In questo atto si evidenzia come i Castiglionesi non dovessero obbedienza solo ai consoli perugini ma anche a quelli della Polvese. Sono anni in cui la Polvese domina il Lago: nel 1208 gli abitanti dell’Isola Maggiore e dell’Isola Minore si sottomettono alla città di Perugia, a tutti i suoi cittadini amici e sudditi e specialmente agli uomini della Polvese, impegnandosi a rinunciare alle ragioni che possono loro competere in seguito a ciò che da essi o per essi hanno fino ad allora sofferto.
L’origine del nome è incerto. Interessante è ricordare quello mitologico: la leggenda dell’amore tra la ninfa Agilla abitante del lago e il principe Trasimeno figlio del re etrusco Tirreno li fa giacere entrambi sul fondo del lago ed avere quale miglior cuscino (pulvinar) la più bella delle isole del Lago.
Esistono altre ipotesi etimologiche come la provenienza dal latino pulvis (polvere) con riferimento alla bruma che spesso circonda il Lago, o da pauvese uno scudo medievale usato dalle milizie a piedi di cui ricorda un po’ la forma, oppure più semplicemente da polvento antica locuzione avverbiale che indica un luogo protetto dal vento.
L’isola ha antiche origini. Infatti restano testimonianze di probabili resti etruschi nel basamento del campanile della Chiesa di San Secondo; inoltre, il muro antistante la Chiesa di San Giuliano ha una porzione di opus reticulatum che indica la presenza dei Romani sull’isola. Su questo tuttavia mancano riferimenti storiografici più precisi. Il Lago Trasimeno nel corso dell’alto medioevo aveva assunto una grande importanza economica tant’è che Nicola e Giovanni Pisano nella Fontana Maggiore raffigurano Perugia in posa regale seduta su un trono con la cornucopia dell’abbondanza, a destra la ninfa del Trasimeno con i pesci ed a sinistra la ninfa del territorio di Chiusi con le spighe di grano. Si ritiene che la stessa Isola Polvese fosse popolata già prima dell’anno Mille, a causa della scarsa sicurezza delle sponde del lago.
Abbiamo già detto che non possediamo un'articolata e critica ricostruzione storiografica di Isola Polvese. Esistono tuttavia dei documenti in cui quest'isola viene citata.
Nell’817 d.C. l'isola è nominata in un documento ufficiale (nel quale si dice di cedere la città di Perugia ed il Lago Trasimeno con le tre isole Maggiore, Minore, Polvese), con cui l’imperatore Ludovico il Pio conferma, nella cosiddetta “Tavola Lodoviciana”, al pontefice Pasquale I, e suo tramite ai suoi successori, le donazioni a suo tempo fatte da Carlo Magno nell’ 814 e da Pipino alla Chiesa di Roma. Nella donazione viene citata “Perusiam cum tribus insulis suis, idest, Maiorem, Minorem et Pulvensim et lacum”.
Nel 962 d.C. il Privilegium Ottonis Imperatoris ratifica al pontefice Giovanni XII il possesso di Perugia e delle isole sul lago.
Nel 1014 con il privilegio concesso dall’imperatore Enrico II, fra i beni posseduti dall’abbazia di Farneta vengono confermate anche le Chiese di San Secondo, Santo Stefano, San Leonardo, San Pietro e Sant' Angelo dell’Isola Polvese, “cum earundem omnibus pertinentiis”.
Nel 1026 Corrado II il Salico, re di Germania, nell’avvalorare i beni al Monastero di San Gennaro di Campoleone (attuale Capolona di Arezzo), concedeva ad esso l’Isola Polvese con tutti i terreni già adibiti ad uso agricolo e con il diritto di pesca.
Nel 1075 con il privilegio pontificio concesso da Gregorio VII all’abate Segebaldo dell’abbazia di Montecorona di Umbertide, si convalida il possesso della Chiesa di San Giuliano in Insula Polvese in territorio perugino.
Nel 1136 in una bolla di Innocenzo III indirizzata a Rodolfo vescovo di Perugia, viene citata fra i possedimenti del vescovato perugino anche la Pieve di San Secondo “cum cappellis et omnibus ad eam pertinentibus”.
Nel mese di maggio del 1139 la comunità di Isola Polvese, costituita prevalentemente da pescatori e contadini, invia 13 messi che, a nome del loro popolo, si sottomettono al Comune di Perugia. Si tratta del più antico documento pervenutoci che attesta l’esistenza delle istituzioni comunali nella città di Perugia. A quel tempo l'economia dipendeva soprattutto dalla pesca e dalla coltivazione di piccoli appezzamenti, con un relativo benessere, visto che alla fine del XIII secolo vi abitavano 88 famiglie, per un totale di circa 500 persone. Gli abitanti, in cambio di difesa e protezione, giurano di concedere aiuto in pace e in guerra, accettano di non dare mai più ospitalità a nobili, conti e cavalieri senza espressa licenza dei consoli di Perugia e infine si impegnano a pagare un tributo annuale di 1.000 tinche, trecento delle quali nel mese di maggio.
Nel 1163 dall’imperatore Federico Barbarossa viene concesso il privilegio a Giovanni II vescovo di Perugia e viene nominata la Canonica di San Secondo dell’Isola Polvese.
Nel 1184 Ugo di Campoleone in quel di Arezzo cede e sottomette a Perugia i terreni che possiede sul Lago Trasimeno, compresa l’Isola Polvese.
Nel 1186 con il diploma Apud Castellum Clusinum Enrico VI concede benefici e detta disposizioni sul territorio del Trasimeno, compresa l’Isola Polvese.
Nel 1198 venne fatto l’accordo fra Perugia ed Arezzo sui possedimenti del lago (“obsidione Castilionis Clusini”)
Nel 1208 gli abitanti della Polvese rinnovano i patti di alleanza con Perugia (seconda sottommissione)
Nel 1210 l’imperatore Ottone IV conferma al Monastero di Montecorona “omnes cella in insula Pulvensi cum duabus Piscaris in loco qui dicitur Aque cum colonis ivi residentibus”
Nel 1229 viene fondato nell’Isola Polvese da Andrea di Giovanni un Monastero delle “Figlie di Maria Vergine”, uno dei primi Monasteri femminili dell’Ordine domenicano.
Nel 1238 la Chiesa di San Secondo viene nominata in una bolla di Gregorio IX in cui si elencano i possedimenti dell’abbazia benedettina di Farneta. Nella stessa bolla vengono elencate anche le Chiese di San Pietro e di San Leonardo.
Nel Medioevo vengono edificate varie Chiese e si dà inizio alla costruzione del Castello a difesa e protezione del borgo. Sull’isola sono stati presenti l’Ordine dei Domenicani e quello Benedettino degli Olivetani.
Nel 1262 la Comunità dell’isola era tra le più importanti del bacino del Trasimeno che con i suoi 88 focolari (tra 450 e 600 persone) occupava un posto preminente rispetto alle altre comunità lacustri di Castiglion del Lago e Passignano. E’ in questo periodo che si contano ben 6 Chiese: San Giuliano, San Secondo, Sant’Angelo, San Pietro, San Leonardo e Santa Maria della Cerqua. Sono elementi che indicano l’importanza strategica del luogo. Ne è conferma il numero dei residenti: nel 1282, anno in cui Perugia era costituita da 8.979 fuochi, sull’isola, che faceva parte della giurisdizione di Porta Susanna, risiedevano 88 fuochi. Se si usa coefficiente di moltiplicazione 7 (Cibrario) ne consegue che Perugia aveva 62.853 abitanti e la Polvese 616 e nello stesso anno Passignano 364 (52 fuochi) e l’Isola Maggiore 490 (70 fuochi).
(cfr. A. Grohmann, Città e territorio tra medioevo ed età moderna, (Perugia, secc. XIII - XVI), Tomo II: Il territorio, Perugia Volumnia Editrice, 1981, pp. 652, 671, 672).
Nel 1278 gli abitanti della Polvese, congregati nel Castello di San Feliziano, costituiscono loro procuratore Bartolo di Guidalfa, per prestare giuramento di obbedienza ad Ermanno di Sassofferato, capitano del Popolo di Perugia (terza sottomissione).
La crescita dell’Isola Polvese non si arresta nel XIV secolo, tant’è che nel 1342 è sede di Podestà in quanto nel censimento precedente risultava avere più di 100 fuochi.
Il Podestà, che restava in carica per sei mesi, curava l’esazione delle imposte e l’amministrazione della giustizia.
Nel 1390 l’Isola Polvese insieme a tutti i castelli del Lago Trasimeno passò nelle mani del signore di Cortona Uguccio Urbano Casali, ma già nel 1393 torna sotto la giurisdizione di Perugia che con il rientro dei Raspanti si era pacificata con il signore di Cortona e con i fiorentini.
Nel 1404 l’arcipretato di San Secondo viene concesso da Bonifacio IX ai monaci Olivetani di Montemorcino e diventa una grancia del Monastero di Perugia.
Nel 1416 viene iscritta al catasto la Chiesa di Santa Maria de villa Insulae Pulvensis, denominata “Santa Maria della Cerqua”, a cui era intitolata anche una Compagnia femminile.
Ulteriore testimonianza dell’importanza dell’isola è offerta dal testamento del 1418 di donna Graziosa, moglie di Paolo di Giovanni Bontempi di Perugia: “actum in villa insulae Pulvensis de lachu Perusino, in domo offitialis et gubernatoris aque lacus comunis Perusii”, da cui si desume che nell’Isola Polvese c’era a quel tempo la residenza del Governatore del lago, massima autorità che rappresentava il Comune di Perugia.
In un’isola così importante per economia, strategia militare, popolazione, la presenza della Chiesa, che ha sempre partecipato all’organizzazione politica generale, era forte e radicata.
Fin dai primi dell’anno 1000 esistevano alcuni edifici religiosi, tant’è che nell’anno 1014 Enrico II concede all’Abbazia Farneto di Val Chiara un privilegio nel quale si citano le Chiese dei Santi Secondo, Stefano, Leonardo, Pietro e Angelo.
Precedentemente negli Annales Camaldulensis dal 1007 al 1011 troviamo testimonianza della Chiesa di San Giuliano dipendente dal Monastero di Montecorona confermato nel privilegio concesso da Giovanni XIX all’abate Gerando nel 1028 ed in altri successivi.
L’esistenza di queste pievi testimoniano l’accresciuta importanza dell’isola in quanto per pieve si intendeva indicare la chiesa principale con personalità giuridica e la massa dei fedeli ad essa congiunta.
In questo periodo sull’isola oltre alle due pievi erano presenti le Chiese di Sant’Angelo, San Pietro e San Leonardo. Delle prime due non si hanno tracce: è certo (testimonianza di Annibale Mariotti) che la Chiesa di San Leonardo già nel 1750 non è stata in grado di sfidare l’usura dei secoli ma nel 1229 era già Monastero Domenicano di uomini e donne e nel 1419 veniva aggregata al Monastero di Montecorona di Umbertide.
Nello stesso anno si hanno notizie di un’altra Chiesa sull’isola, Santa Maria della Cerqua, che viene trasferita per comodità degli isolani da San Secondo nei pressi dell’abitato.
Nel 1429 hanno inizio i lavori di costruzione del Castello di difesa. Gli abitanti, che nel 1282 erano circa 400, si erano ridotti a poco più di 300 (43 fuochi).
Nel 1431 hanno fine i lavori di ampliamento e consolidamento del Castello, come si legge nella registrazione fatta dal tesoriere “per pagare le spese facte et che se faranno in la edificatione et constructione de la fortezza che se fa al presente in la decta Ysola Polvese. Fiorini 168 Libbre 8”.
Nel 1432 viene istituita all’Isola Polvese la Confraternita del Gonfalone dedita alle opere pie e alla cura dei malati in un ospedale che la Compagnia gestiva unitamente a San Giuliano. La Confraternita, che aveva sede presso San Secondo, aveva nella Chiesa parrocchiale di Santa Maria della Cerqua un altare dedicato alla Beata Vergine.
Nel 1438 la Polvese è identificata non più come Villa ma come Castrum: il tipo di insediamento abitativo più diffuso in Umbria era il villaggio sia circondato da mura (il Castrum) che aperto (la Villa). L’appellativo di Castrum per la Polvese poteva indicare tanto un avvenuto incremento demografico quanto la presenza di un luogo fortificato.
Nel 1459 il 19 febbraio papa Pio II, Enea Silvio Piccolomini, visita l’Isola Polvese e viene ospitato presso il Monastero degli Olivetani a spese della città di Perugia.
Nel 1482 la Chiesa di San Secondo viene trasformata in Monastero Olivetano con a capo, come priore, fra Nicolò da Volterra. Egli ne prende possesso il 1° giugno durante una solenne cerimonia alla presenza di molti religiosi e nobili. Il Comune di Tuoro autorizza i monaci di San Secondo ad esercitare la pesca nel Trasimeno in barche singole a condizione che il superiore generale degli olivetani avesse assegnato un congruo numero di monaci. Fin oltre i primi del ‘600 il Monastero è abitato da otto monaci e quattro servitori; essi hanno a disposizione due barche per i necessari collegamenti con la terraferma.
Nel corso del XVII secolo la vitalità dell'isola comincia a declinare e sono i monaci olivetani che per primi abbandonano il Monastero nel quale si erano insediati dal 1482.
Nel 1624 il Monastero di San Secondo viene chiuso con la seguente motivazione: “…vista l’inclemenza dell’aria paludosa e malarica del lago Trasimeno, ove i monaci molto spesso si ammalavano di malaria e morivano“. Il 17 novembre Don Marc’Antonio Baldeschi, abate di Montemorcino ed ex abate di San Secondo, dispone il trasferimento del Monastero dell’Isola Polvese a Perugia presso la Chiesa e il priorato di Sant’Antonio, in attuazione della bolla di papa Gregorio XV. L’interesse vero degli abitanti è quello di costruire un grande Monastero a Perugia per aumentare il potere economico e politico. San Secondo viene abbandonato e subisce la spoliazione di tutte le suppellettili sacre e profane tra le quali la pala d’altare di Bernardino di Mariotto (ora si trova a Perugia nella Galleria Nazionale dell’Umbria) e una tela di Sinibaldo Ibi (ora a Roma nella Chiesa di Santa Francesca Romana).
La vita nell’isola diventa ancora più precaria con l’invasione nel 1643 delle truppe del granducato di Toscana le cui milizie erano guidate dal principe Matthias de’ Medici, figlio di Cosimo II. Queste dopo aver espugnato Castiglion del Lago, conquistano e saccheggiano l’Isola Polvese, che era stata abbandonata dalla compagnia affidata al capitano Montini Nini che, appena seppe della resa di Castiglione, fece sgomberare tutte le truppe dall’isola.
Gli abitanti del lago Trasimeno e delle sue isole vivono le fasi più cruente della guerra di Castro. Le cause che davano origine a questa guerra vanno ricercate nell’astio tra le famiglie Farnese e Barberini. La guerra interessa la Romagna, la Toscana, l’Umbria e il Lazio.
Questa situazione porta gravi danni all’economia dell’isola, in quanto la distruzione delle truppe fiorentine fu violenta anche contro le attrezzature e le barche della pesca, unica fonte di reddito e di sostentamento, mentre Perugia era alleata dei Barberini.
Si verifica un forte calo demografico: l’Isola Polvese aveva perduto il ruolo di luogo sicuro conservato per tanti secoli e, per ragioni anche di grande precarietà economica, si assisteva ad un crescente abbandono da parte dei suoi abitanti.
La vita sulla Polvese stentava a riprendersi: prima della guerra contava oltre 300 abitanti, e il censimento pontificio del 1656 rivela l’abbandono dell’isola che ormai contava appena 15 famiglie (circa 89 persone). Successivamente l’isola diventa proprietà privata: nel 1772 dei Conti Baldeschi, nel 1841 del Conte Panciani di Spoleto, nel 1888 del Commendatore Ferdinando Cesaroni; nel 1901 abitava l’isola un solo elettore amministrativo.
Nel 1772 i conti Baldeschi ottengono la licenza esclusiva di caccia sull’isola, cosicché per gli isolani rimasti (80 persone circa) viene meno un‘altra fonte di reddito derivante dalla cattura della selvaggina.
Nel 1823 Papa Gregorio XVI sopprime gli ordini religiosi presenti sull’isola e vende i beni a privati.
Nel 1833 con decreto di Gregorio XVI del 30 dicembre viene soppresso nello Stato Pontificio l’ordine degli Olivetani e i beni dell’Isola Polvese vengono assegnati ai Camaldolesi. Il conte Pianciani di Spoleto, acquista da loro la parte di proprietà dell’isola.
Nel 1840 Vincenzo Pianciani compra tutte le terre e le case degli isolani e destina l’isola a riserva di caccia, impiantando una fagianaia e introducendo anche le lepri.
Nel 1841 il 3 marzo Don Domenico Pompei, parroco della Polvese, vende gli immobili della Cappella di San Giuliano allo stesso conte Pianciani di Spoleto che diventa l’unico proprietario dell’isola.
Nel 1842 il conte Pianciani cerca di ottenere in enfiteusi il lago Trasimeno dalla Camera Apostolica con l’intento di prosciugarlo e di metterlo a coltura, ma la richiesta non viene accettata.
Nel 1857 Pianciani affitta l’isola a tre famiglie coloniche (i Cacchiata nel Borgo, i Dolciami nella Fattoria e gli Sportellini nell’ex Monastero) che reintroducono le coltivazioni e l’allevamento degli animali. In alcuni anni la quantità dell’olio prodotto arriva a 190 quintali.
Nel 1864 affittuario dell’isola diventa il barone perugino Giuseppe Danzetta Alfani che continua la coltivazione dell’isola in colonia.
Nel 1888 l’isola, messa in vendita dall’Amministrazione giudiziale del patrimonio Pianciani, viene acquistata da Ferdinando Cesaroni, facoltoso imprenditore di origini marchigiane, per £ 360.000 e utilizzata di nuovo come riserva di caccia, dotandola di circa 3.000 fagiani. Cesaroni utilizza l’isola per ampliare e consolidare le sue relazioni invitando esponenti di spicco della società del tempo, a livello nazionale e internazionale, che raggiungevano l’isola con un modernissimo battello d’acciaio a motore.
Nel 1893 la parrocchia di San Secondo era stata già soppressa con elevazione a Monastero e trasferita alla Madonna della Cerqua.
Nel 1912 alla morte di Cesaroni il testamento viene impugnato dagli eredi e la divisione giudiziale omologata dal Tribunale di Perugia nel 1917 attribuisce l’Isola Polvese alla nipote Fernanda Gobba di Tortona, figlia di Maria Cesaroni e del finanziere genovese Anselmo Gobba, che nel 1905 aveva sposato lo scrittore Ugo Oietti.
Nel 1939 l’isola viene acquistata per £ 850.000 dal commendatore Biagio Biagiotti, curatore del patrimonio del Cesaroni. Vengono riprese le coltivazioni e introdotti gli allevamenti di vaccine e di pecore affidati a tre famiglie di mezzadri; si dedica inoltre alla sistemazione di strade ed edifici.
Dal 1954 al 1958 la proprietà dell’isola viene assunta dalla banca che curava il fallimento del Biagiotti.
Nel 1959 il conte milanese Giannino Citterio acquista l’isola all’asta giudiziaria del patrimonio Biagiotti per £ 114.000.000. L’isola viene di nuovo utilizzata come riserva di caccia e luogo di rappresentanza. A questo fine il Citterio incarica l’architetto Tomaso Buzzi di trasformare in villa la casa Biagiotti, mentre all’architetto Pietro Porcinai viene affidata la realizzazione della piscina con giardino acquatico e dei giardini.
Villa, sala a piano terra - trasformazione dell'Arch. Tommaso Buzi
Nel 1973 la Provincia di Perugia, con delibera consiliare n. 416 del 21 settembre 1973, acquista per £ 850.000.000 il pacchetto azionario della Necit spa di Giannino Citterio, società che deteneva la proprietà dell’Isola Polvese. Il trasferimento del pacchetto azionario viene perfezionato il 15 dicembre 1973.
Nel 1974 a seguito di modifica statutaria, la società muta la denominazione in Polvese spa.
Nel 1977 la Provincia di Perugia approva la fusione per incorporazione nella Auto Servizi Perugia spa della Polvese spa, il cui pacchetto azionario viene valutato £ 922.027.050. L'Isola Polvese diventa pertanto proprietà della Auto Servizi Perugia spa.
Nel 1981 la Provincia di Perugia, con delibera consiliare n. 15 del 17.2.1981, riacquista dalla Auto Servizi Perugia spa l’Isola Polvese al prezzo di £ 1.268.000.000. Nell'isola, destinata al pubblico godimento, vengono impiantati alcuni ettari di colture specializzate, oliveti e frutteti, questi ultimi successivamente dismessi. Gli interventi realizzati da Tomaso Buzzi negli interni della villa e della foresteria sono stati “cancellati” da improvvidi lavori di ristrutturazione compiuti fra il 1977 e il 1983.
Nel 1988 la Provincia di Perugia bandisce il Concorso nazionale di idee per l’uso e la valorizzazione dell’Isola Polvese nel Lago Trasimeno che si concluderà nel 1990 senza la designazione del vincitore.
Nel 1993 la Fondazione Benetton Studi Ricerche organizza a Isola Polvese, nell’ambito dei “Corsi per il governo del paesaggio e del giardino”, un laboratorio seminariale residenziale dal 30 agosto al 10 settembre con la partecipazione di Ippolito Pizzetti, Carmen Añon e Monique Mosser. In esito al Corso, la Fondazione Benetton consegna all’Amministrazione provinciale un “Atlante per un programma di salvaguardia e valorizzazione dell’Isola Polvese nel Trasimeno” con preziose indicazioni progettuali.
Nel 1995 l’isola, inserita nel Parco Regionale del Trasimeno, viene classificata Parco scientifico-didattico. La piscina progettata da Pietro Porcinai viene restaurata e aperta al pubblico come “Giardino delle piante acquatiche”. Vengono progettati e realizzati interventi di conversione ecologica dell’isola.
E’ merito della Provincia di Perugia l’acquisto nel 1973 e l’avvio di un percorso di recupero dei suoi monumenti e strutture, facendo sì che il cittadino possa usufruire e godere i “gioielli” monumentali dell’Isola Polvese condividendo gli spazi storico-artistico e ambientali insieme alla famiglia attraverso il recupero dei suoi monumenti e altre strutture.
Nel 2005 l’Isola Polvese ottiene la certificazione ambientale UNI EN ISO 14001/2004
Dal 2000 al 2020 hanno origine i primi importanti investimenti su Isola Polvese nell’ambito degli interventi per il Giubileo: vengono restaurati il Castello di difesa e la Fattoria il Poggio adibita ad Ostello e realizzato un impianto di fitodepurazione posto sull’area antistante il borgo. Il recupero del Monastero degli Olivetani avviene negli anni successivi, (dal 2002 al 2015) con appalti a stralci. In questi anni si procede a realizzare un secondo impianto di fitodepurazione posto tra il Castello e la Fattoria il Poggio.
Con la L. 7 aprile 2014, n. 56, concernente il riordino delle funzioni delle Province, si registra un abbattimento delle risorse finanziarie elargite dallo Stato, che comporta necessariamente una rivisitazione delle attività svolte ad isola.
I terreni agricoli fino a tale data venivano gestiti direttamente dall’ente con proprio personale e all’occorrenza con l’ausilio di terze società, provvedendo alla cura degli olivi, alla manutenzione del verde e di quanto altro necessario.
Tutto questo con la nuova riforma non era più possibile. Si è arrivati ad ipotizzare l’alienazione di Isola Polvese. Fortunatamente questo processo si è interrotto ed il lavoro degli Uffici si è concentrato nell’individuazione di modalità e percorsi che, senza pregiudicare la fruibilità pubblica del territorio, potessero coinvolgere soggetti privati e pubblici in grado di portare un contributo effettivo per il mantenimento e la conservazione del bene.
Con tale finalità nel 2015 si è proceduto alla concessione della Fattoria il Poggio ad una società privata.
Nel 2016, inoltre, si è proceduto a concedere gran parte delle strutture, degli edifici dell’isola e delle aree agricole ad una cooperativa: ciò ha permesso di recuperare la vecchia casa del custode per realizzare una zona destinata a servizi, nonché di ristrutturare la Villa Biagiotti e la Foresteria, creando strutture ricettive di alta qualità.
Infine, nel 2017 è stato concesso il Monastero degli Olivetani ad Arpa, per creare un centro di studio e ricerca delle biodiversità e una sede di convegni di rilevanza internazionale.
A tutto questo mancava un esteso ed organico recupero degli immobili “minori”, intendendo minori in quanto ad estensione, non ad importanza o a valore storico architettonico, così come era necessaria una sistemazione della viabilità interna con il recupero delle relative opere d’arte. L’occasione è stata fornita da un bando europeo sulla programmazione del POR FESR 2014-2020, a cui la Provincia ha partecipato con un progetto complessivo che coinvolge la sentieristica e i seguenti immobili: il Seccatoio della frutta, le Porcilaie adiacenti al borgo, il Roccolo di caccia, la Fagianaia, la Chiesa di Santa Maria della Cerqua, la Piscina Porcinai. L’obiettivo del progetto è quello di procedere ad una riqualificazione del patrimonio edilizio, paesaggistico ed ambientale. Con le nuove destinazioni di alcuni di questi immobili potrà essere incrementata la fruizione turistica e incentivata la didattica ambientale, storicamente esercitata nel territorio dell’isola.
L’obiettivo è dotare l’isola di beni immobili adeguati, nonché fornire beni mobili, quali biciclette elettriche, piccoli veicoli elettrici, apparati multimediali, arredi in grado di rispondere a queste esigenze e ad uno sviluppo ecosostenibile. Più genericamente l’obiettivo è mantenere la vita nell’isola: una volta la vita era quella dei monaci olivetani, dei pescatori, delle piccole comunità di agricoltori e allevatori, o ancora quella inclusiva dei benestanti proprietari; oggi l’isola può comunque vivere diversamente, come luogo di lavoro presso il Convento, come spazio anche turistico per ammirare i paesaggi e le bellezze storico-architettoniche, per godersi la tranquillità, per camminare, per giocare, per studiare ed imparare.
Ed allora il Seccatoio, in cui Biagiotti portava il raccolto dei frutteti che aveva impiantato, è diventato un ricovero per mezzi elettrici.
Le Porcilaie, antistanti il borgo, dei vecchi allevatori sono diventate servizi per la collettività, info-point, bagni e rimessa delle biciclette elettriche.
Il Roccolo di caccia, in cui si svolgeva questa pratica di cattura senza armi, è stato trasformato in punto di avvistamento dell’avifauna e contemporaneamente in un luogo di didattica.
La Fagianaia, voluta dal conte Pianciani, è diventata un’aula multimediale 3.0 e un centro strategico per la didattica.
La Chiesa di Santa Maria della Cerqua è rimasta tale ed è utilizzata, vista anche la collocazione, come uno spazio didattico all’aperto e un luogo informativo, rappresentando il nucleo e snodo della sentieristica.
Per la Piscina Porcinai, oltre alla ristrutturazione dei servizi, si è provveduto ad una depurazione delle acque mediante un sistema di fitodepurazione.
Infine, con la riqualificazione della sentieristica e l’installazione di un adeguata cartellonistica si invitano i visitatori a percorrere, oltre che il comodo Periplo pianeggiante, anche le altre strade bianche, che seppur meno comode, consentono di ammirare notevoli paesaggi e di apprezzare le molteplici diversità di flora e fauna dell’isola.
A conclusione di questo excursus possiamo dire che oggi Isola Polvese conferma la sua straordinaria potenzialità non solo turistica e ambientale di questo suggestivo angolo del Trasimeno ma anche storico culturale, dove la Provincia di Perugia investe e progetta sul mantenimento e rivitalizzazione di significativi luoghi e strutture di particolare pregio storico ed ambientale.