Il fuoco non uccide solo d'estate

Il fuoco non uccide solo d’estate

Di E. Dainelli, G. Mazzuoli, E. Benfatto

Abbiamo affrontato nel primo numero il tema degli incendi, ora ci torniamo sopra perché è un argomento davvero scottante.

Raramente gli incendi sono causati dalla natura stessa, in genere essi avvengono a causa di azioni dolose, atti folli dovuti alla smania di protagonismo di malati mentali, a irresponsabilità e distrazione e si sa anche con certezza di operai forestali precari che hanno appiccato roghi.

Inoltre le foreste bruciano per interessi speculativi legati all’edilizia e qui entra in gioco la criminalità organizzata. Per legge i boschi e i pascoli incendiati non possono essere edificabili per quindici anni, ma le mafie sanno aspettare e, nel frattempo, usano i terreni bruciati più impervi per sversarvi ogni tipo di rifiuto.

Come se non bastasse ci si mettono anche alcuni cacciatori, quelli svitati: quest’anno hanno tirato su daini, camosci, cinghiali e altri animali che stavano fuggendo dal fuoco, una ignobile vigliaccheria. Alcuni animali giovani, che non avevano mai fatto l’esperienza del fuoco, non sono scappati subito e quindi si sono ustionati, in qualche caso sono morti. Una perdita spaventosa di biodiversità.

Una legge italiana vieta ai cacciatori di cacciare nei boschi incendiati, ma non impedisce la cacciagione in piccoli appezzamenti di terra rimasti esclusi dalle fiamme per motivi fortuiti, ed è proprio lì che gli animali superstiti vanno a rifugiarsi e lì trovano purtroppo cacciatori senza scrupoli che li colpiscono con facilità, perché c’è poco spazio per fuggire. Che dire?

Gli incendi non divampano solo d'estate, per questo la soglia di attenzione non va mai abbassata.