2 dicembre 2020

Prima variazione

CRISI DI COPPIA

STRANA LA TUA TREGUA DI PAROLE

Guardo il fumo condensarsi davanti al mio naso. Le labbra e la lingua che giocano per creare cerchi di fumo gelato. Sorrido amareggiata dei miei infantilismi mentre le mie dita con un gesto di stizza si portano unite alla bocca per poi simulare la caduta della mia sigaretta immaginaria.

Carlo mi osserva, ma non riesco a comprendere il suo sguardo posato su di me. Una volta ci capivamo, bastava un sorriso traballante verso il vuoto per far comprendere le sottili ironie delle cazzate dette da chi stava attorno a noi. Una volta, sì, ora non più. Non voglio fare la disfattista, ma l’uomo che mi trovo davanti non è Carlo. Borbotta qualche parola, affanna un cenno di saluto ma non si ferma, preferisce intorpidirsi sorseggiando superalcolici alla freschezza di una birra eccitante.

Sono stata razionale all’inizio, quando i primi mutamenti si sono fatti notare, ho pensato che fosse la giornata sbagliata, la settimana sbagliata, forse il mese più cupo. La verità è che da lui non mi sarei mai aspettata la riflessività. Quella con i dubbi, le insicurezze, sono sempre stata io. Quando ha smesso di fumare mi sono congratulata, buono per i suoi polmoni, ma quel semplice atto di autocontrollo ha scaturito il cambio repentino della vera essenza del suo carattere.

Ho provato ad aiutarlo, chiedergli cosa non andasse, stargli più vicina, ma non sembra essere servito. La sua libido si è azzerata, ma non posso capire se il problema è mio, ho smesso di flirtare dopo i due anni di scopate insieme. Ci si divertiva con poco una volta, tracannare birre e chiacchierare del nulla per ore anche sotto l’acqua gelida degli acquazzoni estivi, scaldati dell’idea delle ore seguenti passate a casa di lui. Ora non ci vado più. Gianni mi accompagna a casa più spesso e sembra non notare questo cambiamento che per me è una voragine nello stomaco. Forse non mi ama, o forse non lo amo più io.

Carlo mi chiede che sto facendo, siamo in silenzio da dei buoni minuti ormai, aspettiamo gli altri, ma con questo gelo non so se arriveranno. Ci spostiamo dentro al Malandrino. Seduta al tavolo lascio che i gomiti si posino sull'angolo, pronti a scivolare e farmi sbattere la testa sorretta dalle mani. Osservo la luce tremolante della lampadina gialla in mezzo alle nostre teste.

“Vuoi lasciarmi?”

Carlo mi scruta sospettoso, le sopracciglia folte inarcate, non se l’aspettava questa domanda. “No”

Non aggiunge una parola, come intimorito dalla mia reazione. Adesso sono io quella che lo studia, è nervoso all’idea della mia risposta. Così non gliela do. Mi alzo, chiedo a Cloe, la barista apatica, se mi regala una cicca. Lo fa controvoglia, ma la sua espressione non cambia mai.

“Da oggi inizio a fumare” annuncio a me stessa e al bar intero, poi esco nel freddo invernale, camminando dritta.


Letizia Chesini

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