Io ho scoperto la mia Dislessia quando avevo 14 anni a cavallo tra le medie e le superiori.

Il mio problema è che impiego il doppio del tempo per leggere e il triplo della fatica.

Questo è un problema sempre perché quando fate un'esercizio di matematica dovete leggere l'equazione, scrivere la prima riga di risoluzione, poi leggere la prima riga per fare la seconda la seconda per fare la terza e così via.

Si legge sempre e ciò vuol dire che ci metto il doppio del tempo per fare il compito e mi ritrovo a metà verifica quando il tempo è ormai scaduto e il compito mi viene strappato via dalle mani.


Arrivato alle superiori ho fatto la prima verifica di matematica e ho consegnato la mia diagnosi di dislessia alla professoressa.

La verifica è andata come tutte le precedenti, ne ho fatta metà e poi me la sono vista portar via.

in quella verifica ho preso cinque , ma la professoressa notò qualcosa di insolito: la verifica era stata completata in modo perfetto nella prima metà ed era completamente in bianco nella seconda.

La professoressa lesse la diagnosi e vide che si parlava di darmi del tempo in più per completare la verifica.

Lei mi diede una verifica analoga e provò a darmi il doppio del tempo (non un'ora ma due) e io completai l'intera verifica e presi 10.

(poi non ho più preso 10 in vita mia, ma dirlo fa Figo)


La professoressa fece un ragionamento:

- Se una persona le cose non le sa puoi dargli un'ora, due ore, quattro ore in più, ma le cose non le sa comunque.

Se una persona con il doppio del tempo completa la verifica in modo perfetto vuol dire che le cose le sa. -



Analisi matematica


Quando mi sono iscritto a ingegneria ero consapevole che il primo scoglio da affrontare sarebbe stato l'esame di analisi matematica.

Questo esame è l'incubo di molti aspiranti ingegneri: c'è gente che lo prova 7,8 o 10 volte se serve e persone che ancora oggi si svegliano urlando al solo ricordo.

In questo esame abbiamo perso molti compagni valorosi.


Quando mi sono trovato ad affrontare questo esame ho voluto parlare con il professore e gli ho detto:

Mi scusi, io avrei un problema di Dislessia e mi servirebbe di avere del tempo in più per completare il compito.

Il professore si è dimostrato molto interessato all'argomento dislessia e dopo una lunga chiachierata mi ha risposto con un sincero "No".

- ... Ma perché no ? - gli domando io - Non è che non voglio, - risponde lui - è che non posso.

L'esame dura 3 ore e se ti facessi fare 6 ore di fila di analisi matematica (cosa che non auguro neanche al mio peggior nemico) ne usciresti chimicamente morto. - (la frase forse non era esattamente questa ma il senso si).

Con la stanchezza lo stress e l'affaticamento triplicato effettivamente sarei uscito da quella prova in uno stato pietoso e avrei visto distintamente i teletubbies che saltellano allegramente per i prati della mia facoltà (tipica allucinazione ingegneristica).


Onde evitare tutto ciò il professore mi propose questa soluzione:

farai le prime 3 ore di compito insieme agli altri (e completerai la prima metà del compito), mentre le seconde 3 le farai il giorno dopo da solo nel mio ufficio. in questo modo si risolve il problema dell'affaticamento.


[Nota folcloristica]

Se prendi un qualsiasi studente nel pieno delle sue facoltà mentali e gli fai questa proposta lui, non appena esce dalle prime 3 ore agguanta un amico fidato e si fa dire tutte le risposte della seconda parte.

Noi ragazzi dislessici siamo più onesti degli altri perché per principio non facciamo i bigliettini (anche perché per leggerli dovremmo farli in formato A4 e ci sgamano), ma in generale il nostro livello di onestà è pari a quello di tutti gli altri.

Il mio professore consapevole di questo ha cambiato tutte le risposte della seconda parte per non indurmi in tentazione (grazie profe).

Con questo volevo solo dirvi che è vero che i dislessici (come tutti) non sono dei santi, ma è anche vero che i professori non sono dei pirla.

[Fine della nota folcroristica]


... Alla fine passai l'esame e arrivai a consegnare il compito al docente che mi vide fisicamente provato da quei due giorni di prova e mi disse una frase bellissima:

"Ci scusi se abbiamo dovuto trattenerla un giorno di più ma questo strumento era, per noi, necessario per poterla valutare correttamente".

Con questa frase ha fatto un doppio ribaltamento carpiato della frittata e ha chiarito che lo strumento del tempo in più non era un regalo per me o una facilitazione, ma era uno strumento di valutazione che era utile a lui, una sorta di lente di ingrandimento per potermi valutare meglio.

Se io avessi completato solo metà del compito gli sarebbero mancati degli elementi di valutazione sulla seconda parte ed era solo per questo che mi aveva trattenuto.

Io credo che sia una bellissima frase e credo che lui abbia dato un bellissimo esempio per questo non manco mai di citare questo episodio.



Il Gesso Invisibile


Mi sono trovato più volte a parlare con intere classi dove ci sono ragazzi Dislessici e non e ho fatto sempre vedere questa foto.

Ho smesso di chiedere chi è il personaggio perché mi sono sentito rispondere: "L'uomo tigre" o peggio "Lady Oscar". (vi lascerò il dubbio)


Immaginate che entri in classe un ragazzo con questo problema: ha un vistoso gesso al braccio (oltre al fatto che gli manca un sopracciglio per motivi che ignoro)


Se deve fare la verifica come può fare la professoressa per fargliela fare comunque?


Quando chiedo questo tutti mi dicono che può scrivere con l'altra mano (ma questo comporta molta fatica e tempi più lunghi)

altri mi dicono che può scrivere al computer con l'altra mano (il che è cosa buona)

altri ancora mi dicono che si potrebbe fare la verifica oralmente e tagliare la testa al toro.


Questi ragionamenti sono giusti e le risposte sensate e utilissime, il problema è che questi strumenti non sono utili solo per chi ha il gesso ma sarebbero utili anche per uno come me che è dislessico.

provate a pensare ad un ragazzo disgrafico, notate molte differenze?

C'è una sola differenza :

Quando io avevo il gesso al braccio e la maestra mi faceva l'orale, a nessuno dei miei compagni sarebbe saltato in mente di dire - Come mai lui fa l'orale e io no. - se lo avesse chiesto gli avrei risposto

- Spaccati le braccia pure tu se lo trovi divertente, no ? -

Il problema è che tutti vedono il gesso, tutti si rendono conto della fatica oggettiva che fai.

Mentre la dislessia è un gesso invisibile , tu fai fatica ma gli altri non lo vedono.


[Nota] :

Una volta una mia amica celiaca (Una persona che non può mangiare farinacei) è uscita con gli amici e si è mangiata una pizza gigante con loro.

è stata male, molto male.

Lo ha fatto per lo stesso motivo che a una certa età ci spinge a nascondere tutto ciò che abbiamo di diverso dagli altri il motivo è la voglia di essere come tutti gli altri.

Spesso facciamo anche immense stupidaggini per questo motivo.

Tutti ci siamo detti almeno una volta - Farò il triplo il quadruplo della fatica , prenderò un voto bassissimo, ma almeno apparirò come tutti gli altri e non dovranno farmi l'orale facendomi sentire diverso. -

E così facendo da fuori appari come uno che non sa, mentre invece sai. Appari come uno che non si impegna mentre invece ti impegni moltissimo.

Questa è una maschera e solo i tuoi amici possono aiutarti a toglierla.

Ciò che ci salva sono amici capaci di dirci che non importa se abbiamo un gesso invisibile per il mondo, perché loro lo vedono e, a modo loro, lo capiscono.

Voi che leggete e avete un'amico Dislessico sappiate che il vostro è probabilmente il ruolo più importante.


Vorrei parlarvi un secondo della giustizia perché spesso se ne parla confondendola con l'uguaglianza, ma non sono la stessa cosa.


vi faccio l'esempio di tre ragazzi : uno ci vede bene 10/10 l'altro meno 8/10 e il terzo ancora meno 5/10.



Dovrei dare loro gli occhiali per vedere (uno strumento compensativo per la vista) ma per il principio di uguaglianza dovrei dare a tutti e tre lo stesso strumento, altrimenti non sarei equo. quindi do a tutti e tre delle lenti da 5/10.


il risultato potete immaginarlo.




... vale per l'esempio della miopia, ma anche in molti altri casi