Dall'alto verso il bassoIo quando ero Lupetto nel 1982Io in Route di Noviziato nel 1989 nella Valle delle MeraviglieIvana lungo il Lac Vert nel 1989 nella Valle delle Meraviglie

Gli scout

A questo punto posso parlare delle esperienze vissute negli scout. Sono entrato nel Gruppo Golfo Paradiso di Recco nel 1980, su suggerimento di mio fratello Maurizio che era Capo Reparto. Io all'epoca avevo 8 anni, quindi sono entrato nei Lupetti, sestiglia Bruni (ma dall'anno successivo, e per 3 anni, nei Pezzati), Branco Ankus del Re. L'Akela era Gino Ripandelli, che ora vive in Canada. Il campeggio fu svolto a Molino dell'Anzola, vicino a Bedonia (dove fanno l'acqua), in provincia di Parma. Era un campeggio in tenda, di 10 giorni, e mi ricordo che il primo giorno ci siamo fatti i pagliericci, cioè abbiamo riempito delle lenzuola chiuse con della paglia e lì abbiamo dormito (altro che sui letti come i Lupetti moderni!). Ricordo di alcuni momenti in cui mi mancava la mamma (era la prima volta che dormivo fuori casa da solo, si fa per dire), e l'ultimo giorno quando ho visto i miei genitori arrivare ci sono corso incontro come se non li vedessi da anni!Sempre nello stesso anno, c'è il stato il fantastico gemellaggio con il Nizza 6. Non Nizza Monferrato (per nulla togliere all'amena località piemontese), ma Nizza in Francia!!! Prima i francesi sono venuti da noi e ognuno di loro è stato ospitato in casa di un lupetto o scout. E poi noi siamo andati da loro (non so perché, ma a me è capitato di andare in casa di uno diverso da quello che era venuto da me... boh!!!) L'anno successivo il campeggio si svolse ... uffa, non ricordo il nome... era Cerreto Laghi! Ma non ricordo altro, anzi, ricordo che avevamo il fiume un po' scomodo (c'era da scendere un bel dirupo) e l'acqua era poca e molto fredda. Nell'83 tornammo a Romezzano (tornammo perché era vicino a Molino dell'Anzola), questa volta in casa, e fu il campeggio più brutto, perché non avevamo l'acqua per lavarci, solo una fontanella (il fiume era a qualche chilometro dalla casa). Intanto ero entrato nel Consiglio degli Anziani, Akela era diventato l'ex Bagheera, cioè Silvio, e Raksha/Cikay era la Michela Sordo, di cui mi innamorai perdutamente (per un bambino di 10 anni...). Fratel Bigio era Pic Pan Paolo. Fu il preludio per l'ultimo anno di Branco, il più bello sicuramente, dove facemmo il campo invernale a S. Gree di Viola ad imparare a sciare (e quella è stata la prima ed ultima volta che ho montato degli sci ai piedi). C'ero io, Luca Gaspa, Andrea Marussi, Andrea Cepollina e qualcun'altro, ma non ricordo chi potesse esserci. L'esperienza sugli sci fu traumatica, io ero, e sono ancora, in generale imbranato, per cui dopo le prime cadute mi limitai a scendere da collinette e a frenare cadendo per terra. Non presi mai lo skilift (ne ero terrorizzato) ma qualche volta la manovia che saliva, se va bene, di 20 metri di altezza... ed anche con quella più di una volta sono caduto salendo! Non ho mai più messo sci ai piedi! Il campeggio estivo poi, si fece ad Upega, in provincia di Cuneo, sotto il Marguareis. Lo ricordo ancora con estremo entusiasmo, avendolo poi bissato 4 anni dopo con il campo estivo del reparto. A piedi andammo fino al rifugio Don Barbera, passando sulla strada camionale, che mi affascinò tantissimo, tanto che espressi questo desiderio "Quando mi sposerò, verrò a fare il viaggio di nozze sulla camionale"... 13 anni dopo mi sposai, ma non riuscii a convincere mia moglie Barbara che la camionale fosse un posto degno di un viaggio di nozze... Ma ancora ho il desiderio di tornarci, e un giorno lo farò. L'84 segnò l'ascesa tra i grandi, al reparto, dove mio fratello Maurizio era sempre il Capo Reparto. Squadriglia Canguri, con Francesco Merlino e Francesco Bizzarro. Di quell'anno ricordo una camminata particolarmente lunga da Torriglia a Recco, e poi il campo estivo (quello invernale no) a Perinera, in provincia di Torino. Quel campo fu il primo in cui i genitori non ci venivano a prendere alla fine del campo ma venivano solo a trovarci a metà. E devo dire che era struggente vederli andare via, per cui preferisco il metodo classico della giornata finale. In Reparto cominciai ad interessarmi alla pionieristica, in particolare alla costruzione dei tavoli e delle panche. Quell'anno costruimmo con i cavicchi (senza neanche una legatura) un bellissimo tavolo a mò di altalena (cioè imperniato in alto), e ripetei l'esperienza 2 anni dopo. Convivere con mio fratello non fu particolarmente tragico, chiaramente io mi aspettavo un trattamento di riguardo e lui invece, per non fare ingiustizie, mi trattava un poco peggio... ma tutto sommato era un ottimo capo, si faceva rispettare e questo era importante. Ora mi è venuto in mente il campo invernale, a Sale Langhe, dove durante un'uscita di squadriglia, fummo ospitati in una casa dove stavano sfornando il pane, e ce ne diedero un pezzo a testa; ricordo che una parte la mangiai immediatamente, il resto la misi in tasca per darla a mio fratello, ma non ne arrivò neanche una briciola: durante il ritorno ne mangiai un poco per volta... povero Maurizio! In quell'anno (quando il reparto era ancora misto) conobbi Valentina, la cui amicizia perdurò per tutto il periodo in cui rimasi nel gruppo (ed oltre, ed ora che siamo genitori entrambi, le esperienze tornano ad incrociarsi). Il secondo anno di reparto vide la comparsa di Aldo come Capo Reparto. Dal mio punto di vista fu traumatico, perché vedevo in Aldo una persona come me, che non riusciva a farsi rispettare, e veniva presa in giro dagli esploratori più maleducati. Purtroppo così di quell'anno non ricordo niente di piacevole, anche il campo estivo a Demonte (non so neanche dove si trova) fu un esperienza tragica, io già Vice Capo Squadriglia, neanche un campo dove giocare, le tende immerse in un dirupo boscoso, magari bello, ma scomodo da raggiungere (ogni volta che si dimenticava qualcosa in tenda, dal cerchio ci impiegavi 10 minuti a tornare indietro), io ero lo Zorro della situazione ma mi scoprirono subito, i contadini si lamentavano che gli pestavamo tutta l'erba e così Aldo ci chiese di camminare ognuno sulle orme dell'altro... Insomma, una serie di brutte avventure. Il bello di quel campo è che c'erano tante fragoline di bosco, e che vinsi il percorso scout, aggiudicandomi un bel coltello con la guaina in cuoio che ancora tengo.Il 1987 risultò un ottimo anno, si svolse il bellissimo San Giorgio alle Manie, dove bisognava costruire delle mongolfiere (noi non ci riuscimmo), in direzione di Reparto giunse Nanni, e cominciarono le discese nelle grotte liguri, essendo Nanni un attivo speleologo. Visitammo così la Pollera (2 volte), la grotta della galleria di Bergeggi, Iso 12 a Isoverde, la Bàsura (più famosa come Toirano)... In una di queste occasioni si aggiunse anche mio fratello Maurizio, anche lui attivo speleologo. Il campo estivo si svolse nella Valle Etroite, in Francia (al confine con l'Italia), un posto stupendo dal punto di vista paesaggistico, già eravamo a 1700m slm, poi montagne altissime si alzavano intorno al campo (una di queste era il Monte Tabor di 3300mt che salimmo tutti insieme, anche con le Guide!, battendo il record di altezza precedente); ricordo che il sito era stato teatro di qualche sanguinosa battaglia nella prima o seconda guerra mondiale, per cui tutto intorno a noi si potevano trovare reperti bellici di notevole importanza (diversi bussolotti, filo spinato, pezzi di artiglieria, ma Maurizio L. trovò anche una pistola completa, un poco arrugginita ma molto ben conservata). C'era legna in abbondanza, e acqua a volontà. Le tende del reparto maschile erano montate su di una collinetta, mentre le femminili e il tendone per mangiare era in un pianoro immenso. Il bivacco di Alta Squadriglia che facemmo ci portò in cima ad un altro monte, dormendo all'addiaccio senza tende in un prato dove trovammo una capra morta. Quella notte la passai a tenere sveglia la Lara Ripandelli sui miei problemi amorosi con la Stefania C.... povera Lara... Durante il percorso scout mi squarciai un ginocchio, un sacco di sangue, ed ancora adesso ho la cicatrice, e le caviglie le abbrustolii durante il passaggio alla marinara sulla corda... accidenti alle calze corte! Arrivò quindi l'ultimo anno di reparto, Nanni diventò capo reparto, e ci portò ad esplorare altre grotte. Per il campo estivo tornammo ad Upega, dove con Onne facemmo l'Hyke in cima al Marguareis, costruendoci un riparo con le pietre ed un telone sopra. Il telone poi durante la notte lo togliemmo perché col vento ululava... meglio il freddo che il rumore assordante. Dalla cima del Marguareis c'era un silenzio di tomba, intorno a noi solo montagne, sopra le stelle, nessun barlume di civiltà nei dintorni. Magnifico. Ed inquietante. La mattina ci vennero incontro l'Ivana, la Valle e la Letizia, che avevano dormito giù al rifugio (o nel pianoro ancora più in basso). Insieme tornammo verso il campo, percorrendo la camionale... Era l'ultimo anno di Reparto, l'anno successivo si sarebbe cresciuti, si entrava in Noviziato e poi in Clan. Basta col divertimento, si faceva sul serio. Questo almeno era quello che pensavo io... invece anche in Noviziato mi divertii un sacco, ritrovai Aldo come Maestro dei Novizi, coadiuvato dalla Angela Marré Brunenghi. Di novizi eravamo pochi, meno di 10, ma molto affiatati e con voglia di fare. La Route fu l'esperienza più bella che mi ricordi di quegli anni. Route nella Valle delle Meraviglie (un classico!). Partenza da Casterino, dove non c'erano corriere che ci portassero al Lac de Mesches, e quindi con l'autostop (il primo di una lunga serie) arrivammo al lago, e poi attraverso la Valmasque, al rifugio sul lago. Da qui, percorrendo la Valle delle Meraviglie con i suoi graffiti, superata la Costa del Diavolo, siamo scesi verso la civiltà, a Saint Martin Vesubie. Bellissimo borgo, dove abbiamo fatto il pieno di viveri (grazie a Marco L.) e poi, sempre in autostop, verso il Colle di Fremamorta, per tornare in Italia dalle Terme di Valdieri (precisamente dalla Casa Reale di Caccia). 7 giorni intensi, eravamo solo 3 tende, 6 ragazzi (io, Onne, Ivana e Luca come Novizi, Aldo e Angela come Maestri), 2 chitarre, tanta musica e divertimento. Componemmo anche la canzone della route, "C'ho le ciocche rock". Il passaggio al Clan fu ben più doloroso. C'erano persone più adulte, io non mi trovavo a mio agio, sempre chiuso in me stesso, il Capo Clan Massimo T. non mi andava a genio, tutto questo mi faceva partecipare sempre meno attivamente alle riunioni (ci andavo, ma partecipavo poco), e mi avvicinavo sempre più al servizio volontario. Comunque, alcune attività di Clan mi piacquero molto e furono, ad esempio, Il Raid. Il Raid del primo anno fu quello che mi diede maggiori emozioni, con Onne come compagno, ci preparammo alacremente per portare sulle spalle il meno possibile, e far portare il più possibile ai capi. Questo perché le tende ce le portavano loro, e quindi nascondemmo dentro alle tende tutto quello che non ci sarebbe servito prima di sera (come la cena, mi ricordo di quelle cotolette nascose dentro il sacco dei picchetti...). Col treno arrivammo fino a Pietrabissara, dopo Isola del Cantone, e da lì, a piedi, raggiungemmo Voltaggio, poi il Tobbio (dove dormimmo) ed il giorno dopo scendemmo ad Acquasanta. 40 chilometri in linea d'aria in totale!!! Una gran bella camminata, molto stancante, ma con delle belle tappe. Il secondo anno di Clan andammo a scalare il canalino dell'Aiona in cordata con tanto di ramponi e piccozza. Il Raid del terzo anno di Clan si svolse a Cabella Ligure - Monte Antola - Genova, un po' confusionario visto che una coppia di ragazze si perse nel bosco e si rifugiò in una casa non so dove... tutta la notte i capi si misero alla ricerca delle ragazze, e la mattina non partimmo finché non le trovarono. Quindi percorso più breve (meno male, ero distrutto quel giorno, meno male che c'era Onne che mi portava lo zaino... e se avesse potuto, avrebbe portato in spalletta anche me!).Parliamo invece ora del servizio, quello che il primo anno di Clan si fa extra associativo e gli anni successivi in associazione. Il primo anno andai ad animare i bambini di Megli, in teoria con la Madda, in pratica ero sempre da solo perché la Madda si e no sarà venuta una volta solo... Facevamo diversi giochi, alcune domeniche poi li portavo fuori da Megli addirittura! Una volta sul Monte di Portofino (che conoscevo bene, ma i genitori erano contrari perché pensavano che li portassi sul sentiero dei tubi, invece da S. Rocco scendemmo alla Punta e da lì prendemmo il battello), e un'altra volta salimmo all'Ascensione, proprio sopra Megli, per il grande gioco degli Indiani Tanquireyn. In entrambe le occasioni ci fu Barbara con me per tenerli d'occhio, non avrei potuto andare da solo.Come ho detto prima, il secondo anno normalmente si svolge servizio associativo, ma io non so perché, ma svolsi nuovamente servizio extra associativo. Andavo a far compagnia a Claudio, un ragazzo con dei problemi psichici, amante della musica (sentivamo spesso la radio e lui con la chitarra accennava degli accordi). I suoi genitori invitarono una domenica me e Barbara nella loro casa di campagna. L'anno successivo entrambi i genitori morirono a Natale, a distanza di pochi giorni l'uno dall'altro, e di Claudio ho perso i contatti.Finalmente, il terzo anno potei entrare in servizio associativo. Scelsi chiaramente i Lupetti, perché mi trovavo a mio agio con bambini piuttosto che con ragazzini. L'avventura cominciò gradualmente, col campeggio del '91 a fare il cuciniere insieme a Mang (Marco A.) in veste di Fratel Bigio (scelto perché il Fratel Bigio che avevo avuto io era simpaticissimo), e l'anno successivo ero nell'organico ufficiale dei Vecchi Lupi, con la Daniela in veste di Akela. Tante belle avventure, è stato bello organizzare le cacce, i giochi, conoscere i bambini (Alice P. ad esempio!), insomma, era la mia nuova vita! In quell'anno, finite le scuole, cominciai a lavorare come Vigile Urbano a Camogli. Questo mi portò a non partecipare a molte Cacce, ed anche il campo estivo lo presi da metà, solo 4 giorni. Ma intendevo rifarmi con l'anno successivo.Invece non entrai mai in Co.Ca. Non mi diedero la partenza, non presi la partenza. La motivazione era perché non partecipavo alle riunioni e tutto il mio impegno era riservato al servizio, tralasciando la comunità del Clan. Così, sarei stato accettato in Co.Ca. con riserva, cioè senza partenza e con l'obbligo di non svolgere nessun servizio per un anno. Fu una coltellata alle spalle. Non potevo vivere senza il Branco. Così mollai tutto, Branco, Clan, Scout, e, senza perdere le amicizie importanti (Alice era ormai cresciuta e non era più la bambina, la mia "nipotina", ma una grande amica con cui confidarmi, un'amica che sapeva dirmi le cose in faccia, come non ero capace io di fare. Purtroppo all'epoca del mio matrimonio lei non era ancora maggiorenne, altrimenti sarebbe stata la mia testimone di nozze... (cosa avevate capito???) :-D ), dicevo, senza perdere le amicizie importanti, mi ritirai dal Gruppo Golfo Paradiso di Recco.