Il sacello, posto al centro dell’Acropoli, presenta delle dimensioni notevoli per l’epoca dal momento che ha un diametro di circa 15 metri ed è costituito da una doppia cinta muraria formata da blocchi ciclopici.
Quando gli archeologi iniziarono le loro indagini, lo trovarono completamente coperto, simile a una grande piattaforma gradinata. Dal ritrovamento di un frammento di una trave lignea carbonizzata e di cocci di tegole e coppi, gli studiosi hanno intuito che il sacello doveva ospitare una struttura rettangolare con copertura a spiovente. Gli scavi hanno poi confermato questa ipotesi e rivelato anche che il sacello era stato più volte ristrutturato e adattato agli scopi rituali: quello che avevano visto prima dell’inizio degli scavi era solo il momento finale di un edificio dalla lunga storia.
La costruzione infatti ha attraversato diverse fasi edilizie. Essa sorge su un edificio di forma rettangolare risalente a un periodo compreso tra il X e il IX secolo a. C..
All’VIII secolo risale, invece, la prima cinta muraria circolare alla quale nel secolo successivo ne viene aggiunta una seconda che restringe il perimetro del sacello.
Stupisce il fatto che a Polizzello si ritorni a utilizzare costruzioni di tipo circolare sicuramente più arcaiche rispetto a quelle rettangolari. Inoltre, questa scelta avrà implicato uno sforzo economico considerevole per la popolazione e quindi la motivazione doveva essere veramente forte e significativa.
Il ritorno alle forme circolari antiche e quindi ormai “fuori moda” avrà avuto una valenza simbolica di recupero di identità da parte di un popolo, quello dei Sicani, che assisteva quasi impotente all’avanzata dei Greci giunti in Sicilia proprio in questo periodo.
Nel VI secolo il sacello E viene modificato e trasformato in un basamento su cui si ergeva l’edificio rettangolare con copertura a spiovente di chiara influenza greca.
I ritrovamenti archeologici dimostrano che l’edificio ha avuto una destinazione sacra in tutte le sue fasi di vita.
Sacello A
Costruito tra l’VIII e il VII secolo a.C., il sacello A ha un diametro di m. 8 e si trova quasi a ridosso del sacello E.
Esso presenta una tecnica costruttiva particolare in quanto è costituito da un muro perimetrale a doppia cortina riempita con terra e pietre secondo la tecnica costruttiva dell’emplecton.
All’interno è presente una banchina sul lato ovest e un blocco di pietra che ricorda un altare.
Il sacello nasconde una parte più antica nota agli archeologi con il nome di Edificio Nord costruito nel IX secolo sui resti di un’altra struttura ancora più antica e databile nel X secolo.
Dai ritrovamenti effettuati è emerso che l’Edificio Nord aveva avuto da sempre una funzione sociale e rituale a riprova della sacralità dell’area fin da quando i primi abitanti di Polizzello vi si stanziarono.
Sacello B
Costruito nel VII secolo a.C., quando l’antica città di Polizzello stava attraversando il periodo di maggiore splendore, il sacello B con il suo diametro di circa 10 metri si trova tra il sacello A, con cui condivide una parte del muro perimetrale, e il temenos.
Presenta l’ingresso nella parte sud davanti al quale è visibile un piazzale acciottolato con banchine rialzate; sul lato est invece c’è un piccolo vestibolo e all’interno una banchina anulare che corre per parte del perimetro.
Al centro del sacello è stato ritrovato un focolare formato da mattonelle fittili e nord-ovest una piccola struttura quadrangolare più antica e probabilmente usata come altare.
La storia di questo sacello è molto particolare. Le deposizioni che ospitava dovevano essere talmente importanti che nel momento in cui il santuario viene abbandonato e cioè intorno alla metà del VI secolo a. C. il sacello venne completamente ricoperto, permettendo così che giungessero quasi integri fino a noi reperti straordinari.
Sacello C
Costruito nel corso dell’VIII secolo, il sacello C aveva dimensioni monumentali, dal momento che presentava un diametro di 16 metri. Al suo interno è stato ritrovato un grande focolare dove probabilmente avveniva la cottura e la consumazione dei pasti rituali.
La sua edificazione, quasi contemporanea a quella del grande sacello E, fa pensare alla volontà della popolazione locale di costruire un tempio di proporzioni notevoli in grado di diventare il punto di riferimento religioso di tutti i Sicani. Questo ambizioso progetto insieme al desiderio di riaffermare la propria identità e quindi di ritornare alle forme architettoniche circolari ci dà un’idea dell’importanza che l’antica città di Polizzello doveva avere.
Il sacello subisce una sostanziale modifica nel corso del VII secolo quando una parte di esso viene sacrificata per la costruzione del sacello D. sulla restante parte, invece, viene edificata una struttura a tre vani denominata dagli archeologi edificio G.
Oggi il sacello ha una particolare forma ad «esedra» che lo contraddistingue.
Sacello D
Il sacello D nasce nel corso del VII secolo a. C. ed è il frutto di un evidente cambiamento che interessò in quel periodo la comunità di Polizzello. Le sue dimensioni sono più ridotte rispetto agli altri sacelli, ma dovette rivestire un ruolo di fondamentale importanza in considerazione delle tipologie di offerte votive in esso ritrovate.
L’edificio sorge su una più antica costruzione a due vani e nel corso del VI secolo subì un’ulteriore modifica grazie all’aggiunta di un ingresso di forma rettangolare, anche questo di carattere sacro come dimostrato dalle deposizioni ritrovate.
A metà del VI secolo il sacello D ebbe la stessa sorte del sacello B: fu completamente ricoperto con uno strato di terra e pietre quasi a preservare anche in questo caso le offerte che conteneva. Qualcuno, però, continuò a onorare il posto facendo deposizioni in piccole fosse appositamente scavate.
Edificio F
La costruzione identificata come edificio F nasce in un momento tra il VI e il V secolo a. Cristo, quando ormai il santuario di Polizzello era stato abbandonato. Si tratta di un grande recinto di forma rettangolare posto in un’area che in precedenza era rimasta sempre libera da costruzioni.
Il recinto probabilmente veniva usato per i sacrifici di animali e sembra documentare la presenza sull’acropoli di popolazioni non più solo sicane, ma greche.