DADAISMO
Opera realizzata tra il 1915 e il 1923, caratterizzata da due grandi lastre rettangolari di vetro, sovrapposte e separate a metà da una cornice d'acciaio (dimensioni 2,72 x 1,75 m) dipinte con colori a olio e vernici, inserti di lamina, fili di piombo e argento, materiali che nell’arte non si erano mai visti e usati in quel modo; non contento Duchamp ha anche lasciato anche che la polvere si accumulasse sul vetro mentre l’opera giaceva orizzontale nel suo studio. In seguito, incollò la polvere su una parte dell’opera, come simbolo di ciò che accade per caso.
Presenta anche gravi lesioni, causate da una caduta durante un trasporto, che Duchamp non ha mai voluto riparare, considerandole come un intervento del caso e quindi, parte integrante dell’opera.
La scelta del supporto, inoltre, crea continue e nuove commistioni tra l’immagine dipinta e l’ambiente circostante. Il vetro, infatti, data la sua trasparenza, accoglie dentro di sé ciò che accade al di là, cambiando continuamente. L’opera, quindi, è con tutto ciò che gli passa intorno, anche lo spettatore che si specchia in esso.
Nel 1923 per sua volontà, lascia l'opera "definitivamente incompiuta". Attualmente è possibile vedere il "Grande Vetro" esposto presso il Philadelphia Museum of Art, che lo conserva dal 1954.
Gli elementi rappresentati sono tutti i personaggi ed entità astratte e misteriose, raffigurano il personaggio simbolico della Sposa, ossia l'oggetto del desiderio, collocato in alto, e i suoi corteggiatori in basso, avviliti dall'impossibilità di raggiungerla poiché le due parti sono del tutto separate dalla cornice.
Nella parte superiore si trova il "Regno della Sposa", lo spazio è immobile, occupato da un oggetto simile ad una nuvola che sarebbe la "Via Lattea", con tre fori detti "Pistoni di corrente d'aria" o "Reti", nove buchi che rappresentano "L'area dei Nove spari" che Duchamp realizza con dei fiammiferi inzuppati nella vernice e sparati sul vetro usando un cannone giocattolo.
L’azione inizia nell’angolo in alto a sinistra con la “Sposa”, un elemento che ricorda un insetto stecco, che si sta spogliando per sedurre per gli “scapoli”, rappresentati nella porzione in basso a sinistra del vetro, che attratti dalla Sposa vorrebbero conquistarla, ma il loro luogo di esistenza è in una zona completamente diversa e non possono provare nemmeno ad avvicinarsi.
Nella parte in basso si trovano le aree dette rispettivamente "Cimitero delle uniformi e delle livree" e "Regno dello Sposo", o "Apparecchio Scapolo".
Al centro del "Regno dello Sposo" c'è "La Macinatrice di Cioccolato", una strana macchina composta da rulli e sul fusto mediano, detto "Baionetta", si trovano le "Forbici" che si collegano con l'elemento "Carrello, Slitta o Scivolo" a sinistra.
I nove scapoli sono come gusci vuoti, indossano delle divise che rappresentano categorie e non più individui (il becchino, il barista, il poliziotto, il corazziere), sono ridotti ad automi che compiono un movimento doppio in avanti e indietro muovendo la macinatrice di cioccolato, collegati attraverso "Vasi capillari" e restano in comunicazione con i "Sette Setacci", mossi dal desiderio di raggiungere il Regno della Sposa (Duchamp sceglie questa macchina del cioccolato come simbolo del desiderio e del piacere).
Man mano che gli scapoli si eccitano, le loro forme si riempiono di quello che Duchamp chiamava “gas illuminante” invisibile (rappresenta il desiderio degli Scapoli per la Sposa), che provocando una “cascata immaginaria” fa girare il mulino ad acqua sotto di loro. Quell’azione fa scorrere avanti e indietro un meccanismo rettangolare che muove le due aste e che, a loro volta, aprendosi e chiudendosi, mettono in moto le ruote della macchina che macina il cioccolato. Mentre il meccanismo si muove, il gas illuminante degli scapoli si trasforma in liquido e si accumula nei setacci a forma di cono. Dai "Setacci" partono zampilli che scorrono nell’angolo in basso a destra e poi, spinti verso l’alto, attraverso i tre elementi circolari, verso una lente d’ingrandimento, in alto, nel regno della Sposa (rappresentano l’intenzione degli scapoli per fecondare la Sposa).
L’obiettivo per ogni Scapolo è quello di mettere a segno il suo tiro all’interno di una delle tre finestre quadrate della nuvola, che volteggia nella parte superiore del vetro. Se uno di loro riuscirà a farlo, conquisterà la Sposa e potranno consumare fisicamente il loro amore.
Il concepimento non avviene, nessuno si è avvicinato al bersaglio, sul lato destro del piano della Sposa, ci sono nove piccoli punti (segnati sparando i fiammiferi, intinti nella vernice, sul vetro con una pistola giocattolo). gli Scapoli non possono raggiungere la Sposa e il loro amore per lei rimane insoddisfatto, anche per la presenza di un altro elemento dell’opera, cioè la casualità degli eventi. Poiché il vetro che costituisce l'opera è trasparente, secondo il punto in cui viene collocata di volta in volta, cambia lo sfondo che si può intravedere dietro i soggetti in modo del tutto occasionale.
Il “Grande Vetro” vuole rappresentare il desiderio erotico e allo stesso tempo, l’impossibilità di conciliare l’universo maschile con quello femminile. Oltre al racconto dell’attrazione amorosa e della frustrazione, Duchamp ha stratificato idee e fenomeni scientifici come l’elettromagnetismo e la telegrafia. La Sposa comunica i suoi sentimenti erotici dalla sua lastra di vetro al regno degli Scapoli con onde elettromagnetiche, come un segnale radio o un telegrafo senza fili. La forma della sposa riporta anche all’antenna telegrafica in cima alla Torre Eiffel, che era fonte di grande interesse popolare ai tempi di Duchamp. Come antenna, può inviare e ricevere messaggi invisibili attraverso lo spazio, purtroppo però gli Scapoli non sono così avanzati per ricevere le sue comunicazioni. Duchamp immaginava il regno della Sposa come la misteriosa quarta dimensione dello spazio, un piano superiore a quello degli Scapoli che vivono nel nostro comune mondo tridimensionale, spiegando in questo modo il motivo dei loro problemi di comunicazione e i tentativi falliti di trovare l’amore.