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Alessia Pugliatti Mama Africa - Venezia

Alessia, la voce dei diritti umani

E’ morta a Venezia la cantante messinese conosciuta per la sua straordinaria voce, l’amore per l’Africa e l’impegno civile


di Emilio Raimondi


(“Centonove”, settimanale di Messina, 12 gennaio 2017, pag 36)


Alessia Pugliatti, cantante messinese, è morta il 31 dicembre 2016. Trasferitasi a Venezia da giovanissima per l’Università, era conosciutissima per la sua straordinaria voce, per l’amore per la cultura africana, per la difesa dei diritti umani, per l’impegno per il riconoscimento dei diritti civili.


Ci sono donne e uomini a cui la morte è estranea per definizione. Per come scelgono di vivere, per come attraversano la propria esistenza, per come incrociano la tua esistenza e quella degli altri, per la loro generosità e presenza. Alessia era una di queste donne. Bastava il suo solo sguardo. Sono i segni che solo alcune persone ti lasciano, incidendo la tua biografia. Sono rare le persone che, con intensità assoluta hanno portato dentro e conservato, hanno manifestato, hanno condiviso il proprio essere messinesi, siciliani e l’hanno fatto amare.

Alessia l’ha fatto a Venezia sin da quando, studentessa, ha fatto della sua voce, del suo canto, il suo modo di stare al mondo: caldo, esuberante e, insieme, timidamente nascosto dietro i suoi vestiti sempre curatissimi o i ninnoli o quel suo modo di ridere con la mano davanti alla bocca, per non ostentare la sua felicità evidente. Così tanto, insieme, esuberante e timida, che, invitati a pranzo da amici carissimi, e lei col suo futuro sposo, non riuscì nemmeno a dirmi che si sarebbe sposata. Nè io, che lo sapevo, sono riuscito a chiedergli nulla. In questa tenerezza e pudore e in questo rispetto, io e la mia famiglia, come lei e la sua famiglia, ci conosciamo da sempre, da Messina: per quegli incroci che, rendendoci vicinissimi prima e poi lontani fisicamente, legano per sempre. Io ero andato via da Venezia, Alessia era rimasta a Venezia dove, anche grazie alla sua ipnotica voce, aveva abbracciato non solo l’amore per la cultura e la musica dell’Africa ma anche la battaglia per il riconoscimento delle forme di amore senza steccati a cui dovevano essere riconosciuti eguali diritti civili. Il suo matrimonio con Bakary Kone, a giugno del 2015 a Forte Gazzera, è stato il luogo e il momento in cui tutti questi fili si sono annodati e in cui amici e amiche di tutte le fasi della sua esistenza si sono ritrovati liberi e felici grazie a lei e al suo sposo. Ed è stato il luogo e il momento in cui anche la sua famiglia ha intuito quanto affetto, tensione, amore, vicinanza, legami, passione e amicizie Alessia avesse addensato e costruito intorno a lei. Tutto questo anche grazie all’impegno nei corsi di lingua italiana ‘Libera la Parola – Marghera’ (PDF - 7,2 MB), alla sua disponibilità e presenza in diversi gruppi musicali o al suo impegno come referente del Padiglione portoghese alla Biennale d’arte.

E’ questa forza d’esistenza, questa intensità, questa timidezza, sono questi segni sulla vita altrui, come la memoria delle risate, delle cene, delle notti passate insieme e il suo canto, come le scelte di campo e la memoria degli intrecci delle nostre biografie che rendono Alessia sfuggita alla morte sin dall’inizio – poiché nessuno di noi la dimenticherà mai – e la sua assenza un dolore senza misura.