Biografia -
Biography

Alessia Melania Pugliatti

“Mama Africa”


Alessia Melania nacque a Messina (Sicilia) alle due e trenta di notte di giovedì 30 ottobre 1975. Terza e ultima figlia di Vincenzo Pugliatti e Claudia Cucinotta.


Svolse tutti gli studi fino al liceo nella città natale: da bambina frequentò la scuola materna all’Istituto Sant’Anna, gestito da suore, le elementari al “Francesco Crispi” e le medie al “Verona Trento”; infine, si diplomò al liceo classico “Giuseppe La Farina”. Si impegnava nello studio senza mai chiedere né aiuto, né raccomandazione, che anzi odiava. Fin da piccola mostrò interesse per il canto e la musica in generale, ma anche per la moda (disegnava modelli di vestiti) e per lo studio delle lingue straniere, senza voler mai esibire le proprie doti in pubblico, esprimendo grande timidezza nei confronti di tutto ciò che è spettacolo. Già in tenera età sentiva il bisogno di intervenire se vedeva persone litigare, sia tra i propri familiari ma anche tra persone a lei sconosciute, pacificando gli animi per ristabilire l’armonia.

La vita familiare ha sempre rappresentato motivo di malessere. Cresciuta in una famiglia caratterizzata dal cattolicesimo molto formale, ma pochissimo concreto, del padre, si oppose ben presto alle convenzioni religiose del genitore diventando atea, pur mantenendo profondo rispetto verso tutte le religioni.

La mancata serenità fra le pareti domestiche, influenzerà tutta la sua vita, dai primi anni fino alla morte. Anche per questo, non appena conseguì la maturità classica, a diciassette anni appena compiuti, nonostante il forte legame con la madre e il fratello Carmelo, decise di partire alla volta di Venezia, per non rimanere incastrata negativamente in una quotidianità che non aveva scelto, e per ricercare in un’altra città un’esistenza più serena. Di mentalità molto aperta, odiava le ipocrisie e i pregiudizi. Il suo desiderio era fuggire dal mondo della media borghesia, con cui si vedeva costretta a confrontarsi nella sua città natale, e di cui non voleva far parte, discostandosi dalle finzioni di questo, e da tutto ciò che sapesse di bigottismo.


Partendo per Venezia, allontanandosi da una vita familiare dissestata, era alla ricerca di una famiglia propria, che fosse serena e senza alcun interesse materiale; ma soprattutto volendo avere dei figli, per dare loro tanto amore, donandosi totalmente.

A Venezia si iscrisse all’Università “Ca’ Foscari”: in Lingue e Letterature Straniere (portoghese e inglese con indirizzo storico-culturale/vecchio ordinamento). Il grande impegno profuso le consentì di ottenere ottimi voti, nella media del trenta e trenta e lode, ma le beghe familiari non le dettero la giusta tranquillità per arrivare alla laurea, nonostante avesse ultimato gli esami e stesse già redigendo la tesi: “La scrittura epifanica di Clarice Lispector”. Si bloccò, anche, a causa della sua insicurezza ad affrontare la presentazione di questa, non sentendosi all’altezza per farlo.


Era una ragazza profondamente umile, tanto da non essere affatto consapevole delle sue grandi doti.

Nonostante avesse, a detta di tutti, una bellissima voce lirica, non si considerava quasi mai in grado di salire su un palcoscenico, e lo faceva solo se fortemente incoraggiata e sostenuta da chi le stava intorno e ne apprezzava le doti vocali, che esprimevano in pieno ciò che era: fortissima e timidissima nel contempo.

Ragazza semplice che amava la semplicità, non cercava mai nell’uomo che avrebbe voluto incontrare qualità materiali, e anzi simpatizzava per i migranti e le persone umili.

Alessia amava molto i “matti”, che considerava le persone più vere di questo mondo, non avendo regole ed essendo perciò libere di esprimersi.

Si dedicava totalmente, e gratuitamente, all’insegnamento dell’italiano agli stranieri, occupandosi in prevalenza del gruppo più vulnerabile: gli analfabeti. Considerava lo studio della lingua un diritto da offrire a chi desiderasse vivere in una città straniera, in quanto strumento di libertà. È proprio in questo contesto che conobbe Bakary Kone, ivoriano, che Alessia sposò la mattina di sabato 27 giugno 2015.

Spesso, conoscendo molto bene la lingua italiana (e non solo), assisteva chi ne avesse bisogno a compilare, correggere e impaginare al computer curricula vitae, tesi o altri testi, e aiutava nella ricerca di offerte di lavoro.


Nonostante le traversie familiari, altrui e del mondo intero, di cui si prendeva cura, si rivolgeva agli altri mostrandosi sempre sorridente e colorata, tenendo nascoste le sue ombre per non essere di peso a chi la circondava.

Era considerata mamma da tutti i migranti residenti a Venezia, tanto da ricevere da loro stessi l’appellativo di “Mama Africa”: la sua famiglia era composta da loro e da chiunque le chiedesse aiuto, fornendo supporto sia materiale che consigli, donandosi generosamente e totalmente agli altri ma soprattutto agli ultimi.

Non viaggiò molto e il suo sogno, visitare il Brasile e l’Africa, rimase tale.


Era ironica ma, soprattutto, autoironica.

Provava a essere sempre positiva, cercando di trovare il lato buffo e scherzoso delle situazioni, nonostante il profondo dolore che l’aveva accompagnata per gran parte della sua vita: riusciva a trasformare in aneddoti divertenti anche le esperienze più dure che aveva attraversato.

Di lei gli amici ricordano la gioia di vivere e il meraviglioso sorriso.

Era una ragazza molto matura e intelligente.

Ebbe sempre un profondo senso della giustizia che si palesava anche nei semplici gesti di tutti i giorni: quando era il momento di distribuire il pasto tra i commensali, si prendeva cura che il cibo non venisse sprecato, razionandolo equamente tra tutte le persone a tavola.


Per non gravare totalmente sulla sua famiglia, soprattutto, e anche sui suoi tantissimi amici, preferì informare della sua malattia:


(una forma tumorale rarissima a localizzazione pleuropolmonare, prevalentemente nel campo polmonare di sinistra)


solo pochi tra questi, per lo più quelli che le erano “fisicamente” più prossimi. La sua scelta, di sicuro dolorosa sia per lei, sia per chi le stette accanto negli ultimi mesi, fu motivata dalla necessità di non dare carico dei suoi dolori agli altri, nascondendo loro i propri problemi; essendo per lei essenziale non essere di peso o di preoccupazione per le persone care. La maggior parte di quelli che le erano vicino lo erano per il cuore: lei amava il suo prossimo, amava tutti, e questa energia che emanava attirava l’amore. Il personale delle strutture ospedaliere in cui fu ricoverata raccontava agli amici che le stavano vicino che quasi mai aveva assistito a un tale calore umano nei confronti di una persona malata.


Negli ultimi mesi di vita, durante il suo calvario, nonostante si fosse fino ad allora professata atea, chiedeva a tutti i suoi amici che pregassero per lei: ai credenti di pregare Dio e ai non credenti di inviarle comunque pensieri ed energia positiva. Si congedò dai suoi amici annunciando loro la sua probabile scomparsa, ma affermando che, qualunque fosse l’esito del suo male, loro sarebbero rimasti per sempre nel suo cuore.


Cessò di vivere alle ore 7:00 del mattino di sabato 31 dicembre 2016, dopo aver trascorso appena quaranta anni più uno su questa Terra. Per volontà di Alessia, le sue ceneri furono immerse nella Laguna di Venezia. Però, gli amici poterono compiere il rito solamente la mattina del giorno di sabato 8 aprile 2017, dopo molto tempo dalla morte. Venne organizzata per quel giorno una festa in suo ricordo, con musica, cibo e amicizia, piuttosto che un mero atto funebre. Una festa era stata organizzata anche nel giorno del suo funerale, martedì 3 gennaio 2017, che era stato ospitato come funerale laico nella Chiesa della Resurrezione alla Cita di Marghera (Venezia) grazie alla grande sensibilità del parroco Don Nandino Capovilla, che aveva avuto modo di conoscerla e apprezzarne l’umanità e la generosità. Feste e non esequie, proprio come Alessia avrebbe voluto. Infatti, Alessia, nel corso della sua esistenza, non volle quasi mai andare ai funerali, non volendo rattristarsi né rattristare gli altri.


BIOGRAFIA
di Alessia Melania “Mama Africa” Pugliatti -
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Foto/Photo: Paolo Giocoso