Storia
L'area del comune di Carro era già abitata in epoca preistorica. Castelfermo e Cota, nelle vicinanze, sono due stazioni liguri dell'età del ferro, sedi di "castellari" databili al V sec. a.C. e sono tutt'ora oggetto di importanti studi archeologici. Successivamente la zona è stata interessata dalla dominazione romana e durante l'Alto Medioevo, dal monachesimo. In epoca signorile la frazione ha seguito le vicende della Repubblica di Genova a cui tutta l'area e quindi anche Carro è appartenuta: contesa da varie casate, dagli Estensi ai Malaspina, dai Fieschi ai Da Passano dal punto di vista amministrativo Carro ha fatto parte di diverse podesterie (Sestri levante, Framura) fino a diventare podesteria autonoma nel 1556. Secondo una relazione del podestà Gio Battista Ferrari nel 1627 ad Agnola sono presenti 15 fuochi (famiglie) pari a 72 abitanti su un totale di 1281 nell'intero territorio comunale. In epoca napoleonica la zona, in quanto appartenente alla Repubblica di Genova, subisce le ingerenze dell'impero francese; nel 1797 la reazione dei valligiani di fronte all'atteggiamento giacobino soprattutto nei confronti della religione cattolica è assai diffidente e si osservano nella vallata reazioni contro - rivoluzionarie. Con la Restaurazione l'area passa sotto il Regno di Sardegna e ne segue un po' sonnecchiosamente le vicende risorgimentali. Con l'Unità d'Italia Carro e l'alta Valle (Varese) da sempre gravitanti intorno all'area rivierasca del Tigullio vengono incluse nella provincia di Genova, solo in epoca fascista entreranno a far parte della provincia della Spezia.
Il nome
Agnola (N.B. la parola è sdrucciola, con accento tonico sulla prima "a") deve il suo nome al rio omonimo da cui è attraversata: non è possibile determinare con certezza, in realtà, se è stato il rio che ha dato il suo nome al borgo o viceversa. Non è chiara l'origine del toponimo: potrebbe derivare dal latino Agnus/agnolus (agnello/agnellino) e potrebbe rimandare alla presenza nel territorio di greggi di ovini oppure dall'italiano arcaico in cui è attestata la dizione "agnolo" per "angelo" nel senso per esempio di luogo ameno, abitato dagli angeli.
L'ambiente naturale
Il paesaggio è prevalentemente boschivo e costituito dalla tipica macchia mediterranea. In passato la stretta fascia di terra digradante verso il territorio di Carro era stata tutta terrazzata e utilizzata per le colture agricole (principalmente vite e cereali), oggi totalmente scomparse. Il rio Agnola, in posizione molto defilata rispetto all'abitato, nasce a Castello, attraversando una strettissima valle confluisce nel Travo in Località Trambacco, dopo un percorso di circa 4,5 chilometri, per poi gettarsi nel Vara a Ponte Santa Margherita. Il rio Agnola è stato inserito dalla Provincia, nell'ambito della politica di valorizzazione dell'attuale Piano Territoriale, tra i tratti torrentizi di interesse naturalistico per la tutela della fauna minore. In particolare nel Rio Agnola si possono trovare esemplari dell'Ululone dal ventre giallo, un anfibio endemico minacciato a livello regionale.
La piazza
La piazzetta che si trova all'inizio del paese e che affaccia sulla chiesa, l'unica del paese, ha avuto una sistemazione recente: è stata asfaltata nel 1958, espropriando i diversi proprietari che possedevano i terreni (qui estremamente frammentati) e coprendo il corso del piccolo rigagnolo oramai visibile solo sul lato nord della stessa. Ufficialmente è intitolata a San Gottardo, patrone del paese, ma per tutti è A nôxe. Sulla piazza infatti per moltissimi anni ha avuto dimora un maestoso albero di noce da cui appunto è stato preso l'epiteto. Oggi l'albero non è più visibile sulla piazza: malato, è stato abbattuto alcuni anni fa, ma il nomignolo è rimasto in uso. Nessun agnolese doc, parlando in dialetto, direbbe mai "Sun in su-a ciàssa" (sono sulla piazza) ma "Sun in su-a Noxe" (sono dalla, propriamente: sulla, Noce).
Il Carugio
L'abitato, oltre alla casa che affaccia sulla piazzetta e alcune viottole che dalla piazza si diramano per condurre ad alcune dimore limitrofe, è costituito da un'unica strada, senza sbocco veicolare, propriamente un carugio, che dalla piazza principale scende per un centinaio di metri fino al limite del complesso di edifici appartenenti alla famiglia Diamanti. Questo tracciato, oggi percorso solo a piedi o in bicicletta, fungeva in passato da strada comunale per collegare il piccolo borgo con il paese di Castello. Scendendo attraverso un sentiero oltre le ultime abitazioni si giunge infatti sul greto del Rio Agnola da cui si può risalire verso la frazione di Castello, e negli anni passati era l'unica via di collegamento tra i due borghi. Una diramazione della mulattiera, posta sotto alla proprietà Franceschini conduceva alla provinciale per Carro.
Per approfondire vedi: Agnola ieri e oggi
Il monastero benedettino di Agnola.
Ad Agnola, intorno al millequattrocento, viene fondato dai monaci seguaci di San Colombano un minuscolo monastero benedettino che era contemporaneamente ospizio con annessa una cappelletta (oggi incorporata in una abitazione privata e di cui resta visibile solo la sagoma dell'abside). I monaci dediti allo studio, alla preghiera e al lavoro, insegnarono ai residenti il modo per una coltivazione più razionale dei campi e diffusero il culto di San Gottardo, il vescovo tedesco vissuto intorno al mille che fu nell'Italia settentrionale durante la sua opera di evangelizzazione; del santo i monaci portarono con sé una preziosa icona: un altorilievo in marmo molto probabilmente ricavato da un sarcofago e lo elessero a patrono del piccolo centro. La cappella di Agnola come ente autonomo possedeva parecchie proprietà, nel cinquecento venne sostituita da una nuova costruzione, l'attuale chiesetta del borgo. Nell'anno 1871 il nuovo stato italiano incamerò tutti i beni della cappella di Agnola; messi all'asta furono acquistati dalla famiglia Franceschini, tuttora residenti nella casa ex-convento che conserva parte della struttura originaria: l'ambiente circolare (torre), portali ed iscrizioni nonché la bellissima testa apotropaica che costituisce uno dei motivi di maggior interesse culturale del paese.