LA PALESTRA DELLA MENTE
LA PALESTRA DELLA MENTE
LA PALESTRA DELLA MENTE
Centro per assistenza e sostegno alle persone con demenza in fase lieve e moderata
Aniene Rims, Ilaria Antiri
La tesi di laurea in Architettura di Ilaria Antiri, intitolata La palestra della mente e sviluppata all’interno della ricerca Aniene Rims coordinata dal prof. Antonino Saggio, affronta con notevole profondità il tema della relazione tra architettura, paesaggio e cura. Il progetto si configura come un Centro di assistenza e sostegno per persone affette da demenza in fase lieve e moderata, situato lungo le sponde del fiume Aniene, in prossimità della stazione di Rebibbia e della Riserva naturale della Valle dell’Aniene. La scelta del sito non è neutra: si tratta di un’area fragile, marginale e caratterizzata da criticità idrogeologiche, ma proprio questa condizione di precarietà diventa occasione per una riflessione ampia sul ruolo dell’architettura contemporanea come strumento di rigenerazione ambientale e sociale.
Uno degli aspetti più rilevanti della tesi è la centralità attribuita al paesaggio come dispositivo terapeutico. L’area non è trattata come semplice sfondo dell’intervento, ma come matrice progettuale: le curve di livello diventano linee guida per percorsi, rampe e superfici calpestabili, trasformandosi in elementi architettonici. In questo contesto si inserisce la proposta di un giardino bioenergetico terapeutico, studiato attraverso ricerche scientifiche sui campi elettromagnetici generati dalle essenze arboree. L’intenzione è chiara: creare spazi che non solo rispettino l’ambiente naturale, ma che possano contribuire attivamente al benessere psicofisico degli utenti. L’architettura, in questa visione, si pone come estensione della natura e strumento di cura.
La dimensione sociale del progetto è altrettanto centrale. Il titolo stesso, La palestra della mente, rimanda a un luogo capace di stimolare e mantenere vive le capacità cognitive, ma anche di favorire la socialità. Non si tratta di un semplice centro sanitario, bensì di un organismo complesso e inclusivo, nel quale convivono funzioni diverse: spazi per la riabilitazione, un ambulatorio, ma anche un bar, una biblioteca e una mensa, destinati a pazienti, familiari e comunità circostante. In tal senso, il progetto recepisce le linee guida del programma europeo MeetingDem, che promuove infrastrutture di prossimità per la gestione condivisa della demenza. La tesi di Antiri si distingue perché traduce queste indicazioni in un linguaggio architettonico coerente, trasformando il centro in un luogo aperto e comunitario.
Dal punto di vista compositivo, l’edificio è organizzato attorno a una corte centrale che genera tre corpi edilizi, collegati da percorsi e fruibili anche in copertura. Questa scelta non ha soltanto un valore formale, ma risponde a esigenze precise: garantire orientamento e riconoscibilità degli spazi, condizioni fondamentali per chi soffre di deficit cognitivi. La distribuzione diventa così un dispositivo spaziale inclusivo, che unisce funzionalità terapeutica e apertura paesaggistica.
Un ulteriore elemento di interesse è il rapporto con il rischio idrogeologico. L’edificio non si limita a difendersi dalla presenza del fiume, ma la assume come condizione progettuale. Le strategie adottate – riprese dalla riflessione teorica di Gaetano De Francesco (Infrastrutture dell’acqua: Strategie adattive all’emergenza idrica dei mutamenti climatici, Quodlibet 2021) – si possono sintetizzare in quattro azioni fondamentali:
CORRUGARE per frammentare e articolare i volumi in modo da assecondare i flussi naturali;
ASSORBIRE attraverso superfici permeabili e sistemi di raccolta che trasformano l’acqua in risorsa;
INONDARE prevedendo spazi in grado di accogliere temporaneamente l’acqua senza compromettere la funzionalità del complesso;
SOLLEVARE elevando alcune parti dell’edificio per consentire il deflusso delle piene e ridurre l’impatto delle esondazioni.
Queste strategie fanno dell’architettura un’infrastruttura ambientale, capace di dialogare con le dinamiche naturali invece di opporvisi.
In conclusione, la tesi di Ilaria Antiri si distingue per l’approccio olistico e per la capacità di integrare dimensioni apparentemente distanti – paesaggio, terapia, comunità, resilienza ambientale – in un sistema coerente e innovativo. Ciò che colpisce maggiormente è la visione dell’architettura come atto di cura: cura della persona, attraverso spazi che stimolano la memoria e la socialità; cura della comunità, che ritrova un luogo di incontro e condivisione; e cura del territorio, che viene rigenerato e reso resiliente.
IL PROGETTO RACCONTATO DA CHI LO HA IDEATO
In che modo la presenza del fiume Aniene ha influenzato le scelte progettuali e quali strategie sono state adottate per trasformare le dinamiche naturali del corso d’acqua e la sua mutevolezza in opportunità architettoniche? Nel gesto progettuale, ti sei confrontata anche con un paesaggio già allagato?
Innanzitutto, allo stato di fatto l’area è caratterizzata da una stratificazione di curve di livello che degradano verso le sponde dell’Aniene, come se già la natura avesse lasciato spazio al fiume in caso di esondazione. Perciò, non sono andata a trasformare le dinamiche naturali del corso d’acqua, ma ho cercato di lasciare quello che già aveva realizzato la natura, andando a adattare l’architettura al paesaggio naturale. Personalmente nel gesto progettuale non mi sono confrontata con un paesaggio già allagato.
Può spiegare il concetto di edificio come infrastruttura resiliente e come questo si traduce nelle scelte progettuali e morfologiche rispetto al rischio idrogeologico? Hai favorito o scartato alcune tecnologie sopra altre?
L’architettura resiliente è un approccio progettuale che risponde ai cambiamenti climatici e ambientali realizzando edifici capaci di adattarsi a condizioni atmosferiche avverse. Qui parliamo di edificio come infrastruttura, dove si sono progettati gli edifici, i percorsi pedonali e di emergenza al di sopra della soglia critica di esondazione (fino a 3.00 m dalla quota regolare del fiume), mentre al di sotto si è progettato un grande parco urbano inondabile, così che in caso di emergenza idrogeologica l’edificio come infrastruttura resiliente possa continuare ad assolvere alle sue funzioni per cui è stato progettato, e contemporaneamente il parco potrà assolvere alla sua funzione di area di esondazione come previsto dal Piano di assetto idrogeologico (P.A.I). Nel progetto si è previsto anche di realizzare altre opere di difesa dal rischio idrogeologico, tipologie/tecnologie strettamente legate al convogliamento delle acque meteoriche, le quali possono essere conservate e filtrate prima di essere immesse nell’impianto di scarico.
Oltre al rapporto con il fiume, quali soluzioni o atteggiamenti progettuali ritiene più efficaci nel creare un dialogo armonioso tra architettura e paesaggio naturale?
Dal punto di vista della forma (volumetria) architettonica nel creare un dialogo armonioso tra architettura e paesaggio, ritengo sia importante per prima cosa studiare il paesaggio che ci troviamo difronte, andare sul posto per vederlo/toccarlo, fare dei plastici o modellarlo con software 3D. Questo permette di capire dove collocare il progetto senza modificare troppo le linee del paesaggio Dal punto di vista tecnologico si possono scegliere dei materiali che abbiano un impatto visivo minimo sul paesaggio naturale.
Puoi raccontarci il "Giardino bioenergetico terapeutico" e come lo hai integrato e utilizzato all’interno del progetto considerando i potenziali cambiamenti degli spazi esterni e della stagionalità? Consiglieresti di pensare anche spazi esterni non orientati alla cura con principi simili?
Il giardino bioenergetico terapeutico è stato posizionato volutamente nella quota più alta del progetto, quindi in un punto non a rischio idrogeologico, e in una zona protetta racchiusa a sud dal mio edificio e a nord da una scuola. Si, consiglio assolutamente di includere nei progetti spazi esterni con una forte presenza della natura (non per forza orientati alla cura della malattia), perché l’uomo ha bisogno di avere un contatto quotidiano con l’ambiente naturale che lo circonda.
Immagine generata con Intelligenza Artificiale in riferimento all'analisi condotta sulla Tesi "La Palestra della Mente"