Autoritratto della Crisi
Ada Marini
Si tratta di un immagine simbolica che esprime la tensione irrisolta tra progresso tecnologico e identità umana.
Il volto, iperrealistico ma estraneo, si innesta nel mezzo di trasporto imponendosi come fulcro di una composizione urbana sospesa tra artificio e resistenza organica. I rampicanti che si insinuano tra le fessure della carrozza e il verde che si affaccia sullo scafo suggeriscono un’eco della natura che riaffiora in forma residuale, quasi come un controcanto biologico all’ordine meccanico della città.
La crisi rappresentata è duplice e stratificata. È la perdita di un centro identitario in un sistema automatizzato che ingloba e annulla l’individuo. Il tram, veicolo del moderno, si arresta e si trasforma in un relitto simbolico, monumento di un’epoca in cui la corsa all’innovazione ha prodotto spaesamento più che direzione.
Il corpo si fa infrastruttura, e l’infrastruttura prende il volto di una crisi che non è più solo personale, ma culturale, ambientale e strutturale.