CONNECTED ROME
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CONNECTED ROME
Centro Culturale polifunzionale su via Flaminia
TTLine Roma, Francesca Restivo
La tesi di laurea in Architettura di Francesca Restivo, intitolata Connected Rome: Centro culturale polifunzionale su via Flaminia – TTline Roma, affronta con lucidità e visione il tema della rigenerazione urbana attraverso la riconversione dell’ex mercato rionale Flaminio I. Inserito in un nodo strategico della città, a ridosso di Piazzale Flaminio e delle Mura Aureliane, il progetto propone la realizzazione di un centro culturale polifunzionale che intreccia memoria storica, sostenibilità ambientale e nuove forme di socialità, assumendo l’ex mercato come occasione di trasformazione non solo edilizia, ma anche identitaria e comunitaria per l’intero quartiere.
Il rapporto con il contesto romano costituisce il fondamento del progetto. Alle spalle dell’area di intervento si sviluppa un altopiano verde che, pur non essendo direttamente utilizzabile a causa di vincoli geologici e normativi, diventa elemento scenografico e sfondo monumentale: la vista sulla Porta del Popolo e sull’obelisco del Flaminio si trasforma in cornice visiva del nuovo centro. L’edificio stesso si configura come un percorso continuo: dalla quota stradale al tetto-giardino, un tracciato verde attraversa i tre livelli e crea una nuova connessione tra paesaggio costruito e natura. La forma architettonica segmentata, con angoli retti che disegnano traiettorie, suddivide il parco in aree di passaggio e di sosta, generando una superficie vegetale superiore a quella coperta dal costruito.
Il cuore del progetto risiede nella sua natura polifunzionale. La tesi mette in relazione tre componenti essenziali:
CREATING, con un polo museale dedicato alle Mura Aureliane, spazi espositivi temporanei, laboratori di ricerca sulla sostenibilità urbana e una biblioteca con sale studio
EXCHANGE, attraverso un mercato 2.0, reinterpretazione in chiave contemporanea della tradizione rionale, con banchi flessibili, eventi gastronomici e coworking
LIVING, con residenze per studenti e ricercatori, in grado di rendere il complesso vivo anche fuori dagli orari diurni
La presenza di un asilo nido e di spazi ricreativi per i più piccoli amplia ulteriormente la vocazione inclusiva del progetto, trasformandolo in un centro che appartiene tanto alla comunità locale quanto a un pubblico cittadino più ampio.
Particolarmente innovativo è l’approccio alla sostenibilità. L’edificio viene concepito non come un semplice contenitore di funzioni, ma come un dispositivo capace di rispondere a criticità ambientali. Lo stress idrico – tipico delle aree urbane romane impermeabilizzate – è affrontato con pavimentazioni drenanti, bacini di raccolta e un sistema integrato di laghi artificiali. L’acqua piovana, anziché essere scaricata, viene accumulata, filtrata e riutilizzata per irrigare le aree verdi. Il tema energetico è risolto riducendo l’esposizione delle superfici costruite e scavando parte dell’edificio nel terreno, così da migliorare le prestazioni termiche e limitare i consumi. La piantumazione di nuove specie arboree incrementa la biodiversità e contribuisce al benessere urbano.
La scelta di intervenire sull’ex mercato Flaminio I non è solo funzionale, ma carica di significati. Lo spazio, nato come magazzino della famiglia Ruffo e poi convertito in mercato rionale negli anni Quaranta, oggi è percepito come una struttura degradata e priva di vitalità. Restivo ne coglie la dimensione storica ma ne rovescia la condizione decadente, trasformandolo in mercato culturale: un luogo in cui commercio, cultura e svago convivono, generando nuove opportunità economiche e sociali. Questa operazione non si limita a riqualificare un edificio, ma ridefinisce l’identità di un intero quartiere, con un modello capace di integrare funzioni tradizionali e sperimentali.
Connected Rome si configura come un esempio paradigmatico di architettura inclusiva e resiliente. Inclusiva, perché restituisce al quartiere uno spazio pubblico vivo, accessibile e aperto a diverse comunità. Resiliente, perché affronta le sfide ambientali – qualità del verde, gestione idrica, efficienza energetica – trasformandole in opportunità progettuali. L’innovazione non risiede solo nella molteplicità delle funzioni, ma nella capacità di trasformare un frammento urbano marginale in un nuovo polo culturale e sociale per Roma. La tesi di Francesca Restivo va dunque letta non solo come un progetto accademico, ma come manifesto di una città che vuole reinventarsi attraverso la cultura, la natura e la partecipazione collettiva.
IL PROGETTO RACCONTATO DA CHI LO HA IDEATO
Il progetto è concepito come un “percorso continuo” dalla quota stradale al tetto-giardino: quali sono state le principali sfide progettuali per rendere questo tragitto fruibile e inclusivo per utenti con esigenze differenti?
La principale sfida è stata, come suggerisce anche il nome del progetto, quella di collegare questo nuovo spazio ai flussi urbani esistenti prevalentemente carrabili, cercando di introdurre una nuova prospettiva pedonale. Ho lavorato per rendere il percorso accessibile, continuo e intuitivo per tutti, integrando pendenze dolci, piattaforme e materiali inclusivi, senza compromettere l’esperienza architettonica. Per me, l'inclusività non è stata un'aggiunta, ma parte fondante del progetto.
In che modo il mercato 2.0 riesce a conciliare la tradizione rionale con le esigenze di coworking e eventi culturali contemporanei?
Credo che la tradizione rionale, nel suo senso più profondo, sia quella di creare luoghi di incontro e condivisione. Ho cercato di reinterpretare questo concetto alla luce delle esigenze contemporanee, progettando spazi flessibili che possano accogliere non solo il commercio ma anche il lavoro condiviso e la cultura. Il progetto punta a unire questi aspetti senza gerarchie, offrendo un ambiente in grado di adattarsi alle trasformazioni della società.
Il sistema di raccolta e riuso dell’acqua piovana è un elemento forte del progetto: quali tecnologie o riferimenti progettuali ti hanno ispirata in questa scelta?
Mi sono ispirata a sistemi di gestione passiva delle acque, come quelli impiegati in ambiti pubblici e agricoli, che permettono di raccogliere e filtrare l'acqua per usi interni e di irrigazione. Oltre alla funzione, ho voluto dare a questo sistema un valore simbolico: il volume massivo dell’edificio si riflette nelle vasche d’acqua superficiale, accentuando la presenza architettonica e restituendo un’immagine potente e coerente con il concept.
Il progetto prende forma a partire dalle tessiture generate dalla conformazione dell’area. Ritieni che questo approccio possa essere considerato un metodo progettuale valido per la rigenerazione urbana e, in tal caso, quali sono i principali vantaggi e limiti di questo metodo progettuale?
Nel mio caso penso di sì: è stato un approccio molto utile. Il progetto è nato da un esercizio di lettura dei flussi e delle connessioni preesistenti, che ho poi interpretato per costruire uno spazio pubblico al servizio della città. Credo che questo metodo sia valido quando si ha un contesto leggibile e ricco di relazioni, ma in alcuni casi può risultare limitante. Per me, in questo progetto, è stato uno strumento efficace per radicare l’intervento nel territorio e allo stesso tempo utile per studiare e riproporre anche una stratificazione spaziale della adiacente piazza storia di piazza del popolo.
Immagine generata con Intelligenza Artificiale in riferimento all'analisi condotta sulla Tesi "Connected Rome"