“Gli stessi problemi possono condurre a soluzioni simili e, dal momento che musica e architettura hanno molto in comune (per esempio, i temi dell’ordine e della proporzione o il rapporto individuale e sociale fra opera ed esseri umani), risulta ragionevole che alcuni elementi siano simili o comparabili.”
(Markus Bandur, Estetica del serialismo integrale, Testo & Immagine, 2003, p. 74)
Questa affermazione racchiude il nucleo centrale del libro di Markus Bandur: un’esplorazione rigorosa e interdisciplinare del serialismo come linguaggio capace di attraversare i confini tra musica e architettura. L’autore dimostra come entrambi gli ambiti condividano, più che forme, principi strutturali profondi: ordine, proporzione, variazione e relazione.
Nel corso dell’opera, Bandur non si limita a tracciare analogie formali tra partiture e planimetrie, ma indaga un campo più sottile e potente, quello della struttura logica interna all’opera d’arte. Il serialismo diventa così una grammatica universale, non vincolata a uno specifico linguaggio espressivo, ma capace di generare organizzazione e significato sia nel suono che nello spazio. Da Xenakis a Le Corbusier, la progettazione architettonica viene letta come esito di principi compositivi simili a quelli sviluppati in ambito musicale nel XX secolo.
L’esempio del padiglione Philips dimostra come le logiche del serialismo possano letteralmente incarnarsi nella materia architettonica, fondendo progettazione spaziale e struttura sonora. In altri momenti, Bandur si sofferma su temi come la modularità, la proporzione e la distribuzione dei pesi percettivi nello spazio, elaborando una visione dell’architettura come partitura esperienziale, capace di orchestrare la percezione dell’utente.
Il linguaggio adottato da Bandur è preciso, ricco di riferimenti, ma sempre orientato a chiarire i concetti con rigore e coerenza. Anche le sezioni più tecniche — in particolare quelle legate al contesto storico-musicale — risultano accessibili grazie alla capacità dell’autore di accompagnare il lettore lungo un percorso di approfondimento graduale. Non si tratta di un libro divulgativo, ma di un testo teorico denso che però stimola, anziché scoraggiare, la riflessione.
Commento finale
“Estetica del Serialismo Integrale” non è solo un saggio teorico, ma una proposta culturale. Bandur invita il lettore a pensare l’arte come sistema interconnesso, dove suono e spazio non sono ambiti separati, ma espressioni di una stessa esigenza: quella di dare forma all’ordine. L’architettura che ne emerge non è decorazione, né semplice risposta funzionale, ma un progetto etico e intellettuale, guidato da principi che appartengono tanto alla matematica quanto alla sensibilità. In un’epoca in cui il progetto rischia di appiattirsi sull’effimero, Bandur ci ricorda che rigore e bellezza non sono opposti, ma alleati. La sua riflessione offre così uno strumento prezioso per ripensare il ruolo dell’architettura nella contemporaneità, spingendola verso una dimensione più consapevole, complessa e generativa.
Paul Klee, Monument an der Grenze des Fruchtlandes (1929-1940)
Max Bill, Rhytmus in vier Quadraten (1943)
Liberskind Museo Ebraico, Berlino
Il codice seriale dell'edificio