Che cos'è per te il lavoro?

CHE IDEA HAI DEL LAVORO?CHE COSA RIESCI A TRASMETTERE AI TUOI FIGLI?

Il modo in cui noi adulti percepiamo il significato del concetto di “lavoro” ha radici che risalgono alla nostra infanzia. Da piccoli si è esposti a modelli culturali, stereotipi  e modelli educativi familiari: da qui si forma quella che è la nostra idea del lavoro, positiva o negativa che possa essere.

 

L’attività lavorativa dei genitori può essere percepita dal bambino come qualcosa che sottrae le figure amate al tempo da trascorrere insieme, un elemento di disturbo dei ritmi e dei riti della famiglia e quindi può essere collegata ad un’idea negativa.

 

Ma in tutto questo, quanto conta il modo in cui l’adulto gestisce i tempi di vita e di lavoro e quanto influisce l’idea che al figlio viene trasmessa?

 

Una delle convinzioni maggiormente diffuse è proprio quella del lavoro come attività che stanca, che affatica e logora, piuttosto che qualcosa di bello e gratificante. Se al bambino viene sempre ripetuto: “sono stanco, ho lavorato tutto il giorno” non si farà altro che trasmettere l’idea che la professione è legata a fatica e altri elementi negativi.

 

Anche l’aspetto del denaro non va sottovalutato: i genitori e il contesto della società sottolineano l’idea che il lavoro sia soprattutto una fonte di guadagno tanto più importante e gratificante quanto più alta è la sua renumerazione. Come a dire che il lavoro migliore è quello meglio pagato: diciamo ai nostri figli che andiamo a lavorare per guadagnare soldi.

 

Si finisce per mettere in secondo piano aspetti significativi come l’utilità sociale, la soddisfazione personale e il senso di responsabilità con cui vivere la professione.

 

Bisognerebbe mettere in luce il valore del lavoro in sé o per la società: il rischio è quello di creare adulti che hanno difficoltà a scoprire le loro potenzialità e a scegliere il lavoro che si lega maggiormente a proprie  caratteristiche personali.