La consacrazione e il matrimonio, vocazioni simmetriche di pienezza umana

Perché il matrimonio e la verginità sono simmetrici? Che cosa unisce questi due stati che paiono invece antitetici?

Possiamo dire che sono diverse icone di un'unica realtà. Ognuno di questi due stati mette in risalto un diverso aspetto di un'unica realtà: l'amore del Dio Trinitario. Dio è al di là di ogni nostra capacità di comprensione piena. Per questo ha posto in noi la capacità di vederlo nei segni che ci permettono di coglierne alcuni aspetti. Non bisogna mai dimenticare però che quello che ci viene rivelato è solo una parte della realtà; i vari segni non si escludono l'uno con l'altro, ma si integrano.

Ecco quindi che il matrimonio e la verginità non sono altro che la strada a cui il Signore ci chiama per arrivare a Lui, sono il mezzo che il Signore ci dona per la nostra santità.

Icone della Trinità

L'uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, è chiamato a divenire sempre più icona di Dio sulla terra.

L'amore sponsale, voluto e benedetto da Dio, è un modo per rendere visibile la Trinità. Come il Padre si dona totalmente al Figlio, fino ad avere la stessa natura pur rimanendo due persone, e il loro amore è tale da essere lui stesso una persona, così i coniugi si donano l'uno all'altro in modo che diventano una sola carne, pur rimanendo sempre due persone diverse. Diventano qualcosa che non è la semplice somma di loro due, ma una realtà più grande, e che a volte s'incarna in una terza persona, una nuova vita.

Ma anche la verginità consacrata è icona della Trinità. L'amore di Dio è amore totale, che dimentica sé stesso per l'amato. Che pone l'amato come unico bene, al punto di "umiliarsi", di farsi uomo e farsi uccidere in croce. Così anche nella verginità si pone l'amato al di sopra di ogni proprio bene, diventa Lui l'unico bene, anche a scapito dei propri legittimi desideri.

Cristo modello dell'amore sponsale-verginale

Nella Bibbia ci sono pagine stupende sull'amore. Tutta la Bibbia è un cantico d'amore di Dio per l'uomo. In questo cantico c'è un libro che rappresenta il grado più alto, al punto che è chiamato il "Cantico dei Cantici", vale a dire il massimo dei massimi, il cantico più bello.

Nella storia, di questo libro, ne è stata sempre fatta una doppia lettura: letterale e allegorica. E questo sia in ambito ebraico che cristiano. Per la lettura letterale è un canto d'amore umano tra un uomo e una donna. Per la lettura allegorica è un canto dell'amore tra Dio e il popolo d'Israele (esegesi ebraica) o tra Cristo e la Chiesa (esegesi cristiana). Queste due letture non si escludono l'una con l'altra, ma invece si integrano a vicenda. L'una non esclude l'altra, ma, anzi, la arricchisce e la completa. Bisogna passare dalla logica dell'aut-aut a quella dell'et-et. Anzi le due letture possono essere prese come immagine del matrimonio e della verginità.

Il matrimonio tra Dio e l'umanità avviene in Cristo, vero Dio e vero uomo. Cristo, con l'Incarnazione, è venuto a santificare l'uomo e tutta la sua realtà. Nato in una famiglia ha santificato tutte le famiglie. Nato da una vergine ha santificato tutte le vergini. Vissuto vergine ha santificato tutti i vergini. Il primo dei suoi "segni", come chiama Giovanni i miracoli, lo realizza ad un matrimonio. E da questo primo segno ha avuto inizio la fede del primo abbozzo della Chiesa, della sposa di Cristo.

Da queste considerazioni possiamo quindi capire che il matrimonio e la verginità non sono assolutamente in competizione. Non esiste una via privilegiata in assoluto, ma la via privilegiata alla santità è quella a cui Dio mi chiama. Se una persona è chiamata da Dio al matrimonio, cercare la verginità significherebbe fallire; e d'altra parte per una persona chiamata alla verginità, il matrimonio sarebbe un fallire la propria vita. È purtroppo solo da poco tempo che queste considerazioni si sono fatte nella Chiesa. Precisamente da quando si è fatta chiara la consapevolezza che la vocazione è un dono che avviene in un dialogo. Presuppone l'iniziativa di Dio e sollecita la risposta dell'uomo. C'è Dio che si dona e, donandosi, chiama, e di fronte c'è l'uomo, che è il destinatario del dono, ma che dal dono è interpellato e quindi in un certo qual modo obbligato ad una risposta che si fa scelta di vita. In questa prospettiva la vocazione è un cammino di libertà verso la scoperta di una vita sempre più ricca.

La tradizione mistica islamica racconta un famoso aneddoto:

"Un giovane innamorato, per contemplare la bellezza della sua amata, passava ogni giorno davanti alla casa di lei, quand'ella -con segreta complicità- usciva sul balcone per stendervi un bellissimo tappeto. Anche un grande teologo passava per quella strada, tutto immerso nei suoi pensieri; da tempo, e senza alcun esito, meditava su un famoso detto: "Ho creato il mondo perchè venissi conosciuto". Finchè, dopo aver osservato quel ripetuto gioco d'amore, capì: la creazione è per Dio come il tappeto di quella fanciulla, un mezzo per mostrare la sua bellezza e farne perdutamente innamorare noi uomini."

Dio stende dinnanzi a noi il bellissimo tappeto del sacramento del matrimonio e della consacrazione verginale affinchè l'uomo e la donna si accorgano che Dio li ama, li desidera, li cerca e vuole la loro gioia, la loro felicità, la loro pienezza di vita, la verità intera della loro esistenza in una comunione d'amore che li sazi per sempre.

Ma questo tappeto è anche la Chiesa, tappeto che Dio stende per manifestare il suo amore e la sua misteriosa presenza. La Chiesa è, in Cristo, un segno e uno strumento dell'unione di Dio con l'umanità e dell'unità del genere umano. Tutto questo avviene in Cristo perché Lui è immagine dell'invisibile Dio, che nessuno ha visto, ma che il Figlio, che è nel seno del Padre, ha rivelato.

Ma la luce di Cristo splende sulla Chiesa perché essa illumini tutti gli uomini, come la luce del sole illumina la luna perché renda meno buie le nostre notti. E nella Chiesa, tutte le vocazioni si richiamano, si collegano, si rapportano in funzione della sacramentalità della Chiesa stessa. Sono a servizio le une delle altre per la crescita del Corpo di Cristo nella storia e nel mondo.

Quindi, come già ci diceva il Cantico dei Cantici, il rapporto tra matrimonio e verginità consiste nel fatto che è l'amore la ragione profonda dell'"essere" e dell'"agire" di questo stati di vita.

Quindi l'amore sponsale in Gesù è un amore pienamente umano. Cioè è un amore sensibile e spirituale allo stesso tempo. L'amore sponsale in Cristo non è un semplice trasporto di istinto e di sentimento, ma principalmente un atto della volontà libera, destinato non solo a mantenersi, ma ad accrescersi mediante le gioie e le sofferenze della vita quotidiana. Si tratta inoltre di un amore totale, un amore in cui gli sposi condividono tutto, senza indebite riserve o calcoli egoistici. Si tratta di amore fedele ed esclusivo sino alla morte, ed infine di un amore fecondo, che non si esaurisce tutto nella comunione tra i coniugi, ma, nell'apertura alla vita, è destinato a continuarsi.

Tornando al Cristo come modello dell'amore sponsale-verginale, solitamente si vede questo nel Cristo crocifisso, nel dono totale di sé fino alla morte. Ma c'è anche un altro aspetto: il Cristo Risorto. La vita è crescita ininterrotta, è un progredire senza sosta verso il Padre. Ogni sosta in questa crescita, ogni rifiuto a crescere, ogni attaccamento a ciò che siamo (col rifiuto di ciò che saremo) è una morte. L'amore ti fa riprendere a crescere, ti resuscita. Essere amati è fare un'esperienza di resurrezione. È un anticipo, un già e non ancora, della nostra definitiva resurrezione.

La sponsalità parla alla verginità

Il matrimonio dice alle persone consacrate: "Anche il vostro amore deve essere umano, cioè deve coinvolgere la vostra corporeità e il vostro spirito. Dovete acquistare equilibrio, dominio di voi stessi, sviluppando al massimo la vostra intraprendenza, crescendo nella maturità psicologica ed affettiva. Il vostro rapporto con Dio deve informare di tenerezza, chiarezza e forza anche il vostro rapporto con gli uomini e le donne del vostro tempo.

Anche il vostro amore deve essere totale, deve essere radicale e universale, e deve darvi la forza della padronanza di voi stessi e della disciplina necessarie per non cadere nella schiavitù dei sensi e degli istinti. Anche il vostro amore deve essere fedele e esclusivo, il vostro cuore deve rimanere indiviso, intero, così potrete essere fecondi".

La verginità parla alla sponsalità

Invece la verginità al matrimonio dice: "l'iniziativa è di Dio, di Dio Padre: Egli ci ha scelti prima della creazione del mondo, ci ha chiamati e ci ha arricchiti della sua grazia, perché tutta la vita cristiana sia un cammino verso Lui. Pensate a com'è bello sapere che Dio vi ha scelti l'uno per l'altra, che la sua grazia vi unisce perché non siate più due ma uno solo e andiate, di comunione in comunione, verso la comunione senza fine!

Seguite Cristo, camminate sulle sue orme. Egli è la via di ogni persona e di ogni coppia, amatevi come Lui vi ha amato. Come la Chiesa ama Cristo , e Cristo ama la Chiesa, così amatevi. Contemplando il rapporto Cristo-Chiesa voi diventerete quello che siete. Voi siete consacrati dallo Spirito Santo: è Lui che vi santifica, vi unisce, vi costruisce come un essere solo. Lui vi rende capaci di donare la vita e farla crescere perché sia cosa gradita agli occhi di Dio. Lui vi conforta con la sua presenza; vi dà l'interiore testimonianza della fede, rende viva la Parola di Dio per voi due. Lui vi conduce verso la pienezza della verità che per voi è misurata dal dono che ne avete fatto.

Conclusione

Per concludere si può dire che ogni vocazione d'amore riproduce il cap. 21 del vangelo di Giovanni. Gesù dice a Pietro "quando eri giovane ti cingevi e andavi dove volevi", cioè quando si è giovani, soli, celibi si fanno i propri piani da soli, si ha la possibilità (e tantissime volte la si sfrutta) di allontanarci da una situazione che ci fa soffrire, che ci fa star male. "Ma quando sarai vecchio un altro ti condurrò dove tu non vorrai". Non si è adulti nella vocazione d'amore se non si è là dove non avremmo voluto andare. Una mano, molte mani, ti hanno condotto. Tu hai accettato incondizionatamente di soffrire, di non proteggerti più contro qualcuno, hai accettato di disarmarti, di soffrire per qualcuno.

Quando qualcuno ti mette la cintura e ti conduce, ti sembra di morire, ma poi, quando ti volti indietro, quando vedi la strada percorsa, il punto in cui sei arrivato, sei contento di esserci. Veramente ti senti nel posto migliore e sai che non c'è posto per te più bello, se non quello in cui domani verrai portato, anche contro la tua volontà. E sai anche che se avessi deciso tu la strada, qui non ci saresti mai arrivato.

Da "Resistenza e resa" di Dietrich Bonhoeffer.

"Il matrimonio è più del vostro amore reciproco. Ha maggiore dignità e maggiore potere. Finché siete solo voi ad amarvi, il vostro sguardo si limita nel riquadro isolato della vostra coppia. Entrando nel matrimonio, siete invece un anello della catena di generazioni che Dio fa andare e venire e chiama al suo Regno.

Nel vostro sentimento godete solo il cielo privato della vostra felicità. Nel matrimonio, invece, venite collocati attivamente nel mondo, e ne diventate responsabili. Il sentimento del vostro amore appartiene a voi soli. Il matrimonio è, invece, un'investitura, un mandato.

Per fare un re non basta che lui ne abbia voglia, occorre che gli riconoscano l'incarico di regnare. Così non è la voglia di amarvi che vi stabilisce come strumento della vita. È il matrimonio che ve ne rende atti.

Non è il vostro amore che sostiene il matrimonio: non lo fate voi, è Dio che lo fa.

Dio protegge la vostra unità indissolubile di fronte ad ogni pericolo che lo minaccia dall'interno e dall'esterno.

Dio è il garante dell'indissolubilità.

È una gioiosa certezza sapere che nessuna potenza terrena, nessuna tentazione, nessuna debolezza potranno sciogliere ciò che Dio ha unito".