L'amicizia di Davide

Davide è celebrato nella storia e nella letteratura per la sua fedeltà all’amicizia, e a volte è perfino considerato come il simbolo stesso dell’amicizia. La Bibbia parla a lungo del legame tra Davide e Gionata, che assurge a prototipo dell’amicizia. E anche se talora le vicende narrate nella Scrittura sono lette con una certa malizia, occorrerebbe accostarsi a questi racconti con lo spirito semplice dei Padri della Chiesa, che li hanno commentati splendidamente. Noi considereremo l’amicizia di Davide e Gionata come sfondo dell’amicizia di Gesù, che per noi resta in primo piano per arrivare a comprendere il disegno di Dio. Per questo vedremo prima alcuni brani sull’amicizia di Davide, poi alcuni testi del Nuovo Testamento per vedere come Gesù perfeziona l’amicizia. Infine suggerirò cinque spunti di meditazione lasciando a voi la contemplazione dell’Eucaristia che è il pegno, il dono dell’amicizia, il punto verso cui converge tutto ciò che cercheremo di dire. I racconti

1 Samuele 17,57-18,4

Quando Davide tornò dall’uccisione del Filisteo, Abner lo prese e lo condusse davanti a Saul mentre aveva ancora in mano la testa del Filisteo. Saul gli chiese: “Di chi sei figlio, giovane?”. Rispose Davide: “Di Iesse il Betlemmita, tuo servo”. Quando Davide ebbe finito di parlare con Saul, l’anima di Gionata s’era già talmente legata all’anima di Davide, che Gionata lo amò come se stesso. Saul in quel giorno lo prese con sé e non lo lasciò tornare a casa di suo padre. Gionata strinse con Davide un patto, perché lo amava come se stesso. Gionata si tolse il mantello che indossava e lo diede a Davide e vi aggiunse i suoi abiti, la sua spada, il suo arco e la cintura.

1 Samuele 19,1-7

Saul comunicò a Gionata suo figlio e ai suoi ministri di aver deciso di uccidere Davide. Ma Gionata figlio di Saul nutriva grande affetto per Davide. Gionata informò Davide dicendo: “Saul mio padre cerca di ucciderti. Sta’ in guardia da domani all’alba, sta’ fermo in un luogo nascosto e non farti vedere. Io uscirò e starò al fianco di mio padre nella campagna dove sarai tu e parlerò in tuo favore a mio padre. Vedrò ciò che succede e te lo farò sapere”. Gionata parlò difatti a Saul suo padre in favore di Davide e gli disse: “Non si macchi il re contro il suo servo, contro Davide, che non si è macchiato contro di te, che anzi ti ha reso un servizio molto grande. Egli ha esposto la vita, quando sconfisse il Filisteo, e il Signore ha concesso una grande vittoria a tutto Israele. Hai visto e hai gioito. Dunque, perché pecchi contro un innocente, uccidendo Davide senza motivo?”. Saul ascoltò la voce di Gionata e giurò: “Per la vita del Signore, non morirà!”. Gionata chiamò Davide e gli riferì questo colloquio. Poi Gionata introdusse presso Saul Davide, che rimase al suo seguito come prima.

1 Samuele 22,7-8

Saul disse allora ai ministri che gli stavano intorno: “Ascoltate, voi Beniaminiti, voi tutti che siete qui. Forse il figlio di Iesse darà a tutti voi campi e vigne, vi farà capi di migliaia e capi di centinaia, perché voi tutti siate d’accordo contro di me? Nessuno mi avverte dell’alleanza di mio figlio con il figlio di Iesse, nessuno di voi si interessa di me e nessuno mi confida che mio figlio ha sollevato il mio servo contro di me per ordire insidie, come avviene oggi”.

1 Samuele 23,15-18

Davide sapeva che Saul era uscito a cercare la sua vita. Intanto Davide stava nel deserto di Zif, a Corsa. Allora Gionata figlio di Saul si alzò e andò da Davide a Corsa e ne rinvigorì il coraggio in Dio. Poi gli disse: “Non temere: la mano di Saul mio padre non potrà raggiungerti e tu regnerai su Israele mentre io sarò a te secondo. Anche Saul mio padre lo sa bene”. Essi strinsero un patto davanti al Signore. Davide rimase a Corsa e Gionata tornò a casa.

2 Samuele 1:25-26

Perché son caduti gli eroi in mezzo alla battaglia? Gionata, per la tua morte sento dolore, l’angoscia mi stringe per te, fratello mio Gionata! Tu mi eri molto caro; la tua amicizia era per me preziosa più che amore di donna.

L’amicizia di Davide

1 - 1 Sam 17,57-18,4. È il racconto che presenta il nascere dell’amicizia tra Davide e Gionata come un evento improvviso e totale, inaspettato, e anche un po’ inspiegabile. Davide torna dopo aver ucciso il Filisteo e Abner lo conduce davanti a Saul che gli domanda chi sia. Sembra che gli si presenti per la prima volta. Quando Davide finisce di rispondere a Saul, l’anima di Gionata si legò all’anima di Davide, e Gionata cominciò ad amarlo come se stesso (17,58-18,1). L’espressione è fortissima. Questa amicizia sarà il filo d’oro che terrà insieme tutta la storia seguente, piena di crudeltà, di odio, di vendetta, di sospetti, arricchendola di umanità.

2 - 1 Sam 19, 1-7. È la prova dell’affetto, lo sviluppo del racconto precedente. Gionata ama Davide perché, a suo rischio, intercede presso il padre spiegandogli che è un giovane leale, fedele, rispettoso del re. Saul ha comunicato al figlio Gionata e a tutti i suoi ufficiali che intende uccidere Davide e Gionata gli dice: “Che il re non pecchi contro il suo servo Davide, perché lui non ha commesso nessuna colpa contro di te; anzi, ciò che egli ha fatto è ti stato di grande vantaggio. Egli ha rischiato la sua vita, ha ucciso Golia e il Signore ha concesso una grande vittoria a tutto Israele; tu hai visto e hai gioito. Perché mai vuoi peccare contro un innocente uccidendo Davide senza ragione?” (vv. 4-5) Gionata fa tutto quello che può per l’amico e il re Saul lo ascolta.

3 - 1 Sam 20. Presenta una seconda prova dell’affetto di Gionata che giunge a sfidare l’ira del padre favorendo la fuga dell’amico. Il testo, lunghissimo, è molto bello e pieno di vivacità. Sottolineo alcuni versetti particolarmente importanti, cioè le parole di Gionata a Davide, che evidenziano il senso teologico, religioso, di ciò che sta accadendo: “‘Fino a quando sarò in vita, mostra verso di me la bontà del Signore; quando sarò morto, non ritirare la tua benevolenza dalla mia casa. Quando il Signore avrà sterminato dalla terra ogni nemico di Davide, che il nome di Gionata non sia soppresso con la casa di Saul, altrimenti il Signore ne domanderà conto a Davide’. Gionata di nuovo prestò giuramento a Davide, perché lo amava con tutto il cuore” (vv. 14-17). Gionata vive una fiducia che va al di là dell’amore, al di là della morte.

4 - 1 Sam 22, 7-8. È il passo che mostra come l’amicizia dei giovani era oggetto di critica da parte del re. In realtà sappiamo che Gionata non ha mai complottato contro il padre e che gli è rimasto fedele sino alla fine. D’altra parte non può permettere che l’amico muoia e sente verso tutti e due una grande lealtà.

5 - 1 Sam 23, 15-18. Gionata, con uno stratagemma, riesce a incontrare ancora una volta, in segreto, Davide nella campagna. E un momento culminante perché rappresenta una prova di affetto sino al rischio della morte da parte di Gionata. Ma egli corre dall’amico e “gli ridiede coraggio nel nome di Dio (altra traduzione possibile della frase “coraggio in Dio”)” (v. 16). Poi gli dice: “‘Non temere, perché la mano di mio padre non ti raggiungerà. Sei tu che regnerai su Israele mentre io ti sarò secondo; anche mio padre Saul lo sa’. Essi conclusero un patto davanti al Signore. Davide rimase a Corsa e Gionata tornò a casa” (vv. 17-18). Nel primo incontro Gionata aveva dato a Davide i suoi indumenti e le sue armi. Il gesto era importante ma forse indicava soltanto che Davide ne aveva bisogno. Ora in questo nuovo patto c’è qualcosa di più, una specie di profezia di Gionata che, al di là di quello che le apparenze suggerivano, sa cogliere i disegni di Dio.

6 - 2 Sam 1,25-26. L’amicizia non è solo vissuta ma è cantata in toni bellissimi e toccanti nella elegia pronunciata da Davide su Gionata che, con Saul, è morto in battaglia.

Che cosa risulta da questi testi?

- Ci troviamo indubbiamente di fronte a un caso singolare di amicizia nella Scrittura. Un caso commovente perché i due giovani sono entrambi re dello stesso regno: Gionata è l’erede legale, Davide è il re eletto, e c’è quindi una gara di amicizia tra due personaggi eccezionali, di grande rilievo. Un caso straordinario, perché ciascuno considerava l’altro più importante di sé. Un caso, infine, che può avere qualche risvolto ambiguo. La Bibbia d’altra parte è tanto chiaramente contraria a tutte le forme di omosessualità o di omofilia, che non si può assolutamente pensare abbia voluto accettare o sottolineare qualsiasi forma di malizia nel rapporto. Noi dunque dobbiamo vederlo come un esempio di umanità molto alto, in un tempo di crudeltà e di violenze.

- In secondo luogo, nei racconti di Gionata e Davide possiamo cogliere il motivo centrale della storia di Davide. L’amore di Dio, che ha amato Davide e lo ha scelto, è così grande da riversarsi persino sui suoi avversari. Gionata avrebbe dovuto essere l’avversario per eccellenza di Davide e viene invece investito dell’amore di Dio per lui. Alla luce dell’amore di Dio, cioè lo spirito Santo ispiratore Scritture, c’è in Gionata l’intuizione profetica dell’economia di salvezza, della messianicità davidica.

- C’è infine un elemento che non va trascurato. Dalle pagine dei testi traspare la bellezza di un patto di amicizia, che rende le persone sensibili l’una per l’altra, capaci di sacrificarsi l’una per l’altra e di prevenire l’una i desideri dell’altra. È una realtà buona anche agli occhi di Dio e per questo è raccontata con parole commoventi, belle. La possibilità di un patto tra persone, che non sia né politico, né economico, né coniugale, è volutamente sottolineata dalla Bibbia come una realtà autentica, di grande valore in sé stessa.

L’amicizia di Gesù

Gesù è sensibile, come Davide, all’amicizia? Sente la bellezza del patto di amicizia? Ho scelto cinque categorie di testi, tra i tanti possibili.

1 - Mc 10, 17-22. Gesù sta per mettersi in viaggio, quando gli corre incontro un uomo, ricco, che gli domanda cosa fare per ottenere la vita eterna. I comandamenti di Mosé li ha da sempre osservati e allora “Gesù, fissatolo, lo amò” (v. 21). È un particolare inatteso, che non si trova negli altri sinottici, e ci ricorda il primo incontro tra Gionata e Davide. Gesù ha intuito la bellezza spirituale, profonda, di quest’uomo, e si è commosso. Difficile è capire perché l’uomo non abbia risposto allo sguardo di amore di Gesù. Probabilmente si vuole sottolineare la gratuità dell’amore divino, e la libertà dell’uomo, che può rifiutare questo dono. Giovanni Paolo II, nella Lettera ai giovani e alle giovani di tutto il mondo del 31 marzo 1985, commenta a lungo il testo di Marco e spiega come lo sguardo di Gesù sia il riflesso del primo sguardo che Dio posa sull’uomo, il riflesso dell’amore creatore e santificatore. L’uomo che non accoglie questo sguardo, che non sa di essere amato, è un infelice perché non conosce il suo destino.

2 - Gv 11,3-5. È un altro passo singolare. L’evangelista ci fa sapere che un certo Lazzaro è malato e che le sue sorelle, Maria e Marta, mandano a dire a Gesù: “Signore, colui che tu ami è malato” (v.3). Rimaniamo sorpresi perché prima non si è mai parlato di Lazzaro; non sappiamo chi era e tanto meno perché Gesù lo amava, che tipo di rapporto ci fosse tra loro. Lazzaro è una figura quasi senza volto, ci appare coperto del sudario, non ha una fisionomia nel vangelo. Quel che conta è semplicemente l’amore di Gesù, il fatto che Gesù gli sia amico. Non solo, ma “amava Marta e sua sorella” (v. 5). È l’allargamento dell’amicizia di Gesù. Comprendiamo meglio il passo di Luca (10, 38-42), la visita familiare di Gesù nella casa di Maria e di Marta non è un fatto isolato, ma probabilmente un’abitudine. Questa amicizia per i tre fratelli si nutriva di momenti conviviali. Gesù si trovava bene da loro, era ospite gradito e si rifugiava volentieri in quella casa per intrattenersi in tutta tranquillità. Non a caso, l’ultimo banchetto prima della grande settimana di Pasqua, Gesù lo fa a Betania. Gesù aveva dunque di queste familiarità e, anche se i vangeli non ne parlano molto, è vero, come è stato detto da qualcuno, che aveva tre tempi nella sua vita: il tempo per Dio (la preghiera nelle lunghe notti), il tempo per l’azione pastorale (per gli altri, per la gente), il tempo per l’amicizia. Nel racconto di Giovanni, Gesù risuscita Lazzaro esponendosi alla morte, perché i sommi sacerdoti e i farisei si convincono della necessità di ucciderlo proprio da questo miracolo. La sua è un’amicizia fedele fino alla fine.

3 - Un terzo gruppo di testi si riferiscono al discepolo amato.

- Gv 13,23-26, l’annuncio del tradimento di Giuda: “Uno dei suoi discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: ‘Chiedigli di chi sta parlando’. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: ‘Signore, chi è?’. ‘È colui al quale darò il boccone che sto per intingere’ rispose Gesù”. Tra Gesù e Giovanni c’è un’amicizia piena di confidenza, senza segreti.

- Gv 19, 26-27, la sottolineatura del discepolo che Gesù amava ritorna nel momento decisivo della croce: “Vedendo sua madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, Gesù disse a sua madre: ‘Donna, ecco tuo figlio’. Poi disse al discepolo: ‘Ecco tua madre’. A partire da quel momento, il discepolo la prese con sé”. Il testo ha soprattutto un valore simbolico, perché Giovanni rappresenta la Chiesa che riceve le grazie della croce. Egli viene ammesso a una grande intimità, agli avvenimenti del mistero pasquale, che contengono tutto ciò che Gesù fa per il mondo. È il segno che questa amicizia non è restata a lato, ai margini, ma è entrata pienamente nell’opera di Cristo.

- Ritorna, infatti, nell’evento della risurrezione. Maria di Magdala va al sepolcro di Gesù e si accorge che la pietra è stata tolta: “Ella corse allora a trovare Simone Pietro e l’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: ‘Hanno portato via il Signore dalla tomba e non sappiamo dove l’hanno posto’. Pietro partì dunque con l’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Essi correvano insieme. L’altro discepolo, più veloce di Pietro, lo distanziò e arrivò per primo alla tomba” (Gv 20,2-4). Giovanni però non entra nel sepolcro e aspetta l’arrivo del compagno. Pietro giunge, entra e “allora entrò anche l’altro discepolo, che era arrivato per primo. Egli vide e credette” (v. 8).

- Gv 21, 7. Alcuni discepoli sono sul lago di Tiberiade per pescare, non prendono nessun pesce e, a un certo punto, Gesù si presenta sulla riva, senza essere riconosciuto. Chiede loro da mangiare, li invita a gettare di nuovo la rete che si riempie di una quantità esorbitante di pesci: “Allora, il discepolo che Gesù amava disse a Pietro: ‘E il Signore!’”. Un grido di fede bellissimo.

- La finale del IV vangelo riguarda il futuro di questo discepolo. Pietro ha ascoltato la parola del Signore: “Seguimi”, e voltandosi vede “il discepolo che Gesù amava, quello che, durante la cena, si era chinato sul suo petto e gli aveva detto: ‘Signore chi è colui che sta per consegnarti?’. Vedendolo, Pietro chiede a Gesù: ‘E lui, Signore?’. Gesù gli risponde: ‘Se voglio che rimanga finché io venga, che cosa ti importa? Tu, seguimi’. Si sparse allora la voce, tra i fratelli, che questo discepolo non sarebbe morto. Tuttavia Gesù non aveva detto a Pietro: ‘Egli non morirà’, ma: ‘Se voglio che rimanga finché io venga’” (Gv 21,20-24).

Sono tutti testi che richiedono una prolungata contemplazione. È difficile infatti dire perché Gesù lo amasse di un amore preferenziale. È il discepolo della prima ora, è colui che ha immerso lo sguardo nella profondità del cuore di Cristo e ha capito come Gesù uomo amasse gli uomini con il cuore di Figlio di Dio. È Giovanni, che ha vissuto questa amicizia dalla quale è nato il vangelo dell’amore.

4 - Lc 23, 41-43. Questo brano è molto commovente; non parla esplicitamente

di amicizia, ma a me pare che emerga implicitamente. Gesù è sulla croce e vicino a lui sono crocifissi due malfattori. Uno lo insulta e l’altro, allora, pur essendo nell’angoscia dell’agonia, ha il coraggio di rimproverarlo ricordandogli che sono giustamente condannati allo stesso supplizio: “Per noi è giustizia, paghiamo le nostre azioni; ma lui non ha fatto nulla di male”. Ammira Gesù e si rivolge a lui con confidenza, come a un amico: “‘Gesù, ricordati di me, quando sarai nel tuo regno’. Gli rispose: ‘In verità ti dico, oggi tu sarai con me in Paradiso’”. È uno stupendo patto di amicizia stipulato al momento della morte.

5 - Segnalo due ultimi testi che servono ad allargare la riflessione. In Gv 13, 34-35, Gesù si propone come esempio: “Vi do un comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri. Sì, come io ho amato voi, anche voi dovete amarvi gli uni gli altri. Da questo tutti riconosceranno che siete miei discepoli: dall’amore che avrete gli uni per gli altri”. Potremmo chiederci se questo amore è amore di amicizia. La risposta la troviamo chiaramente in Gv 15,12-15: “Questo è il mio comandamento: amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato. Non vi è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; vi chiamo amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi”. È l’esplicita chiamata a entrare nella ricchezza dell’amicizia di Gesù per i suoi, e soprattutto a viverla.

Spunti di meditazione

Quali messaggi o valori dobbiamo trarre dai testi dell’Antico e del Nuovo Testamento, che abbiamo ricordato?

1 - Anzitutto che l’amicizia è un dono divino, gratuito, è un mistero, non si può pretenderla, non si può programmarla rigorosamente. È un dono che viene dall’alto e possiamo disporci a riceverla con atteggiamenti di bontà, di benevolenza, di cortesia, di umanità, di accoglienza amorevole verso gli altri.

2 - L’amicizia è bella e dà sapore alla vita, la illumina, arricchisce i rapporti, cambia le persone. Un filosofo (Levinas?) ha scritto:”Amico è colui che ti fa scoprire arcipelaghi inesplorati dentro di te” cioè attraverso gli amici, non solo riusciamo ad aprirci di più agli altri, ma anche a noi stessi. È anche per questo che è un grandissimo valore.

3 - L’amicizia è fedeltà nelle prove fino alla morte. La storia di Gionata con Davide ci insegna questa fedeltà a rischio della vita; il discepolo prediletto, Giovanni, va sotto la croce di Gesù pur sapendo che era molto pericoloso per un uomo, che avrebbero potuto ucciderlo.

Gesù afferma esplicitamente che l’amicizia è dare la vita. Per questo è un dono difficilissimo, raro. E non va confusa con il cameratismo.

4 - L’amicizia va al di la della morte. Gionata chiede a Davide di essergli fedele anche dopo la morte, e Davide lo sarà usando grande bontà nei riguardi di suo figlio (cfr 2 Sam 9,1 ss.). La morte non ferma l’amicizia, come appare in maniera splendida in Gesù. Perché l’Eucaristia è il segno dell’amicizia di Gesù nella morte e oltre la morte. Ogni volta che noi celebriamo l’Eucaristia, celebriamo la morte di Gesù per amore e ricordiamo che la morte per amore vince anche la morte. L’Eucaristia è il momento culminante della contemplazione dell’amicizia: in essa c’è fedeltà, perseveranza, rischio della vita, amore eterno.

5 - Un’ultima osservazione. L’amicizia può essere pericolosa? L’esperienza ci risponde di si. Tutte le realtà belle di questo mondo sono ambigue, hanno due lati.

Si può scambiare un’amicizia falsa per una vera, un’amicizia distruttiva per una costruttiva,oppure un’amicizia che aiuta a crescere nel cammino di fede per un’amicizia che ci fa fermare o tornare indietro. Per questo richiede discernimento. La Bibbia presenta diversi gradi di amicizia, diversi modi di relazioni con gli altri. Le amicizie sono buone, è giusto che le coltiviamo, ma dobbiamo viverle come le ha vissute Gesù, in pieno giorno, alla luce del sole, partecipandole ad altri. Le amicizie che si tengono solo per sé finiscono col degenerare in ambiguità creando poi problemi e sofferenze.

Affido questi spunti alla vostra riflessione suggerendovi però di dare largo spazio alla contemplazione e all’adorazione dell’Eucaristia, memoriale di ciò che Dio ha fatto per noi, roveto ardente nel quale è racchiuso il mistero dell’amore trinitario nella sua espressione dinamica, rinnovatrice e vivificante

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