Capitolo 107 — La verità, parte IV

Le foglie spiraleggianti della gigantesca dieffenbachia erano simili al terriccio di una foresta sotto le scarpe di Harry, non salde come cemento, ma sostenenti il suo peso. Harry mantenne uno sguardo circospetto sui viticci, ma questi rimasero passivi.

Quando Harry raggiunse il fondo della frondosa scala a chiocciola, improvvisamente i viticci si slanciarono ad afferrare le braccia e le gambe di Harry.

Dopo una breve lotta, Harry si permise di lasciarsi andare.

«Interessante», disse il professor Quirrell, mentre scendeva fluttuando dall’alto, senza toccare alcuna delle foglie o dei viticci della pianta. «Noto che lei sembra non avere alcun problema a perdere con una pianta.»

Harry osservò più da vicino il Professore di Difesa, vedendolo ora senza le lenti del panico. Il professor Quirrell era eretto e si muoveva, volando senza apparente difficoltà; la sensazione di sventura attorno a lui era forte. Ma i suoi occhi erano ancora infossati nel suo cranio, le sue braccia magre ed emaciate. La malattia non era stata un inganno, e l’ipotesi ovvia era che il Professore di Difesa aveva recentemente mangiato un altro unicorno per recuperare temporaneamente un po’ di forza.

E il Professore di Difesa stava inoltre parlando come la maschera del professor Quirrell, non come Lord Voldemort, cosa che poteva non essere negativa dal punto di vista di Harry. Non sapeva perché — a meno che il Professore di Difesa non avesse ancora bisogno di lui per qualcosa — ma certamente sembrava nell’interesse di Harry stare al gioco.

«Mi ha lasciato finire apposta in questa trappola, Professore», rispose Harry, proprio nel modo in cui avrebbe parlato al professor Quirrell. Ruoli, maschere, ricordagli di come è stato tra di noi… «Per conto mio, avrei usato il mio manico di scopa.»

«Forse. Come risponderebbe a questa prova un ordinario studente del primo anno? Se avesse la sua bacchetta, vale a dire.» La pianta stava ora allungando i viticci verso il professor Quirrell, ma egli stava librandosi proprio oltre la loro portata.

Harry si era ormai ricordato che la professoressa Sprout aveva parlato della pianta Tranello del Diavolo, che il libro di testo di Erbologia aveva detto gradire luoghi freschi e bui come le grotte — sebbene come quello potesse essere vero per una pianta dotata di foglie era un mistero per tutti. «Tirando a indovinare, direi che questa è una pianta Tranello del Diavolo e che potrebbe ritirarsi davanti alla luce o al calore. Quindi forse un primino potrebbe usare Lumos? Oggi userei Inflammare, ma non ho imparato quell’incantesimo fino a maggio.»

Una piroetta della bacchetta del Professore di Difesa, e un ventaglio di spruzzi di un liquido ne fuoriuscì, colpendo la pianta vicino alla base dei suoi viticci, impattando con un tonfo sommesso e poi con un sommesso sibilo. Tutti i viticci che stavano toccando Harry si ritirarono freneticamente e iniziarono a battere contro le crescenti ferite che stavano comparendo sulla superficie della pianta, come se cercassero di rimuovere lo stimolo doloroso; qualcosa della pianta dava l’impressione che stesse gridando silenziosamente.

Il professor Quirrell finì di essere trasportato in basso. «Ora ha paura della luce, del calore, dell’acido e di me.»

Harry discese le ultime foglie fino al pavimento, dopo un’attenta occhiata alle proprie vesti e poi al pavimento per assicurarsi che l’acido non fosse schizzato da qualche parte. Harry aveva iniziato a sospettare che il professor Quirrell stesse cercando di sottolineare qualcosa, in qualche modo, ma Harry non sapeva di cosa potesse trattarsi. «Pensavo che fossimo in una missione, Professore. Non posso fermarla, ma è astuto perdere tutto questo tempo prendendomi in giro?»

«Oh, abbiamo tempo», disse il professor Quirrell, sembrando divertito. «Scoppierebbe un bel baccano se fossimo scoperti qui, vigilati da un Inferius. Lei non si è comportato come se avesse sentito tale baccano alla sua partita di Quidditch, prima di arrivare in questo momento e di parlare a Snape così come ha fatto.»

Un accenno di gelo ricoprì Harry, mentre comprendeva quel punto. Qualunque cosa facesse per battere il professor Quirrell avrebbe dovuto non gettare nello scompiglio la scuola, o quanto meno la partita di Quidditch, perché non aveva gettato nello scompiglio la partita di Quidditch. Anche se fosse stato possibile radunare abbastanza forze da sopraffare Lord Voldemort, non sarebbe stato facile farlo senza che la professoressa McGonagall o il professor Flitwick o tutti gli altri alla partita di Quidditch se ne accorgessero…

Combattere un nemico intelligente era difficile.

E anche così… anche così a Harry sembrava che se si fosse messo nelle scarpe del professor Quirrell, non si sarebbe messo a conversare tranquillamente e a fare giochetti mentali. Il professor Quirrell stava guadagnando qualcosa perdendo tempo in quel luogo. Ma cosa? C’era forse qualche altro processo che doveva continuare fino al termine?

«Per inciso, mi ha già tradito?» disse il professor Quirrell.

«Non ti ho ancora tradito», sibilò Harry.

Il Professore di Difesa fece un gesto con la pistola che ora stava tenendo nella mano sinistra, e Harry avanzò per primo verso la grande porta di legno alla fine della stanza, e l’aprì.

La camera successiva era più piccola in diametro, con un soffitto più alto. La luce che splendeva dalle nicchie arcuate era bianca, invece che blu.

Attorno a loro ronzavano centinaia di chiavi alate, che battevano freneticamente le ali per aria. Dopo averle guardate per pochi secondi, divenne chiaro che solo una singola chiave era del colore dorato di un Boccino — sebbene si stesse muovendo più lentamente di un Boccino in un vero gioco di Quidditch.

All’altra estremità della stanza c’era una porta contenente una toppa grande e prominente.

Contro il muro di sinistra era appoggiato un manico di scopa, il cavallo da lavoro della scuola, lo Scopalinda 7.

«Professore», disse Harry, fissando in alto gli stormi e le nuvole di chiavi ronzanti, «ha detto che avrebbe risposto alle mie domande. Esattamente, che cosa sta accadendo? Se pensa di aver salvaguardato una porta così che non si apra senza una chiave, tiene la chiave in un posto sicuro e dà una copia a chi è autorizzato a entrare. Non dà delle ali alle chiavi per poi lasciare un manico di scopa appoggiato al muro. Quindi che diamine stiamo facendo qui e cosa sta succedendo? È una supposizione evidente che lo specchio magico è l’unico fattore reale che protegge la Pietra, ma perché tutto questo — e perché incoraggiare dei primini a venire qui?»

«Sinceramente non ne sono sicuro», disse il Professore di Difesa. Era entrato nella stanza e si era collocato ben alla destra di Harry, mantenendo la distanza tra di loro. «Ma risponderò, come ho detto che avrei fatto. L’approccio di Silente è di fare una dozzina di cose che sembrano folli, e poi di queste solo otto, o forse nove, celano un significato recondito. La mia ipotesi è che Silente intenda far sembrare che sono invitato a mandare al mio posto uno studente. Proprio in modo che Lord Voldemort, così come Silente lo concepisce, sia meno tentato di pensarsi intelligente nel farlo. Immagini la prima volta che Silente ha considerato come proteggere la Pietra. Immagini Silente che valuta se mettere dei veri pericoli a guardia dello Specchio. Lo immagini immaginare qualche giovane studente andare a sbattere contro quei pericoli dietro mio ordine. Penso che questo sia ciò che Silente vuole evitare, facendo sembrare che questa strategia sia sollecitata, e non così astuta. A meno che, ovviamente, io non abbia frainteso ciò che Silente pensa che Lord Voldemort penserà.» Il professor Quirrell fece un grande sorriso, e sembrò proprio naturale, su di lui, come ogni altro sorriso che avesse mostrato a Harry in precedenza. «Tramare non viene naturale a Silente, ma egli ci prova perché deve. In tale compito Silente profonde intelligenza, dedizione, la capacità di imparare dai suoi errori, e una completa mancanza di talento innato. Egli è meravigliosamente difficile da prevedere anche solo per questa ragione.»

Harry si voltò da un’altra parte, guardando la porta sul lato opposto della stanza. Per lui non era un gioco, Professore. «La mia ipotesi è che la soluzione prevista per gli studenti del primo anno sia di ignorare il manico di scopa e usare Wingardium Leviosa per prendere la chiave, poiché non è una partita di Quidditch e non ci sono regole che lo proibiscano. Che tipo di incantesimo assurdamente esagerato vi scatenerà contro, invece?»

Ci fu un breve silenzio, se non per il ronzio delle chiavi.

Harry si allontanò di diversi passi dal professor Quirrell. «Probabilmente non avrei dovuto chiederlo, giusto?»

«Oh, no», disse il professor Quirrell. «Penso che sia qualcosa di alquanto ragionevole da dire al più potente Mago Oscuro del mondo quando si trova a meno di una dozzina di passi da te.»

Il professor Quirrell si rimise la bacchetta nella manica della sua altra mano, la mano che talvolta reggeva la pistola.

Poi il Professore di Difesa portò la mano alla bocca e ne tolse quello che sembrò essere un dente. Lanciò il falso dente alto per aria, e quando venne giù, si era trasformato in una bacchetta che suscitò una strana sensazione di riconoscimento nella mente di Harry, come se qualche parte di lui riconoscesse in quella bacchetta una… parte di sé…

Tredici pollici e mezzo, tasso, con un nucleo di piuma di fenice. Harry aveva memorizzato l’informazione quando il fabbricante di bacchette Olli-qualcosa l’aveva fornita, perché era sembrato che potesse essere Pertinente-alla-trama. L’evento, e il pensiero che vi soggiaceva, sembravano essere entrambi distanti una vita.

Il Professore di Difesa alzò quella bacchetta, e tracciò per aria una runa fiammeggiante che era tutta bordi frastagliati e malevolenza; Harry fece un altro passo istintivo all’indietro. Poi il professor Quirrell parlò. «Az-reth. Az-reth. Az-reth.»

La runa fiammeggiante iniziò a riversare fuoco che era… perverso, come se i bordi frastagliati della runa fosse diventata la natura del fuoco stesso. Il fuoco era cremisi vivo, sfumato più rosso del sangue, raggiante di un’intensità più ustionante di un saldatore ad arco. Quella brillantezza in quella sfumatura sembrava sbagliata di per sé, come se nulla di una sfumatura di rosso così intesa dovesse emettere tanta luce; e il cremisi vivo era solcato da venature di nero che sembravano succhiar via la luce dal fuoco. Dall’interno di quel fuoco annerito, delineate nell’interazione tra cremisi e oscurità, forme animali si contorcevano selvaggiamente da un predatore all’altro, cobra in iena in scorpione.

«Az-reth. Az-reth. Az-reth.» Quando il professor Quirrell ebbe ripetuto la parola per sei volte, si era riversato tanto fuoco nero-cremisi da riempire il volume di un piccolo cespuglio.

Il fuoco maledetto rallentò i propri mutamenti mentre il professor Quirrell vi fissò il proprio sguardo, assumendo una singola forma, quella di un’annerita fenice ardente sangue.

E qualcosa disse a Harry con una terribile certezza che se quella fenice nero ardente avesse incontrato Fawkes, la vera fenice sarebbe morta per non rinascere più.

Il professor Quirrell fece un singolo gesto con la sua bacchetta, e il fuoco annerito si lanciò alto attraverso la stanza. Collise con la porta e la sua toppa, e con una sola spazzata delle sue ali cremisi ardente, la maggior parte della porta e una pozione del portale ad arco furono arsi. Poi le corrotte fiamme cremisi svolazzarono oltre.

Harry poté dare solo un’occhiata attraverso il buco per vedere le enormi statue che stavano appena iniziando ad alzare spade e bastoni, quando il fuoco annerito giunse tra di loro, ed esse si creparono e arsero.

Quando finì, la fenice di fuoco annerito tornò indietro svolazzando attraverso il buco, e si librò sulla spalla sinistra del professor Quirrell, gli artigli di un cremisi intenso come il sole che restarono a un pollice dalle sue vesti.

«Proceda», disse il professor Quirrell. «Ora è sicuro.»

Harry avanzò, necessitando di invocare gli schemi cognitivi del suo lato oscuro per mantenersi abbastanza calmo da farlo. Scavalcò i bordi ardenti della parte restante della porta, e fissò lo sguardo su di una scacchiera con enormi pezzi da gioco rovinati. Le piastrelle alternate di marmo nero e bianco iniziavano sul pavimento cinque metri dopo la porta d’ingresso in rovina, e si estendevano da muro a muro, ma si fermavano a cinque metri dalla porta successiva nell’estremità opposta della stanza. Il soffitto era significativamente più alto di quanto ogni statua sarebbe stata in grado di raggiungere.

«Ipotizzerei», disse Harry, e gli schemi cognitivi del suo lato oscuro mantennero calma la sua voce, «che la soluzione prefissata fosse di volare sopra le statue usando il manico di scopa della stanza precedente, poiché non era davvero necessario per prendere la chiave, giusto?»

Alle sue spalle, il professor Quirrell rise, e fu la risata di Lord Voldemort. «Proceda», disse una voce divenuta più fredda e acuta. «Vada nella prossima stanza. Desidero vedere cosa comprenderà di ciò che è là.»

Predisposto da Silente per studenti del primo anno, Harry ricordò a sé stesso, sarà sicuro, e attraversò camminando la scacchiera in rovina, poggiò la mano sulla maniglia della porta, e la spinse verso l’interno.

Mezzo secondo dopo, Harry chiuse con violenza la porta e saltò all’indietro.

Ci vollero diversi secondo a Harry per riportare sotto controllo il suo respiro, e sé stesso. Da dietro la porta giunsero forti urla continue, e forti urti come se una clava di roccia martellasse sul pavimento.

«Suppongo», disse Harry con una voce divenuta fredda anch’essa, «che poiché difficilmente Silente metterebbe qui un vero troll di montagna, la prossima sfida sia un’illusione dei miei ricordi peggiori. Come un Dissennatore, con il ricordo proiettato nel mondo esterno. Molto divertente, Professore.»

Il professor Quirrell avanzò verso la porta, e Harry si fece ben da parte. Oltre alla sensazione di sventura che ora era intensa attorno al Professore, il lato oscuro o semplicemente il mero istinto di Harry gli stava suggerendo di non trovarsi vicino al fuoco nero-cremisi che fluttuava sulla spalla del professore.

Il professor Quirrell aprì di scatto la porta, e guardò all’interno. «Uhm», disse. «Solo il troll, come dice lei. Ah, beh, avevo sperato di imparare qualcosa di molto più interessante su di lei che questo. Ciò che si trova là dentro è un Kokorhekkus, anche noto come molliccio comune.»

«Un molliccio? Cosa è in grado di — no, suppongo di sapere cosa faccia.»

«Un molliccio», disse il professor Quirrell, e ora la sua voce era nuovamente quella di un professore di Hogwarts che teneva lezione, «gravita intorno a luoghi chiusi che sono aperti raramente, come una credenza dimenticata nell’attico. Cerca di essere lasciato in pace, e si manifesterà in qualunque forma egli pensi possa farla fuggire via impaurito.»

«Farmi fuggire impaurito?» disse Harry. «Io ho ucciso il troll.»

«Lei è balzato fuori dalla stanza senza pensarci. Un molliccio cerca il sussulto istintivo, non la minaccia ragionata. Altrimenti avrebbe selezionato qualcosa di più credibile. Ad ogni caso, il contro-Incantesimo abituale per un molliccio è, naturalmente, Fiendfyre.» Il professor Quirrell fece un gesto, e il fuoco annerito balzò dalla sua spalla e si riversò attraverso la porta.

Dall’interno della stanza provenne un singolo squittio, e poi più nulla.

Avanzarono nella ex-stanza del molliccio, il professor Quirrell per primo questa volta. Con il presunto molliccio scomparso, la stanza era solo un’altra enorme camera illuminata da candelieri di fredda luce blu.

Lo sguardo del professor Quirrell sembrava distante, pensieroso. Attraversò la stanza senza aspettare Harry, e aprì intenzionalmente di colpo la porta sul muro opposto.

Harry lo seguì, non da vicino.

La camera successiva conteneva un calderone, uno scaffale di ingredienti imbottigliati, taglieri, bastoni per mescolare, e la restante attrezzatura di Pozioni. La luce che proveniva dalle nicchie arcuate era bianca invece che blu, presumibilmente perché la visione a colori era importante nella preparazione delle Pozioni. Il professor Quirrell era già in piedi vicino all’apparato per la preparazione, esaminando una lunga pergamena che aveva raccolto. La porta verso la camera successiva era protetta da una coltre di fuoco purpureo che sarebbe apparso molto più minaccioso, se non fosse sembrato pallido e debole a confronto della fiamma annerita che fluttuava sulla spalla del professor Quirrell.

La sospensione dell’incredulità di Harry era già partita per una vacanza, a quel punto, quindi egli non disse nulla a riguardo del fatto che i sistemi di sicurezza del mondo reale avevano l’obiettivo di distinguere il personale autorizzato da quello non autorizzato, il che significava concepire dei test che avessero risultati differenti con persone che avrebbero dovuto o non dovuto essere là. Per esempio, un test di sicurezza buono sarebbe stato verificare se il partecipante conoscesse la combinazione di una serratura che era stata comunicata solo alle persone autorizzate, e un test di sicurezza cattivo sarebbe stato verificare se il partecipante fosse in grado di preparare una pozione secondo istruzioni scritte che erano state gentilmente incluse.

Il professor Quirrell gettò la pergamena verso Harry, ed essa svolazzò per terra tra di loro. «Cosa pensa di questo?» disse il professor Quirrell, che poi fece un passo indietro in modo che Harry potesse avanzare e raccogliere la pergamena.

«Nisba», disse Harry dopo aver dato una scorsa alla pergamena. «Verificare se il partecipante può risolvere un rompicapo logico ridicolmente semplice riguardo all’ordine degli ingredienti non è ancora un test che dà risultati diversi con personale autorizzato e non autorizzato. Non importa se usa un rompicapo logico più interessante a proposito di tre idoli o una linea di persone che indossano cappelli colorati, sta comunque mancando completamente il bersaglio.»

«Osservi l’altro lato», disse il professor Quirrell.

Harry girò la pergamena lunga due piedi.

Sull’altro lato, vergata in lettere minuscole, c’era la più lunga lista di istruzioni che Harry avesse mai visto. «Cosa diavolo —»

«Una pozione del fulgore, per estinguere il fuoco purpureo», disse il professor Quirrell. «Si ottiene aggiungendo gli stessi ingredienti, ripetutamente, in modi leggermente differenti. Immagini qualche impaziente e giovane gruppo di studenti del primo anno, che ha superato tutte le altre camere, pensando di essere sul punto di raggiungere lo specchio magico, che poi incontrano questo compito. Questa stanza è davvero opera del Maestro di Pozioni.»

Harry fissò apertamente la forma di nerofuoco sulla spalla del professor Quirrell. «Il fuoco non può sconfiggere il fuoco?»

«Può», disse il professor Quirrell. «Non sono sicuro che dovrebbe. Supponga che la stanza sia dotata di una trappola.»

Harry non voleva restare bloccato a preparare quella pozione tanto per divertimento, o per qualunque altra ragione il professor Quirrell li stesse facendo avanzare così lentamente attraverso quelle camere. La ricetta della pozione riportava trentacinque occasioni distinte per aggiungere delle campanule, quattordici per aggiungere ‘una ciocca di capelli chiari’… «Forse la pozione emette un gas letale che è mortale per i maghi adulti ma non per i bambini. O uno qualsiasi tra un centinaio di altri tranelli mortali, se all’improvviso facessimo sul serio. Facciamo sul serio?»

«Questa stanza è opera di Severus Snape», disse il professor Quirrell, sembrando ancora una volta pensieroso. «Snape non è un astante in questo gioco, non del tutto. È sprovvisto dell’intelligenza di Silente, ma possiede l’intento di uccidere che Silente non ha mai avuto.»

«Beh, qualunque cosa stia accadendo qui, non riesce davvero a tenere lontani i bambini», osservò Harry. «Tanti primini sono riusciti a passarla. E se in qualche modo riesci a tenere fuori tutti tranne i bambini, allora questo, dal punto di vista di Silente, forza Lord Voldemort a possedere un bambino per entrare. Non ne capisco il motivo, dati i loro obiettivi.»

«Infatti», disse il professor Quirrell, strofinandosi il ponte del naso. «Ma veda, ragazzo, questa stanza è mancante degli inneschi e dei segnali d’avvertimento che sono stati collocati nelle altre. Non ci sono protezioni impercettibili che devono essere superate. È come se fossi invitato ad aggirare la Pozione e semplicemente entrare — ma Snape sa che Lord Voldemort lo percepirà. Se infatti vi fosse stata una trappola per tutti coloro che non preparassero la pozione, sarebbe stato allora più saggio disporre delle protezioni, e non fornire alcun segno che questa stanza è diversa dalle altre.»

Harry ascoltò, accigliandosi per la concentrazione. «Allora… l’unica ragione per non collocare le reti di rilevamento è di farle non asfaltare questa stanza.»

«Mi aspetto che Snape si aspetti che io deduca anche questo», disse il Professore di Difesa. «E oltre questo punto non posso predire a che livello egli pensi che io giochi. Sono paziente, e mi sono preso molto tempo per questa impresa. Ma Snape non conosce me, conosce solo Lord Voldemort. Egli ha talvolta visto Lord Voldemort urlare per la frustrazione, e agire sulla base di impulsi che sono sembrati controproducenti. Consideri questa faccenda dal punto di vista di Snape: si tratta del Maestro di Pozioni di Hogwarts che sta dicendo a Lord Voldemort di essere paziente e seguire le istruzioni se vuole entrare, come se Lord Voldemort fosse un semplice scolaretto. Troverei facile assecondarlo, sorridendo nel frattempo, e ottenere la mia vendetta in seguito. Ma Snape non sa che per Lord Voldemort è facile pensarla in questo modo.» Il professor Quirrell osservò Harry. «Ragazzo, mi hai visto fluttuare per aria vicino al Tranello del Diavolo, vero?»

Harry annuì. Poi notò la propria confusione. «Il mio libro di testo di Incantesimi dice che è impossibile per i maghi far levitare sé stessi.»

«Sì», disse il professor Quirrell, «questo è quanto è detto nel suo libro di testo di Incantesimi. Nessun mago può levitare sé stesso, o alcun oggetto che sostenga il loro peso; sarebbe come cercare di sollevarsi tirando i lacci delle proprie scarpe. Eppure il solo Lord Voldemort può volare — come? Risponda più velocemente che può.»

Se alla domanda poteva rispondere uno studente del primo anno — «Ha fatto lanciare a qualcun altro degli incantesimi da manico di scopa sulla sua biancheria intima, e poi li ha Obliati.»

«Non esattamente», disse il professor Quirrell. «Gli incantesimi per i manici di scopa necessitano di una forma stretta e allungata, che deve essere solida. La stoffa non funziona.»

Le sopracciglia di Harry si aggrottarono. «Quanto deve essere lunga la forma? Può attaccare qualche manico di scopa corto a una imbragatura di tessuto, e volare usando quelli?»

«Certo, all’inizio ho legato bastoni incantati alle mie braccia e alle mie gambe, ma questo è avvenuto solo per insegnare a me stesso un nuovo modo di volare.» Il professor Quirrell tirò indietro la manica delle sue vesti, mostrando il braccio nudo. «Come può vedere, non nulla nella mia manica, ora.»

Harry assimilò quell’altro vincolo. «Ha fatto lanciare a qualcun altro degli incantesimi per i manici di scopa sulle sue ossa?»

Il professor Quirrell sospirò. «E questa era una delle prodezze più temute di Lord Voldemort, o così mi hanno detto. Dopo tutti quegli anni, e una certa quantità di riluttante Legilimanzia, ancora non comprendo veramente cosa ci sia di sbagliato nella gente normale… Ma lei non è uno di loro. È giunto il momento per lei di contribuire a questa spedizione. Ha conosciuto Severus Snape più recentemente di me. Mi dica la sua analisi di questa stanza.»

Harry esitò, cercando di sembrare pensieroso.

«Menzionerò», disse il professor Quirrell, mentre la fenice di fuoco annerito sulla sua spalla sembrò allungare il collo e indirizzare uno sguardo truce a Harry, «che se mi lascerà consciamente fallire, lo considererò un tradimento. Le ricordo che la Pietra è la chiave per la risurrezione di Hermione Grange, e che ho in ostaggio la vita di centinaia di studenti.»

«Ricordo», disse Harry, e subito a ruota di quel pensiero del cervello meravigliosamente inventivo di Harry, giunse un pensiero.

Harry non era sicuro dell’opportunità di dirlo.

Il silenzio si allungò.

«Ha già pensato a qualcosa?» disse il professor Quirrell. «Risponda in Serpentese.»

No, quello non sarebbe stato facile, non contro un avversario intelligente che poteva obbligarti a raccontare la verità esatta in qualunque momento. «Severus, o quanto meno il Severus di oggi, rispetta molto la sua intelligenza», disse invece Harry. «Credo… credo che si possa aspettare che Voldemort creda che Severus non crederebbe che Voldemort possa passare la sua prova di pazienza, ma Severus si aspetterebbe che Voldemort la passasse.»

Il professor Quirrell annuì. «Questa è una teoria plausibile. Lei ci crede? Risponda in Serpentese.»

«Ssì», sibilò Harry. Poteva non essere sicuro nascondere delle informazioni, neanche pensieri e idee… «Perciò, la ragione di questa stanza è di rallentare Lord Voldemort per un’ora. E se volessi ucciderla, credendo ciò a cui Silente crede, la cosa evidente da provare sarebbe un Bacio di un Dissennatore. Voglio dire, pensano che lei sia un’anima senza corpo — lo è, a proposito?»

Il professor Quirrell rimase fermo. «Silente non penserebbe a quel metodo», disse dopo un po’ il Professore di Difesa. «Ma Severus potrebbe.» Il professor Quirrell iniziò a battere un dito contro la propria guancia, il suo sguardo distante. «Lei ha un potere sui Dissennatori, ragazzo, può dirmi se ce ne sono altri vicini?»

Harry chiuse gli occhi. Se c’erano vuoti nel mondo, egli non poté percepirli. «Nessuno che io possa sentire.»

«Risponda in Serpentese.»

«Non percepissco mangia-vita.»

«Ma è stato onesto quando me ne ha suggerito la possibilità? Non intendeva operare alcun furbo raggiro?»

«Ssono sstato onessto. Nesssun trucco.»

«Forse c’è qualche modo attraverso il quale è possibile nascondere dei Dissennatori, dire loro di saltar fuori e mangiare un’anima che sta possedendo un corpo se dovessero vederla…» Il professor Quirrell stava ancora battendosi la guancia. «Non è impossibile che io ne abbia i requisiti. O gli si può dire di mangiare chiunque passi per questa stanza troppo velocemente, o chiunque non sia un bambino. Ricordandosi che tengo come ostaggi nei suoi confronti Hermione e centinaia di altri studenti, userebbe il suo potere sui Dissennatori per difendermi, se un Dissennatore si smascherasse? Risponda in Serpentese.»

«Non lo sso», sibilò Harry.

«Mangia-vita non posssono disstruggermi, pensso», disse il professor Quirrell. «E abbandonerei quessto corpo sse ssi avvicinasssero troppo. Ritornerò pressto quessta volta, e poi non ci ssarebbe nesssuno in grado di fermarmi. Torturerò tuoi genitori per anni, per punirti per essserti fatto indietro. Centinaia di sstudenti osstaggi moriranno, inclussi quelli che chiami amici. Ora lo chiederò. Usserai tuo potere ssui mangia-vita per proteggermi, sse mangia-vita dovesssero arrivare?»

«Ssì», sussurrò Harry. La tristezza e l’orrore che Harry aveva spinto giù divamparono nuovamente, e il suo lato oscuro non aveva alcuno schema immagazzinato per gestire le emozioni. Perché, professor Quirrell, perché lei è così

Il professor Quirrell sorrise. «Questo mi fa ricordare una cosa. Mi ha già tradito?

«Non ti ho ancora tradito.»

Il professor Quirrell esaminò l’attrezzatura di Pozioni, e iniziò a tagliare a pezzi una radice con una sola mano, il coltello che si mosse quasi invisibilmente veloce e senza alcuno sforzo apparente. La fenice Fiendfyre vagò fino al lato opposto della stanza e attese là. «Considerato il tutto con la rispettiva incertezza, sembra più saggio passare il tempo a superare questa stanza come lo farebbe uno studente del primo anno. Ha qualche domanda, ragazzo? Ho detto che avrei dato loro risposta, dunque chieda.»