Nozioni pratiche nel dojo
Qualche nozione pratica soprattutto per chi inizia... ma a volte non solo!
Prendi inoltre visione delle specifiche norme anti-covid
La divisa d'allenamento (Keikogi)
Si chiama Keikogi o semplicemente gi (=divisa); un po' più volgarmente ci si riferisce spesso ad essa come "kimono".
Per chi inizia la pratica del Ju jitsu è consigliato l'acquisto di un Judogi bianco senza scritte anche economico in quanto solitamente più robusto e più adatto alle prese rispetto ad esempio ad un Karategi. Non è comunque consigliabile un costoso Judogi da competizione spesso troppo pesante e "rigido".
I pantaloni (zubon) possono avere l'elastico ( più pratico per i bambini) o una cordicella ( meglio per i grandi) che si stringe e si lega davanti.
La giacca (uwagi) si indossa mettendo la parte sinistra sulla destra (... questo dovrebbe valere anche per le signore/signorine!); viene chiusa con la cintura (obi).
E' permesso alle signore/ine l'uso di magliette/top preferibilmente bianchi sotto alla giacca.
Ai piedi si indossano le ciabatte (zori) che si lasciano ordinate a bordo tappeto (tatami); si sale sul tatami scalzi.
Per la propria e l'altrui incolumità si evita di indossare qualsiasi monile (anelli, braccialetti, collanine, orecchini ecc) durante l'allenamento.
Ovviamente la divisa va tenuta pulita e riposta nella borsa piegata (vedi immagine sotto)
Altre informazioni sull'attrezzatura utile qui.
Indossare e annodare la cintura (obi)
Potete fare riferimento all'immagine qua sotto o al video sottostante
Colore cintura e gradi
Pur tenendo a mente che la prima utilità dell'Obi è quella di chiudere la giacca e non di essere uno strumento di vanto si rammenta che il colore della cintura per gli Allievi indica il grado (kyu) raggiunto: si parte dal 6° kyu e si arriva al 1° prima di diventare Yudansha e indossare la cintura nera.
Il primo grado della cintura nera (Shodan) stabilisce l'acquisizione delle semplici basi tecniche ... occorre tutta la vita per perfezionarle!
Si segnala che abitualmente dal 1° al 5° dan la cintura è nera, dal 6° all' 8° bianca e rossa.
Etichetta nel Dojo
Prima di salire sul tatami:
sono ovviamente importati l'ordine e la pulizia personale e della divisa da allenamento (keikogi, vedi sopra) e il rispetto della puntualità; in caso di ritardo è bene aspettare sempre il permesso dell'insegnante prima di salire sul tatami.
Sempre, salendo o scendendo dal tatami si fa un piccolo saluto con un inchino in piedi (ritzu rei).
Sul tatami:
il rispetto è ciò che unisce i praticanti e da senso alla pratica. Si deve praticare con serietà ma in "amicizia".
Il rispetto si manifesta nel breve saluto reciproco in piedi (ritsu rei) tra due praticanti prima e alla fine di un esercizio o applicazione tecnica.
Il rispetto si manifesta verso gli allievi più anziani e gli istruttori ascoltando i consigli e le istruzioni con attenzione e verso gli allievi meno esperti con il confronto e l'aiuto.
E' anche rispetto quando si pratica con un allievo esperto o Yudansha la sincerità nel portare gli attacchi e l'avere fiducia nel subire una tecnica da parte di chi cerca di insegnarcela mostrandocela rimanendo rilassati ma attenti nello stesso momento.
Nello stesso tempo è rispetto non voler mostrare a tutti i costi "cosa si è capaci di fare" sia durante gli esercizi che in combattimento libero con allievi poco esperti.
In generale bisogna ricordare che il randori (combattimento libero) in palestra non è una gara ma un esercizio per testare quanto si è imparato in una situazione dinamica: rimanendo rilassati (per quanto sempre vigili) è più facile lavorare e imparare entrambi; rimanendo tesi o sulla difensiva difficilmente si imparerà qualcosa.
Quando l'insegnante interrompe un esercizio per spiegarne un altro, salutare rapidamente il compagno di pratica con un ritsu rei e prendere rapidamente posto.
Quando si ascolta una spiegazione più lunga e si sta seduti a terra stare preferibilmente in seiza o alternativamente, se non si riesce a stare a lungo in seiza, seduti a gambe incrociate con la schiena dritta e non appoggiarsi al muro o mettersi in posizioni scomposte/semisdraiate.
Saluto
Il Saluto o Rei è un momento importante in ogni lezione di ju jitsu e scandisce l'inizio e la fine formali della lezione (eventualmente dopo il riscaldamento).
Il Rei è espressione di rispetto, cortesia, sincerità nei rapporti. Vi sono molti tipi di saluto; prima di tutto si può distinguere tra il saluto in ginocchio (seiza) detto Za-rei ed il saluto in piedi detto Ritsu-rei.
Lo Zarei è il saluto più formale che viene eseguito all'inizio della lezione e talora alla fine; come pure prima o alla fine della pratica di tecniche a terra o in suwari waza.
Il Ritsu rei viene eseguito in piedi quando si entra o esce nel dojo o si sale/scende dal tatami o prima o alla fine della pratica di tecniche in piedi.
Come detto esistono anche altre forme particolari di saluto che si distinguono e vengono nominati in base allo scopo:
Shomen ni rei: è il saluto in Zarei effettuato verso il lato principale, anteriore o d'onore del dojo che rappresenta l'Ideale cui tende il praticante nel suo cammino; nel lato principale (shomen) del Dojo si trova la Kamiza e/o la/e foto di Maestri precedenti.
Sensei ni rei: è il saluto al Maestro in quanto tramite dell'Arte e guida nel Cammino in quanto "nato prima" (significato letterale del termine sensei) nell'Arte.
Otagai ni rei: (non sempre nominato e talora eseguito in piedi) è il saluto che i praticanti si scambiano vicendevolmente e rappresenta l'unità e il rispetto e l'armonia che unisce.
e talora anche: Shihan ni rei ( saluto rivolto a maestri di alto grado appunto detti Shihan) e Sempai ni rei (saluto ad allievi anziani che insegnano in vece del Sensei)
Alcuni comandi durante le lezione
Rei - saluto (vedi sopra nel dettaglio)
Yoi - pronti
Hajime - incominciare
Yame - fermarsi
Mawatte - girare
Mate - aspettare
Sore Mate- fine (combattimento)
Kamae - in guardia
Terminologia e scrittura giapponese
La scrittura giapponese è composta da due tipi di segni grafici, gli ideogrammi e i kana e più precisamente da: i kanji, l’hiragana e il katakana.
I kanji sono la parte più antica e complessa della scrittura giapponese e derivano dagli ideogrammi cinesi: sono un simbolo che rappresenta un concetto (ideogramma)
I kana comprendono l’hiragana e il katakana che sono due alfabeti sillabici fonetici ( cioè i segni grafici non corrispondono alle nostre lettere ma piuttosto a sillabe).
Il katakana è utilizzato comunemente per trascrivere le parole di origine non giapponese. L’hiragana è usato per tutto il resto.
La traslitterazione di termini giapponesi, in particolare di Kanji, in caratteri occidentali può essere complessa e talora non univoca.
Un esempio classico è il proprio il termine 柔術, traslitterato in alfabeto latino come jū jutsu, ju jitsu o jiu jitsu (o altro ancora!) ; va detto che la traslitterazione più classica ( secondo il metodo "Hepburn") vorrebbe Ju Jutsu ( traslitterazione usata per esempio da molte Koryu o scuole tradizionali) ma di fatto anche le altre traslitterazioni non sono errate e quella Ju Jitsu è quella più diffusa in Italia (utilizzata sia da Fijlkam che da AIJJ per esempio) e non solo.
Curiosità: un altro esempio di traslitterazione non univoca è il Kanji di vento 風 a volte traslitterato in Kase ( Kase Hito: uomo vento: termine ben noto ai praticanti del Metodo Bianchi) o in Kaze (Kamikaze: letteralmente: vento divino).
Glossario di terminologia giapponese in uso nelle arti marziali
Numeri giapponesi
ichi = uno ni = due san = tre shi = quattro go = cinque roku = sei shichi = sette hachi = otto kyu = nove ju = dieci
Parti del corpo