Zen e arti marziali

Zen e arti marziali ,le scuole per dirigere lo spirito. ( tratto da http://web.tiscali.it/shaolinmon/ )

Le arti marziali non sono teatro, né sport, né spettacolo. Il loro segreto e che in esse non esiste né vittoria né sconfitta

K. Sawaki

Kodo Sawaki, uno dei grandi maestri zen dei tempi moderni, ripeteva spesso che zen e arti marziali costituiscono un'unità.

Nel budo come nello zen la prima tappa, detta shojìn, può durare dai tre ai cinque anni, anche se anticamente poteva arrivare a dieci. Durante questo periodo il discepolo cerca la propria strada e con la guida del maestro conosce e tempra il suo spirito con sempre maggiore determinazione e coscienza. Un percorso che si conclude quando il Maestro accorda al suo discepolo lo shiho, la trasmissione. Nella seconda tappa il discepolo diviene un vero assistente del Maestro, e pratica con uno spirito capace di percepire sensazioni settili, profonde, frutto dì una capacità di concentrazione senza coscienza. La terza tappa vede il discepolo accedere allo status di autentico maestro: lo spirito attinge alla vera libertà, quella interiore.

Elementi decisivi sia nella meditazione che nel combattimento, sono la determinazione, intesa come costanza e presenza, e la capacità di creare e concentrare una propria energia. Una presenza "totale" deve caratterizzare ogni azione, istante dopo istante. Nella pratica dello zen come in quella delle arti marziali non é permesso pensare, riflettere. L'intuizione e l'azione devono scaturire nello stesso istante. Il segreto di questo tipo di movimenta è la sua naturalezza, il suo nascere da inconscia capacità dì sentire e pensare col corpo. E' lo stato dì conoscenza più profondo, e viene chiamato hìshìryo, il pensiero che non pensa. Una sorta di vigile e totale rilassatezza del corpo che garantisce una percezione allargata del contesto in cui ci si trova e dai cui nascono movimenti in cui intuizione, e azione convivono.

In za-zen si deve tendere a una perfetta immobilità, concentrati solo sulla respirazione e sulla corretta postura, senza soffermarsi mentalmente su alcun pensiero, lasciando semplicemente che le immagini mentali passino come delle nuvole nel cielo. E' un'immobilità totalmente priva di tensioni, in costante equilibrio sul fluire delle proprie sensazioni.

Allo stesso modo durante un combattimento lo spirito non deve lasciarsi influenzare da nessun movimento dell'avversario, da nessuna azione del suo corpo e delta sua mente. Bisogna mantenere una totale concentrazione e, allo stesso tempo, lasciare che lo spirito si muova liberamente, istante per istante. Solo l'azione che scaturisce da questo stato d'animo da forma allo spirito, incarnandone la sua sostanza profonda, che nasce dall’inconscio. Anche per questo meditazione e combattimento sono considerate delle scuole per dirigere lo spirito.

Taisen Deshimaru, maestro di spada e meditazione, discepolo di Kodo Sawaki e grande ambasciatore dello zen in Occidente, scriveva: "Non dovete distrarvi durante za zen né durante l'allenamento delle arti marziali. Bisogna praticarli a fondo, concentrandosi, impegnandosi totalmente. Non bisogna serbare parte di energia come riserva. Concentrasi significa esprimerla, scaricarla totalmente. Se durante un combattimenti ci si risparmia non si può vincere. E' il segreto delle arti marziali, dello zen, e di ogni azione della nostra vita”.