Durante il mese di settembre 2012 si è svolta la seconda campagna di ricognizione del progetto.
Alla campagna 2012, svoltasi durante il mese di settembre nei giorni 5, 6, 7, 10, 11, 12, 13, 14, 18, 20, 21, hanno partecipato Daniele Maffezzoli, Marco Mulargia, Chiara Antonelli, Jessica Diotallevi, Eva Martellotta, Luca Compagnone, Andrea Guaglianone ed Emanuele Frau dell'Università “La Sapienza” di Roma, Sergio Nanu dell'Università degli Studi di Padova, Stefano Caruso e Stefano Drudi archeologi non affiliati.
L'immagine successiva mostra in blu le Unità Territoriali indagate nel 2011, in giallo quelle indagate quest'anno e in rosso quelle non idagabili perché occupate interamente da edifici e spazio urbanizzato.
Sono state raccolte e catalogate 126 buste di materiale archeologico, per un totale di 4378 frammenti ceramici, 123 frammenti di ossidiana, 37 frammenti di selce, 207 frammenti di litica su differenti supporti, 231 frammenti di malacofauna, 2 frammenti di tegole, 1 frammento di vetro, 1 frammento di metallo. Sono state salvate le coordinate spaziali di 2639 punti di raccolta di materiale archeologico.
La campagna ha permesso di approfondire il discorso relativo a una serie di evidenze dell'area del Capo, in particolare quelle di fase nuragica, le quali erano state parzialmente trascurate durante la precedente campagna 2011 in favore dell‟area del villaggio neolitico e di fase romana di Monte Benei, di notevole estensione. Le operazioni hanno interessato innanzitutto un certo numero di Unità Territoriali nell'area tra il moderno abitato di Sa Rocca Tunda e l'altura di Monte Benei, al fine di creare un 'corridoio di visibilità' che congiungesse l'area dei 3 nuraghi Su Cunventu, Spinarba e s'Omu col litorale da una parte e con il precedentemente segnalato abitato nuragico di Pran'e Cannas, localizzato immediatamente a N di Monte Benei, dall'altra.
SITI E AREE INDAGATE
Di seguito la carta dei siti finora catalogati nell'ambito del progetto, con relativa sigla:
È stato possibile identificare la presenza di un probabile abitato databile alla fase nuragica – sono presenti sia materiali ascrivibili all'età del Bronzo che alla prima età del Ferro – intorno al nuraghe Su Cunventu (CMP_15). Nella stessa area, così come nei terreni circostanti gli altri due nuraghi, è stata confermata la presenza di una o più necropoli di fase romana, almeno una di periodo repubblicano – presso Su Cunventu – e una imperiale – presso il nuraghe Spinarba, già segnalate da Tore e Stiglitz (1987b:646-647). La loro esistenza è ancora chiaramente indicata da numerosi reperti ceramici e di altro tipo sparsi nell'area dei tre nuraghi, il cui studio è attualmente in corso.
Di seguito una carta dei siti dell'area dei nuraghi, una foto del nuraghe Su Cunventu e due del nuraghe s'Omu:
Un altro insediamento - databile alla fase del Bronzo Finale-Primo Ferro a giudicare da un preliminare esame dei reperti ceramici (CMP_16) - è stato identificato alle spalle del moderno abitato di Sa Rocca Tunda, in un'area pianeggiante ai piedi di un modesto rilievo. Si tratta di un sito finora inedito.
A N della strada provinciale SP 10 che conduce alla località di Putzu Idu, all'altezza del bivio per Sa Rocca Tunda, è stato impossibile riscontrare l'esistenza dell'abitato di fase nuragica di Pran'e Cannas, segnalato da Tore e Stiglitz negli anni '80 L'area è caratterizzata dalla presenza di basse concentrazioni di materiali, in parte ascrivibili alla fase nuragica ma chiaramente non riferibili ad alcun contesto definibile 'sito'.
Nel corso della ricognizione sono state poi indagate varie unità territoriali ad E dell'abitato neolitico di Monte Benei (CMP_8, vedi relazione I – anno 2011) al fine di definire la reale ampiezza della dispersione di materiali neolitici nell'area. Una sorta di limite dell'insediamento era infatti stato identificato durante la precedente campagna ad est, sud e sudovest, e l'allargamento dell'indagine fino allo stagno di Sa 'e Procus ha confermato questo dato. Sono state infatti riscontrate densità di manufatti molto basse, perlopiù frammenti di ossidiana e selce e pochi frammenti ceramici, ascrivibili a tutte le fasi.
Nell'area a ovest dell'incrocio tra le due strade provinciali SP 10 ed SP 66, comincia ad emergere una concentrazione di materiali abbastanza rilevante, più che altro di fase storica ma anche nuragica. Questa situazione, che indicherebbe forse la presenza di un abitato precedentemente mai identificato – ma la cui esistenza era stata già ipotizzata per via della favorevole situazione topografica, verrà approfondita prioritariamente nel corso della prossima campagna 2013.
Altre zone, limitate e tra loro topograficamente separate, sono state investigate nella porzione settentrionale del territorio oggetto di studio, al fine di aprire nuovi fronti di visibilità da approfondire durante le prossime campagna. Si tratta di: 1) una piccola zona coperta a macchia situata sulla scogliera settentrionale del Capo, 2) l'area in cui era stato precedentemente segnalato il sito di fase romana di San Lorenzo, situata alle spalle dello stagno di Sa Marigosa, 3) la zona delle tombe a grotticella alle spalle dell'abitato di Sa Rocca Tunda, e 4) la penisola di Scab'e Sai al limite NE dell'area di studio.
Nel caso delle aree nn. 1 e 4 le operazioni di ricognizione non hanno rivelato particolari concentrazioni né tanto meno l'esistenza di siti. Una limitata dispersione di cocci di età storica qualche centinaio di metri a SE della Torre di Capo Mannu potrebbe essere assimilabile a quella del sito CMP_5 individuato durante la scorsa campagna sulla scogliera settentrionale nei pressi del faro, ma non sembra ad esso associabile ad alcun resto strutturale come nel precedente caso. Di seguito una foto dell'area:
Nell'area 2 sono stati identificati alcuni resti strutturali in blocchi di arenaria e calcare, alcuni probabilmente associabili ad un edificio ecclesiastico tardo-antico segnalato negli anni '80, altri riferibili a strutture di fase romana/tardo-antica non meglio definibili (vedi la foto sotto). L'area è incolta da molto tempo, e la vegetazione impedisce una corretta visione d'insieme. Questo fattore condiziona anche la densità di ritrovamenti sul terreno, che non è particolarmente alta. Non è stato possibile identificare alcuna traccia della necropoli a inumazione precedentemente segnalata dagli autori citati e localizzata nei pressi dei resti strutturali antichi.
Alle spalle dell'abitato di Sa Rocca Tunda la natura sistematica della ricognizione ha permesso una migliore definizione del sito funerario neolitico di cui era precedentemente conosciuta una tomba a grotticella, nota in letteratura anche per l'associazione con alcuni manufatti ceramici ascrivibili alla prima fase del Bronzo Antico.
Nel corso della campagna 2012 sono state identificate almeno 6 nuove tombe a grotticella, di cui sono parzialmente visibili gli accessi negli affioramenti di arenaria (vedi foto sotto). Per il resto l'area è povera di cocciame sparso in superficie e ricca di materiali di risulta - tra i quali eternit - derivanti da lavori di costruzione delle abitazioni dell'abitato di Sa Rocca Tunda. L'area necessita di un serio intervento di bonifica e di pulitura al fine di poter effettuare un primo rilievo della necropoli, che si suppone essere parte di un più vasto sito di carattere funerario - un'altra tomba a grotticella, questa precedentemente conosciuta, è infatti localizzata alcune centinaia di metri più ad ovest.
RISULTATI
In sostanza, la seconda campagna ha permesso alcuni significativi passi avanti nell'interpretazione dell'evidenza territoriale dell'area del Capo Mannu, in particolare riguardo alla presenza di insediamenti di fase nuragica (CMP_15 e 16) – finora alquanto vaga sia dal punto di vista spaziale che da quello cronologico. I due abitati, il più esteso dei quali sembra essere quello che si sviluppa attorno al nuraghe complesso Su Cunventu, per quanto abbiano restituito prove di una loro occupazione durante l‟età del Bronzo, sono ascrivibili per il momento ad un periodo più recente della civiltà nuragica, in particolare alla fase cosiddetta di Bronzo Finale/Primo Ferro (X-IX sec. a.C.).
È stata avviata con successo l‟investigazione della necropoli di tombe a grotticella di Sa Rocca Tunda (CMP_17), che sembra contare almeno due raggruppamenti principali, dei quali solo il primo (quello orientale) è stato – ancora parzialmente – indagato. L'area del Capo Mannu costituisce un territorio privilegiato per lo studio territoriale del neolitico isolano, grazie alla associazione di necropoli con insediamenti affioranti, come quello di Monte Benei. Questa condizione, comune a tutta l‟area del Sinis, si rivela particolarmente favorevole allo studio delle logiche territoriali che sottintendevano alla creazione di particolari “luoghi”, places – per utilizzare un termine caro alla teoria archeologica del paesaggio anglosassone, dei punti significanti dello spazio in cui si concentra e si manifesta la pratica sociale di una o più comunità. Si auspica che le future campagne di prospezione nell'ambito del progetto possano definire nel modo migliore possibile questo tipo di evidenza, non certo comune a tutta la Sardegna.
Infine, sono stati catalogati diversi altri siti (CMP_12,13,14,18), segnalati a seguito di precedenti prospezioni di superficie durante gli anni '80, definendone in maniera più precisa la posizione nel territorio, e sono stati aperti nuovi “fronti di visibilità” in zone poco investigate, dei quali il più promettente sembra senza dubbio quello localizzato a ovest della collina di Benei, dove è stata riscontrata un densità crescente di manufatti appartenenti a differenti fasi – da quella preistorica a quella imperiale.