Nell'ambito della concessione di scavo (ex D.Lgs 42/2004) del Comune di San Vero Milis si è svolta, durante il mese di settembre 2013, sotto la direzione di Giandaniele Castangia e di Alfonso Stiglitz, la seconda campagna di scavo sul sito di Su Pallosu.
Alla campagna, svoltasi durante il mese di settembre nei giorni 4, 5, 6, 9, 10, 11, 12, 16, hanno partecipato Rocco Aceti, Anna Ardu dell’Università degli studi di Sassari, Desirè Bragalone, Nico Cappelli, Luca Compagnone, Alice Crocicchia, Antonella De Angelis, Erasmo Di Fonso, Gabriele Fanfarillo, Daniele Maffezzoli, Eva Martellotta, Marco Mulargia, Claudia Sabbini, Davide Schirru dell’Università La Sapienza di Roma. Luca Compagnone, Daniele Maffezzoli e Marco Mulargia hanno ricoperto il ruolo di responsabile di settore. Eva Martellotta ha svolto il ruolo di resposabile dell’organizzazione dei reperti nel magazzino del Museo di San Vero Milis.
Nel corso della campagna è stata scavata un a porzione di deposito archeologico pari a 35 mq. Il sito può considerarsi completamente indagato fino all'altezza della duna situata al limite dell'arenile, sotto la quale va ad infilarsi. Si è rivelato necessario l’allestimento di una barriera di protezione dal moto ondoso simile a quella eretta durante la campagna precedente, composta di sacchi riempiti di sabbia del peso di circa 50 kg montati su due filari sovrapposti. Tale protezione ha retto anche in questo caso per una settimana dopo il suo allestimento, permettendo comunque la conclusione dei lavori.
Dal punto di vista stratigrafico, è stata confermata la stratigrafia generale del sito già conosciuta, che si può così riassumere: al di sotto di due principali livelli sabbio-limosi contenenti al loro interno pochissimi materiali, anche di fase romana, sono stati identificati due livelli, uno sabbio - argilloso scuro (US 8) e uno più chiaro e compatto (US 26), contenenti un notevole numero di materiali ceramici più o meno frammentati di età nuragica.
Questi livelli coprivano un livello argilloso pressoché sterile (US 12) il quale copriva a sua volta il banco arenaceo sottostante (US 23). In vari punti del sito, nel corso delle successive campagne, sono stati identificati episodi erosivi dovuti all'azione del mare (US 7) e in un punto, come riportato precedentemente, è stata scavata una sepoltura senza corredo che tagliava il livello del deposito.
L'insieme degli interventi effettuati dal 2006 al 2013 ha permesso l’individuazione, la definizione areale e l’asportazione del deposito ceramico nuragico, il cui contesto originario era verosimilmente compreso in un’area umida retrocostiera, situata ad una maggiore distanza dal mare rispetto all’attuale posizione del sito (Castangia 2009, 2011, 2012, 2013). La sua estensione è stata parzialmente definita, in particolare verso S e verso N, mentre rimane problematica l'identificazione di limiti veri e propri a E – per via dell'azione erosiva del mare che ha praticamente asportato tutto il deposito – e ad O, laddove esso va a scomparire al di sotto della rimanente porzione di duna retrocostiera.
Sulla base degli studi finora condotti sul materiale ceramico, il deposito è ascrivibile alla fase del Bronzo Recente (XIV-XIII sec. a.C.), per quanto siano al suo interno presenti isolati frammenti riferibili a fasi precedenti e più tarde. Lo studio dei materiali è attualmente ancora in corso. Al momento, la mancanza di un qualsiasi contesto monumentale rende l’interpretazione dell'evidenza del deposito alquanto difficoltosa, se non in un senso genericamente cultuale.
AREA DI SCAVO 2013 DOPO LA RIMOZIONE DELLA SABBIA US 1
PORZIONE DI US 8 PRIMA DELLO SCAVO
IL DEPOSITO US 8 IN FASE DI SCAVO
PLANIMETRIA DEFINITIVA DEL DEPOSITO CERAMICO US 8
(in giallo l'area della sepoltura scavata nel 2007)
SEZIONE 2013
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