La campagna di ricognizione del settembre 2011 ha permesso un notevole sviluppo della definizione e comprensione del paesaggio archeologico del territorio del Capo Mannu, primo passo verso una applicazione totale di tale metodologia di analisi territoriale all’area del Sinis Settentrionale.
Il team, sotto la direzione operativa di Giandaniele Castangia (University of Cambridge), era composto da Stefano Caruso (Universita Sapienza), Vanessa Forte (Universita Sapienza), Jeremy Bennett (Queen’s University of Belfast) , Ester Oras (University of Cambridge), Marco Mulargia (Universita Sapienza), Antonella De Angelis (Universita Sapienza), Davide D’Errico (Universita Sapienza), Daniele Maffezzoli (Universita Sapienza), Antonella Acerra (Universita Sapienza), Simona Schiano (Universita Sapienza), Sara Stellacci (Universita Sapienza), Martina Costarelli (Universita Sapienza), Mallika Leuzinger (University of Cambridge), Tina Roushannafas (University of Cambridge), Jen Moore (University of Cambridge).
L'immagine di seguito illustra le aree interessate dall'indagine territoriale durante il mese di Settembre, per un totale di 290 ettari (2,9 kmq) - in giallo le Unità Territoriali indagate, cliccare per ingrandire:
Il totale dei materiali raccolti corrisponde a n. 7426 di frammenti ceramici, n. 984 frammenti di ossidiana, n. 257 frammenti di selce, n. 377 frammenti di litica non scheggiata, n. 643 frammenti di malacofauna, 55 frammenti di tegole, n. 5 frammenti di vetro, n. 6 frammenti di metallo, n. 7 frammenti di ossa animali. Sono state salvate le coordinate spaziali di 3351 punti di raccolta di materiale archeologico. Sono stati individuati e catalogati un totale di 11 siti archeologici, ad ognuno dei quali e' stato assegnato un codice di riferimento interno al progetto (Sito_n).
Nelle immagini successiva sono mostrati i punti di raccolta dei materiali archeologici (in rosso) nell'area del capo e i siti identificati (cerchi bianchi e neri):
E’ stata confermata da un lato la bassissima densità di materiali archeologici in superficie nella regione indagata del promontorio di Capo Mannu, dall’altro è stato possibile identificare nella stessa area, grazie all’impiego di un tipo di ricognizione sistematica, nuovi siti la cui individuazione con le tradizionali metodologie di indagine territoriale adottate in Sardegna sarebbe stata alquanto difficoltosa, in particolare i siti Sito1 e Sito 5 (vedi carta di seguito).
Il Sito 1 è un probabile abitato rurale di epoca tardo-punica e romana, che ha restituito materiale sicuramente successivo al IV sec. a.C., compresi vari frammenti di ceramica a vernice nera.
Di seguito una foto scattata durante la fase di raccolta dei materiali archeologici:
Il Sito 5 comprende i resti semisepolti di un piccolo edificio databile dalla ceramica raccolta alla fase tardopunica e repubblicana. Esso richiama il piccolo 'tempietto rurale' collocato sul ciglio della scogliera occidentale di Capo San Marco, nei pressi dell'insediamento tharrense. La funzione originaria di tali edifici è al momento sconosciuta, per quanto se ne ipotizzi una connessione con la pratica della navigazione a vista della costa, per la quale sarebbero stati evidentemente necessari dei punti di riferimento. Qui sotto una foto del sito dall'area del faro moderno:
Affioramento di tratto murario nel sito CMP2011_5:
Gli altri siti catalogati nell'area del Capo erano perlopiù già conosciuti e censiti (le due torri Sa Mora e Capo Mannu - rispettivamente Sito 4 e Sito 6, il deposito nuragico di Su Pallosu - Sito 10, il monumentino di Sa Rocca Tunda - Sito _11, la tonnara di età spagnola sull'isoletta omonima - Sito 9) più due piccole parti di edifici di epoca imprecisabile identificati nella parte meridionale del Capo (Sito 2 e Sito 3). Le due spiagge di Sa Rocca Tunda e Su Pallosu sono state parzialmente indagate vista la priorità di effettuare su di esse le prospezioni geofisiche con magnetometro, ma l'indagine non è stata sistematica e completa e verrà approfondita nel corso della prossima campagna.
Nell'area a Ovest dello Stagno di Sa 'e Proccus e’ stato definito parzialmente l’areale del vasto insediamento neolitico in località Monte Benei, individuato dal Prof. Atzeni che ne dava notizia alla fine degli anni '70, a cui si sovrappone una frequentazione di età tardo-punica e romana molto estesa. Questa, di cui era stata data ampiamente notizia in varie pubblicazione di Alfonso Stiglitz e Gianni Tore degli anni '80, era stata associata, per via del ritrovamento di vari frammenti di kernophoroi (statuette fittili legate al culto di Demetra), ad un santuario rurale di Demetra/Kore. Tuttavia, alla luce dei materiali raccolti durante la ricognizione di settembre (in particolare una gran quantità di frammenti litici di macine e pestelli in basalto), essa parrebbe piuttosto riferibile alla presenza di un esteso insediamento produttivo di qualche tipo, nel contesto del quale si inserisce l'evidenza di un'area di culto.
Il prosieguo della ricognizione nel corso delle successive campagne chiarirà l'esatta estensione dei due siti, la cui delimitazione è al momento da considerarsi parziale - nel senso che non è stato possibile identificarne tutti i limiti, ma solamente alcuni.
Nell'immagine seguente sono riportati in rosso i punti di ritrovamento di materiali archeologici nell'area di Benei:
Di seguito in rosso l'areale del sito neolitico e in giallo quello del sito di età storica (interpretazioni preliminari):
Le due immagini seguenti mostrano due manufatti preistorici pressoché integri rinvenuti nell'area del villaggio neolitico: una punta in ossidiana a ritocco bifacciale (sinistra) e un'ascia in fonolite (destra).
La raccolta di materiale archeologico in quest’area è stata estremamente proficua, e pone le basi per un imminente studio dello stesso che avrà come obbiettivo la pubblicazione di un primo catalogo sulla rivista Traces in Time entro il Giugno 2012.
Durante una piccola ricognizione mirata svoltasi il 24 settembre, e grazie soprattutto alla segnalazione del geologo Prof. Salvatore Carboni, è stato possibile inoltre localizzare un interessante sito di approvvigionamento della selce in località Porto Alabe. Il moderno insediamento turistico è infatti sovrastato da alcune colline ricchissime di affioramenti di questa materia prima, presente in svariate qualità e colorazioni, le medesime riscontrabili tra gli oggetti rinvenuti a Benei. Nel sito in questione è stato possibile identificare la presenza di almeno un'area interessata alla lavorazione.
Di seguito una foto del Dr Jeremy Bennett su alcuni blocchi di selce sul sito di Porto Alabe e la localizzazione dell'area dello stesso (giallo):