OBBIETTIVI E METODOLOGIE
Il principale obiettivo scientifico del lavoro di prospezione subacquea nell'ambito del Capo Mannu Project è quello di affiancare la ricognizione sistematica terrestre, per contribuire a dar vita ad un quadro cronologico e culturale multidimensionale, in cui i movimenti umani nel paesaggio abbiano lo stesso valore che l'archeologia tradizionale da al concetto statico di "sito". Il Capo Mannu rappresenta un set privilegiato per questo tipo di ricerca poiché, dagli indizi finora raccolti durante le passate indagini, risulta chiaro che il mare nasconde molti particolari pezzi di un puzzle che altrimenti risulterebbe irrimediabilmente incompleto, e il cui significato - pur generale - continuerebbe a sfuggire. L’équipe di ricerca per le attività subacquee è costituita dalla Dott.ssa Anna Ardu, in stretta collaborazione con il Sig. Ignazio Sanna tecnico per le attività subacquee della Soprintendenza ai Beni Archeologici per le Provincie di Cagliari e Oristano e con l’aiuto degli studenti del Corso di Archeologia Subacquea e del Paesaggi Costieri dell’Università degli Studi di Sassari, Gustavo Deligia, Marco Solinas e Sandro Uras. Marco Mulargia studente dell'Università "La Sapienza" di Roma ha avuto modo di collaborare a parte delle attività di prospezione.
La ricognizione è stata condotta secondo i più moderni parametri della ricerca archeologica dei paesaggi subacquei: raccolta e censimento dei dati pregressi già noti (attraverso pubblicazioni e dati cartografici, fotografici e areofotografici); ricognizioni sistematiche autoptiche; localizzazione dei siti tramite uso di strumentazione GPS; elaborazione di schede descrittive delle evidenze identificate; redazione finale di una cartografia georeferenziata del rischio/potenziale archeologico presente nella zona indagata. L'impostazione metodologica della Carta Archeologica del Rischio Subacqueo (CARS), prevista nel progetto, utilizzerà un sistema informatico e cartografico efficiente, aggiornabile in qualsiasi momento, che, avrà come componente il recupero dei dati raccolti in questa prospezione, sia da precedenti progetti simili, Sono previste attività di laboratorio per il trattamento, la documentazione e la prima classificazione, il restauro e la conservazione dei reperti per la valorizzazione del patrimonio archeologico subacqueo, si curerà la progettazione e la realizzazione di un settore espositivo nel Museo di San Vero Milis.
Grande importanza è data alla formazione professionale di archeologi e tecnici subacquei in ambito archeologico, attraverso qualificati percorsi di apprendimento che prevedono sia la trattazione degli aspetti teorici e tecnici sia l’esercitazione sul campo.
RISULTATI E CONSIDERAZIONI SCIENTIFICHECiò che è stato rinvenuto finora permette di rintracciare elementi della storia dei rapporti commerciali, dall’età nuragica fino all’età moderna, dell'area del Capo Mannu ed in particolare del Korakodes portus, uno scalo noto e frequentato in epoca storica, che il geografo egiziano Claudio Tolomeo pone tra le foci del Temo e Tharros (Κορακώδης λιμήν), più precisamente in corrispondenza del Capo Mannu. In età moderna e contemporanea studiosi come Francesco Fara (XVI sec.) e il Canonico Spano (XIX sec.), collocano questo scalo nell’area di S’Archittu più a nord, postulando un collegamento più diretto con la vicina città di Cornus. Vittorio Angius invece (XIX sec.), rifacendosi a Tolomeo, insistette sulla localizzazione dello scalo antico proprio nella rada di Cala Su Pallosu. Ad oggi, alla luce dei dati che qui vengono riportati, questa rimane l'ipotesi più plausibile. Numerosi interventi di archeologia subacquea, effettuati negli ultimi decenni nelle acque antistanti la località di Su Pallosu, hanno permesso di identificare alcune aree di concentrazione di frammenti ceramici, provenienti da relitti di navi affondate o da attività di alleggio nel fondale marino della baia. Il materiale finora esaminato è quasi interamente di epoca storica, compreso quello raccolto durante la campagna 2012, fatta eccezione per un'ancora litica in basalto ad un solo foro a nord-est dell’isolotto di Sa Tonnara (foto in basso), che potrebbe essere più antica.
Le attestazioni dell’inizio delle attività commerciali fenicie, presso il Korakodes portus, si collocano al momento intorno alla metà o sul finire del VII sec. a.C. Le evidenze materiali di questa importante fase sono appena percettibili nell'area, peraltro va ricordato che il vasellame arcaico va incontro a particolari criticità, avendo in genere un peso specifico inferiore a quello dell’acqua, per cui tende al galleggiamento e all’imbibimento (i frammenti sono allontanati dalla corrente e appaiono sempre fuori contesto, non associabili a relitti). Ad ogni modo, durante le attività di prospezione è stato possibile raccogliere un frammento che potrebbe colmare un'assenza importante: si tratta di un'ansa di una forma chiusa, probabilmente un'anfora, potenzialmente ascrivibile ad ambito culturale fenicio, in un periodo in cui vanno affermandosi le diverse varianti locali, e che testimonierebbe pertanto una presenza finora inedita per il territorio oggetto di studio (figura qui sotto).
Va comunque ricordato che, tra i reperti raccolti durante i passati interventi o frutto di sequestro, vi sono importazioni etrusche e ioniche, il cui trasporto era probabilmente effettuato da commercianti Fenici. I prodotti tirrenici raggiungevano il Capo Mannu grazie ad una fitta trama di relazioni, sviluppate da Cartagine e dalle colonie fenicie di Sardegna, con le città dell’Etruria meridionale, che a loro volta veicolavano altri prodotti provenienti dalla Ionia.
Nelle immagini seguenti vengono mostrati due reperti, un'anfora etrusca sopra e una ionica sotto, documentati e studiati nel lavoro di tesi specialistica della scrivente (disponibile a questo link):
Durante la seconda metà del VI secolo profondi mutamenti storici sono provocati dalla conquista punica della Sardegna. Le testimonianze subacquee in questo periodo diventano sempre più evidenti, in particolare per la prima volta possono essere individuati e investigati veri e propri relitti, con dotazioni di bordo e contenitori da trasporto. A Cala Su Pallosu questo periodo è testimoniato dal cosiddetto "relitto delle macine", databile al IV-III sec a.C., individuato e segnalato nel 1989 dai subacquei della società Acquarium, composto da un giacimento di macine di ignimbrite di Mulargia, uno scandaglio e anfore puniche di produzione cartaginese. Lo studio del relitto è stato effettuato dalla Soprintendenza Archeologica di Cagliari e Oristano e dal Nucleo Sommozzatori della Guardia di Finanza di Cagliari.
A seguito della prospezione dello scorso settembre, in particolare nell’area circostante l’Isolotto di Sa Tonnara, sono stati rinvenuti vari materiali ceramici ascrivibili a questa fase: coppe, piatti, fondi e orli di anfore di produzione sarda, anfore
Greco-Italiche arcaiche, cui poi si associano alcuni manufatti in ceramica a vernice nera.
La conquista romana, da datarsi dopo la fine della prima guerra punica nel 238/7 a.C, crea una fase di depressione amministrativa ad economica a causa della prevalente politica filo-punica della classe dirigente e dei mutati equilibri commerciali che privilegiarono le rotte tirreniche rispetto a quelle del mediterraneo occidentale e meridionale. Ne sono indicatori la presenza di contenitori che trasportavano i prodotti del Lazio e della Campania, attestati dalla presenza di anfore greco italiche di produzione flegrea, dei tipi dressel 1 e dressel 2-4. La vivacità dei commerci marittimi continua ad essere evidenziata dall’età Giulio Claudia a quella Severiana dalla presenza di anfore della Narborense, della Tarraconense e della Baetica, contenenti vino, olio e salse di pesce.
Non sono stati individuati veri e propri relitti per quest’epoca, ma in una zona a nord est dell’isolotto di Sa Tonnara è stato documentato durante la campagna 2012 un contesto omogeneo, costituito da un'area di dispersione di materiali databili allo stesso arco cronologico la fine del I o l’inizio del II sec. d.C. Si tratta di anfore romane di produzione gallica e iberica, probabilmente riferibili allo stesso carico.