Biohistory Epistemology
Biostoria (Biohistory of Knowledge) indaga non tanto i meccanismi neuronali, quanto le abilità elaborative del pensiero, in senso stretto, che si auto-organizza attorno alle argomentazioni-narrazioni degli accadimenti che danno quello "strato sottile” (H. Putnam, 1993) della produzione cerebrale.
Il punto di partenza della nuova lettura è stata la finestra storiografica, historiographical window, (A. Colamonico, 1993) che aprendo alla dimensione spaziale, ha stravolto l’architettura storiografica.
" ... La mente umana non viene educata a leggere la complessità, vista come una molteplicità di linee evolutive che si perturbano insieme e si auto-organizzano, ri-perturbandosi nuovamente, secondo un processo di retroazione positiva, esponenziale.
Nel corso degli ultimi secoli, sono stati privilegiati i sistemi sequenziali, nell’organizzazione delle informazioni.
La catalogazione, la stesura, la memorizzazione, l’osservazione, ecc. delle informazioni, avvenivano secondo ordini temporali lineari di successione di causa-effetto. L’organizzazione alfabetica della scrittura, ad esempio, è una successione temporale di lettere-parole-periodi che rendono linea il discorso con il corrispettivo occhio di lettura. Lo stesso non può dirsi di uno schizzo pittorico in cui l’artista visualizza un disordine informativo che assume una particolare armonia visiva dall’interazione del pieno/vuoto di segno. Qui, gli spazi assumono un pari valore al fine dell’effetto semantico-visivo e l’occhio-lettore è libero di focalizzare e muoversi sul tutto, libertà dell’occhio (Rovetta, 2002), scegliendo, di volta in volta, il fuoco di lettura (Hubel, 1989).
In un testo narrativo, invece, alla linearità di scrittura-lettura, che scinde il pieno (lo scritto) dal vuoto (il bianco della pagina), attribuendo a questo un valore 0, corrisponde una scissione mentale tra il contenuto-contenitore; per cui il contenuto emerge, il contenitore scompare, secondo un gioco di ombra/luce che porta a scindere la realtà in sequenze disciplinate.
Lo stesso avviene nell’azione d’esplorazione della realtà, quando l’occhio osservatore, nel processo di lettura, mette a fuoco l’individuo-oggetto, isolandolo dal campo e inizia ad indagarlo. La capacità ad isolare, rendere isola, dà oggettività all’individuo-oggetto, attribuendogli un’entità storica (Putnam, 1993); ma nel contempo lo separa dal campo che lo contiene, non visualizzando i legami-fili che costituiscono gli interscambi informativi individuo-campo/campo-individuo, con le relative perturbazioni.
Nello studio, ad esempio, del moto armonico smorzato del pendolo, le variazioni del campo, nel tempo, erano indifferenti, ai fini della lettura, per cui si poteva tranquillamente affermare la ripetitività del tracciato di volta in volta. Oggi grazie ai sensori di un computer, si è dimostrato che ogni tracciato è un percorso nuovo, unico, per effetto delle risposte, di volta, in volta del campo, tanto che si parla di una costruzione a otto (Gleick, 1989).
Le letture unidirezionali e univoche, negando valore a parti del tutto non risultano sufficienti a gestire l’alea, in quanto non aprono la mente alla visualizzazione di tracce di imprevisti. La capacità a giocare su più fuochi e su differenti livelli semantici può essere considerata la risposta alla gestione delle alee.
Sdoppiare l’occhio di lettura è il salto di paradigma che bisognerà compiere:
Ma un occhio sì fatto è schizato, poiché sa focalizzarsi su più dinamiche nello stesso tempo, come un sensore con cento occhi. È fortemente dinamico in quanto si muove ad angolo sferico. È paradigmatico in quanto sa attuare i salti di registro semantico, aprendosi a nuove scale di valore.
È un occhio topologico che si muove per costrutti di mappe e non solo per costrutti di periodi. Ma per partorire tale nuova capacità di lettura è importante partire da una visione a salti-finestre nella lettura della dinamica storica (Colamonico, 1993).... "
(Tradotto da A. Colamonico Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. In World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di A Montuori. Vol. 61 - n° 6, pp. 441-469, part of the Taylor & Francis Group - Routledge. - August 2005).
L'elaborazione di un modello risponde alla necessità di soddisfare un bisogno reale nel più breve tempo possibili.
La risposta al bisogno non può avvenire al di fuori di un'idea di futuro che si vuole raggiungere, per cui il modello è legato alle conoscenze di base, alle scale di valore, alle aspettative ... di chi lo costruisce.
Tale dipendenza dal soggetto agente fa sì che il suo peso-valenza nel tempo-spazio sia relativo, essendo, inoltre, gli stessi bisogni che lo giustificano, soggetti a mutare.
Il modello svolge una funzione di attrazione-concretizzazione, in quanto, interpretando la complessità della realtà, permette la lettura, l'analisi, la valutazione e la proiezione nel tempo-spazio di un fenomeno evento; facilitando così tramite il calcolo delle probabilità e l'elaborazione di ipotesi, la risposta al bisogno iniziale.
Il modello non può essere disgiunto dalla conoscenza, poiché, svolgendo un'azione di traduzione ed esemplificazione del mondo reale, diviene esso stesso canale di conoscenza.
Date le diversità storico-concettuali, non si può parlare di un unico modello, ma di più modelli-canali, in base ai diversi piani di lettura-aspettative. Non tutti però hanno la stessa valenza storica, alcuni sono funzionali, altri meno. Tuttavia nessun modello può pretendere di ridurre a sé la realtà, che essendo una struttura complessa, sfugge ad ogni semplificazione:
Un modello di conoscenza per reti-finestre ponendosi come uno studio di processo e non di stato, di divenire e non di essere, non parte da una valutazione determinata aprioristicamente, ma da un'indagine nodale, aperta a più soluzioni.
La Rete è un processo cognitivo, uno studio quindi che, partendo da dati rilevati, produce esso stesso informazioni. Per chiarire tale concetto bisogna risalire ai nodi fattuali.
Il nodo, geograficamente, rappresentato come un punto, può avere diversi collegamenti con altri nodi. Essendo diverse le linee di direzione non si può strutturare la conoscenza storiografica in senso deterministico di causa-effetto, poiché più cause possono produrre lo stesso effetto.
Necessita una lettura che sia libera da pregiudizi orientativi o almeno che indichi una pluralità di chiavi di accesso, essendo una conoscenza a rete nodale e non a nucleo centrale.
Guardando una rete quello che appare immediatamente all'occhio osservatore è l'assenza di un nodo centrale e di uno marginale, tutti possono assumere una valenza centrale-marginale, ed è questa bivalenza nodale dell'analisi fattuale che porta al superamento di un'impostazione puramente ideologica che si struttura attorno ad un nodo-evento a cui viene attribuito un significato determinante all'interno del processo storico....
Solo un'impostazione a reti, essendo una conoscenza di processo, porta a convivere con l'imprevisto che viene assunto a fattore di conoscenza. Esso, negando l'evidenza genera confusione, crisi e da questa nasce l'esigenza di una rilettura, come un nuovo angolo di approccio al nodo fattuale.
Imparare a convivere con l'imprevisto è la sfida del futuro; poiché esso, negando significato statico alla conoscenza, produce nuova conoscenza e questa è intrinseca alla storia.
Solo conoscendo l'uomo allarga l'orizzonte del reale; il reale a sua volta, con la conoscenza, acquista un valore-significato nella coscienza:
(Da A. Colamonico. Fatto tempo spazio. Premesse per una didattica sistemica della storia, p.23 -24. Oppi, Milano 1993).
L'occhio che legge il tempo si muove secondo una successione di sequenze, per cui il pensiero si struttura uniformemente al modo di lettura: procede linearmente sommando un'informazione all'altra e organizza univocamente la conoscenza. La linearità produce, anche, una visione unidimensionale e. di conseguenza, un irrigidimento ideologico. Il proprio ordine è il migliore o l'unico possibile.
L'occhio che legge lo spazio, essendo nodale, si muove in più direzioni, percepisce i mutamenti, coglie le differenze, scopre le possibilità di altri punti di vista. E uniformemente ai suoi modi di lettura: procede secondo più linee, moltiplicando un'informazione all'altra.
L'assenza di una struttura rigida genera una maggiore apertura alle diversità storico-concettuali e ridimensiona il proprio ordine, abituando il soggetto a sentire l'altro come l'altra faccia di sé.
(Da A. Colamonico. Fatto tempo spazio. Premesse per una didattica sistemica della storia, p.59 - Oppi Milano 1993).
"... Per comprendere il salto di paradigma, bisogna riflettere sulla stessa natura della conoscenza.
L’azione del conoscere, permette d’identificare e di distinguere un individuo-oggetto, come un isolato di lettura, dal campo, come il bacino-contorno d’appartenenza di quel quid che si sta leggendo ...
Bisogna, quindi, passare ad un occhio lettore che conservi una visione sdoppiata a utero-feto (= mamma-figlio).
Essendo la dinamica vitale una eco-auto-organizzazione, il processo di costruzione è un’organizzazione in organizzazioni; si spiegano così le trame degli echi di evento.
Un isolato, sia esso o un fenomeno fisico o chimico o storico o concettuale, ecc., subisce l’influenza del campo che lo contiene e lo distingue.
A sua volta il campo subisce l’interferenza dello stesso fenomeno che ha prodotto. Sono le medesime interferenze i quanti storici, come il toccarsi-informarsi dei campi-nicchie-individui.
Ad esempio, il concetto è forgiato dal pensiero-mente che lo elabora, essendo questo stesso ad imprime alla sua topologia una certa forma-significato.
Lo stesso vale per la nuvola con il cielo-corrente che la ingloba; per l’albero con il bosco-humus che lo accoglie. A loro volta il concetto, la nuvola e l’albero modellano il campo, facendogli assumere una forma e una storicità, con cui può essere distinto dagli altri campi similari:
Ogni pensiero, ogni cielo, ogni bosco sono processi unici, essendo irripetibili i quanti perturbativi che li hanno prodotti, in quel dato momento storico. Il campo, quindi, imprime il modo di manifestarsi del concetto o nuvola o albero, questi ultimi il modo del campo. Tale andare/tornare d’influenze come perturbazioni di quanti, incidono sulla dinamica vitale dell’isolato-campo, rendendoli instabili e soggetti a continue eco-auto-ri-organizzazioni, come dei ri-modellamenti che rendono plastica la vita (Colamonico, 2002).
Il concetto di plasticità è funzionale all’auto-organizzazione spazio-temporale dei sistemi, in quanto essi sono forme in formazione. Ed è proprio in tale capacità creativa che si può parlare di organizzazione vitale a livello cosmico.
In senso biostorico si possono distinguere tre differenti tipologie di plasticità: la vita, lo sgardo-lente, la parola. Entrambe entrano nella edificazione della storia.
Ma procediamo con ordine.
Per poter visualizzare la dialogica informativa, campo-individuo, necessita iniziare a pensare in ordini di pensiero con-net-tivo. Il passaggio a tale modo di guardare e ragionare incide su due possibilità di lettura-azione:
... Il grado di libertà dell’occhio osservatore è il nodo-vincolo di scelta.
È interessante riflettere sul valore dei gradi di libertà nella costruzione del pensiero.
L’io-osservatore, pur vivendo nello spazio presente che il suo occhio-mente elabora su tre dimensioni (altezza-lunghezza-profondità) e che gli permette di visualizzare le collocazioni differenziate degli oggetti (avanti-dietro-destra-sinistra…); può, con un salto di sospensione, aprirsi ad una quarta dimensione, il tempo, e a una quinta, il campo-finestra.
(Tradotto da A. Colamonico Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. In World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di A Montuori. Vol. 61 - n° 6, pp. 441-469, part of the Taylor & Francis Group - Routledge. - August 2005).
"L'osservatore imparando a dirigersi liberamente nell'universo (pagina a finestra), diventerà un architetto che:
progetterà e disegnerà le linee e le strutture orientative in cui si andranno a collocare gli avvenimenti relativi al fattuale-fatto-fattibile...."
"... Essendo la storia il processo spaziale a campo profondo di tutta quanta la realtà, a tempo 0 proteso all'infinito, si presenta all’occhio osservatore come una dinamica di costruzione di luoghi: i topos.
I topos possono essere i luoghi:
In una visione biostorica si definisce realtà tutto ciò che entra nel gioco vitale, acquisendo, nell’attimo stesso del suo porsi, un fatto-tempo-spazio (elemento costitutivo del quanto). Crollano così tutte le riduzioni e divisioni di una logica disgiuntiva e separativa che componeva le scatole disciplinate di conoscenze indipendenti.
Con un occhio biostorico tutto è soggetto ad essere perturbato/perturbatore, essendo tutto storia.
Se tutto è storia, quindi non si può dare a parti di realtà la dignità di esistere e a parti, negare il diritto ad esserci:
Ecco il salto di paradigma e la scoperta dell’eticità dialogica, intrinseca alla storia.
Anche la realtà virtuale cibernetica, ad esempio, nell’istante in cui si è posta, è entrata nel gioco dei nodi-maglie-reti storiche; lo stesso vale per un sogno che spaventa un bimbo nel cuore della notte o un’idea che apre uno spaccato di soluzione nuova o un riflesso di luna che si specchia nell’occhio di una donna innamorata. Tutto è perturbato/perturbatore in una logica coordinativa e connettiva, in cui la causa e l’effetto si eco-auto-modellano, inseguendosi come in un abbraccio d’amore infinito.
Tornando ai topos; essi si prestano a essere letti e ispezionati, nel tempo, sotto molteplici aspetti, grazie a carte-lenti biostoriche.
Le carte-lenti sono le chiavi d’accesso alla realtà e nel contempo gli organizzatori del pensiero; anch’esso processo naturale carsico e frattale, a spugna.
Esiste un legame profondo tra osservatore-osservato che insieme si auto-modellano e ogni ri-modellamento implica una differente tipologia di lettura di realtà: rapporto letto-lettore-lettura.
Il salto di paradigma da un sistema epistemologico determinista ad uno probabilista, passa per un salto di lettura, nell’organizzazione dei sistemi di acquisizione-memorizzazione delle informazioni, che apre al pensiero frattale.
Per comprendere cosa sia una dinamica frattale, bisogna uscire da una visualizzazione di tempo continuo ed entrare in una di tempo discreto, discontinuo:
Il vuoto/pieno di tempo è consequenziale all’azione di disturbo del quanto che esplodendo mette in crisi il campo e di ritorno questo, a sua volta, dovrà rispondere alla perturbazione subita (rapporto dialogico) elaborando un nuovo quanto perturbativo.
Nell’azione di conoscenza, osservando le dinamiche, si possono assumere varie posizioni di lettura ad esempio una interna occhi io o tu, con l’assunzione di un punto di vista:
Un’altra esterna, come un occhio egli, posizione utopica (= terzo occhio) che con uno sguardo non-luogo, distaccato, coglie l’alternanza di ordine/disordine/ordine/disordine… come gioco dialogico. Il tempo di un sì fatto spazio è a gemmazione o a singhiozzo.
Se poi il vuoto/pieno lo si guarda, non in relazione ad un singolo campo-finestra (visione ristretta), ma in uno allargato, aperto a più dinamiche (campo schizato e multiplo = occhio di mosca), allora si noteranno le esplosioni/implosioni di tempi-spazi-fatti, relativi alle differenti nicchie-sacche biostoriche.
Le diversità, in una simile posizione, smetteranno di essere dei contrari per divenire identità (pensiero connettivo). Ad esempio i concetti-azione di entrare e uscire letti con un occhio interno agli spazi si presentano come due opposti; letti con l’occhio utopico sono un’identità, in quanto la diversità non è nell’azione, ma nella posizione di lettura. Questa è una visone frattale, multipla, ma richiede un occhio eco-biostorico che sappia guardare dall’alto la complessità e visualizzare i processi perturbativi esterni/interni ai sistemi organizzativi, in simultaneità. ..."
(Tradotto da A. Colamonico Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. In World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di A Montuori. Vol. 61 - n° 6, pp. 441-469, part of the Taylor & Francis Group - Routledge. - August 2005).
Esempio di organizzazione di lettura multipla.
di Antonia ColamonicoAlla base della nuova mappa gnoseologica, biostorica, si possono individuare tre concetti chiave: il senso dell’ordine, la complessità della realtà, la zona d’ombra.
L’ordine è il modo naturale d’evolversi di un organismo nello spazio-tempo, in tale processo di divenire si consuma la sua storicità. L’ordine presuppone una direzione di futuro e una traccia di passato, il passato-futuro implicano, a loro volta, la memoria che dà identità, nome a quel reale. Ad esempio l’ordine è il processo che fa di un seme un albero, di un neonato un uomo, di una larva un verme, di un girino una rana, di un cristallo una roccia… nel processo di divenire che possiamo chiamare biostorico: il seme, il neonato, la larva, il girino, il cristallo hanno in sé l’informazione del soggetto adulto che poi diventeranno. Tale informazione è il senso dell’ordine che permette il divenire della storia. Esso è funzionale alla permanenza della vita o meglio di una particolare forma o modo di vita. (...)