articolo seconda parte

Edgar Morin e Biostoria: storia di una paternità

"Edgar Morin and Biohistory:

the story of a paternity"

Seconda parte

Antonia Colamonico 2003

Pubblicato in inglese su: World Futures: The Jounal of General Evolution, a cura di A Montuori. Vol. 61 - n° 6, pp. 441-469, part of the Taylor & Francis Group - Routledge, August 2005.

1a Parte

5. La scienza-metodo: Biostoria

Biostoria, oggi, è una bambina di dieci anni; ha lo sguardo materno, de-coordinato e la mente paterna, complessa. È la scienza della Società della Conoscenza, infatti può essere considerata il nuovo tracciato metastorico di cui parla Edgar Morin.

È l’epistemologia che si apre all’uno-tutto della dialogica cosmica e, nel contempo, il metodo-sguardo di lettura del finito-infinito, insieme. Si pone come Scienza delle scienze, quale meta-livello cognitivo che lega in un abbraccio, ologrammatico e paradigmatico, tutti i campi del sapere, siano essi studio dei reali/ideali, concreti/astratti, organici/inorganici, passati/futuri, soggetti/oggetti, privati/pubblici, io/tu…

Biostoria è una scienza che non impone, non chiude, non rincorre l’assolutezza; ma si limita a tracciare, disegnare, percorrere, accompagnare, esplorare, a più gradi di lenti, le linee evolutive degli spazi-tempi-fatti dei:

  • datati, collocati, posti, agiti, detti, sentiti, ideati, approvati, condivisi, misurati, identificati,

per cogliere i mutamenti caleidoscopici delle stesse visioni.

Non vuole essere padrona-signora di vita, essendo aliena al potere, ma semplicemente anima madre-bambina, spazioliberina, che gioca con i vuoto/pieni di spazi-tempi-fatti e racconta al suo uomo, strutturato spaziostretto,occhio lineare-univoco, e al suo bambino, strutturato spaziobiricchino, occhio in costruzione, l’eticità della dinamica della vita. È un occhio amico-amante che sa leggere i silenzi, le attese, le incomprensioni, gli inganni, le speranze, le gioie… e disegna gli spazi di libertà.

(Carta biostorica elaborata da: A. Colamonico. Biostoria. Il filo, Bari 1998.)

Procedendo con ordine; il campo d’osservazione biostorica è la dialogica della vita, come processo d’informazione, a livello cosmico, che apre spaccati di spazi-tempi-fatti finiti, nello Spazio-Tempo-Fatto Infinito, per effetto di ricaduta dei quanti storici, promotori di vita.

La costruzione storica è un processo di traslazione-gemmazione di eventi, che attualizzano il presente, in tutti i piani di passato-futuro storico.

Lo Spazio-Tempo-Fatto, nel processo d’erosione per effetto della dinamica perturbativa dei quanti, assume una struttura a spugna che si presenta come un unico corpo organico, pur frastagliato e frattale nella sua forma che tende all’infinito storico.

La particolarità del suo aspetto è il frutto della stessa dinamica informativa che si apre a nuove linee di futuro, chiudendosi, a seguito dei mutamenti di percorso, ai vecchi tracciati.

Il chiudersi/aprirsi determina i vuoti/pieni di spugna, come i non attuati e gli attuati, i non accaduti e gli accaduti.

(Carta biostorica elaborata da: A. Colamonico. Biostoria. Il filo, Bari 1998.)

I quanti sono particelle discrete, bio-fisico-informative. Costituiscono la carica auto-propulsiva 1 dell’infinito biostorico, che si auto-organizza per effetto dello stesso toccarsi-informarsi delle sacche-nicchie storiche.

Essi con un gioco di esplosioni/implosioni permettono di tenere vivo l’intero Universo, informandolo/deformandolo, come un grande cuore cosmico che pulsa, per effetto dell’energia che essi stessi sprigionano, muovendosi.

Il quanto, come carica energetica 1, è un’unità multipla inscindibile, costituita da un fatto-tempo-spazio.

Nel suo attuarsi (fatto), esso produce un effetto di dilatazione nello spazio, con la partenza di una linea-direzione di tempo, di qui la relazione:

  • Fatto : Tempo = Tempo : Spazio = Spazio : Fatto.
(Carta biostorica elaborata da: A. Colamonico. Biostoria. Il filo, Bari 1998.)

Lo spazio costituisce l’informato, colui che subisce l’azione di deformazione. Il tempo il formato, come il nodo-punto di partenza della deformazione futura nelle nicchie-sacche spaziali. Il fatto è l’informatore, come il quid che comunica-imprime il grado (+ o -) di mutamento nello stato di presente.

Il primo, informato, è la struttura piena, il secondo, formato, è la struttura vuota della spugna storica. Il terzo, informatore, è il vincolo-eco-scia della rete informativa.

La rete, come insieme di tutti i nodi-vincoli informativi è l’eco-storico che costituisce la trama di passato-futuro su cui s’intesse, annodandosi, il presente biostorico.

La trama storica è un passato che tende al futuro, passando per i quanti presenti. Ogni quanto è la risposta, a tempo 0, ad una perturbazione precedente, che l’ha influenzato-attivato; nel contempo è, a sua volta, un perturbatore dello spazio-tempo futuro, poiché imprime la nuova modifica di direzione (bivalenza madre-figlio).

È nel tempo presente che si gettano le linee o i tracciati di quelli che diverranno i successivi presenti.

L’attuazione dei piani futuri non è legata agli effetti di una sola dinamica evolutiva, ma è il risultato di una complessa perturbativa di quanti che rendono poco prevedibile, o meglio, aperto il futuro.


(Carta biostorica elaborata da: A. Colamonico. Fatto tempo spazio. OPPI, Milano 1993.)

L’eco storico è la struttura profonda dell’intera dialogica biostorica, a tempo 0.

È bene precisare che il tempo del quanto, come tempo presente, è il tempo 0. È da questo che poi parte la linea del tempo (Prigogine, 1989), che permetterà, con il processo neghentropico di risalita, lerilevazioni topologiche. Il tempo 0, permette nella lettura di distinguere il prima-dopo e così datare l’evento.

Il tempo storico non è una linea univoca (tempo di lettura), anch’esso si presenta scisso e frastagliato, essendoci la dipartita di tante linee di tempo per quanti spazi-eventi resteranno perturbati dal suo attuarsi:

  • Si può così parlare di tempo uomo, tempo fiore, tempo cellula, tempo sole, tempo universo, tempo ape…
  • e nel caso di tempo uomo: tempo casa, ufficio, associazione… cioè tutti gli spazi influenzati dalle dinamiche relative ad ogni soggetto.

Il processo naturale è una dinamica di creazione-gemmazione di spazi-tempi-fatti a più livelli soggiacenti, come nicchie in nicchie, rapporto utero-feto. In tale processo di divenire a più strati-sacche di realtà, la costante è la medesima struttura organizzativa, che si auto-organizza in organismo a spugna.

I vuoti/pieni sono presenti in tutte le forme naturali:

  • bronchi, muffa, geranio, costa, pelle, occhio, caverna, atomo… essendo l’effetto di ciò che avrebbe potuto essere e ciò che di fatto si è concretizzato.

Il quanto imprime il grado di deformazione e di conseguenza la direzione. Anche il pensiero è carsico e ha una struttura a spugna con i vuoti di memoria-emozioni-ideazioni-riflessioni… e i pieni di memoria-emozioni-ideazioni-riflessioni…

I vuoti/pieni sono il risultato delle perturbazioni dei quanti nei vari presenti della coscienza individuale e sociale. Si può spiegare, allora, il contrasto tra sapiens-demens registrato da Morin (2001):

  • Il sapiens è relativo all’acquisto d’informazione-consapevolezza, come capacità organizzativa,
  • il demens alla perdita d’informazione-consapevolezza, quale incapacità organizzativa per effetto dei quanti perturbatori che squilibrano i sistemi.

Ed è da tale incapacità di lettura-gestione che nasce la paura e la conseguente chiusura ideologica.

Il processo di gemmazione dei quanti può essere letto, con un occhio egli, come un fuoco d’artificio, fatto di esplosioni di luci, implosioni di luci: luce/buio/luce/buio/luce... La luce è il quanto d’evento che perturba la nicchia di spazio-tempo, imprimendo il grado di rottura al campo. Il buio come assenza d’evento, tempo vuoto, è l’elaborazione di una risposta del campo, con l’ideazione-organizzazione di un nuovo quanto perturbativo che squilibrerà nuovamente lo spazio-tempo.

Acquisto/perdita d’informazione come ordine/disordine sembra essere la condizione della vita che oscilla tra due poli: sintropia/entropia, vita/morte.

In questa bivalenza o ambiguità si inserisce la neghentropia, come il processo d’apprendimento che porta a ridurre l’entropia, tramite un’inversione, verso la sintropia o viceversa ad aumentarla, accelerando il grado d’entropia. Ad esempio in uno stato di malattia il prendere o no il farmaco giusto. L’inversione, come cambiamento del verso-linea di futuro, è il salto di paradigma, che apre ai nuovi percorsi storici e alle nuove gemmazioni. È bene precisare che il processo d’apprendimento è cosmico e non legato alla sola condizione uomo, il quale occupa un posto periferico e marginale nella dinamica della vita.

La lettura delle perturbazioni biostoriche, come processo dialogico, presuppone un occhio lettore sdoppiato, o meglio de-coordinato, che sappia vedere, in simultaneità, i mutamenti dentro/fuori, vuoto/pieni della spugna vitale.

(Carta biostorica elaborata da: A. Colamonico. Biostoria. Il filo, Bari 1998.)

La visione di una sezione di cresta di storia fa comprendere la limitatezza di lettura dei sistemi tradizionali d’organizzazione storiografica che pretendono di rendere linea, ciò che linea non è.

Solo una lettura a finestre può garantire una visualizzazione che sia complessa e frattale, aperta alle diversità di percorso e ai mutamenti vitali. Ma un’organizzazione sì fatta, implica un nuovo approccio alla conoscenza, quale percorso neghentropico che non chiuda in una visione univoca, ideologica, lineare e sequenziale la complessità della vita.

Ogni rilevazione è solo una delle letture-percorsi possibili su una medesima sezione di realtà. Ciò apre alla dimensione del gioco, della sperimentazione, dell’emozione e dell’ideazione di futuri possibili: ecologia della mente-azione.

6. Mappatura del pensiero frattale

Essendo la storia il processo spaziale a campo profondo di tutta quanta la realtà, a tempo 0-infinito, si presenta all’occhio osservatore come una dinamica di costruzione di luoghi: i topos. I topos possono essere i luoghi:

  • mentali, fisici, chimici, organici, inorganici, materiali, immateriali, concreti, astratti, reali, virtuali

In una visione biostorica si definisce realtà tutto ciò che entra nel gioco vitale, acquisendo, nell’attimo stesso del suo porsi, un fatto-tempo-spazio (elemento costitutivo del quanto).


Crollano così tutte le riduzioni e divisioni di una logica disgiuntiva e separativa (Morin, 1993) che componeva le scatole disciplinate di conoscenze indipendenti. Con un occhio biostorico tutto è soggetto ad essere perturbato/perturbatore, essendo tutto storia.


Se tutto è storia, quindi non si può dare a parti di realtà la dignità di esistere e a parti, negare il diritto ad esserci:

  • la nuvola di quel dato cielo, l’idea di quella data mente, il sasso di quel dato fiume, l’orbita di quella data stella, il sorriso di quella data bocca… tutti insieme entrano nel ballo vitale, con pari dignità.

Ecco il salto di paradigma e la scoperta dell’eticità dialogica, intrinseca alla storia. Anche la realtà virtuale cibernetica, ad esempio, nell’istante in cui si è posta, è entrata nel gioco dei nodi-maglie-reti storiche; lo stesso vale per un sogno che spaventa un bimbo nel cuore della notte o un’idea che apre uno spaccato di soluzione nuova o un riflesso di luna che si specchia nell’occhio di una donna innamorata. Tutto è perturbato/perturbatore in una logica coordinativa e connettiva, in cui la causa e l’effetto si eco-auto-modellano, inseguendosi in un abbraccio d’amore infinito.

Tornando ai topos; essi si prestano a essere letti e ispezionati, nel tempo, sotto molteplici aspetti, grazie a carte-lenti biostoriche.

Le carte-lenti sono le chiavi d’accesso alla realtà e nel contempo gli organizzatori del pensiero; anch’esso processo naturale carsico e frattale, a spugna.

Esiste un legame profondo tra osservatore-osservato che insieme si auto-modellano e ogni ri-modellamento implica una differente tipologia di lettura di realtà: rapporto letto-lettore-lettura.

(Carta biostorica elaborata da: A. Colamonico. Ordini Complessi. Il filo, Bari 2002.)

Il salto di paradigma da un sistema epistemologico determinista ad uno probabilista, passa per un salto di lettura, nell’organizzazione dei sistemi di acquisizione-memorizzazione delle informazioni, che apre al pensiero frattale.

Per comprendere cosa sia una dinamica frattale, bisogna uscire da una visualizzazione di tempo continuo ed entrare in una di tempo discreto, discontinuo:

  • acceso/spento/acceso/spento… luce/buio/luce/buio… visto/non visto/visto/non visto...

Il vuoto/pieno di tempo è consequenziale all’azione di disturbo del quanto che esplodendo mette in crisi il campo e di ritorno questo, a sua volta, dovrà rispondere alla perturbazione subita (rapporto dialogico) elaborando un nuovo quanto perturbativo.

Nell’azione di conoscenza, osservando le dinamiche, si possono assumere varie posizioni di lettura ad esempio una interna occhi io/tu, con l’assunzione di un punto di vista: qui si inseriscono le letture ideologiche, con gli schieramenti di destra e di sinistra. Un’altra esterna, come un occhio egli, posizione utopica (= terzo occhio) che con uno sguardo non-luogo, distaccato, coglie l’alternanza di ordine/disordine/ordine/disordine… come gioco dialogico.

Il tempo di un sì fatto spazio è a gemmazione o a singhiozzo. Se poi il vuoto/pieno lo si guarda, non in relazione ad un singolo campo-finestra (visione ristretta), ma in uno allargato, aperto a più dinamiche (campo schizato e multiplo = occhio di mosca), allora si noteranno le esplosioni/implosioni di tempi-spazi-fatti, relativi alle differenti nicchie-sacche biostoriche.

Le diversità, in una simile posizione, smetteranno di essere dei contrari per divenire identità (pensiero connettivo). Ad esempio i concetti-azione di entrare e uscire letti con un occhio interno agli spazi si presentano come due opposti; letti con l’occhio utopico sono un’identità, in quanto la diversità non è nell’azione, ma nella posizione di lettura. Questa è una visone frattale, multipla, ma richiede un occhio eco-biostorico che sappia guardare dall’alto la complessità e visualizzare i processi perturbativi esterni/interni ai sistemi organizzativi, in simultaneità.

(Carta biostorica elaborata da: A. Colamonico. Ordini Complessi. Il filo, Bari 2002.)

Nell’organizzazione della conoscenza, possono co-esistere vari sistemi di lettura, ogni sistema imprime il suo grado-valore (+ o -) di deformazione alla realtà.

I sistemi tradizionali, sono prevalentemente discorsivi, cioè lineari-sequenziali, tali sistemi sono molto deformanti, essendo oltre che riduttivi, anche distanti dalla naturale dinamica evolutiva della mente, che è a spugna cioè carsica e frattale.

Il salto cognitivo passa per una lettura geografica, di tipo topologico. La storia è evoluzione-organizzazione di spazi e uno di tali spazi si chiama pensiero. Il metodo più idoneo a organizzare e gestire le informazioni passa per una struttura a mappe che sia il più possibile vicina al naturale evolversi dello stesso pensiero.

Una lettura che sia dialogica, cioè

  • ordinata/disordinata, chiusa/aperta, piana/profonda, piena/vuota, centro/periferia, acquisito/ignorato, emittente/destinatario, io/tu…

Il passaggio ad un simile sistema di lettura implica fare un salto nel vuoto, cioè rinunciare all’ordine e entrare nei disordini informativi o sintropie del caos, quali gradi di ordini superiori.

Il salto è possibile solo se si interiorizza la regola che ordinare è il modo naturale della vita di compiersi.

Cioè l’accettazione che l’altro, il destinatario dell’azione, ad esempio, soggetto alunno, ha in sé come fatto naturale mentale la possibilità di ordinare, apprendere. L’apprendere è lo stesso processo vitale (Maturana, Varela,1992).

Nella costruzione del sapere-pensiero, bisogna partire dai disordini informativi, come la parcellizzazione dei vecchi ordini-tessuti o meglio l’atomizzazione e la quantificazione (= azione che diventa quanto) delle conoscenze.

Il sapere dovrà essere destrutturato in un cielo di stelle che apparentemente brillano per se stanti. Ogni informazione dovrà essere un quanto-stella informativo che ha in sé il suo valore-significato, il quale si presta ad essere deformato(effetto guanto) in più contesti.

Poi, con giochi di aggregazioni e voli di lettura, si faranno in-orbitare (mettere in orbita), le stelle informative, ri-modellandole in costellazioni a corpi-sacche-nicchie trans-disciplinari.

Nella costruzione delle costellazioni, si utilizzeranno le carte di lettura che apriranno la mente alle tre differenti gradazioni di proiezioni spaziali: campo profondo (Colamonico, 2002). Il campo profondo è il grado di libertà dell’occhio a muoversi ad angolo sferico a 360° in uno spazio topico-atopico-utopico, come in-luogo, fuori-luogo, non-luogo, a più finestre.

Ma il pensiero a tre livelli di visualizzazioni, per conservare memoria di sé, nonostante la molteplicità di costruzioni, dovrà essere fortemente consapevole di essere un io multiplo. La consapevolezza, si acquisisce sul piano delle meta-cognizioni o meglio dei meta-livelli organizzativi, che aprono allo studio di operazioni/operatori storiografici.

La nascita di un occhio-mente frattale e non schizofrenico, passa per un meta-livello cognitivo che rende auto-consapevoli delle operazioni, delle visualizzazioni, delle tipologie, delle aggregazioni e dei salti di prospettiva-lettura nei dentro/fuori di sé:

  • legando ogni fattore iniziale a quello subito seguente e ogni azione alla sua scala di valore. Eticità dialogica.

Si spiega, così, il nuovo valore di frontiera/limite nella finestra storiografica che non è più un valore indifferente, ma la soglia-confine del ribaltamento-rovesciamento del ruolo-funzione di attore/spettatore dei dentro/fuori di osservazione.

(Carta biostorica elaborata da: A. Colamonico. Biostoria. Il filo, Bari 1998.)

Nel rapporto di costruzione della realtà, l’osservato-osservatore-osservazione, insieme costruiscono la visione del reale.

Se cambia uno dei tre fattori, automaticamente, muteranno le stesse costruzioni; tale dipendenza introduce la relatività nel processo di acquisizione, legando le rilevazioni ai campi-carte-occhi di lettura (Colamonico, 1994).

È bene precisare che la relatività non va confusa con il relativismo cognitivo:

  • La prima è l’accettazione del valore interno ai sistemi che si auto-delimitano, per cui si parla di vincolo eco-auto-referenziale che rende la realtà unica e nel contempo etica: ad ogni singola azione segue il suo singolo effetto con la conseguente assunzione del ruolo biostorico.
  • Il secondo, relativismo, è la negazione di valore, cioè il pressappochismo della conoscenza, quindi la stessa negazione del significato storico del sapere e da ciò un forte elemento d’entropia (disordine) nella lettura eco-sistemica e dialogica delle vita (Panikkar, 1993).

Che cosa sono le letture caleidoscopiche?

Ogni carta di lettura dà una visualizzazione differente di mappa di realtà. Per comprendere la variazione ci si deve muovere su tre gradi-lenti di osservazioni: topiche, atopiche, utopiche.

La prime due permettono la visualizzazione degli stati in-luogo delle perturbazioni, di cui la prima è relativa agli agenti-emittente,occhio-io; la seconda i fuori-luogo, cioè le perturbazioni viste con occhio-destinatario (tu) interno alla stessa dinamica. Le così detterilevazioni locali a due occhi emittente-destinatario.

La terza i non-luogo, un’indagine che si muove sui meta-livelli delle visioni generali. Questa è la dimensione paradigmatica, occhio egli, che può permettere il ribaltamento del valore, annullando i significati e i rumori perturbativi (Montuori, 2003).

Il gioco caleidoscopico di gradazione/ribaltamento, nasce da una mobilità dell’occhio d’osservazione che impara a mutare le finestre-scale di luogo-valore semantico. La medesima situazione studiata con i tre differenti occhi, permette di superare la cecità di letture fortemente vincolate agli stati emotivi-ideologici.

Ad esempio viste dal di dentro le dinamiche assumono più rumore-disturbo, essendo più forti i condizionamenti percettivi; mentre le stesse viste con un occhio esterno, egli, assumono una minore dipendenza dagli stati di aspettative e di dipendenze del riconoscimento dei ruoli/funzioni, come in un gruppo di lavoro.

Importante è sottolineare che l’io-lettore/agente si muove in tutte le dimensioni-gradazioni di lettura, che lo fanno essere attore/spettatore insieme: l’io multiplo di cui parla Morin.

Il passaggio dal pensiero che separa a quello che coordina, da quello che isola a quello che connette, passa lungo la linea di frontiera della stessa finestra d’osservazione che dà dinamismo alle letture. Si può così parlare di plasticità dello sguardo-lente, ma tale mobilità e velocità dell’occhio-mente passa per un’ulteriore fattore la plasticità quella della stessa parola che dà corpo-vita agli isolati informativi.

7. Plasticità della parola

La parola è una particella topologica che costruisce gli spazi eco-informativi nella mente uomo e non solo, si pensi al rapporto tra un cane e il suo padrone. Essa, nella costruzione di realtà, ha delle caratteristiche funzionali interne/esterne al sistema di conoscenza. È un quanto informativo/informatizzante, cioè che dice, svela, rivela e nel contempo organizza, mette insieme i corpi di realtà.

Ogni parola si forma/deforma in relazione a un contesto-occhio-senso-linguaggio, quale effetto guanto che può essere rovesciato pur conservando le sue proprietà. La plasticità di una parola, come struttura organizzativa in organizzazione o meglio in-forma-azione, apre alla migrazione delle idee (Morin, 1993) all’interno di una coscienza e da una coscienza soggettiva ad un’altra.

Si spiegano così i movimenti di mode, di sensi comini, di condivisi, di compresi, corrisposti che rendono organismo la Coscienza Sociale. Che, a sua volta, fa sentire la singola coscienza individuale accolta, compresa, condivisa e corrisposta nei suoi movimenti interiori di sensazioni-ideazioni.

Tale migrazione di echi informativi spiega da un punto di vista biostorico la traslazione d’evento, che fa intessere un passato in un futuro (creste di evento). Si attuano così gli esodi di libertà, di giustizia, di onestà... negli spazi-tempi storici, vicini e lontani.

L’andamento dell’eco-parola-informatizzante è un andamento a sua volta a spugna, con vuoti/pieni, ombra/luce di significati, a tempo discontinuo.

La parola quale particella topologica permette agli eventi di costruire la realtà, producendo un duplice effetto, quello bio-fisico di apertura/chiusura di spazi-tempi-fatti per effetto dello squilibrare/equilibrare gli stati dei sistemi e quello di eco-scia-informativa che si perde nella notte dello Spazio-Tempo infinito, pur prestandosi in un dato momento finito ad essere registrata, ri-presa, ri-intessuta, ri-intuita nella dialogica della vita (carsismo della parola).

Se la parola occupa essa stessa uno spazio-tempo-fatto è un quanto storico a tutti gli effetti, quindi a sua volta un promotore di vita/morte cosmica:

  • si spiegano le parole che feriscono, consolano, offendono, comprendono, uccidono, aprono spaccati risolutivi in uno stallo vitale.

La parola dando e togliendo significato alla realtà è parte integrante del gioco biostorico, in quanto l’occhio-mente umano non può uscire da un sistema di significati-sensi se vuole attuare operazioni storiche o letture storiografiche. La ricchezza/povertà di parole indica la ricchezza/povertà delle economie-società.

L’azione della parola nella storia non si riduce ad essere un semplice perturbatore di ordine/disordine, ma assume una funzione di attrattore/bacino di attrazione della dinamica comunicativa. Per comprendere il significato di tale funzione topologica complessa che produce i sistemi-corpi informativi, bisogna iniziare a muoversi con una conoscenza non più a linee-sequenze (occhio lineare) ma a nuclei-costellazioni concettuali di ideazioni-senzazioni:

  • pensiero mappato-frattale.

La parola prende forma in un concetto e sono proprio le concettualizzazioni gli organizzatori di conoscenza. Esse, quali attrattori delle energie in-formative, permettono, con il processo d’in-forma-azione (azione che informa-forma), la cristallizzazione della realtà e del sapere in un determinato spazio-tempo finito. Ad esempio la teoria della relatività non è il frutto di una mente singola, ma la sintesi di un movimento di idee-emozioni che nella mente Einstein ha preso corpo-spessore, cristallizzandosi nelle pagine della teoria-legge delle relatività generale.

(Carta biostorica elaborata da: A. Colamonico. Biostoria. Il filo, Bari 1998.)

È bene precisare che con il termine parola si intende sia il linguaggio verbale, sia quello non verbale, essendo anche questo un segno-nodo perturbativo, che apre/chiude lo spazio/tempo/fatto cosmico. Ad esempio si pensi alla dipendenza madre-figlio da un sopracciglio o a quella attore/spettatore da un applauso o a quella calciatore/arbitro da un fischio.

La parola crea le correnti informative che a loro volta determinano i movimenti di pensiero.

L’idea di un’energia informativa fa dire a de Bono (2002) che esiste un meccanicismo della mente, indipendentemente dalle concettualizzazioni, limitando in parte il determinismo costruttivista.

Un concetto è solo un dopo, cristallizzato in un tempo-spazio, rispetto alla corrente informativa che segue un percorso fortemente dinamico, a volte sommerso a volte emerso, che modellando lo stesso pensiero, produce in esso le organizzazioni creative: pensiero laterale.

Il pensiero creativo nascerebbe quindi da un’organizzazione laterale della mente che apre nuovi tracciati organizzativi.

Ma la constatazione del dinamismo del pensiero, è una conferma, ulteriore, della stessa plasticità della parola a de-formarsi/ri-formarsi in più contesti.

Il de-ri-formarsi è il suo stesso essere metafora (Morin, 1993) di un quanto storico che prende luce-corpo, intuizione-detto, spazio-tempo. Il fatto, diviene un visto e con la parola un detto, pronto ad essere comunicato e intessuto in un nuovo fatto.

Sono i detti che permettono ai fatti di essere identificati, paragonati, confrontati, trasmessi, compresi e rivissuti.

Il processo generativo dello stesso linguaggio è una dinamica biostorica di pieno/vuoto, luce/ombra e in tale processo di esplosione/implosione si può parlare di gemmazione del linguaggio.

Ma la gemma richiede un ramo-tronco-radice-terra… Anche la parola è una struttura di eco-auto-organizzazione che s’intesse nella realtà biostorica. E biostoria è l’uno-tutto del co-esistere, a tempo 0-infinito.

Conclusione

Si potrebbe continuare il gioco di riflessione/creazione di legame Morin-Biostoria, ma lo spazio assegnatomi si è esaurito. Cristallizzare in questo scritto la dinamica perturbativa attuatasi nel mio pensiero, credo sia stata una simpatica idea e ringrazio lo stesso Edgar Morin che mi ha incoraggiata a farlo. Veicolare coscientemente il senso profondo che fa da sotto-strato alla visione dialogica della vita, è, senza ombra di dubbio, un bel compito storico che mi fa dire: ho partecipato, ho condiviso, ho cum-preheso, ho vissuto.

Biostoria ha solo dieci anni e cosa le riserverà la vita non è dato sapere, però ogni lettore può prendere in mano il bandolo di questa matassae iniziare un nuovo percorso tramando a sua volta la vita. Edgar Morin, da parte sua, è stato il primo a disegnare il tracciato in cui coltivare il pensiero complesso e Biostoria ne è una dimostrazione, a conferma della fecondità delle sue riflessioni-intuizioni.

Nell’ora del commiato, mi piace salutare con la nota finale che chiude il ciclo di poesie il Filo, scritto nell’agosto 1994 e che amo definire il mio viaggio privato, intimo, nelle conoscenza della vita.

Antonia Colamonico

(epistemologa, biostorica, scrittrice, poeta)

1a Parte

Bibliografia

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da La spugna eco-biostorica di Antonia Colamonico

"Non puoi aspettarti di vedere al primo sguardo. Osservare è per certi versi un'arte che bisogna apprendere."

W. Herschel

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