Empatia digitale 

Introduzione

Empatia è una parola molto bella e, come tutte le parole belle, lo è anche la sua etimologia. Deriva dal greco ἐν, “in“, e -πάθεια, dalla radice παθ- del verbo πάσχω, “soffro” e la definizione dell’enciclopedia Treccani è “ La capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona, in modo immediato e talvolta senza far ricorso alla comunicazione verbale.”

Approfondimento

Provare empatia significa entrare in quell’atteggiamento che permette di relazionarsi agli altri “come dal loro interno”, mettendosi nei loro panni, per dirla con una frase (ab)usata più spesso, ma mantenendo quel distacco critico necessario per continuare a percepire e a valorizzare la diversità che caratterizza le persone.

Empatia digitale;

Digitale pur essendo meno affascinante dal punto di vista etimologico – deriva dal latino digitus, “dito” – indica anch’esso un modo “di entrare in contatto con gli altri”

Ognuno di noi, sempre più spesso, interagisce con algoritmi dell’amicizia di varia natura: lo schema-base presentato da Sheldon riprende “l’anima” di un chat bot, che può prendere le sembianze di un risponditore automatico, di una app o di un più raffinato assistente di intelligenza artificiale, quali Google Duplex, Siri, Alexa, Cortana. Non solo: sempre di più le persone tendono alla comunicazione efficiente, allontanandosi dalla comunicazione empatica.

Le emozioni sono dotate di una forza dirompente che può ostacolare nel raggiungimento dei nostri obiettivi, per esempio paralizzando la nostra capacità di agire o di decidere lucidamente. Se adeguatamente gestite, possono però regalarci una marcia in più aiutandoci a comunicare efficacemente, a saperci auto-motivare e a reagire meglio agli stimoli provenienti dall’ambiente.