Qualche giorno mi sono trovata a dover scegliere se iniziare a leggere un nuovo libro o vagare di qua e di là su qualche social. Ecco allora che mi sono interrogata sul valore della lettura giungendo alla conclusione che essa sia molto importante: senza libri non saremmo a conoscenza di nulla!
Ad oggi, se conosciamo come è nato l’uomo, come vivevano le generazioni precedenti alla nostra, come sono accadute determinate guerre o anche chi siamo, è proprio grazie ai libri che ci tramandano questi studi.
Lo scrittore e saggista Umberto Eco ha detto "Chi non legge , a settant’anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto cinquemila anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l' infinito...perché la lettura è un'immortalità all’indietro”.
Sono pienamente d'accordo con queste parole, perché leggendo si vivono nuove avventure immedesimandosi in mille personaggi. Inoltre leggendo possiamo ampliare il nostro lessico e imparare le infinite sfumature della nostra lingua.
Non tutti, però, non la pensano come me. In Italia, secondo recenti statistiche, gli italiani non sono affatto un popolo di lettori. Molti ritengono che questo accada anche grazie al livello tecnologico cui siamo arrivati, per cui abbiamo vari dispositivi elettronici con cui possiamo passare il tempo. Questi strumenti, infatti, tendono a sostituire, in modo crescente, l'esperienza diretta della vita e della cultura con immagini e rappresentazioni virtuali del mondo.
Inoltre, si crede che attraverso internet si possa cercare rapidamente qualsiasi informazione ci serva, giungendo in pochi minuti ad una risposta.
Ma in questo modo riusciamo davvero ad impararle in modo approfondito?
Giungendo al risultato della ricerca così celermente, non riusciamo ad apprendere il contenuto nel modo più corretto e duraturo.
Io ho sempre adorato leggere, ma nel momento in cui un libro non soddisfa pienamente le mie aspettative, ho sempre avuto il timore di potermi allontanare dalla lettura.
Così fortunatamente non è stato, sono riuscita a capire il genere che più mi piace, senza trovare alcun ostacolo.
La lettura è un'attività talmente bella e gratificante, soprattutto nel momento in cui riesci ad immergerti del tutto in essa, immedesimandoti in un personaggio della storia ed entrando in un nuovo piccolo mondo. Ecco perché esorto qui tutti a non sostituire mai la lettura con dei dispositivi elettronici: solo leggendo una persona può viaggiare nel tempo e nello spazio, può sentirsi partecipe di ciò che avviene nel mondo, e magari persino visitarne un altro!
Valeria (classe terza)
A quanto pare alla maggior parte degli adolescenti leggere sembra noioso, è una forzatura, è difficile e privo di ogni importanza. Penso che non sia tanto colpa del loro “vocabolario ristretto”, come sostiene la scrittrice Giusi Marchetta. Il vero problema è il fatto che oggi abbiamo troppe distrazioni e alternative che ci sembrano migliori dei libri. Inoltre, molti ragazzi si vedono costretti dai genitori a leggere un tot di pagina giorno. Credo che costringere un adolescente a fare una qualsiasi cosa sia una delle mosse più controproducenti da fare, perché se ne ricava solo rabbia e rifiuto cieco. Oltretutto penso che ognuno debba trovare il libro giusto per sé: per esempio io l’estate scorsa ho letto “Il giovane Holden” e l’ho adorato identificandomi anche molto con il protagonista. L’ho passato a una mia amica e lei me l’ha restituito dicendo che non le è piaciuto affatto e che Holden è uno dei personaggi più odiosi e “piagnoni” che lei abbia mai trovato in un libro. Non tutti hanno gli stessi gusti! E poi, a volte, un libro molto lungo scoraggia, come è capitato con “Queste oscure materie”. Mio fratello, a cui piace leggere, giura da tempo che lo leggerà, ma so che la mole dell’impresa e la moltitudine di parole difficili lo spaventano. Lo so, sto citando troppo Salinger, ma mi è venuta in mente un passo del suo libro che rende proprio l’idea di ciò che vorrei esprimere: “Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere (…) vorresti che l’autore fosse il tuo amico per la pelle per poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”. Credo che la cosa più importante sia non essere mai costretti a leggere, perché toglie tutta la voglia di farlo. Bisogna leggere spontaneamente, perché c’è un libro per tutto e per tutti, e basta solo cercarlo!
Lucia (classe terza)
Il nostro problema è che siamo troppo attaccati alle tecnologie e non c’è più tempo libero per dedicarsi alla lettura di un libro. In più oggi noi ragazzi abbiamo tantissima voglia di uscire e giocare con gli amici e la domanda che mi pongo è: “Perché leggere se c’è una bella giornata da poter passare con i miei amici?” Mia madre su questo avrebbe da ridire, perché spesso anche lei mi invita a leggere un qualsiasi libro, raccontandomi che ha passato la sua adolescenza leggendo e sognando ad occhi aperti grazie ai libri. Al contrario qualcuno pensa che per divertirsi bisogna fare pazzie e ridere a crepapelle, altrimenti sei diverso dagli altri e non ti godi appieno la tua adolescenza. Per me di certo leggere non è un hobby e nemmeno una passione o un passatempo; non credo nemmeno che leggere faccia sognare ad occhi aperti, perché sono una persona che rimane con i piedi per terra. Certamente riconosco che la lettura ha i suoi vantaggi: favorisce la conoscenza di nuovi vocaboli, permette di informarsi o persino migliorarsi. Ma se dovessi scegliere, preferirei passare del tempo con le persone che mi fanno stare bene. Io penso che per realizzarti nella vita, devi imparare a volerti bene, e per me trovare un lavoro significa studiare e di impegnarsi duramente, non basta leggere 300 libri di 600 pagine. Potrò anche sbagliarmi, perché se iniziasse a leggere, potrei cambiare idea e provare nuove emozioni, ma, come dice il detto, “c’è un tempo per tutto” e per me quel tempo giusto non è ancora arrivato!
Francesca (classe terza)
Molti sono i ragazzi che si lamentano per i troppi compiti e per lo studio di argomenti che non trovano interessanti e a volte persino non importanti, perché non riguardano il loro presente. Ma è veramente giusto questo tipo di ragionamento e questo pensiero?
Per me assolutamente no: la storia ci racconta e ci fa capire quello che siamo e come siamo arrivati a quello che è il nostro presente.
Tutte le cose che noi abbiamo oggi sono il frutto del duro lavoro delle persone che sono vissute nel passato.
Certo, nella storia ci sono tantissimi avvenimenti che ci fanno rabbrividire, come le guerre e le loro drammatiche conseguenze. Ma è dalle pagine di storia che comprendiamo i progressi dell’uomo e rimaniamo affascinati dal nostro passato.
Molti pensano che non sia importante studiare questa disciplina, perché la trovano noiosa, inutile e credono che non dia un contributo valido e importante perché non pragmatico, eppure è alla base della costruzione della personalità di un individuo. E' dunque doveroso studiare la storia per mettersi in discussione. Si devono studiare le guerre e inorridire nel sentire le cose orribili che queste comportano.
Si devono studiare i discorsi di Nelson Mandela e Martin Luther King e capire il lungo percorso intrapreso sulla strada della civiltà; bisogna studiare i colpi di stato in Cile e Argentina negli anni '70 o la storia recente dell'Afghanistan per capire quanto siamo fortunati ad essere nati in un determinato luogo.
Si devono studiare i diritti e tutte le lotte che ci sono dietro il loro affermarsi, essere a conoscenza del lungo percorso che hanno dovuto fare gli uomini e le donne per ottenerli.
Si deve studiare!
Si deve studiare, anche se ti chiamano secchione.
Si deve studiare, perché ogni giorno nasce un Hitler oppure un Mussolini, ma è solo un popolo che conosce la propria cultura che può avere la forza e la consapevolezza di arginarlo.
Si deve studiare la Storia per essere cittadini attivi e coscienziosi , consapevoli che ognuno di noi contribuisce a scrivere il presente - la storia futura- , e non si può scrivere in maniera corretta il futuro, se non si conosce bene il proprio passato!
Stefania D. (classe terza)
Albert Einstein disse una volta: “Non ho particolari talenti, sono soltanto appassionatamente curioso”. Ma che cos'è la curiosità? Ebbene, ognuno di noi è curioso, ma non sempre nel modo giusto. Essere curiosi significa avere gli occhi di un bambino, un po’ come diceva Giovanni Pascoli, e tutto attorno a noi è di nuovo sconosciuto. Bisogna solo avere un po’ di curiosità per scoprire nuovi mondi. Curiosità significa avere fame, essere ingordi di cose sconosciute, desiderare di esplorare l’universo, il mare, di conoscere tutte le specie animali, il passato poco noto, di scoprire le leggi della fisica. La curiosità può portare ad una passione inaspettata che si celava dentro di noi e aspettava solo di uscire e liberarsi e diventare parte integrante di noi. Moltissime persone sono felici delle loro scelte professionali e non hanno ripensamenti, perché proprio grazie alla loro curiosità sono riusciti a raggiungere un obiettivo impensabile. Attori, fisici, astronauti, imprenditori solo grazie alla loro curiosità sono riusciti ad essere quello che sono. Degli esempi? Steve Jobs si avvicinò all’informatica dopo aver lascito gli studi e, mentre cercava qualcosa che gli interessasse, trovò quel fatidico garage con la mela morsicata. Di lì l’idea di dedicarsi all’informatica. Tutto solo grazie alla sua curiosità! Un altro esempio? Brad Pitt fece un provino per un film per divertimento e poi fu accettato inaspettatamente. Fu in quel momento che cominciò ad appassionarsi al suo lavoro e la curiosità gli ha permesso di costruire una brillante carriera fino ad oggi. E poi Stephen Hawking, conosciuto in tutto il mondo per la sua spiccata intelligenza e le sue scoperte, famoso cosmologo. Il suo interesse e la sua passione profonda per la fisica e per l’universo nacquero leggendo un libricino trovato sul tavolo della cucina: un libro che parlava di fisica. A soli 15 anni scoprì il suo interesse per l’universo, che poi coltivò fino a formulare “la teoria del tutto”. Probabilmente anch’io sono mosso dalla curiosità nelle mie scelte. La curiosità mi ha caratterizzato sin da quando ero nella pancia di mamma. I miei genitori, infatti, mi hanno raccontato che sono sempre stato curioso fin da piccolo, ho sempre voluto provare ogni tipo di sport, ogni tipo di hobby e ho desiderato sempre essere amico di tutti senza dare troppo peso ai difetti del carattere. La curiosità mi ha formato, mi ha permesso di costruirmi un’esperienza di vita e continua tutt’ora a farmi scoprire nuove passioni: la fisica, i libri, il piano e la musica, la danza, lo skateboard e il surf. La curiosità mi sta anche orientando nelle mie scelte future, infatti vorrei diventare un astrofisico. Nella vita (nel passato e nel futuro) e nell’amore sono sempre stato curioso e credo anche di voler morire curioso.
Al contrario non avere curiosità o spirito d’iniziativa o interessi significa non scoprire le proprie capacità, non conoscere sé stessi, non confrontarsi con gli altri ed omologarsi, non sapere di essere unici e originali, non avere capacità di scegliere e aver paura di essere esclusi dal gruppo. Invece bisogna farsi accettare per come si è. Non voglio giudicare nessuno, ciascuno è libero di seguire la massa e le mode, ma credo che sia importante essere consapevoli di quello che si fa. Di certo si può trarre vantaggio da tutti gli stimoli che ci si presentano. Soprattutto la nostra generazione deve far buon uso dei tanti strumenti e occasioni per fare nuove esperienze. Vorrei essere sempre come un bambino per evitare che la mia curiosità si spenga o venga senta dagli altri. “La curiosità è una piccola pianta che ha bisogno di libertà per crescere”. (Albert Einstein)
Jacopo (classe terza)
La curiosità ci aiuta a crescere? Ci aiuta nel nostro lavoro? Secondo me sì. Se sei un ricercatore, la curiosità (insieme alle conoscenze e allo studio) è fondamentale, senza la curiosità non si fanno scoperte. Proprio come Einstein, molti grazie alla curiosità hanno fatto scoperte incredibili. Pensiamo a Rita Levi Montalcini. Con le sue ricerche ha fatto delle scoperte che hanno aiutato a mettere a punto delle cure per alcune malattie, le sue scoperte sono state d’aiuto per tante persone. Tutto è nato dalla sua curiosità in campo medico e scientifico. Questa dote aiuta molto, ma ci vuole anche un pizzico di bravura, che credo sia una conseguenza naturale se si è appassionati a ciò che si fa. Le qualità necessarie per avere successo dipendono dal lavoro che si sceglie di fare. Ad esempio, per fare il medico non ci vuole di certo una laurea in legge, ma oltre alla curiosità servono le giuste conoscenze, bravura e serietà perché la vita delle persone e nelle tue mani e dipende dalle tue azioni. Alcuni credono che la curiosità non serva nel proprio lavoro e pensano che solo la bravura ti possa bastare. Gli attori e i calciatori non hanno bisogno della curiosità, perché devono soltanto dire una battuta oppure tirare un calcio alla palla per mandarla in porta e segnare: a loro serve solo la forza fisica e una buona memoria. A cosa dovrebbe servire la curiosità ad un attore se trova già il copione pronto? E a un calciatore se gli allenatori gli dicono cosa fare? A niente. Questa è la risposta che molti danno, invece credo proprio che non sia così. Molti attori affermano di essere incuriositi dai personaggi che devono interpretare e se il ruolo è già stato ricoperto da qualcun altro, per loro è un’occasione per migliorarsi, infatti vedono il lavoro svolto dagli altri per fare meglio il proprio. Ad esempio un attore che era stato ritenuto incapace di interpretare un ruolo per la sua dislessia, grazie alla sua ostinazione e passione nel lavoro riuscì persino a vincere due Oscar ed ora è molto apprezzato. Certo, lui stesso ha dichiarato che ha imparato molto anche dagli altri e ha dovuto studiare molto per raggiungere livelli alti. Stessa cosa si può dire per i calciatori e gli atleti in generale. Concludo dicendo che secondo me la curiosità serve a tutti per scoprire le proprie passioni, però bisogna impegnarsi perché avere semplicemente una dote non è sufficiente: quando si lavora si deve avere passione e bisogna continuare a studiare per fare nuove scoperte, per non rendere monotona la vita lavorativa.
Rosamaria (classe terza)
L’energia nucleare è un male o una soluzione? È davvero indispensabile costruire le centrali?
Queste sono alcune delle molte domande che molti si pongono, soprattutto da quando nel 2011 è avvenuto un incidente nucleare a Fukushima, nella centrale nucleare omonima.
L’energia nucleare è presente in natura, non deriva dalla trasformazione di altre forme di energia e fa quindi parte delle "fonti di energia primaria".
Si dice che sia abbastanza indispensabile la sua costruzione, perché è una centrale che non emette CO2 (per questo è considerata pulita); riduce l’importazione di petrolio e quindi è bilanciata nei pagamenti; riduce la dipendenza del petrolio e quindi ha una maggiore stabilità politica. Per questo la costruzione di centrali nucleari in Italia, secondo alcuni, è abbastanza intelligente, nonostante la sicurezza sia un po’ scarsa.
È una centrale intelligente, è un’ottima alternativa per le altre centrali, potrebbe essere indipendente e utilizzabile in altre parti del mondo. Ovviamente la sicurezza va messa in primo piano, e per questo con la costruzione di centrali nucleari essa deve essere rispettata, affinché non accadano più i disastri già avvenuti in passato a causa di armi e centrali nucleari. Le centrali nucleari iniziarono a diffondersi in tutto il mondo nella seconda metà del 20°secolo, e per questo, indubbiamente, la sicurezza è di recente molto aumentata.
Bisogna però considerare tutte le conseguenze nel caso si dovesse verificare un incidente, come accadde a Fukushima o a Chernobyl, anche a causa delle radiazioni che possono provocare anche per anni leucemia e tumori. Bisogna inoltre considerare la difficoltà nello smaltire le scorie nucleari e la “localizzazione” delle centrali nucleari che causano animate proteste locali. Si potrebbe allora per generare energia utilizzare quella del vento, del Sole e delle maree: l’energia solare, eolica e idroelettrica sono infatti rinnovabili e di certo non inquinanti.
Adriana (classe terza)
Un dilemma che anima molto la comunità è l'eventuale presenza delle centrali nucleari sul territorio nazionale. Molti sono i pro, altrettanti i contro, ma per poter giudicare ed esprimere la propria opinione a riguardo, bisogna capire esattamente di cosa stiamo parlando. Le centrali nucleari sono luoghi in cui si produce energia nucleare, una fonte “futuristica” o sicuramente all' avanguardia. Spesso, però, ci si oppone molto ad una sua installazione, soprattutto i residenti leggono questa possibilità come un problema e una minaccia. Secondo la opinione personale, essa è una soluzione da cogliere in modo da poter iniziare a raggiungere qualche importante risultato a sostegno dell' ambiente e non solo. Le centrali nucleari, infatti, non producono anidride carbonica, azoto e zolfo, i principali generatori di gas serra, e più in generale non emettono sostanze nocive e altamente inquinanti. Inoltre, l'energia nucleare sarebbe sotto il profilo economico una scelta importante, perché ridurrebbe le importazioni del costosissimo petrolio e ci renderebbe più indipendenti . Inoltre contribuirebbe a garantire una certa stabilità politica dato che, come già detto, l'uso del nucleare ridurrebbe molto la dipendenza europea dal mondo arabo. Tuttavia non mancano aspetti negativi: innanzitutto l’eventualità di un disastro conseguente a un guasto o a una esplosione per un incidente: la diffusione delle radiazioni per l’ aria, talmente nocive da causare persino la trasformazione del patrimonio genetico (malformazioni) e la diffusione di queste ultime in larga scala. Ne è un esempio il disastro avvenuto nel 1986 o il più recente, solo una decina di anni fa a Fukushima a seguito del terribile terremoto/maremoto. Ecco dunque i problemi legati non solo alla localizzazione stessa delle centrali , ma anche al delicatissimo trasporto del materiale o alla eliminazione delle. Ritengo tuttavia che non possiamo lasciare un'occasione del genere per problemi che nel 2021 possono essere risolti , se affrontati e gestiti con serietà e professionalità.
Angelo (classe terza)
Spesso si parla di pena di morte: molti ritengono che sia la giusta condanna per chi ha commesso crimini efferati, altri, invece, sostengono che non ci possa e non ci debba essere condanna che rechi morte. Abbiamo provato a riflettere e a elaborare una nostra opinione: riteniamo che l’opzione migliore sia quella di abolirla perché non c'è reato che possa portare all'uccisione di qualcuno. Anche se il reato commesso è un omicidio o più, siamo convinte che sia molto più utile insegnare al criminale il valore del bene partendo dall’errore commesso, più giusto rieducare e rimediare svolgendo magari lavori utili alla società. I sostenitori della pena di morte invece sostengono che chi ha inflitto morte e atrocità si meriti solo di pagare la sua colpa morendo. Inoltre pensano che con questa forma di violenza si possano intimidire altri potenziali assassini. Purtroppo le statistiche mostrano che così non è, vero invece è che uccidendo qualcuno che ha commesso un omicidio, ci si “abbassa al suo livello“ e si diventa assassini legalizzati. L’ergastolo, inoltre, contrariamente a quanto si crede, costa molto meno di una condanna con esecuzione a morte. Vi sono inoltre paesi in cui la pena di morte è attribuita per reati che altrove non sono nemmeno considerati tali, come essere omosessuale o essere una donna che si ribella al proprio marito. La pena di morte è dunque uno degli errori più grandi che uno Stato possa compiere. Vi sono stati anche casi di grandi errori giudiziari dove l’imputato è stato ingiustamente ritenuto colpevole e quindi condannato a morte senza che avesse mai compiuto alcun crimine! Purtroppo i dati recenti ci rivelano che nel mondo sono ancora tante le esecuzioni commesse: nel 2018 la Cina è stato il paese con più esecuzioni al mondo, oltre 1.000 in un solo anno; Iran e Arabia Saudita al secondo posto con più di 100 e al terzo posto il Vietnam, l’Iraq, l’Egitto e persino alcuni stati di paesi democratici quali USA. La pena di morte è ancora valida in diversi Stati, ma in alcuni è stata completamente abolita come in Europa, Australia, Canada, Sudamerica, Asia centrale e alcuni paesi dell’Africa meridionale. Sono paesi in cui si è capito che lo Stato ha il dovere di non mettersi sullo stesso livello degli assassini: una condanna è la morte non solo di un criminale, ma innanzitutto di un essere umano che con il carcere potrebbe essere rieducato e essere migliore.
Chiara e Daria (classe terza)