Cultura

Il Burkina Faso.pdf

giugno 2024

Danze in cerchio alla Festa dei popoli.pdf

giugno 2024

Roberto Saviano - Il potere della parola



La parola ci permette di esprimerci, di comunicare. La parola ha un potere unico e potente, che ti può cambiare la vita.

Può cambiarla in peggio ad esempio condannandoti per il resto della tua vita sotto scorta, ma trasformarla anche nella tua salvezza…

Questa è la vita di Roberto Saviano, uno scrittore di 44 anni che all’età di 26 pubblica un libro, “Gomorra “, che gli stravolge la vita.

Il libro è una denuncia delle attività criminali della camorra nella terra dove l’autore è cresciuto e non solo. Il romanzo-saggio ha avuto molto successo e questo lo ha portato a ricevere minacce di morte dal clan dei Casalesi.

Dal 2006 vive sotto scorta e ciò lo ha portato a dover rinunciare alla propria libertà: non può avere relazioni per paura di mettere in pericolo la persona che ha vicino, cambiare spesso città e anche assumere psicofarmaci, come confessato in un’intervista a El Pais.

Saviano vive per continuare a scrivere e scrive per continuare a vivere, in quanto se la mafia lo uccidesse, sarebbe considerato un martire, così la sua fama in quanto scrittore gli salva la vita. Lui ha capito anche dalla vicenda di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che finché resterà sotto i riflettori, la mafia non agirà perché convaliderebbe le sue dichiarazioni, però la mafia non dimentica, come successe ai due giudici, che vennero isolati per poi essere uccisi. D’altra parte, come disse Falcone prima di morire,  in Italia si è creduti solo dopo essere stati uccisi.

Saviano, come dichiarato più volte, non ha paura di morire, ma di diventare un personaggio e di non riuscire a divulgare la verità e far prevalere la giustizia per tutti coloro che la meritano. Ha paura di essere infamato e quindi che tutto ciò che ha fatto per informare sulla camorra, sulla sua pericolosità e sul suo potere, sia del tutto inutile.

Ciò che lo ha reso schiavo di una vita “di mezzo” è la pubblicazione del suo libro, delle sue dichiarazioni, dei suoi tentativi di informare tramite la parola e non con la violenza sulle attività illecite, perché essa ha un potere inqualificabile.

La parola rende liberi, il pensiero rende liberi. 

La democrazia è la parola del popolo, di un Paese che secondo idee comuni esprime il proprio pensiero. Una parola può cambiare il Paese, più parole il mondo.

Elisa Brunetti (classe 3D)




Roberto Saviano nasce Napoli il 22 settembre del 1979. A 23 anni diventa giornalista per i giornali  "Dario”, "Corriere del Mezzogiorno" e altri.

Scrive alcuni romanzi come "La paranza dei bambini" e "Bacio feroce".

Ma il suo scritto più importante, pubblicato nel marzo del 2006, è Gomorra, che racconta dell'impero economico della mafia campana, la Camorra.

Il suo romanzo ha ottenuto un enorme successo: 3 milioni di copie in Italia, tradotto in più di 50 Paesi e Best seller in 8.

Ma questo grande successo ha i suoi lati negativi. Infatti oggi Saviano, o meglio dal 13 ottobre del 2006, è sotto scorta per via del suo romanzo. Oggi vive una forma di reclusione, costretto a cambiare continuamente città in cui vive.

Confessa lui stesso, assume psicofarmaci perché trova insopportabile aver rovinato la sua e la vita di chi gli sta intorno per diffondere la verità sulla camorra.

Ora che Saviano è sotto scorta, la cosa che gli permette più di ogni altra di sopravvivere, è la sua parola.

Saviano vive per scrivere e scrive per vivere. 

La parola infatti è più potente della forza fisica.

Finché le persone continuano ad ascoltarlo, nessuno lo può toccare, non gli possono fare del male, perché ne farebbero un martire  e questo rafforzerebbe la credibilità dei suoi scritti.

Se, invece, i riflettori accesi su di lui si spegnessero, diventerebbe molto più vulnerabile.

Per questo per Saviano è molto importante il potere di ciò che scrive, della sua parola.

Emilio Fiorucci (classe 3D)




Roberto Saviano è l’autore del libro “Gomorra”, in cui scrive tutte le informazioni che ha trovato sulla Camorra da atti processuali e fatti visti da lui stesso per anni.

Dopo la pubblicazione del libro ha ricevuto molte critiche, ad esempio dicevano che metteva in cattiva luce la sua terra e che scriveva di problemi altrui per ottenere successo.

Ha anche ricevuto minacce di morte da parte della mafia e per questo motivo lui è costretto a vivere sotto scorta e a cambiare spesso città. Questo lo ha privato di ogni sua libertà e l’unica cosa che gli rimane è scrivere.

La sua parola è stato il motivo per cui è in questa situazione, ma in realtà è anche ciò che continua a tenerlo in vita.

Scrivendo “Gomorra”, Saviano ha portato alla luce un argomento di cui spesso non si parla, informando quindi sulla diffusione di questa organizzazione i lettori che così possono rendersi conto di questa realtà che ci circonda senza che ce ne accorgiamo.

Saviano continua a scrivere per rimanere sotto ai riflettori, cosa che gli permette di non essere ucciso dalla mafia, perché altrimenti sarebbe visto come un martire.

La parola è quindi l’unica arma rimasta a Saviano che non può avere né relazioni né una famiglia in quanto metterebbe in pericolo anche quella.

Possono essere per lui una famiglia però tutte le persone che lo sostengono e lo apprezzano e che sono ormai moltissime.

Le parole hanno il potere di distruggere e di creare.

Le parole hanno distrutto la libertà di Saviano, ma hanno creato un'importante testimonianza e continuano a creare speranza di cambiamento per situazioni legate alla malavita organizzata e di vita per Saviano, uomo che ha deciso di usare il potere della propria parola anche mettendo a rischio la sua vita e quella delle persone a lui care. 

Chiara Gaggioli (classe 3D)



Roberto Saviano - Il potere della parola


La parola: non credo possa esistere niente di più potente e completo, nascosto dietro le sue mille sfaccettature. Colei che è in grado di far nascere qualcosa e di farlo appassire subito dopo, portandolo talvolta alla distruzione totale.

È data per scontata, essendo ciò che facciamo fin da bambini: usare le parole per esprimerci e giudicare. Spesso in modo vertiginoso, ed è proprio questo il punto, perché da un dosaggio sbagliato, nasce un pensiero e poi un’idea, che gli stolti ripeteranno così tanto che diventerà realtà. E nonostante tutti i ripetuti sforzi, verrai visto e riconosciuto solo attraverso di lei.

È il caso di Roberto Saviano, autore del libro Gomorra, nel quale denuncia le organizzazioni criminali, in quanto si sostituiscono allo Stato, sfidando la camorra del Sud Italia e non solo, mettendoci la faccia e di conseguenza la vita: sua e dei suoi cari.

Dopo quella pubblicazione, a distanza di anni, Saviano riceve enormi quantità di messaggi minatori e di odio, in cui le persone lo accusano di infangare il nome della sua terra, sfruttare le disgrazie altrui e di essere solo un fenomeno mediatico.

Perciò, sotto scorta, costretto a stare recluso tra quattro mura, cambiando spesso città e assumendo psicofarmaci, alla domanda se ne sia valsa la pena, risponde secco di no, e molti anche per questo lo additano come un ipocrita, ma io credo di gran lunga che più dell’ipocrisia, sia presa di coscienza, ricordando chi, come Giovanni Falcone, ha dovuto dare la vita per essere creduto. 

In fondo Saviano ha usato l’enorme potere della parola per fare una denuncia concreta e per poter informare, pagandone a prezzo pieno le conseguenze.

Ma in compenso noi quelle parole le abbiamo sentite e dunque ne siamo diventati testimoni responsabili. 

Diana Mehmeti (classe 3D)

EMOZIONE MILLENARIA: I CERI

Il documentario per i 50 anni dello stemma di Regione

I Ceri_storia di un’icona.docx.pdf

dicembre 2023

Cultura 2A L'ultima volta che siamo stati bambini.pdf

Gaia Minelli classe 2A

dicembre 2023

Letteratura romantica e non solo! 

Letteratura Damiano Ragnacci (1).docx

dicembre 2023

Letteratura Damiano Ragnacci (2).docx

Ragionare sulle radici e sull'identità culturale della nostra scuola, anche se itinerante, è un aspetto prezioso e il progetto "A spasso per Gubbio" sicuramente ci ha motivato. Grazie ai lavori della 2N e della 3N sappiamo qualcosa di più circa un nome, Mastrogiorgio, e a proposito di un monumento, che ogni volta vediamo nei pressi della Nelli. 

presentazione dialoghi classe 3N.pptx

giugno 2023

Mastro giorgio.pptx

giugno 2023

Antiche vie, letteratura e non solo... la pagina della cultura si apre alle gite! Quale occasione migliore per imparare sul campo,  ampliando lo sguardo su tanti luoghi della nostra bella Italia?  E non perdetevi il racconto della mostra di Gubbio dedicata a Leonardo né la visita alla Sperelliana e al suo Fondo antico... 

3I, 3O  in gita a.s.2022/2023

GITA powerpoint.mp4

Urbino e museo del Balì

Classi seconde

Ravenna - classi prime 

Tutti i docenti sono appassionati di foto, in particolare ringraziamo i prof: Milli, Mariucci e Palombo che ci hanno condiviso i loro scatti.

Trento e Rovereto

Classi terze

aprile 2023

Flash di gita...

gita 1 A -1 F.mp4

aprile 2023

Leonardo da Vinci un genio.doc

aprile 2023

Visita alla Biblioteca Sperelliana ed al suo Fondo antico.pdf

aprile 2023

LA TRANSIBERIANA.pptx

aprile 2023

A lezione di ... Petrarca

Petrarca - Greta Fiorucci.docx

aprile 2023

II D CHIARA GAGGIOLI - Recensione film _Anna Frank e il diario segreto_.docx

dicembre 2022

Programma futuro...


Da quattro anni il MIUR, in collaborazione con il CINI – Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica, ha avviato il progetto Programma il Futuro con l’obiettivo di fornire alle scuole una serie di strumenti semplici, divertenti e facilmente accessibili per formare gli studenti ai concetti di base dell'informatica. 

Dal 5 all’11 Dicembre 2022 si svolge a livello mondiale la Settimana del Codice durante la quale si svolgono eventi e seminari con l'obiettivo di avvicinare gli studenti al lato scientifico-culturale dell'informatica, definito anche pensiero computazionale, che aiuta a sviluppare competenze logiche e capacità di risolvere problemi in modo creativo ed efficiente, qualità che sono importanti per tutti i futuri cittadini.

La classe 2I ha partecipato all'evento "L'Ora del Codice"- attività "Il labirinto classico", ricevendo l'attestato di riconoscimento (allegato alla presente).

Certificato per giornalino.pdf

dicembre 2022

INCONTRO CON L'AUTORE

Un "poster" che raccoglie alcuni frammenti del loro lavoro su 6 personaggi tratti dal libro "Le amiche che vorresti e dove trovarle", della scrittrice Beatrice Masini, che la classe 2M, insieme ad altre classe del nostro istituto, ha incontrato presso la Biblioteca Sperelliana il 28 aprile 2022.  In fondo al poster sono stati inseriti due link a due video realizzati durante l'incontro.

giugno 2022

Le fiabe della 1I e della i M 

FIABE PRIMA I.docx
FIABE PRIMA M.docx

giugno 2022 

articolo Fiorucci 2B.pdf

giugno 2022

Peter Pan (2).mp4

giugno 2022

Immergiamoci ancora nell'atmosfera della Divina Commedia, tramite due video realizzati dalla 2N. 

2N Paolo e Francesca Video.mp4

marzo 2022

2N Ulissekm_20220214_1080p(6).mp4

Teatro... in inglese ( 2°G Branca)

ARTICOLO IIG.docx

marzo 2022

CITTADINANZA  D'ESEMPIO

A lezione di storia, attraverso le app animate SpeakPic.  Personaggi di tutte le discipline raccontano la loro autobiografia, consentendoci di consolidare la nostra "cittadinanza digitale" attraverso l'ascolto, la comprensione e la considerazioni finali.

Autori: le classi 3L e 2I, durante la settimana dell'educazione civica di novembre. 


Cavour.mp4
Eleonora D'Aquitania.MOV
Marco Polo.mp4
Il Saladino.mp4
De Gasperi.mp4

marzo 2022

Picasso.mp4

Viaggio nella storia della grande guerra attraverso i musei virtuali realizzati dalla classe 3°C

Museo virtuale 3C.pptx

marzo 2022

Ed ora spostiamoci ai tempi delle grandi esplorazioni geografiche, grazie al video realizzato dalla classe 2M

Video 2M scoperte geografichecae0.MP4

marzo 2022

IL NOSTRO CONCITTADINO ILLUSTRE

Federico da Montefeltro, è proprio lui il nostro concittadino passato alla storia, infatti è nato nel Castello di Petroia il 4 giugno 1422. Gubbio era la sua città natale, ma anche il luogo dove sono avvenuti fatti salienti della sua vita: il primo matrimonio con Gentile Brancaleoni, la nascita nel 1472 dell’agognato erede maschio Guidobaldo (in onore di Sant’Ubaldo),  la morte dell’amata moglie Battista Sforza sempre nel 1472. Federico era molto legato alla sua città natale tanto da aver lasciato scritto “che lì (a Gubbio) è tucto el core nostro et tucta l'anima nostra”, quindi un eugubino doc anche se la vita lo ha portato in giro per l’Italia. 

Federico è un personaggio la cui fisionomia è nota anche alle persone più distratte; infatti, il dipinto di Piero della Francesca che lo ritrae di profilo con il naso spezzato, con il cappellone ducale e l’abito rosso fuoco è uno dei quadri più famosi del Rinascimento. Fuori dal comune era anche la personalità di Federico che sapeva essere allo stesso tempo uomo d’armi e di cultura, interessato ad ogni campo dello scibile umano, che sapeva fare la guerra per costruire la bellezza, uomo d’azione e abile tessitore di congiure.

Il 2022 coincide con il 600esimo compleanno di Federico e la sua città natale si sta preparando a festeggiarlo con mostre, manifestazioni, convegni. Anche la nostra scuola si sta occupando di lui e ha preparato un sito google consultabile nel sito web della Scuola Mastro Giorgio Nelli. È possibile in questo sito viaggiare nel tempo e nei luoghi insieme a Federico Dux, scoprire la sua vita, la sua formazione culturale, le sue imprese militari, la sua ascesa al potere, il suo mecenatismo, il suo amore per l’arte, le sue traversie private, la sua personalità. È possibile anche giocare con il Duca attraverso dei quiz e un puzzle che mette alla prova la nostra memoria fotografica.

La scuola ha inoltre progettato una serie di attività artistiche per celebrare Fedux, luce d’Italia, perché sarà pur nato tra le montagne dell’Umbria, in un luogo appartato, ma ha irradiato la luce della sua personalità, del suo gusto per il bello in tutta Italia e anche all’estero.


Tiziana Baldessari

dicembre 2021

Nè più mai

Né più mai. Così, con una tripla negazione, Foscolo saluta la sua patria materna: la Grecia.

Ormai lo sa, ne è certo. Non rivedrà più la sua amata Zacinto. Così chiamata da lui, in realtà il suo effettivo nome era Zante; ma era un neoclassico di forma e Zacinto suonava decisamente più dolce.

Non la rivedrà più, non potrà neppur più toccare le sue sacre sponde. “O Zacinto mia”, con questo complemento di vocazione egli canta della sua patria, raffigurando le onde e quelle limpide acque che fungon da specchi a tale brillantezza. In esse nacque (secondo un mito greco) la dea Venere, che con il suo primo sorriso rese quelle isole feconde, facendo germogliare fiori e frutti. Quest’immagine, tale ad un quadro. Si pensa ne richiami proprio uno: “La Venere” di Botticelli: ella stessa sembra esser la luce del ritratto. In volto ha quel suo dolce sorriso, tanto ben descritto dal poeta. 

In questo momento si manifesta la passione di Foscolo per i classici, da lui tanto studiati ed amati. Infatti è in questa parte della lirica che con un enjambement, uno dei tanti, fa riferimento a “colui che l’acque cantò fatali”: Omero e la sua opera, l’Odissea. Il poema narra di Ulisse e del suo ritorno ad Itaca. 

Su questo Foscolo compie una comparazione tra loro due. Sul fatto che, seppur entrambi lontano dalle loro patrie, solo uno, Ulisse, riuscirà malgrado una serie di innumerevoli sventure a baciare la sua petrosa Itaca. Questo però non è il destino che appartiene a Ugo, la sua patria, infatti, non altro che le poesie avrà da lui. E con una finale evocazione Foscolo conclude la sua lirica, esprimendo il suo ultimo pensiero. 

A noi, patrioti esiliati, il destino riserva non altro che una sepoltura illacrimata, lontano dai nostri cari. 

Romantico nel contenuto, ma Neoclassico nella forma e nell'accurata scelta delle parole, questo sonetto non poteva esser scritto che da Ugo Foscolo. 

Nacque a Zante nel 1778, in Grecia patria materna, la quale gli diede l’amore per il Classicismo: fondato sui principi di perfezione formale e bello assoluto; la passione per il Romanticismo gli fu invece data dalla patria paterna, Venezia. 

Questi due movimenti culturali erano però molto contrastanti tra di loro: il Romanticismo infatti andava in completa opposizione al Classicismo esaltando il sentimento e la passione, inoltre aveva tratti fondamentali che caratterizzano la vita di Foscolo, e di altrettanti romantici, ad esempio la profonda inquietudine, derivata dal fatto di sentirsi una creatura limitata rispetto alle idee nutrite, ma anche il pessimismo ed il ribellismo.

Tutti sentimenti visibili nell’Ortis, romanzo epistolare. Nonché, se così definibile, una specie di autobiografia, dove Ugo narra la sua vita attraverso Jacopo, un giovane che scrive lettere ad un suo amico. Esse parlano di tutte le sue illusioni romantiche, ad esempio, nella lettera d’apertura “Il sacrificio della patria nostra è consumato”, c’è un forte dolore per la patria.

Foscolo scrisse anche molte altre opere, ma sicuramente le più significative sono le sue liriche. Egli stesso attribuisce alla poesia l’appellativo di missione eroica. Pensa infatti che la poesia sia l’unica “non illusione”, dopo una vita di sogni, delusioni, amarezze. La poesia è l’unico momento in cui gli ideali umani si realizzano e l’anima si libera.

Dalia Fiorucci 3° C


dicembre 2021

2021 l'anno di Dante 

In tutta Italia e nel mondo intero si celebra Dante, il sommo poeta, a Settecento anni dalla sua nascita.

Non poteva sottrarsi a ciò la nostra scuola...

Di seguito una sequela di articoli, ipotesi, suggestioni, parodie... che ci trasportano nel mondo imperituro della Divina Commedia.  

Dante e la Divina Commedia: luoghi, personaggi e supposizioni



Attraverso dei Progetti di Continuità con le Scuole superiori di Gubbio abbiamo avuto la possibilità di approfondire quanto nella Divina Commedia è riferibile a Gubbio o alle sue immediate vicinanze. Dante tra i superbi in Purgatorio incontra Oderisi, uno dei più grandi miniatori del XIII sec. di tradizione bizantina. Quando lo vede, gli si rivolge in modo quasi amichevole, forse perché si erano conosciuti a Bologna: «Oh!»...«non se’ tu Oderisi, / l’onor d’Agobbio e l’onor di quell’arte / ch’alluminar chiamata è in Parisi?» (Purg. XI, vv. 79-81). Ma allora Oderisi nasce a Gubbio? In alcuni documenti bolognesi dell’epoca è ricordato come “magister Odericus miniator; Magister Odericus quondam Guidonis de Gubbio“. A seguire nell'XI canto del Paradiso Dante scrive: “Intra Tupino e l’acqua che discende / del colle eletto dal beato Ubaldo, / fertile costa d’alto monte pende” (vv. 42-44). La precisione dei riferimenti geografici ci fa supporre che il poeta conoscesse bene l’Umbria sia per i tanti viaggi fatti sia per gli amici che lo ospitavano durante queste peregrinazioni; così potrebbe darsi che sia stato a Gubbio, ospite del conte Bosone Novello de’ Raffaelli presso il Castello di Colmollaro nella zona di Branca. In questo canto Tommaso d’Aquino ricorda gli episodi principali della vita di San Francesco, spirito sapiente del IV cielo, detto del Sole, partendo dal luogo di nascita: Assisi. Per localizzarlo, Dante indica il monte Subasio tra i fiumi Chiascio e Topino. E per indicare le sorgenti del Chiascio fa riferimento al monte del Beato Ubaldo, forse anche per sottolineare una somiglianza tra Francesco e Ubaldo (amatissimo vescovo di Gubbio), simboli di una Chiesa rinnovata. L’ultimo riferimento nella Divina Commedia relativo a luoghi limitrofi a Gubbio si trova nel canto XXI del Paradiso, nel cielo di Saturno, dove incontra San Pier Damiani, monaco ravennate del sec. XI, grande riformatore della Chiesa del suo tempo. Qui si parla del monte Catria e dell’eremo di Fonte Avellana, che faceva parte della diocesi di Gubbio e luogo dove il monaco si era dedicato alla vita contemplativa, così come poi anche S. Ubaldo, ispiratosi alla sua riforma, vi si rifugiò alla ricerca di solitudine: «Tra' due liti d'Italia surgon sassi, / e non molto distanti a la tua patria, / tanto che ' troni assai suonan più bassi, // e fanno un gibbo che si chiama Catria, / di sotto al quale è consecrato un ermo, / che suole esser disposto a sola latria.» (vv. 106-111).  Così, vedere la nostra Gubbio e il suo territorio scolpiti nella Comoedìa ci ha fatto sentire parte di una tradizione più vasta, che è motivo di orgoglio aver contribuito a costruire e di cui cercheremo di essere validi interpreti da qui in avanti. 

della classe 2D

Dal racconto della storia alla storia del racconto: La vicenda di Dante e Cante Gabrielli 


Dopo aver conosciuto la vicenda di Dante esiliato da Firenze, su decreto di un mio concittadino: Cante Gabrielli, decido di raggiungere quel luogo della mia città dove risiedeva la famiglia Gabrielli e cerco di immaginare  quei giorni convulsi.

Mi trovo nei pressi di San Martino, un piccolo quartiere di Gubbio, precisamente in via Gabrielli, all’improvviso incontro un uomo, il suo viso mi ricorda qualcuno... con un portamento  diverso dagli altri, e molto incuriosita gli chiedo: ‘’Buongiorno signore, dove si sta recando?’’. 

‘’Salve, sto tornando  al mio  palazzo, dopo essere stato diversi mesi a Firenze,  proprio qui dove si trova lei, in uno dei tanti palazzi che mi sono stati affidati ‘’.

‘’Ah! Ma lei é quel Cante Gabrielli che appartiene alla nobile famiglia guelfa Gabrielli di Gubbio, l’esiliatore di Dante?’’

‘’ Sí, questa é la mia cittá natale sin dal 1260; ho avuto l’onore di ricoprire incarichi politici e diplomatici di prestigio presso la corte papale, e di esser stato podestá in diverse cittá, tra cui  Firenze. Ed é proprio in questa cittá che durante la lotta tra guelfi bianchi e neri, il 27 gennaio 1302, emanai una sentenza di condanna nei confronti di messer Dante Alighieri e di altri cittadini, mandandoli in esilio’’.

‘’Ma…  il padre della letteratura italiana! E di cosa lo ha accusato?’’

‘’Esatto, lo accusai di baratteria, cioè di falsitá, malizia, dolo e di essere interessato solo ai soldi, e per poter tornare a Firenze avrebbe dovuto  pagare una multa di cinquemila fiorini e chiedere scusa pubblicamente … 

Ed io:”... ma Dante Alighieri non lo fece mai!”

“Hai perfettamente ragione …. tant’è che con un secondo decreto  sarà  condannato ad un esilio eterno e se avesse nuovamente messo piede tra le mura di Firenze  sarebbe stato bruciato sul rogo...ma questo ha fatto sì che potesse scrivere la sua opera più grande...quella che voi tutti  ancora oggi  studiate sui banchi di scuola”!!

Ed io: “E’ vero gli anni dell’esilio furono anni di intensa attività poetica per Dante, durante i quali scrisse trattati in latino e in volgare e, soprattutto, lavorò al suo capolavoro, la Divina Commedia.”

Cante rispose allora dicendomi: ” Dante deve solo a me la sua gloria”!

Ed io continuando, in tono quasi ironico: “Avrebbero dovuto intitolargli almeno una piazza!!..lo stesso grande poeta Giosuè Carducci, in un suo sonetto ha sostenuto che la stessa realizzazione della Divina Commedia si doveva a lei, essendo stato  l’esilio la fonte prima dell’ispirazione dantesca, invece lo stesso Dante si è vendicato, collocandolo addirittura all’Inferno nel  girone  delle Malebranche, dove un gruppo di diavoli controlla che i dannati, definiti anche “barattieri”, non escano dalla pece bollente in cui sono immersi,  subendo così la stessa condanna che lei comminò a Dante”.

della classe 2H

IL TEMPO DELLA RICONCILIAZIONE E DELLA MEMORIA



A 700 anni dalla morte di Dante, Gubbio gli renderà omaggio nella 7°edizione del Festival del Medioevo, che si terrà dal 22 al 26 settembre 2021.

Il titolo di questa edizione dell’ormai popolare festival è:” IL TEMPO DI DANTE”. Studiosi e appassionati si incontreranno nella nostra città e potranno vivere cinque giorni ricchi di lezioni di storia, mostre, spettacoli, laboratori, visite guidate, fiere del libro, tutto in tema medioevale. Tra le novità librarie, sicuramente non mancheranno i testi che approfondiscono la vita di Dante e il suo rapporto con la lingua italiana e a proposito di libri, vi consigliamo “Le Donne di Dante” di Marco Santagata.

Già nel 2017 il Festival si era occupato del Sommo poeta. Il titolo di quella edizione era “Il viaggio di Dante Alighieri e Cante Gabrielli continua attraverso i secoli”. Dopo sette secoli, gli ultimi due discendenti di Dante e di Cante Gabrielli, l’eugubino che lo esiliò da Firenze, si sono per così dire “riconciliati”. Sperello di Serègo Alighieri, è l’ultimo discendente del Sommo poeta, è un astrofisico e lavora ad Arcetri, vicino Firenze; come il suo antenato, Sperello è affascinato dalle stelle e si occupa di galassie e cosmologia. Vive anche a Villa Aureli vicino Perugia, storica dimora che ha ereditato dal padre, dove è nato, mentre un suo cugino ha ereditato le proprietà di Verona che il figlio di Dante, Pietro, aveva acquistato. La famiglia di Dante infatti non tornerà più a Firenze. A proposito di Dante e le stelle, quando Dante scriveva la Commedia guardava le stelle e le vedeva sfuocate perché aveva una miopia progressiva causata dallo stare chino sui suoi manoscritti. Per questo le stelle gli sembravano tutte velate. Con la parola “stelle” si chiudono tutte le tre cantiche della Commedia. Questo è quanto ha ricordato Sperello che ha anche aggiunto, in merito alla storia della sua famiglia, che nel 1500 non c’erano discendenti maschi a continuare la discendenza nel cognome, quindi Ginevra, ultima discendente femmina, aggiunse il cognome Alighieri a quello del marito Marco Antonio Serègo ed è per questo che Sperello si chiama con i due cognomi.

Antoine Gabrielli, è discendente di Cante. Antoine Gabrielli è un imprenditore nel campo del sociale e vive in Francia. Si occupa di rimuovere gli ostacoli nel lavoro relativamente a generi e classi sociali. Ha creato l’azienda “Companieros” che mette a punto programmi di formazione sui temi della disabilità, del benessere sui luoghi di lavoro, della parità di genere.

Questo incontro dal titolo “Il viaggio di Dante e Cante continua attraverso i secoli” è stato condotto dalla giornalista Buoninsegni, che ha scritto il libro: “Se l’eugubino Cante Gabrielli non avesse esiliato Dante, il Sommo Poeta avrebbe scritto la Divina Commedia?”. Questa domanda, ovviamente, è destinata a rimanere senza risposta, ma è comunque interessante il collegamento. Anche Giosuè Carducci si era posto il dilemma nel suo sonetto “A Messer Cante Gabrielli da Gubbio”. 

Noi come risposta abbiamo detto che se non ci fosse stato Cante Gabrielli a esiliare nel 1302 il Sommo poeta, condannato in contumacia per baratteria, sicuramente ci sarebbe stato qualche altro podestà. Quello che è certo è che Dante, nei 19 anni di esilio, avrebbe certamente scritto la sua bella Commedia.

della classe 2E

Cronisti in Classe - La Nazione (1).pdf

“LA DIVINA PARODIA”


CANTO I

1  Nel mezzo del cammin di bella vita

     mi ritrovai per una scuola oscura,

     ove la dritta uscita era smarrita.


4 Ah, quanto a dir qual era è cosa impura

    esta brutta bruttura a chiuse porte

   che nel pensier rinova la paura!


7 Tant’è amara che non v’entra morte;

    ma per contar le pene ch’io vi trovai,

   dirò ben altre cose e tutte storte.


10 Io non so ben ridir com’io v’entrai,

      tant’ero addormentato al giusto punto

     che la mia amata via abbandonai.


13 Ma poi ch’io fui, piaggiato, in loco giunto

      là dove si raccontano le balle

     che m’avean di paura il core smunto,


16 guardai in alto e lucciole e farfalle

      danzar vidi sopra la cometa

     che mena dritta alunni a fondovalle.


19 Ed ecco, giunto alla domanda aperta,

       contra di me una fiera urlava molto

       che pur di gran pazienza era coverta,


22  ma non mi si partía dinanzi al vólto,

       anzi impediva tanto il mio cammino

       ch’io fui per marinar più volte vòlto.


25 Temp’era del principio del mattino

     e rabbia mi montava infin le stelle

      da me rinchiuse nello sgabuzzino


28 insieme a tutte quante le bidelle;

     sì ch’a ben sperar m’era cagione,

     per tali Dunie aspre di pagelle,


31 l’ora di svago e la dolce evasione:

     ma non sí che paura non mi desse

     veder Palombo in guisa di lione.


34 Questi parea che contra me venesse

      con la man alta e per rabbioso esame,

      sí che parea che l’aula ne temesse.


37 E di sottecchi lupa che di trame

      sembiava Fecchi in giorni di magrezza,

     tra ardite chiome d’oro e pur di rame,


40    questa mi porse tanto di fermezza

     con la paura ch’uscía di sua vista,

ch’io perdei la speranza di salvezza.





CANTO III


1    Per me si va ne la città dolente,

      per me si va ne l’etterno dolore,

      per me si va tra la perduta gente.


4   Pigrizia mosse il mio benefattore,

       fécemi le divine mie bravate,

       con somma convenienza e ‘l primo amore.


7    Dinanzi a me non furono inventate

       lezioni esterne ed io saltai il muro.

        Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate.



della CLASSE II G


La Divina Commedia 

Contributo della classe 2°P

Video Dante 2P WhatsApp Video 2021-05-07 at 16.40.46 (1).mp4
Caronte - 2C.docx
AURORA CECCAGNOLI Presentazione Divina Commedia .pdf

giugno 2021