Sommario

L’Open day della Tuveri: una giornata entusiasmante.

di Giulia Piras – III A

Nella scuola il 17 dicembre si è svolto l’Open day, che è stata un’esperienza istruttiva per i ragazzi e le ragazze delle diverse classi, che hanno presentato le varie aule, e divertente per i bambini che hanno visitato la scuola e partecipato a dei giochi interattivi che mostravano il vero aspetto, educativo ma allo stesso tempo spassoso, della scuola.

Io ho avuto il piacere di partecipare alla presentazione dell’aula polifunzionale, dove si sono svolti dei lavori manuali utilizzando della carta colorata. I bambini hanno svolto con entusiasmo i lavori, e presumo si siano divertiti. L’organizzazione della scuola è stata eccellente, sia per la preparazione degli alunni che  per le parti da studiare assegnate, che non erano né troppo lunghe né eccessivamente difficili da imparare. L’unico lato negativo è che agli alunni che presentavano il discorso avrebbe dato una soddisfazione maggiore ricevere maggior interesse e ascolto da parte dei genitori interessati alla scuola. Nel concerto iniziale la classe musicale è stata davvero brava, sia nella scelta della canzone, magnifica e davvero azzeccata (Fix you dei Coldplay), che nell’intervento della solista, Ana Karla Tornincasa.

Nel complesso è stata davvero una bella giornata, e sia io che i ragazzi e le ragazze con cui ho lavorato, ci  siamo sentiti fortunati a frequentare una scuola così speciale.  

Indirizzo musicale


Indirizzo musicale


Indirizzo linguistico


Indirizzo sportivo


Elaborazione grafica del testo della canzone "Fix You" interpretata durante l'Open Day da Ana Karla Tornincasa.


Incontro con Corrado Sorrentino

di Samuele Nicodemo Macrì, Francesca Satta - III D

e Salvatore Polara - III C 

Corrado Sorrentino è venuto nell’Istituto Secondario di primo grado Tuveri Don Milani per presentare ai ragazzi delle varie terze di ogni sezione per raccontare non solo la sua storia, ma anche per spiegarci che cosa significhi per lui il successo e quali siano i veri eroi. Quarantotto anni, cagliaritano, una vita trascorsa in piscina e un interminabile elenco di vittorie sportive: tre titoli nazionali assoluti, medaglia agli europei juniores, quattro titoli mondiali master, una brillante carriera nella pallanuoto. Nel 2018 è vittima di una grande tragedia, infatti la figlia di sette anni muore a causa di una rara malattia intestinale.

 

CORRADO SORRENTINO

Nato a Cagliari il 14 Giugno 1974, Corrado Sorrentino ha iniziato la sua carriera agonistica negli sport acquatici a soli 3 anni, quando i suoi genitori iniziarono a lavorare presso la sede della società sportiva Rari Nantes di Cagliari. Con questa società è stato tesserato per ben 30 anni e ha ottenuto i suoi migliori risultati agonistici nel nuoto in vasca (3 titoli nazionali assoluti, 23 titoli nazionali di categoria e un bronzo europeo juniores), militando poi per 7 stagioni nel campionato di pallanuoto di serie A2, sempre nella medesima società sportiva.

Dal 2004 è direttore sportivo della SSD Atlantide di Elmas e come atleta master ha collezionato 5 titoli mondiali, 4 titoli europei, 3 titoli ai World Master Games, 2 records mondiali, 3 europei e numerosi titoli e records nazionali.

Come allenatore è stato selezionato tra i tecnici federali delle nazionali giovanili dal 2012 al 2018 collezionando un argento europeo e un bronzo nazionale assoluto con l’atleta Francesca Annis, e numerose medaglie nazionali giovanili, sempre con la Annis ma anche con le atlete Giorgia Meloni, Giorgia Volpicella e l’atleta Edwin Scalas.

Ha iniziato la sua carriera da allenatore a 20 anni nella Rari Nantes Cagliari e il suo lavoro con i giovani è proseguito poi nella Ssd Atlantide, nella quale come priorità c’è l’educazione acquatica sotto il profilo sportivo, mentre sotto l’aspetto umano lo scopo è quello di formare i giovani ad una filosofia di vita sana, rispettosa del prossimo e dell’ambiente. Si è perso il numero degli allenatori e istruttori formati in questi 19 anni di sodalizio sportivo. Sposato nel 2008, è diventato il papà di Amelia nel 2011 e dal 2018, dopo la perdita della sua bambina, ha deciso di dedicarsi ai bambini in modo ancora più ampio fondando la Amelia Sorrentino ODV, con la quale sviluppa progetti nei reparti pediatrici degli ospedali cagliaritani, creando una realtà di supporto e di donazioni a questi ospedali con azioni importantissime per l’acquisto di macchinari medicali.

Per questo nobile obiettivo Corrado Sorrentino rimane sempre attivo nel catturare l’attenzione del pubblico riguardo all’importanza di trovare fondi per le attività  benefiche rivolte ai bambini ospedalizzati, mettendo in campo tutte le sue abilità come l’attività agonistica nel nuoto in acque libere. Quest’estate, infatti, è arrivato a compiere l’impresa unica di circumnavigare la Sardegna: 715 km a nuoto intorno all’isola per raccogliere appunto i fondi a favore dei progetti per i bambini ospedalizzati. Più nello specifico, in occasione del Giro di Sardegna sono stati acquistati i monitoraggi multiparametrici per il reparto di Oncoematologia pediatrica del microcitemico di Cagliari.

In questi 4 anni, dopo aver fondato la Amelia Sorrentino ODV, si è dedicato anche alle scuole, proponendo un progetto che ha lo scopo di sensibilizzare i giovani ad uno stile di vita sano, e non sono mancati gli incontri anche con gli adulti, nel tentativo di creare un sistema educativo di supporto comune per i giovani in cui l’amore, la compassione e la solidarietà diventino punti fermi per un miglioramento personale e collettivo.

Per chi fosse interessato, lasciamo i contatti ufficiali di Corrado Sorrentino:

https://corradosorrentino.it/

https://www.medseafoundation.org/index.php/it/ambasciatori-it/corrado-sorrentino 

27 gennaio 2023 GIORNATA DELLA MEMORIA

“La stella di Andra e Tati”

di Valentina Cannas - I F     

                                                   

In occasione della Giornata della Memoria abbiamo visto in classe il cortometraggio d’animazione realizzato da Rosalba Vitellaro e Alessandro Belli nel 2018 “La stella di Andra e Tati”, che racconta la storia di due sorelle italiane di cinque e quattro anni, Alessandra e Tatiana Bucci, che durante la Seconda Guerra mondiale non potevano più andare nemmeno a fare la spesa perché erano ebree. Una notte del 1944 la famiglia di Andra e Tati fu presa dai soldati in seguito alla delazione di un vicino. Con loro c’erano anche la mamma, la nonna, la zia e il cugino Sergio. Furono portati nel campo di concentramento di Auschwitz con un lungo viaggio su un treno dove erano stipate tantissime persone e non ci si poteva nemmeno sedere. Arrivati li videro che il posto in cui erano arrivate era orribile. Al loro arrivo furono separate dalla madre e dalla nonna, che fu portata direttamente alle camere a gas.

Andra, Tati e Sergio furono portati in una baracca insieme ad altri bambini, mentre le madri furono portate in una baracca femminile. La blockova, la donna che controllava le baracche, prese subito in simpatia Andra e Tati e le protesse dicendo loro: - Ogni volta che vi chiederanno se vorrete rivedere la mamma voi dovrete dite di no. Ma Andra e Tati non capirono il perché. Lo raccomandarono anche a Sergio, il loro cugino, che però, preso dalla disperazione, quando venne il medico del lager e chiese chi volesse rivedere la madre, fece subito un passo avanti e andó col medico, per non tornare mai piú. Dopo che il campo di Auschwitz venne liberato dai Russi, Andra e Tati furono portate con gli altri bambini in un ricovero dove vennero curate e nutrite. La madre, tornata a casa dove ritrovò il marito, cercò a lungo di ritrovare Andraa e Tati. Per ritrovarle mandarono una foto negli asili e cosí la videro Andra e Tati e partirono in treno verso la madre e il padre, e finalmente la famiglia potè riunirsi

Al termine del filmato compaiono anche le vere sorelle Bucci, che sono diventate testimoni per le nuove generazioni.

Consigli di lettura: Elle McNicoll, “MOSTRACI CHI SEI”

di Anna Chessa - III F

Il mio consiglio di lettura è “Mostraci chi sei”, il libro che è stato assegnato da leggere alla mia classe per il festival Tuttestorie, di cui abbiamo anche avuto l’occasione di incontrare l’autrice, Elle McNicoll. Il libro è uscito nel 2022 per la casa editrice Uovonero ed è stato tradotto in italiano da Sante Bandirali, che ha partecipato all’incontro.

Elle McNicoll è una scrittrice neurodivergente scozzese, che nei suoi libri vuol far emergere la diversità e il punto di vista delle persone neurodivergenti. Il suo primo romanzo, “Una specie di scintilla”, è stato pubblicato nel 2021.

Al centro del romanzo, che è ambientato a Londra, vi sono i personaggi di Cora, Adrien, Gregor (il fratello di Cora) il padre di Cora, Magnus (il direttore di un'azienda e padre di Adrien) e I’ingegnere Sabrina Gold.

Cora è una ragazza autistica che dopo la morte della madre vive con suo padre e con il fratello Gregor. Gregor lavora presso “il Melograno” il cui proprietario è Magnus Hawkins, che un giorno li invita al compleanno di suo figlio Adrien, che ha l’ADHD. Lui e Cora ben presto diventano grandi amici. Cora è molto curiosa e vorrebbe riuscire a scoprire di cosa si occupa l’azienda dove lavora suo fratello, perché ogni volta che si tocca l’argomento il fratello devia su un altro discorso.

Quando riuscirà finalmente ad andarci, anche se suo padre non le ha dato il consenso, rimarrà affascinata dall’ingegner Gold e dal suo grande progetto per il futuro del Melograno, che crea attraverso l’intelligenza artificiale degli ologrammi, i Gram, che riproducono le sembianze e i comportamenti delle persone reali. Adrien però non concorda con la visione di Cora sul Melograno, che considera un luogo inquietante e non di certo un’azienda che si preoccupa del dolore delle persone che hanno perso qualcuno.

Cora scoprirà presto che la visione del suo amico non è del tutto errata …  

“Mostraci chi sei. No,non così. Mi viene sempre da ridere quando la gente dice “sii te stessa”. Non se ne rendono conto neanche lontanamente. Mi piaccio. Mi piace il modo in cui funziona il mio cervello. Ma quando entri in una stanza piena di persone che non sono come te e che non sapranno mai come ci si sente a essere te, c’è qualcosa che ti fa crollare.”

Questo è il passo del libro che mi è piaciuto di più e che ritengo più significativo. 

L’ho trovato molto coinvolgente e semplice da leggere. La  storia è avvincente e apre una finestra sul mondo delle persone neurodivergenti e su come sia importante difendere e valorizzare la diversità, che spesso - ed erroneamente - ci viene presentata esclusivamente come un difetto rispetto alla neurotipicità.

Purtroppo, per motivi di salute, non ho avuto la possibilità di partecipare personalmente all’incontro con l’autrice, ma ho avuto modo di intervistare una mia compagna che invece era presente.

Intervista a una ragazza che ha letto il libro e partecipato all’incontro, ma che mi ha chiesto di rimanere anonima.

Anna: - Come ti sei sentita durante l’incontro?

Intervistata: - L’incontro con la scrittrice Elle McNicoll per me è stato molto emozionante, ma allo stesso tempo ero preoccupata perché non sapevo come comportarmi: non avevo mai partecipato ad un incontro pubblico con una persona neurodivergente.

Anna: - Come si è svolto l’incontro?

Intervistata: - C’erano Sante Bandirali, che ha tradotto in italiano il libro per la Casa editrice Uovonero, l’interprete e la scrittrice. Sante Bandirali ha introdotto il libro e ha parlato della carriera dell'Autrice, e del fatto che sia una scrittrice abbastanza famosa anche all’estero. E gli studenti che lo desideravano potevano porre delle domande.

Anche l’autrice ha parlato del libro e in parte anche di sé, ma era evidente che l’ambiente le pesava sia per i rumori, che sentiva come se fossero amplificati, sia per la luce artificiale, che la infastidiva fortemente.

Anna. - Hai posto una domanda? Se sì, quale?

Intervistata: - Sì, ho voluto chiederle quale consiglio avrebbe dato a un ragazzo/a neurodivergente, e lei mi ha risposto così: ”Direi loro di non sentirsi sbagliati o a disagio, ma di essere fieri di sé stessi e della loro diversità.”

Consigli di lettura: Bettina Obrecht, "Castelli di fiammiferi"

di Martina Armanasco, Lorenzo Atzeni, Irene De Angelis e Greta Zedda - I A


Si tratta di un romanzo per ragazzi composto dalla scrittrice tedesca Bettina Obrecht per la casa editrice Uovonero, pubblicato nel 2013. 

La Obrecht, oltre che scrivere avvincenti romanzi adatti a tutte le età, è anche traduttrice e autrice di testi per la radio e per il teatro. 

“Castelli di fiammiferi” è un libro che invita alla lettura fin da una prima occhiata alla copertina, che è di un verde acceso, ma anche delicato e raffinato e che ritrae Lisa, sorella maggiore del protagonista Jan, seduta, con espressione malinconica, su un fiammifero che la sorregge, mentre sul retro copertina Jan, siede più indietro rispetto a lei sullo stesso fiammifero, con aria pensierosa, come se cercasse di comunicare con lei e come se avesse paura di perderla per sempre. 

Il libro racconta le vicende di una famiglia composta da 4 persone: la mamma, una donna affaticata dalla gestione di una figlia molto speciale; il padre, che  a causa del lavoro è sempre assente;  Jan, un bambino sensibile che si circonda di oggetti con cui ama molto dialogare; Lisa, una ragazzina la cui disabilità la porta ad essere molto abitudinaria, per cui si veste sempre allo stesso modo, gioca sempre con gli stessi giochi e non pensa ad altro che muovere le chiavi sul suo  prezioso portachiavi.

Si tratta di un romanzo bellissimo che fa riflettere su aspetti importanti come la diversità, mettendone in luce il valore e l’importanza.

Il mondo di Lisa è caratterizzato da suoni sempre uguali, da gesti ripetitivi e pochi oggetti, colori e sapori. 

Riuscirà a fare amicizia e a scoprire nuovi sapori? 

Lo scoprirete solo leggendo il libro. 

ONE PAGER-TUTTO IN UNA PAGINA

PERSEPOLIS

di Anna Chessa e Benedetta Comparetti - III F

Lo One pager consiste nel disegnare e scrivere in una sola pagina, preferibilmente un foglio da disegno, gli aspetti più salienti di un libro o un film: serve a sintetizzare i temi principali di un testo, a presentare i personaggi, a riportare citazioni che riteniamo particolarmente importanti, curando con passione anche la parte grafica.

Per parlare di ciò che sta accadendo in Iran dopo la morte di Masha Amini, la ragazza morta in carcere dopo essere stata fermata dalla polizia religiosa per una ciocca di capelli che spuntava dal velo, oltre a cercare informazioni sull’attualità, abbiamo visto e discusso il film d’animazione Persepolis, realizzato da Marjane Satrapi, autrice dell’omonima graphic novel.

Marjane Satrapi è anche l’autrice dei disegni che qui vi riproponiamo in una nostra rielaborazione.

Hobie catsy

Open bic

Indirizzo sportivo: lo sport della barca a vela

di Irene Carrus, Marco Figoni, Federico Pes, Federica popolano, Stella Scotto e Lorenzo Verza - I C

La vela è uno sport acquatico, che consiste nella pratica sportiva della navigazione tradizionale della barca a vela, un'imbarcazione inventata nell’antichità, nel 6000 a.C. circa, che veniva utilizzata principalmente per commerciare.

La vela é uno sport per tutti e per tutte le età; infatti oltre ai campionati maschili e femminili esistono anche campionati misti. Non c’è contatto fisico tra i vari componenti della squadra.

La scuola di barca a vela del “Windsurfing club Cagliari” propone dei corsi avanzati che sono impostati sui programmi della F.I.V.

In questo sport bisogna utilizzare principalmente le braccia per spingere, tirare il timone e issare le varie vele, quindi bisogna avere un grande controllo del proprio corpo, coordinazione e agilità.

Vengono utilizzate diverse imbarcazioni. Tra queste ci sono il catamarano, o Hobie catsy, che  ha 2 scafi per restare più in equilibrio, due vele, randa e fiocco, ed è stata inventata per andare in 1 o 2 persone.

L'Open bic, invece, è stata ideata perché possa andarci una sola persona. Ha un solo scafo ed è più difficile  andarci perché è meno stabile e si ribalta più facilmente; per questo motivo ha una deriva molto più lunga e grossa, in modo da riuscire ad “appendersi” quando ci si ribalta. A differenza dell’Hobie catsy, ha solo una vela: la randa. 

Abbiamo provato questa attività con la classe nell’ambito del nostro indirizzo di studi, quello sportivo. 

Provarlo è stato abbastanza semplice, e anche molto divertente. Ci è piaciuto tanto, però è molto difficile rimanere in equilibrio. Era bellissimo quando si partiva in velocità. Le sensazioni sono uniche: quando il vento e le onde fanno andare veloce l’Open Bic (barca a vela con uno scafo e una sola vela) è sensazionale. Il catsy (il catamarano, cioè una barca a due scafi) è il primo che si usa, perché è più facile, ma comunque bellissimo. A Marina Piccola ci sono degli istruttori unici e simpaticissimi, bravi ed esperti.

Il sup è quasi magico, e andare sugli scogli è stato emozionante e stupendo. Insomma, la vela è uno sport veramente fantastico!

Ci è piaciuto molto stare in barca; abbiamo anche imparato a fare molti nodi, a conoscere i nomi dei venti e quelli delle parti della barca: è stata un’esperienza davvero educativa e sana. Siamo arrivati al largo tutti insieme, oltre la Sella del Diavolo. È stato bello andare in Open Bic e cadere; ci è piaciuto fare il bagno e tuffarci dal gommone quando non c’era vento. All’ultima lezione siamo andati in sup insieme all’insegnante, Bruno, che ci ha portati agli scogli.

Dopo siamo andati in catsy oltre la Sella Del Diavolo. Ci è piaciuto vedere il fondale scuro e i pesci; non c’era vento, quindi dovevamo remare per spostarci.

I mondiali in Qatar

di Flavio Santelia - III F

 I mondiali che si sono svolti tra novembre e dicembre 2022 in Qatar sono stati sicuramente tra i più controversi della storia del calcio.

Ben dodici anni fa, nel 2010, la FIFA ha assegnato l’organizzazione del mondiale di calcio del 2022 al Qatar, a discapito degli Stati Uniti. I mondiali di calcio del 2022, a cui hanno preso parte 32 squadre, che hanno disputato 64 partite, si sono perciò svolti in Qatar, per concludersi con la finale del 18 dicembre, giocata tra Argentina e Francia e, come sappiamo, vinta dall'Argentina.

Già nel febbraio del 2021, il giornale inglese “The Guardian”, dopo aver aperto un’indagine, aveva pubblicato uno sconcertante articolo in cui rivelava che oltre 6.500 operai immigrati, provenienti da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka, erano morti durante i lavori svolti in Qatar per i mondiali di calcio dal 2011 al 2020. Secondo “Amnesty International” (un’organizzazione internazionale che tutela i diritti umani) le vittime sarebbero state addirittura 15.000, se non di più.

Il mondiale, infatti, è stato giocato in 8 stadi, 7 dei quali costruiti per l’occasione, così come per l’occasione sono stati costruiti anche nuovi hotel, nuove strade, un aeroporto e addirittura una nuova città sulla costa, Lusail, situata a 20 Km dalla capitale Doha. Lusail è stata presentata come “modello di città ecosostenibile del futuro” e la finale del Mondiale si è giocata il 18 dicembre proprio nel “Lusail Stadium”, che ha una capienza di 80.000 spettatori.

In questi anni si è molto discusso sulle condizioni di lavoro di questi operai, che hanno lavorato nei cantieri senza che venissero rispettati i requisiti minimi di sicurezza, a causa dei turni di lavoro massacranti sotto il sole cocente, della mancanza di adeguato riposo e di diritti, con stipendi non idonei alle ore di lavoro svolte. Le accuse sono state respinte dalle autorità del Qatar, che affermano si tratti di morti avvenute per altre cause, e non di morti sul lavoro. Ricordiamo che in Qatar vivono 2 milioni di lavoratori stranieri, e che solo il 20% della popolazione è costituito da persone originarie del posto.

 

Oltre a ciò, si è discusso anche del fatto che a causa del clima del Qatar, per evitare le elevate temperature che si raggiungono in estate (oltre 40 gradi), la FIFA ha deciso che in via eccezionale questo mondiale si sarebbe giocato in autunno piuttosto che in estate, come avviene normalmente: questo è stato il primo mondiale giocato in autunno nell'intera storia del calcio. Questa scelta è stata contestata perché, anche se l’Italia, non essendosi qualificata, non ha partecipato ai mondiali, la nostra serie A ha osservato una pausa di 2 mesi del campionato, che è ripreso ora, a gennaio 2023. Questo è accaduto anche negli altri paesi partecipanti, causando non pochi disagi.

 

Ad essere oggetto di contestazione sono state anche questioni di carattere culturale e religioso: il Qatar è un piccolo Stato del Medio Oriente che si trova nella Penisola Arabica, tanto piccolo quanto ricco grazie ai suoi giacimenti di petrolio e di gas naturale. Dal 1971 si è reso indipendente dal Regno Unito ed è una monarchia costituzionale, ma appare in realtà “ben poco costituzionale”, dal momento che è un Paese in cui la giustizia è amministrata secondo la rigida legge islamica, con regole molto severe che non rispettano i diritti umani, né degli uomini né, in particolare, delle donne.

In Qatar, infatti, non è consentito il consumo di alcolici, le donne non possono circolare senza “velo”, col capo scoperto, e l’omosessualità è considerata una malattia mentale e un reato, punito con 7 anni di carcere.

Ci si è chiesti come tutto ciò si possa conciliare con i mondiali. Le autorità del Qatar hanno dichiarato che avrebbero accolto tutti coloro che sarebbero arrivati nel loro paese, ma a patto che accettassero tutte le loro regole.

L’ex Presidente della FIFA, Blatter, ha dichiarato all’inizio di novembre: “Aver scelto il Qatar per il mondiale 2022 è stato un grave errore!”

 

È notizia recente che ex dirigenti, membri della Fifa, sono stati accusati di aver ricevuto tangenti per il loro voto favorevole all’assegnazione dei mondiali 2022 al Qatar: il voto è stato pilotato e comprato con tangenti, tanto che si parla di un vero e proprio qatargate, che ha coinvolto i vertici del Parlamento europeo e diversi eurodeputati, alcuni membri della FIFA e l’intelligence di Qatar e Marocco.

Il Qatar avrebbe dunque ha vinto la procedura di assegnazione del mondiale 2022 in un contesto di corruzione e di mancanza di trasparenza, che ha reso poi possibile la morte e gli infortuni sul lavoro di migliaia di lavoratori immigrati che hanno aiutato il Paese nel lavoro per la costruzione degli stadi.

Non solo, la FIFA è accusata anche di aver seriamente danneggiato l’immagine del calcio mondiale, con la scelta del Qatar come paese ospitante. Il Parlamento Europeo esorta i paesi membri dell’Unione Europea, per proteggere calciatori e tifosi e lo sport del calcio stesso, di evitare d’ora in poi di assegnare i mondiali a Paesi che violino i diritti umani fondamentali.

Il Parlamento Europeo si è anche espresso chiaramente sul tema del risarcimento a favore dei lavoratori: vanno risarcite tutte le vittime, che siano morte o vittime di infortunio, e le loro famiglie, ma anche punite tutte le violazioni dei diritti umani e civili.

LA LEGGENDA DEL ROCK

di Lorenzo Martinelli - I A

Quando è nato il rock? Chi fu uno dei più famosi iniziatori di questo genere musicale?  Uno tra i primi cantanti  a suonare il rock davanti ad un pubblico è stato Chuck Berry, che agli inizi degli anni ‘50 era già diventato una leggenda per la gioia che portavano le sue canzoni.

Chuck Berry nacque il 18 Ottobre del 1926 a Saint Louis, in Missouri, e  diventò famoso nel 1955 cantando una sua vecchia composizione e facendo conoscere così ai giovani e alle persone meno giovani il rock. Con questa canzone diede il via alla moda del rock con tante altre canzoni, come per esempio: Roll over Beethoven, Jonny B. good, School day, Rock and roll music,Thirty days. Grazie al suo intervento il rock divenne famosissimo e così nel corso dei decenni nacquero altri gruppi, come per esempio i Beatles, i Pink Floyd, i Queen, gli AC/DC, i Nirvana.

Tutti questi gruppi, molto famosi negli anni ‘60,’70,’80 e ‘90 purtroppo sono poco noti alle nuove generazioni, ma ancora oggi vengono classificati come i gruppi rock migliori del mondo. Molti di questi gruppi famosi persero in parte la loro fama perché i loro cantanti morirono soprattutto per l’uso di droghe, e alcuni vittime di assassini o suicidi, o di terribili malattie, come per esempio  John Lennon, Kurt Cobain e Freddy Mercury.


DEBATE: In discoteca a 14 anni?

di Viola Corona Marras e Elisa Zanardi - II D

Nel debate di questo numero si discute se sia giusto o meno andare in discoteca a 14 anni.

Ma prima di tutto, che cos’è il debate?                          

Il debate è un dibattito tra due squadre, una che rappresenta il pro e una che sostiene le ragioni del contro. Viene assegnato un argomento casuale chiamato topic e bisogna spiegare perché esso è giusto o sbagliato. In ogni squadra si selezionano tre debaters e un arringatore. I debaters sono coloro che dovranno sostenere degli argomenti a favore o contro il topic, a seconda della squadra a cui appartengono e l’arringatore sarà l’ultimo a parlare e dovrà fare un riassunto di quello che hanno detto gli altri. I debaters e l’arringatore devono cercare di esprimersi in maniera convincente e possono anche scegliere uno slogan, che verrà ripetuto all’inizio di ogni esposizione o nell'arringa finale.

Abbiamo scoperto questa modalità di dibattito e di costruzione delle argomentazioni grazie al lavoro svolto in classe dalla prof.ssa Simona Pilia sin dall’anno scorso.

IL TOPIC DI QUESTO NUMERO: è giusto che i ragazzini di 14 anni vadano a ballare in discoteca?                         

Argomenti dei pro:

Per i ragazzini di oggi sembra indispensabile andare in discoteca, la quale sembra per loro l’unico divertimento e ragazzi sempre più giovani iniziano ad andarci. Frequentarla è un modo per stringere nuove amicizie, senz’altro è meglio di una serata passata a casa a guardare serie, e il ballo sfrenato può servire per far diminuire lo stress e portare benefici al cervello. Andare in discoteca fin da piccoli può servire per responsabilizzarsi e capire come comportarsi al suo interno.

Lo slogan a favore: senza la discoteca la vita si spreca.

Argomenti dei contro: 

Oltre alla discoteca, esistono moltissimi altri luoghi dove divertirsi che i ragazzini  frequentano, come i cinema e le sale giochi, e alcuni di essi sono anche più economici delle discoteche. Bisogna infatti pensare che i ragazzini hanno solo delle misere paghette settimanali, e perciò la discoteca non è per loro una spesa indifferente. Viene usata la scusa del socializzare, ma è alquanto ovvio che l’amicizia non sia la priorità di un ragazzo che entra in discoteca, visto che ci si trova solo in un buio caotico e si beve alcool non perché se ne abbia voglia, ma per sentirsi più alla moda. E’ così popolata, quindi, per la musica a tutto volume, l’alcool e soprattutto la sensazione di star facendo qualcosa di proibito e quindi di sentirsi grandi e alla moda, non per socializzare. I ragazzi che frequentano le discoteche non sono da condannare, a meno che non ne diventino dipendenti e perciò non è una buona cosa frequentarla. Inoltre non è indispensabile frequentare discoteche per essere accettati. Stanno inoltre crescendo  tra i giovanissimi anche sotto i 14 anni gli utilizzi di alcol e droghe, che spesso vengono vendute loro illegalmente nei bar all’interno delle discoteche.

Lo slogan contro: in discoteca puoi divertirti, ma poi potresti pentirti.

La ginnastica artistica si presenta come uno sport principalmente individuale, ma alle nazionali si può fare anche in gruppo: ognuno svolge il proprio esercizio e i punti totali costituiranno il punteggio finale della squadra.

Questo sport è olimpico e mondiale.

Le mode giovanili: 

la discoteca

di Federico Ranieri - III A e Camilla Massoni - III E

 

Ad oggi esistono diverse mode tra i ragazzi e le ragazze, che riguardano vestiti, musica, modi di fare, e anche luoghi d’incontro, tra cui le discoteche.

In teoria le discoteche in prima serata sono per i ragazzi e le ragazze dai 14 anni in su, mentre in seconda serata dai 18, ma non sempre accade così: in seconda serata, se si è accompagnati da ragazzi più grandi, viene fatto entrare anche chi è molto più giovane. In prima serata non vengono serviti alcolici, ma molto spesso i ragazzini si organizzano prima di entrare per andare a bere fino ad ubriacarsi. Le droghe che si usano più comunemente nelle discoteche sono la marijuana e l’hashish, l’ecstasy o MDMA; quest’ultima spesso viene venduta all’interno dei locali stessi della discoteca.