Sommario

Chiocciole e pietre sonore

di Azzurra Copez, Giulia Piras e Federico Ranieri- III A 

Il 29 marzo alle ore 8:30 le classi 3°A e 3°B sono partite per andare a visitare prima il museo a cielo aperto delle chiocciole e successivamente il giardino sonoro di Pinuccio Sciola.

All’arrivo al Museo delle chiocciole siamo stati accolti dai proprietari del museo a cielo aperto che, dopo una prima  spiegazione, ci hanno portati alla prima area verde in cui erano presenti le chiocciole; lì ci hanno spiegato di cosa si nutrono e come si proteggono dai fenomeni atmosferici e dai predatori e, per dimostrarcelo, ci hanno fatto prendere in mano le chiocciole: ci hanno mostrato che toccando delicatamente il ventre (detto piede della chiocciola), la chiocciola espelleva bava. Successivamente ci hanno portato nella seconda area verde, dove vi si potevano ammirare delle meravigliose piante di lavanda selvatica, e ci hanno invitato a staccarne un fiore per poter sentirne la fragranza. Prima di tornare alla prima area verde per farci pranzare con un bellissimo picnic ci hanno regalato una boccetta di acqua profumata alla lavanda selvatica, piena di nutrienti.


Siamo poi andati a visitare il Giardino sonoro di Pinuccio Sciola, uno scultore italiano nato e cresciuto a San Sperate il cui nome è Giuseppe, ma è conosciuto come Pinuccio. 

Pinuccio Sciola era conosciuto per la sua attività nella promozione dei murales a San Sperate, il suo paese natale, e per le sue sculture sonore, presenti in diverse città del mondo. Nato in una famiglia di contadini, partecipò come autodidatta ad una mostra-concorso per studenti di ogni età ed ordine di studio, vincendo una borsa di studio che gli permise di frequentare l’Istituto d’Arte di Cagliari.

Dopo il liceo artistico di Cagliari ha frequentato il Magistero d’Arte di Firenze e l’Accademia Internazionale di Salisburgo. Nel 1967 si è iscritto all’Università della Moncloa a Madrid; l’anno successivo, invece, è a Parigi.

Dopo una rinfrescante merenda al bar abbiamo avuto il piacere di visitare il giardino sonoro di Pinuccio Sciola, dove abbiamo assistito ad un bellissimo documentario sulla storia del giardino e delle opere. Dopo aver registrato il saluto a Pinuccio in collaborazione con la trasmissione di RaiTre Geo & Geo, ci sono state illustrate le pietre sonore del giardino, che hanno anche suonato per noi.

 Con noi al Parco di Molentargius: laboratorio e natura

di Valentina Cannas, Carola Dessì e Sofia Masala - I F

Le classi IE e IF

Il 5 aprile la nostra classe ha potuto effettuare un’uscita didattica a Molentargius, un parco di Cagliari la cui storia è strettamente legata a quella delle Saline. Il suo nome deriva da “is molentargius”, ovvero i conduttori degli asini.

Una volta arrivati siamo stati accolti da una guida che ci ha portato a vedere la mappa del parco e ci ha mostrato dove si potevano guardare i fenicotteri con una specie di binocolo per avvistare i fenicotteri. Li abbiamo avvistati e ci hanno permesso di fotografarli. 

Sulla via del ritorno abbiamo osservato il paesaggio intorno ai fenicotteri e, dopo una merenda davanti a un bacino d’acqua, abbiamo partecipato ad un laboratorio. Prima le guide ci hanno spiegato come avveniva la raccolta del sale e poi ci hanno fatto lavorare sulla densità dell'acqua con all’interno diverse quantità di sale. Abbiamo trascritto queste informazioni su una scheda che ci era stata fornita, mentre in un’altra scheda abbiamo tracciato il percorso che faceva il sale. Con nostra grande gioia, i professori ci hanno poi portato in una parte del parco per rilassarci.                                                      

L'Orto Botanico: un vero e proprio "zoo" delle piante

di Giorgia Merella - II F

Il 31 marzo siamo andati a visitare l’Orto botanico di Cagliari insieme alla III F. La visita è stata organizzata dalla prof.ssa di Scienze Michela Bertoldo.

All’Orto, che si trova vicino a Viale Merello ed è collegato all’Università di Biologia, e in particolare al Dipartimento di Botanica,  siamo stati accolti da due guide.

La mia classe è andata prima al Museo dell'Erbario dove ci hanno spiegato come si conservano le varie piante: vengono pressate per poter togliere l’acqua, poi  vengono attaccate a un foglio di carta con delle spille per poi essere conservate in un quaderno che, una volta completato, verrà deposto nel vero e proprio museo, una stanza fredda dove ci sono molti quaderni con le piante impresse.


Nella seconda parte della visita guidata, invece, abbiamo visitato l’Orto botanico, un vero e proprio “zoo delle piante”, con piante provenienti da tutto il mondo e da tutte le epoche, come il papiro.

La cosa che più ci ha colpito sono state le carpe pesci grandi e arancioni, dentro la fontana principale; in questo periodo vengono chiusi dentro una rete, dato che le ninfee non sono ancora sbocciate e, non potendosi nascondere, c’è il rischio che vengano mangiate dai gabbiani.

Abbiamo visitato anche la cisterna romana situata sotto l'Università di Giurisprudenza di Cagliari. Per raggiungerla siamo dovuti passare per una grotta e, una volta all’interno, la guida ci ha mostrato con degli esercizi di body percussion le caratteristiche dell’acustica, che è del tutto particolare, grazie al fatto che la cisterna è interamente rivestita in cocciopesto. 

È stata davvero una bellissima esperienza.

La mia esperienza ai Giochi Matematici

di Elisa Zanardi - II D e Marica Uccheddu - II F

Che cosa sono?

I giochi matematici sono delle gare individuali e divise in categorie in base alla classe in cui si trova lo studente. Sono incentrate su giochi di logica e matematica a cui possono accedere studenti da 11 a 99 anni.


Come si sono svolti?

In autunno si sono svolti i giochi matematici d’autunno che, però non influivano alle classifiche per svolgere le gare successive.


Verso febbraio, al computer si sono svolti i quarti di finale, che potevano essere sostenuti anche da chi non aveva fatto i giochi matematici d’autunno. 


In base alla classifica dei quarti di finale, solo alcuni dei ragazzi e delle ragazze in gara hanno potuto accedere alle semifinali, che si sono svolte presso la Cittadella universitaria di Monserrato il 18 marzo. È stato molto bello! La cittadella era molto grande, ma i giochi si sono sviluppati in un solo blocco (per le categorie C1 e C2). C’era un bar dove poter comprare il pranzo. C’erano anche due vaste piazze, e in una di esse si sono svolte le convocazioni (in base ai cognomi e alla categoria).

Dopo le convocazioni siamo saliti nelle aule dell’Università, molto grandi e piene di banchi, erano diversi dai nostri: il banco era molto lungo ma stretto, e per ogni fila c’era un solo banco, mentre le sedie erano come quelle della nostra aula magna. 

La prova è durata 90 minuti e i quesiti (per la categoria C1) erano 10. Durante la prova non si poteva parlare e ognuno doveva cercare di risolvere i quesiti della propria categoria. Degli studenti della Cittadella ci hanno assistito durante la prova, erano molto gentili e simpatici; altri invece ci hanno accompagnato alle aule dopo l’appello, tenendo in mano dei cartelloni con le lettere dell’alfabeto a cui corrispondevano i nostri cognomi. Una volta finiti i quesiti, si poteva consegnare alla cattedra, dove sedevano degli studenti e ritirare un attestato. Le domande erano soprattutto di logica, con a volte qualche semplice calcolo finale. Dopo le prove sono arrivate le classifiche, e il 6 aprile ci sono state le premiazioni della semifinale, sempre alla Cittadella.  Alla Tuveri, in tre ci siamo qualificati alla finale di Milano che si terrà il 13 maggio all’Università Bocconi. C’erano tutti i professori della Bocconi e anche il rettore, che ha fatto un piccolo discorso. Hanno chiamato i premiati ad uno ad uno partendo dall’ultimo, hanno dato a tutti una medaglia e un attestato, ci hanno fatto una foto e ai primi tre classificati di ogni categoria hanno dato anche una coppa. Alla fine noi della categoria C1 siamo stati chiamati dal rettore per fare una foto tutti insieme e poi ci hanno congedati. È stato divertente, un’esperienza da ripetere, e non vediamo l’ora che arrivi la finale di Milano, che di certo sarà molto coinvolgente.

Incontro con gli esperti: i disturbi alimentari

di Alessandro Macis, Alice Orofino e Mario Pasci - II A

Il giorno 21 Marzo abbiamo incontrato la dott.ssa Cau che ci ha parlato dell’alimentazione e ci ha spiegato quali sono le sostanze più importanti da assumere perché l'alimentazione sia sana.

Le proteine, i grassi, i carboidrati, le vitamine, i sali minerali e l’acqua sono indispensabili per tutelare la salute e la qualità della vita.

L'alimentazione è l'assunzione di alimenti che assicura la nutrizione, ossia l'insieme delle attività chimiche e fisiche che mantengono equilibrata e costante la composizione chimica dell'organismo.

La dottoressa Cau ci ha spiegato come distribuire i pasti durante la settimana, quanto sia importante la colazione e come abbinare i cibi. Mangiare sano aiuta a prevenire e a trattare molte malattie croniche, come l'obesità e il sovrappeso, le malattie dell'apparato cardiocircolatorio, le malattie metaboliche, il diabete di tipo 2 e alcune forme di tumori. Il termine “alimentazione” per gli esseri umani designa la scelta, la manipolazione e il consumo di cibo.

Relativamente all'importanza di una sana alimentazione, la dott.ssa Cau ha ribadito la necessità di ridurre la concentrazione di sale, zuccheri e grassi negli alimenti, ridurre la quota di alimenti altamente calorici nella dieta, ridurre il consumo di alcol e avere un consumo sostenuto di frutta e verdura.

Il 28 marzo, il Dottor Poddesu ci ha parlato di alcuni problemi e malattie che i disturbi alimentari possono provocare alle persone sovrappeso e non. Dopo essersi presentato, il dottore ci ha mostrato dei video, in cui la protagonista era sovrappeso, o almeno cosi credeva, in quanto soffriva di una malattia chiamata anoressia, uno dei disturbi alimentari più frequenti. Esso si caratterizza per un’eccessiva preoccupazione per il proprio peso corporeo, per la distorsione dell'immagine di sé e per la restrizione relativa all'assunzione di cibo che comporta problemi di salute notevoli.

Ma esistono anche altri disturbi del comportamento alimentare molto frequenti. Uno di questi è la bulimia, che consiste in una voracità patologica ed eccessiva a cui fa seguito l’uso di lassativi o l’induzione del vomito o un’eccessiva attività fisica. Un’altra patologia legata all’assunzione di cibo è il disturbo da alimentazione incontrollata (DAI) che si caratterizza per la presenza di episodi di abbuffate ricorrenti, per cui chi ne soffre, sente il bisogno urgente di consumare enormi quantità di cibo in un breve lasso di tempo, anche se non sente lo stimolo della fame.

Ciò che il dottor Poddesu ha tenuto a sottolineare è il fatto che i Disturbi della Nutrizione e dell'Alimentazione sono patologie molto complesse sia da scoprire, che da curare, perché coloro che ne sono colpiti tendono ad avere un comportamento alimentare disfunzionale e un'alterata percezione dell'immagine corporea, che spesso riescono a dissimulare per tempi lunghissimi. Inoltre, si tratta di malattie sottovalutate, in quanto si crede che chi ne soffre, possa “cambiare” quando vuole. Infine, vanno trattate in modo sinergico da vari specialisti che collaborano tra loro per alleviare i sintomi di chi ne soffre, in quanto, difficilmente si guarisce del tutto.

Consigli di lettura: "Corri ragazzo corri", di Uri Orlev

di Martina Armanasco, Lorenzo Atzeni, Irene De Angelis e Greta Zedda - I A 

Il film Corri ragazzo corri, tratto dall'omonimo romanzo di Uri Orlev e diretto dal regista Pepe Danquart, è uscito per la prima volta in Italia nel 2015 in occasione della Giornata della memoria.

Il film è ispirato alla storia vera di un bambino di nove anni che si fa chiamare Jurek Staniak e che, nel periodo della persecuzione degli Ebrei, dovette allontanarsi dalla famiglia per non essere trovato dai nazisti. Il film racconta il lungo viaggio, durato quasi tre anni, nel corso del quale Jurek riuscì a superare tantissimi ostacoli, nascondendosi in luoghi introvabili. Alla sua tenera età, Jurek cercò ovunque qualcuno che potesse accoglierlo nella propria casa, accudendolo e amandolo come uno di famiglia. Spesso trovò invece persone malvagie che gli chiudevano la porta in faccia, sinché un giorno non gli aprì la porta e anche il cuore una partigiana che lo trattò come se fosse stato suo figlio, nascondendolo per mesi a costo della propria vita. Ma poi la presenza di Jurek divenne troppo pericolosa e la donna gli consigliò, a malincuore, di partire alla ricerca di un luogo più sicuro. Dopo varie peripezie il ragazzo credette di aver finalmente trovato un lavoro e delle persone gentili che lo avrebbero protetto, ma un brutto giorno, mentre lavorava, gli si impigliò l’avambraccio negli ingranaggi di un macchinario agricolo, e l’arto fu quasi completamente reciso. Forse un intervento chirurgico avrebbe potuto salvarglielo, ma il dottore di turno si rifiutò di operarlo quando capì che era ebreo. Così il braccio fu amputato e Jurek non poté più fare molte cose. Riuscì, però, a trovare una famiglia generosa e accogliente che lo fece sentire a casa. 

Quando finirono le persecuzioni razziali, i bambini ebrei che erano sparsi ovunque furono cercati e, quando le famiglie d’origine erano decedute o scomparse, i ragazzi vennero accolti in orfanotrofi in cui poter continuare a professare la propria religione. Un giorno il custode di una di queste strutture lo portò con sé, nonostante Jurek all'inizio fosse molto reticente. Per accontentarlo lo fece tornare per qualche ora nella sua città natale, per poi fargli scegliere il posto in cui avrebbe voluto vivere. Jurek scelse l'orfanotrofio, probabilmente perché capì di non voler rinnegare le proprie origini, ma anzi, imprimerle nella sua memoria, come gli aveva tanto raccomandato il padre prima di essere ucciso dai nazisti, e onorarle per sempre.

Il film ci è piaciuto molto, anche se qualche scena ci ha un po’ impressionato, e ci ha fatto capire la sofferenza che hanno provato sia gli adulti che i bambini ebrei durante la Seconda Guerra mondiale, quando sono dovuti scappare dai nazisti che li avrebbero portati nei campi di concentramento e successivamente uccisi.

Consigli di lettura: “L'esilarante mistero del papà scomparso”, di Neil Gaiman

di Martina Armanasco, Lorenzo Atzeni, Irene De Angelis e Greta Zedda - I A 

Il romanzo L’esilarante mistero del papà scomparso, scritto da Neil Gaiman, è stato pubblicato nel 2014 da Mondadori. Gaiman è uno scrittore inglese che vive negli Stati Uniti ed è anche fumettista, giornalista e molto altro. Egli è autore di graphic novel come quelle della serie “The Sadman” e di libri come “American Gods” e “Stardust”. La sua opera più celebre è “Coraline”, dalla quale è stato tratto un famoso film d’animazione.

L’esilarante mistero del papà scomparso è un libro di genere fantastico, abbastanza breve e molto piacevole da leggere, anche perché è arricchito da bei disegni. Racconta le fantasiose avventure che un padre inventa per i propri figli un giorno in cui la moglie parte per un breve viaggio di lavoro e lascia precise istruzioni su come gestire i bambini durante la sua assenza: le prove con l’orchestra, la lezione di violino, i pasti congelati per ogni sera. Ma una mattina, lo sbadato papà si accorge all’improvviso che manca il latte per la colazione: neanche una bottiglia nascosta in frigorifero dietro il vasetto della marmellata. È così deve fare una di quelle cose eroiche ed elettrizzanti che i padri fanno sempre per i loro figli: uscire a comprare il latte, con tutti i rischi del caso, a cominciare dall’essere rapito da viscidi alieni verdognoli, dall’incontro con i vampiri e con la Polizia Spaziale Dinosauriana e tante altre avventure incredibili e divertenti. I bambini ascoltano le vicissitudini del padre con la giusta incredulità, che non sospendono nemmeno per un attimo, e il padre dà prova di una davvero grande inventiva.

Una delle cose più interessanti di questo romanzo è l’introduzione in cui l’autore, tra realtà e finzione, spiega l’idea che lo ha portato a scrivere L’esilarante mistero del papà scomparso. Gaiman racconta che, dopo aver scritto un racconto illustrato intitolato Il giorno che scambiai mio padre con due pesci rossi, ricevette decine di lettere di padri che si erano sentiti sminuiti nel loro ruolo in famiglia, per cui decise di inventare una storia in cui riscattare la figura paterna. 

Volete un nostro parere sul risultato raggiunto? Non sappiamo se questo padre sia stato migliore del “primo” o abbia peggiorato la situazione, ma noi ci siamo divertiti tanto a seguire le sue spassose avventure.

Consigli di lettura: “Sono Vincent e non ho paura”, di Enne Koens

di Lorenzo Lubrano - II E 

Il romanzo, di cui abbiamo incontrato l'autrice nell'ambito del Festival Tuttestorie, parla di Vincent, un ragazzino di 11 anni timido e solitario ma pieno di coraggio, che ogni giorno a scuola è vittima di un branco di bulli che lo tormentano, rendendogli la vita un inferno.

I suoi compagni di classe lo considerano strano, lo prendono in giro, lo inseguono, lo picchiano. 

I suoi genitori sono distratti, non lo ascoltano, e l'unica persona con cui si confida è Charlotte, la sua baby sitter di poco più grande di lui; Vincent cerca conforto nei suoi animali immaginari, che lo ascoltano ma non possono tirarlo fuori dai guai. 

Vincent ha una scatola di sopravvivenza che porta sempre con sé e che contiene tutto il necessario per sopravvivere in un bosco; studia i manuali, sa quali bacche mangiare e quali no, sa come raccogliere l’acqua, come far sparire le sue tracce. Conta i giorni che mancano per partire al campo scuola ed è molto felice perchè con lui partirà La Jas, la sua migliore amica, che è simpatica, parla quattro lingue, viaggia, e nella nuova scuola ha scelto l’ amicizia con Vincent.

Il bullo Dylan non accetta l’amicizia tra Vincent e la Jas e durante il campo scuola decide di vendicarsi tormentando Vincent. In un crescendo drammatico Vincent imparerà a chiedere aiuto e a tirare fuori le sue paure, acquisirà  coraggio e racconterà tutte le cattiverie dei bulli. A quel punto anche gli adulti si accorgeranno di quello che succede e tutto si risolverà per il meglio. 

E’ un libro che mi ha colpito molto, sia per la sofferenza che ha patito Vincent a causa del comportamento dei bulli, sia per le emozioni che prova, e per la forza e il coraggio di Vincent nel reagire alle cattiverie per poi riuscire a raccontare quanto accadeva e a liberarsi dalle sue paure comprendendo che, in certe situazioni, chiedere aiuto è da eroi.

Il Cactus Edu Film Festival

di Alessandro Cardia, Gabriele Nunzio Masala, Flavio Santelia e Anja Vinci - III F

Naomi

Naomi

The silent echo

Newbie

Bgirl Badli

Il Progetto Cactus Edu Film Festival è un progetto educativo che utilizza il medium del cinema come strumento per insegnare agli studenti in modo coinvolgente e interattivo. E' stato ideato per promuovere la comprensione delle dinamiche sociali e culturali e la promozione di valori come l’empatia, il rispetto e la tolleranza. Il Progetto prevede la visione di cortometraggi e documentari, accompagnati da attività didattiche e materiali di supporto per insegnanti e studenti. Questi film affrontano questioni sociali e ambientali, come il bullismo, la diversità culturale, l’ecologia e l’inclusione sociale, e supportano quindi l'insegnamento dell'Educazione civica. Il progetto si è svolto in Italia per la prima volta nel 2014 ad Aosta e ogni anno è più seguito: nel corso di quest'anno hanno partecipato oltre 40.000 studenti e studentesse in tutta Italia. La nostra classe ha aderito al progetto dallo scorso anno scolastico e quest'anno abbiamo deciso all'unanimità di aderire nuovamente e far parte così della giuria di studenti e studentesse che votano i cortometraggi proposti.

I cortometraggi in gara sono divisi in tre fasce d’età: sezione 3+ per la Scuola Dell’Infanzia e i primi due anni della scuola Primaria; Sezione 8+ per gli ultimi tre anni della Scuola Primaria, Sezione 11+ per la Scuola Secondaria di Primo grado. Ogni sezione ha una durata complessiva di poco più di un'ora, al cui interno sono presenti cortometraggi differenti e di diversa durata, che può variare dai 10 ai 15 minuti. Quest'anno i film in corcorso per la nostra fascia d'età erano otto.

Alessandro Cardia: "Il cortometraggio che mi è piaciuto e che mi ha coinvolto di più si intitola The Silent Echo, è stato realizzato in India nel 2022 da Suman Sen e parla di quattro bambini che trascorrono le giornate su un vecchio autobus, in pratica un rottame, e in questo tempo cantano delle canzoni, fino a quando un giorno decidono di iscriversi ad un contest per giovani band nella città più vicina; purtroppo il pubblico non accetta il loro genere di musica e quindi i quattro bambini devono tornare pieni di tristezza al loro pullman. Nonostante il loro autobus venga portato via, non si arrendono e continuano a cantare.

Di questo cortometraggio mi ha colpito molto la forza di volontà dei protagonisti, il loro coraggio e la loro passione per la musica perché, anche se hanno perso il contest, non hanno perso la voglia di cantare".

Gabriele Masala: "Nel cortometraggio Newbie, girato nel Regno Unito dal regista James Skinner nel 2022, Mike, insegnante a inizio carriera, teme che la sua nuova classe non riesca a vedere oltre il suo handicap, ma presto si rende conto che anche lui ha delle lezioni da imparare.

Mike assegna alla classe il compito di disegnare un supereroe e si presenta subito qualche difficoltà: un ragazzo di nome Marcus si rifiuta di spostare la propria sedia per far passare Mike, che è costretto a fare il giro della classe per arrivare agli ultimi banchi, dove due alunni discutono con fervore su un disegno malfatto. Una bambina, infatti, contesta al suo compagno il fatto che, come il bambino che lo ha disegnato, Il supereroe abbia le braccia molto corte, con le mani quasi attaccate alle spalle, ma l'insegnante fa loro capire che il personaggio, che é forte e sa volare, è un supereroe, e riesce a placare il litigio. Nel tornare alla cattedra chiede nuovamente a Marcus di spostare la sedia, ma per la seconda volta viene ignorato e un'altra insegnante, vedendo casualmente la scena, riprende con asprezza il ragazzino. All'uscita Mike trova tra le sue carte il disegno del supereroe con una dedica per lui: per i due bambini il vero supereroe è proprio lui, Mike.

Nel mio immaginario questo cortometraggio potrebbe diventare un lungometraggio. Mi ha colpito in particolare il tema trattato, perché dovremmo essere tutti consapevoli delle nostre azioni, non far pesare le differenze nei confronti di chi è diverso ed essere disposti all'accoglienza in ogni luogo".

Flavio Santelia: "Tutti i cortometraggi mi hanno incuriosito, ma quello che mi ha colpito di più è stato Bgirl Badli, realizzato in Belgio da Charlotte de Cort nel 2022, che racconta la storia di una ragazza che balla la breakdance, ma ha una passione per la danza in tutte le sue forme, perciò decide di andare lontana da casa e frequentare una nuova scuola in cui imparare nuovi stili di danza: per impararlo dovrà rinunciare a una parte del tempo che prima dedicava alla breakdance e impegnarsi al massimo. Tutto ciò è molto faticoso, ma lei persegue comunque il suo sogno perché è molto determinata.

Mi hanno colpito molto la forza di volontà e la determinazione della protagonista, che mi ha insegnato che quando si ha un sogno non si deve mai abbandonarlo, ma perseguirlo sempre: non dobbiamo farci ostacolare dalla fatica o dalla paura del fallimento, ma fare di tutto per realizzarlo".

Anja Vinci: "Il cortometraggio che mi ha compito maggiormente si intitola Naomi ed è stato girato in Israele dalla regista Ella Deutsch nel 2022. La bambina esce una sera con le amiche, ma non sa che hanno intenzione di fare di nascosto il bagno in piscina; mentre le amiche fanno il bagno, lei inizialmente resta fuori per non far sapere loro di avere un apparecchio acustico. Ad un certo punto, però, entra anche lei in acqua, dopo aver poggiato l'apparecchio su una sedia. All'arrivo del custode le amiche cercano di avvisarla ma lei non può sentirle: resta così in acqua e si fa scoprire. Scappando via, si accorge di aver dimenticato l'apparecchio. In realtà però lo avevano preso le anche, stupite del fatto che lei non gliene avesse mai parlato".

La settima arte a scuola: il laboratorio di cinema

di Anna Chessa - III F e Sara Pacini - III B

Nell'ambito delle attività PON - Metro "Oltre la scuola insieme" ha preso avvio recentemente il laboratorio cinema, un'attività didattica pomeridiana dedicata alla classi in cui, dopo la proiezione di un film, si svolge una discussione o altre attività didattiche incentrate sul testo audiovisivo. In particolare si analizzano i personaggi e alcune parti fondamentali della storia, se ne discute insieme e si esprimono le proprie opinioni e sensazioni.

Per il momento hanno partecipato le classi III F, III B, III D, e III A. I film che sono stati presentati per ora (Gattaca, Persepolis e The help) erano molto diversi tra loro come genere, visto che andavano dal film di fantascienza al dramma all'animazione, ma tutti erano incentrati sui temi della diversità, dell'accoglienza delle differenze, sulla lotta per i propri diritti e contro ogni forma di intolleranza e violenza.

Sara: "Per me è stata una bella esperienza: ho partecipato più volte e i film proiettati erano molto interessanti e coinvolgenti. Mi è piaciuto il fatto di aver guardato un film con i miei compagni e con le professoresse in modo diverso da come facciamo solitamente in classe e consiglio il laboratorio a chiunque sia interessato".

Anna: "Il film che è stato proposto alla mia classe era molto interessante, originale e significativo, anche perché si legava a diversi argomenti che abbiamo trattato in classe, come la disobbedienza e la discriminazione".

Consigli di visione: Lezioni di sogni


di Viola Corona Marras - II D e Samuele Nicodemo Macrì - III D


“Lezioni di sogni”, un film che a primo impatto sembrerebbe scontato, invece è pieno di significato. Lo abbiamo visto ad inizio anno in classe e lo reputiamo un tassello fondamentale per arricchire il bagaglio culturale cinematografico di ognuno di noi. Si tratta di un film tedesco di genere drammatico-sportivo della durata di 105’, uscito al cinema nel 2011.

La trama si incentra principalmente sul personaggio di Konrad Koch, figura realmente esistita, e mostra come sia riuscito a portare il calcio nel suo paese, la Germania, dove, dopo un’iniziale e prevedibile resistenza, il gioco si affermò fino ai livelli eccellenti raggiunti da dopo la Seconda Guerra Mondiale ad oggi.

Ambientato nella Germania del 1874, racconta del giovane insegnante Konrad Koch che arriva in un prestigioso collegio, riservato per lo più ai figli della buona società locale, per insegnare inglese. Nel tentativo di coinvolgere i suoi alunni, Konrad, decide di insegnare loro il gioco del calcio utilizzando solo l’inglese. Purtroppo però, fin da subito, egli si imbatte nei pregiudizi, nel disprezzo verso gli inglesi da parte della società tedesca, famosa per essere nazionalista e molto legata alle tradizioni. I genitori e alcuni professori cercheranno sempre di ostacolare il metodo d’insegnamento del giovane professore, ritenendolo inadatto e pericoloso.

Questo film mostra chiaramente le rigide regole a cui erano sottoposti i bambini all’epoca in Germania, dove era importante indottrinarli fin da piccoli per prepararli all’attività bellica sia dal punto di vista fisico che mentale. Seguendo questo principio, durante l’ora di educazione fisica, al posto di lasciare i ragazzi liberi di sfogarsi e correre liberamente, il professore imponeva loro esercizi fisici severi come piegamenti sulle braccia, l’uso degli anelli e la marcia in fila indiana con al posto del fucile un bastone di legno, in modo che sviluppassero i principi dell’obbedienza e della disciplina. L’arrivo del professor Koch nella scuola tedesca porta una ventata di freschezza e novità, introducendo nel sistema le idee britanniche meno rigide e severe, focalizzandosi principalmente sul tema del “Fair Play”: con questo termine non si intende solo il “gioco leale” nel rispetto delle regole, ma anche un comportamento rispettoso da tenere nei confronti degli altri giocatori sia in caso di vittoria che di sconfitta.

Grazie al fair play, concepito per la prima volta negli sport inglesi, nasce una nuova concezione dello sport, visto come attività che supporta l’educazione dei giovani nello sviluppo di un comportamento corretto e nella gestione delle proprie emozioni.

Consigli di visione: Il bambino con il pigiama a righe

di Federico Pes - I C

Il bambino con il pigiama a righe è un film del 2008, diretto dal regista Mark Herman ed è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di John Boyne.

Il film è ambientato in Germania e parla di un bambino di nome Bruno che si trasferisce vicino a un campo di sterminio perché il padre era un soldato molto importante per il progetto nazista. Bruno, all’inizio, crede che il campo sia una fattoria e scambia gli ebrei per contadini perché gli portavano i prodotti coltivati nel campo. Dopo un po’ Bruno conosce un uomo che lavorava a casa sua come maggiordomo. Pavel, così si chiamava il suo nuovo amico, era molto gentile con lui, ma veniva maltrattato da tutti. Bruno, invece, cominciò subito a volergli bene e quando si fece male cadendo dall’altalena, fu proprio Pavel a curarlo con dolcezza, mostrando le due doti di dottore, il mestiere che aveva sempre esercitato prima di cambiare lavoro. Bruno non riusciva a capire il perché ora fosse costretto a non svolgere più la sua professione. Nella nuova città Bruno, anziché andare a scuola, svolgeva lezioni private insieme alla sorella Gretel, con un educatore che andava a casa loro; l’educatore non permetteva di leggere i libri di avventura, che tanto piacevano a Bruno, ma solo libri di storia, e così fece “il lavaggio del cervello” a Gretel che si fissò con la politica nazista.

Bruno conobbe Shmuel: un bambino che stava nel campo, ma che quando poteva si avvicinava alla recinzione che divideva quella strana “fattoria” dal mondo esterno. I due diventarono subito amici, e dopo poco a Bruno venne l’idea di entrare nel campo per aiutare Shmuel a cercare il padre; durante la ricerca tutta la sua baracca fu portata alle camere a gas dove Bruno, Shmuel e tutti gli altri morirono insieme.  

L’attore di bruno è Asa Butterfield, vinse il premio Young Hollywood Award per la migliore performance rivelazione maschile, e interpretò tanti altri personaggi tra cui Hugo del film “Hugo Cabret”, Ender Wiggin nel film “Ender’s Game” oppure Gardner Elliot in “The Space Between Us” e tanti altri.

Il laboratorio di robotica


di Lorenzo Martinelli - I A

Il corso di robotica che si tiene nella nostra scuola media all’interno dei progetti Pon - Metro “Oltre la scuola insieme” è molto bello e interessante.

In questo corso si fanno degli esercizi per allenarsi e per capire cosa bisogna dire a un’intelligenza artificiale per farla muovere e per capire in che modo dare dei comandi per far fare a questa entità ciò che si vuole. Gli esercizi sono tanti e possono avere dei tranelli per ingannare, ma se si sbaglia si può riprendere da capo per correggersi; gli esercizi sono suddivisi in diverse lezioni, con diversi meccanismi e personaggi. In ogni esercizio si ha un obiettivo, come raccogliere qualcosa o arrivare da qualcuno seguendo il percorso più breve; tutto sta nei comandi che si danno, perché, se non è chiaro il comando, il robot non fa niente e sta fermo: bisogna cercare di mettersi nei panni dell’intelligenza artificiale per capire che movimenti fargli fare. Dopo le lezioni si potrà provare a utilizzare un robot che grazie ai tuoi comandi si muove e fa ciò che vuoi, ovviamente basandosi sulle cose che può fare e facendoti capire cosa può fare. Imparando, poi si può provare a creare un'intelligenza artificiale da soli con ciò imparato dalle lezioni e dall’esperienza provata, grazie a delle applicazioni che ti aiutano.

L'indirizzo linguistico: il nostro primo anno alla Tuveri


di Stefano Conversano, Anna Ferrero e Pietro Mattana - I D

Gemma Biagini, docente madrelingua inglese

Andrea Lizurek, docente madrelingua spagnola

Stéphanie Thévenot, docente madrelingua francese

In questo anno scolastico, nella Scuola Secondaria di I grado “G.B. Tuveri” ha preso vita la sperimentazione dell'indirizzo linguistico nel corso D. Gli alunni della prima svolgono 33 ore di lezione settimanale perché alle ordinarie 30 ore se ne aggiungono tre nelle quali altrettante docenti madrelingua insegnano tre lingue: l’inglese, il francese e lo spagnolo. Non ci sono rientri il pomeriggio, ma si frequenta dal lunedì al sabato dalle 8:00 alle 13:30. 

Il francese e l’inglese sono discipline anche curricolari, mentre lo spagnolo si studia solo nelle ore extra. Inoltre si inizia l’inglese all’inizio dell’anno, visto che è la lingua che si studia fin dalla scuola primaria; a questo si aggiunge poi il francese nel mese di ottobre, in modo che il docente curricolare abbia già insegnato le basi di questa lingua; infine, nel secondo quadrimestre, si inserisce anche lo spagnolo.

Si accede all’indirizzo linguistico dopo aver superato una prova di ammissione in inglese che si svolge subito dopo la chiusura delle iscrizioni e quindi fra gennaio e febbraio della quinta classe primaria. Trattandosi di una sperimentazione, la frequenza è autofinanziata e cioè le famiglie pagano una somma di circa 200 euro all’anno. Inoltre, la classe quest’anno ha avuto due sponsor: la cartaria Valdy – notissima cartoleria cagliaritana che ha regalato agli alunni e alla professoressa Simona Pilia, che è referente dell’indirizzo linguistico, il materiale scolastico – e Ignazio Moi – titolare della società Team Software & C. sas promotrice del Gruppo TeamSystem in Sardegna, leader in Italia nei Software gestionali e servizi di formazione per professionisti e aziende che ha regalato agli alunni le magliette gialle distintive della classe.

Le lezioni integrative si svolgono con un insegnante madrelingua dell’International English Centre dei fratelli Marco e Roberto Pintor, affiancato da un tutor, che può essere un docente curricolare della stessa lingua oppure un altro insegnante della “Tuveri”.

Ma la cosa più importante da chiedersi è perché sia tanto importante studiare con i madrelingua. La risposta nasce spontanea: perché hanno una pronuncia perfetta e si può imparare la lingua straniera semplicemente ascoltando.

 

Per approfondire questi temi, abbiamo rivolto alcune domande alle nostre docenti madrelingua.

Gemma Biagini, quali sono gli errori più frequenti che gli italiani commettono parlando inglese?

Gli errori che più frequentemente riscontro nel sentire italiani parlare in inglese sono la dimenticanza della S per la terza persona singolare del present simple; l’errore nel tradurre dall’italiano all’inglese incorrendo spesso in traduzioni letterali parola per parola; cadere nell’inganno dei “false friends”, cioè quelle parole che sembrerebbero simili all’italiano ma che in inglese hanno altro significato (come parents che in inglese vuol dire genitori e non parenti); il corretto utilizzo della h che spesso si dimentica di pronunciare con aspirazione e dunque il conseguente riconoscimento delle parole che invece hanno l’acca muta; difficoltà nel comprendere quando alcune lettere non si devono pronunciare. 

Prima di iniziare questo progetto avevi qualche dubbio?

No, non avevo dubbio alcuno sulla capacità di apprendimento dei ragazzi. Ammetto però che iniziare un corso è sempre un’incognita in quanto non sai mai come i ragazzi possano reagire dovendo seguire una lezione interamente nella lingua che per me è madre ma per loro è straniera. Devo dire che tanto conta il lavoro anche dell’insegnante titolare di cattedra che invoglia i ragazzi nell’apprendimento della lingua, portandoli alla consapevolezza che, nonostante le prime grosse difficoltà di comprensione, possono solo beneficiare di queste ore.  

Hai qualche idea per migliorare questo progetto?

È già un ottimo corso, ma sicuramente ritengo che per imparare bene una lingua straniera sia necessario incrementare le ore, magari cercando di svolgere progetti nella lingua straniera oggetto di studio. 

Hai qualche consiglio da dare ai ragazzi che studiano l’inglese?

Il consiglio è di non mollare mai! Imparare la lingua è come andare in bicicletta, dicono ed è vero, ma bisogna lavorare sodo a lungo per ottenere un buon livello e non ci sono scorciatoie. Lo studio, l’esercizio, tanta curiosità e soprattutto la costanza sono molto importanti. La chiave per l’apprendimento efficace è infatti avere un metodo attivo: guardare film in lingua originale, ascoltare musica, leggere, parlare con madrelingua per affinare la capacità di ascolto, ma alla base ci devono essere lavoro e costante dedizione.


Abbiamo rivolto le stesse domande ad Andrea Lizurek, argentina e quindi madrelingua spagnola.

Quali sono gli errori più frequenti che gli italiani commettono parlando spagnolo?

Gli italiani hanno difficoltà a distinguere gli usi del verbo essere (ser) e del verbo stare (estar). Fanno inoltre molti errori nell’uso delle preposizioni. 

Prima di iniziare questo progetto avevi qualche dubbio?

No, non avevo nessun dubbio, ma molta curiosità. 

Hai qualche idea per migliorare questo progetto?

Consiglierei di fare alcune materie curricolari in spagnolo, come ad esempio la matematica, usando i termini di quella materia anche in questa lingua. 

Hai qualche consiglio da dare ai ragazzi che studiano spagnolo?

Il consiglio che do a tutti i ragazzi che studiano questa lingua è quello di guardare film e serie tv in spagnolo.


Stéphanie Thévenot, originaria di Parigi, è la madrelingua francese. Anche a lei abbiamo rivolto alcune domande.

Quali sono gli errori più frequenti che gli italiani commettono parlando francese?

Gli italiani hanno difficoltà nella pronuncia delle vocali chiuse, ad esempio la u. 

Hai qualche idea per migliorare questo progetto? 

Il consiglio è dialogare molto in francese fra compagni, facendo anche delle “recite teatrali” in questa lingua. Consiglio anche di incrementare le ore di sperimentazione dedicate alla lingua. 

Hai qualche consiglio da dare ai ragazzi che studiano il francese?

Sì, quello di guardare film e serie tv in questa lingua per migliorare la pronuncia, ma soprattutto è necessario appassionarsi immergendosi nel francese, cercando di trovare più informazioni possibile senza mai fermarsi. 


Il consiglio ricorrente è dunque quello di appassionarsi alle lingue straniere che aiutano a sentirsi sempre più cittadini d’Europa!

Indirizzo sportivo: Il calcio a cinque

di Irene Carrus, Marco Figoni, Federico Pes, Federica Popolano, Stella Scotto e Lorenzo Verza - I C

Il calcio a 5, anche chiamato Futsal, è uno sport di squadra derivante dal calcio a 11. Originario dell’Uruguay, è noto in Italia come “calcetto”.

Viene giocato su un campo di dimensioni variabili da 32x18m a 42x25m, con un pallone di misura 4 (la dimensione dei palloni da calcio aumenta salendo di categoria). I giocatori sono 5 per squadra, con un massimo di 7 riserve.

I 4 ruoli sono: il pivot (l’attaccante), i laterali (che giocano a centrocampo), l’ultimo centrale, cioè il difensore, e il portiere (che può decidere se usare o meno i guanti).  

La superficie di gioco deve essere piana e liscia, le porte misurano 3 metri di larghezza x2 di altezza, il dischetto del calcio di rigore è posto a 6 metri dalla linea di porta. Il numero di sostituzioni è illimitato e anche gli atleti sostituiti possono rientrare in gioco. Si gioca con scarpe dotate di suole in gomma per garantire una migliore aderenza al terreno di gioco.

Ci sono 16 regole che riguardano tanti aspetti, dalle dimensioni del rettangolo di gioco alle già citate misure del pallone, alle regole di gioco e fuorigioco, ma è fondamentale un'ulteriore regola che riguarda l’atteggiamento degli atleti ed è spesso chiamata diciassettesima regola, che riguarda il “fair play” degli atleti e delle atlete e il rispetto delle regole e degli avversari.

La gara è diretta da un arbitro, aiutato dal secondo, dal terzo arbitro e dal cronometrista (nelle gare ufficiali). La durata della partita è divisa in tempi da 20 minuti, ciascuno con gioco effettivo: nel gioco effettivo il cronometrista deve fermare il cronometro, fino a quando la rimessa o la punizione non sarà battuta. Ci sono diverse associazioni che gestiscono i diversi tipi di calcio, come la Fifa e la Figc.

-        la Fifa (Fédération Internationale de Football Association), è stata fondata nel 1904 e ha a capo sei diverse federazioni a cui spetta i compiti dell’organizzazione, della supervisione dell’attività calcistica nei vari continenti del mondo, tra cui la UEFA.

-        la Figc (Federazione Italiana Gioco Calcio), fondata a Torino nel 1898 con la denominazione di Federazione Italiana Football, che assunse il nome attuale nel 1909. Essa provvede alla tutela degli interessi legati al calcio e all’organizzazione dei campionati professionistici e dilettantistici che si disputano annualmente.

Noi abbiamo avuto il piacere di giocare con delle calciatrici argentine della squadra Jasnagora:

Alejandra Argento 

Mariana Dimaria 

Flor Ogara 

Il calcio a 5 è uno sport anche paralimpico; infatti esiste anche per i non vedenti e per coloro che hanno subito delle amputazioni.

Questa tipologia di calcio è stata inventata nel 1981, si divide in calcio a 5 B1 che è una disciplina paralimpica (e si gioca alle paralimpiadi) e calcio a 5 B2/3 che è una disciplina di “alto livello” (che non viene giocata alle paralimpiadi). La società italiana più importante per i giocatori con delle amputazioni è la società “Vicenza calcio amputati" che è nata nel gennaio 2019 e unisce tutti i calciatori del Nord Italia e non solo.

Attività sportive: il rugby

di Federico Pes- I C

Il rugby è stato creato in Inghilterra nel 1823 da uno studente del college chiamato William Webb Ellis, quando, durante una partita di calcio, William prese la palla con le mani e cominciò a correre.

Si gioca con un pallone ovale chiamato pallovale: usato perché la palla ovale è più semplice da usare con le mani rispetto a quello sferico; invece, il terreno di gioco può essere d’erba, di sabbia o in alcuni casi in argilla.

Il pallone può essere passato solo con le mani e rigorosamente all’indietro, i punti si guadagnano mettendo la palla sulla linea di fondo campo, chiamata meta (valore di 4 punti), oppure calciando il pallone al di sopra della sbarra traversale posta nella metà campo avversaria (valore di 3 punti).

 In campo i giocatori sono 15 e i ruoli sono questi: il pilone destro, il pilone sinistro e il tallonatore che compongono la prima linea e indossano i numeri di maglia 1, 2 e 3; nella seconda linea ci sono le seconde linee: i lock (numeri 4, 5), invece, nella terza linea ci sono: la terza ala chiusa, la terza ala aperta e la terza ala centro che sono i numeri 6, 7, 8; poi ci sono, nella linea dei mediani, il mediano di mischia e il mediano d’apertura coi numeri 9 e 10, e infine la linea dei tre quarti, dove sono situati. l'inside center, l’outside center, l’ala sinistra, l’ala destra e l’estremo. Per recuperare la palla bisogna effettuare un placcaggio: il placcaggio consiste nel “aggrappare” dal bacino l’avversario con l’intento di farlo cadere perché, secondo le regole, quando un giocatore viene placcato deve subito consegnare la palla all’altro giocatore.

La FIR (federazione italiana rugby), con sede a Roma, è l'organismo di governo del rugby a 15 e del rugby a 7 in Italia. Istituita il 28 settembre 1928, fu nel 1934 uno dei membri fondatori della FIRA (Fédération Internationale de Rugby Amateur). Il presidente Marzio Innocenti è un ex rugbista a 15, allenatore di rugby e dirigente sportivo, presidente in carica della Federazione Italiana Rugby dal 13 marzo 2021; è nato il 4 settembre 1958, cresciuto a Livorno, nonché la squadra in cui ha giocato, ma comunque Padovano. Da giovane ha esordito nella nazionale italiana nel 1981 contro la Germania dell’ovest con il ruolo di terza ala, ed è stato capitano nel primo mondiale in Australia e Nuova Zelanda scendendo in tutti e tre gli incontri disputati dall'Italia. Marzio, si è laureato in medicina nel 1985 a Padova e successivamente specializzatosi in otorinolaringoiatria

Il miglior giocatore italiano è Ange Capuozzo, nato il 30 Aprile 1999 e gioca in Francia al Tolosa, è stato premiato come 'giocatore rivelazione dell'anno ' per il 2022 da World Rugby, ente internazionale della palla ovale che oggi assegna i suoi riconoscimenti; Ange è alto 1,77m, pesa 71kg e gioca con il ruolo di estremo. Debuttò in prima squadra nella penultima giornata del Top 14 2018-19 da rimpiazzo nell'incontro con Pau.

 È venuto un insegnante che ci ha fatto iniziare il rugby facendo dei giochi. 

Il primo gioco consisteva nel fare due squadre e lanciare la palla ai propri compagni di squadra. Lo scopo era di fare dieci passaggi senza far cadere la palla e dieci passaggi corrispondevano a un punto. 

Il secondo gioco era come bandierina, ma con la palla di rugby.

Le regole erano come quelle di bandierina, l’unica che era diversa era che al posto di portare la palla nel proprio posto bisognava prendere la palla, prima del tuo avversario, e portarla dietro la linea poggiandola per terra. Se il tuo avversario prendeva la palla prima di te bastava toccarlo e portare la palla dietro la linea cercando di non essere toccati. 

Nel terzo gioco bisognava mettere le mani sulle gambe e chi aveva la palla doveva fare le finte.

Se alzavi le mani dalle gambe eri eliminato, a meno che l’avversario non te la lanciasse, in tal caso dovevi prendere la palla.

Se non la prendevi venivi eliminato, a meno che non te la lanciasse male.

Se te la lanciava male quello ad essere eliminato era lui. 

A nostro parere è stato molto bello e divertente. È stata una bella esperienza.

Le nostre attività sportive

Campionati Sportivi Studenteschi

Ringraziamo le nostre docenti di Educazione fisica Giorgia Collu ed Emanuela Comella per questa meravigliosa opportunità.

2° posto 

Squadra di Volley Maschile

Campionati Sportivi Studenteschi-Fase Regionale

Squadra di Volley Maschile


Campionati Sportivi Studenteschi-Fase Regionale

Squadra di Calcio Femminile

Corso di pesca organizzato dalla Lega navale


L'esperienza del CampoScuola

Terza A e Terza B

Terza D e Terza F