Navigando, ma anche facendo surf (esageriamo!), nel web si incontra di tutto. Talvolta anche persone che nemmeno vogliono rivelarti il loro nome (tanto tengono alla loro riservatezza) ma - non appena riesci a scalfire la diffidenza superficiale ti catapultano nel web degli anni '80, quando ancora non c'erano padroni che difendevano con le unghie e coi denti il loro territorio (sì: parliamo dei colossi del web come Google, Facebook/Instagram/WhatsApp e tutti gli altri servizi che hanno reso alcune persone tra le più ricche del pianeta).
In quegli anni, l'Internet veniva percepita come un luogo lontano da governi eletti, dove non era importante ciò che eri, il tuo status, ma il tuo contributo. Per fare un esempio è così che è nata Wikipedia (l'unica piattaforma fondata da un visionario che ha scelto di non diventare miliardario).
Eravamo degli illusi, pensavamo che nessun governo avrebbe potuto possedere l'Internet e - pertanto - sarebbe rimasto il luogo democratico per eccellenza. Invece, più che i governi, sono state le grandi imprese a colonizzarlo e venderci (anche se la moneta di scambio non è vil metallo, ma le nostre informazioni, tutte le nostre informazioni) i servizi di cui oggi non riusciremmo più a fare a meno.
Qui di seguito vengono riportati tre interessanti opinioni, la prima frutto di un collettivo di hacker etici (sì: esistono!), a seguire un interessante dossier della testata The Post Internazionale (meglio nota come TPI News) e - infine - una lettera di un esperto di sicurezza informatica alla scuola dove studia la figlia.
Secondo quanto riportato da Etica Digitale nell'articolo: Chi guarda i guardiani? Tutti. si pone l'accento sulle miriadi di telecamere che, a prima vista, infondono un senso di sicurezza: "le forze dell'ordine potranno intervenire in maniera più celere" , si è portati a concludere. Tuttavia accade che spesso (più di quanto si possa immaginare) queste telecamere vengono violate, non da hacker, come scriverebbe qualsiasi giornalista alle prime armi.
Il loro contenuto viene reso pubblico in un sito internet molto noto (parliamo di insecam.org) che - a oggi - ci mostra 15,504 telecamere “violate” sparse per il mondo e messe a disposizione di chiunque voglia fare il guardone del momento.
Etica Digitale spiega che "le telecamere non sono state hackerate. Le telecamere, tutte connesse alla rete internet, semplicemente, non hanno una password. E qualcuno le ha trovate. Per capirci: se non metteste una password al telefono e qualcuno si facesse gli affari vostri, non viola nessun sistema informatico. Perché non c’era niente da violare."
Aggiornando i dati presenti nell'articolo, si scopre che l’Italia è il terzo paese per telecamere non protette (958), preceduto soltanto dal Giappone (1,283) e dagli Stati Uniti (4,274). Un'ulteriore riglessione riguarda la "lista di sistemi informatici discutibili, in primis i computer che utilizzano ancora il sistema operativo Windows XP (che da anni non riceve più manutenzione) soprattutto nelle sedi comunali e provinciali sparse per il nostro Paese. Quei computer che maneggiano dati di milioni di cittadini, per intenderci, con personale spesso inconsapevole dei rischi. E non è neanche imputabile alla carenza di fondi per le licenze, dato che sistemi informatici completamente gratuiti e molto più personalizzabili esistono da decenni (come Linux)."
A seguire vi è un'analisi politica sulla falsa percezione di pericolo. L'alticolo prosegue dicendo che "A livello di rischi per la nostra incolumità, siamo ai minimi storici di reati perpetrati e non vediamo un attacco terroristico dal 2009. [...] mentre i telegiornali italiani trattano la cronaca nera più del triplo rispetto ai colleghi britannici e spagnoli."
L'articolo si conclude con i seguenti due paragrafi.
"Se vogliamo capire queste cose, dobbiamo tornare, per il nostro bene, a parlare e parlarne con le persone. Ma non attraverso uno schermo, col rischio di ricadere vittime degli stessi algoritmi che ci hanno separato, bensì faccia a faccia. Perché alla fine della giornata non sarà un’assistente vocale a farci stare meglio e non sarà mettersi su un piedistallo circondati da follower a farci sentire meno soli, perché gli unici sul piedistallo saremo comunque sempre e solo noi. Non sarà dell’ironia sotto forma di meme a frenare la depressione in aumento, e non sarà il chiudersi in casa in un harem di telecamere, col rischio che si tramuti in un’orgia visiva, a farci sentire più sicuri. Forse può sembrare una lista di problemi a caso, ma basta indagare un po’ più a fondo per trovare nell’isolamento, lo stesso discusso poc'anzi, il minimo comune denominatore.
Proviamo invece, per esempio, a contare quante telecamere incrociamo nella nostra routine. Chiediamoci se siano tutte necessarie, quale sia la loro funzione. Iniziamo a considerare meno lo strumento nelle nostre tasche, a scordarci a piccoli passi dell'impero digitale che occupa quasi metà delle nostre singole giornate. A ricordarci che una voce l'abbiamo, che cambiare si può, e che non richiede una petizione online per farlo. E soprattutto, parliamone. Così, forse, ritorneremo a mettere la testa fuori dal guscio."
A seconda di come si utilizzano i social network, della cronologia di navigazione e della regolarità nei pagamenti delle bollette, dell’affitto, del mutuo, si finirà in una sorta di classifica che dovrebbe distinguere i buoni dai cattivi cittadini
Di Marta Perroni, TPI news, per gentile concessione della redazione, che ringraziamo, a fini esclusivamente didattici. Per qualsiasi altro utilizzo, contattare preventivamente la redazione.
Il governo cinese sta pianificando di rendere effettivo, entro il 2020, un sistema nazionale di punteggio per valutare la credibilità dei cittadini e delle imprese stimando i loro comportamenti finanziari, legali e, soprattutto, sociali.
Ogni cittadino e ogni azienda avrà il proprio punteggio di credito sociale su cui si baseranno affidabilità e punizioni disciplinari.
Di fatto il governo cinese assegnerà un punteggio al comportamento di ciascun cittadino. Chi ha punteggi alti potrà godere dei privilegi previsti del sistema, chi ha punteggi bassi verrà considerato cittadino di seconda classe.
L’idea di creare questo “Sistema di Credito Sociale” è stata istituzionalizzata dalla Struttura per la costruzione di un sistema di credito sociale emessa dal Consiglio di Stato Cinese il 14 giugno 2014.
La “struttura” afferma che l’istituzione di un sistema di credito sociale ha lo scopo di creare una “cultura del credito” e migliorare la “consapevolezza di integrità della società e il livello di credito”. Il governo cinese spera così di stabilire un sistema di credito sociale, migliorare le carenze del sistema economico cinese e rafforzare il suo settore finanziario.
Secondo il Partito Comunista Cinese (PCC), l’insieme dei sistemi di informazioni creditizie potrà aiutare a controllare i rischi finanziari, fornire ai cittadini servizi bancari e implementare responsabilità legali e applicazioni di conformità.
Tuttavia, pur trattando di esigenze economiche, il sistema di credito sociale può anche evolvere in uno strumento di controllo politico sulla popolazione qualora dovesse essere utilizzato per garantire che i cittadini, le società private, i funzionari pubblici e le agenzie statali rispettino le regole.
Per esempio, si classificheranno i cittadini buoni e quelli cattivi anche rispetto al modo in cui verranno utilizzati i social network, o da cosa emergerà dalla cronologia di navigazione sul web e dalla regolarità nei pagamenti delle bollette, dell’affitto, del mutuo.
A seconda del proprio livello in classifica, si avranno vantaggi e agevolazioni in viaggi, nel caso in cui si voglia affittare una macchina o una casa o, persino, in campo sanitario.
Il Guangzhou Medical Woman and Children Center è il primo ospedale cinese a funzionare a “credito sociale”: se si raggiunge un buon punteggio si possono saltare file, avere sconti sulle prestazioni e avere la possibilità di consultare più specialisti.
“Lo scopo del credito è quello di migliorare i servizi e migliorare l’esperienza pubblica, eliminare gli ostacoli nel contesto di economia di mercato e delle informazioni, promuovere la prosperità economica, migliorare l’efficienza del governo, ridurre i costi amministrativi, migliorando il benessere dei cittadini e la costruzione della civiltà urbana”, riferiscono fonti ufficiali.
All’attuale livello operativo, il sistema rafforzerà ulteriormente la raccolta di grandi quantità di dati per giudicare il merito di credito e incoraggiare individui e società affidabili a punire gli individui inaffidabili.
La condotta individuale determinerà direttamente il proprio punteggio di credito sociale. E anche il comportamento dei funzionari statali e delle società private verrà valutato in modo analogo.
Si legge dal sito ufficiale dal governo cinese: “questo meccanismo identificherà ogni cittadino in modo che l’intera società possa vedere se tutti sono onesti e credibili. Questo punteggio influirà sulla possibilità per una persona di richiedere un prestito bancario, se riuscirà a trovare un lavoro con successo e se i suoi figli possano entrare in una scuola ideale”.
Il professore Hu Xiaobo, dall’Università di Würzburg, ritiene che il sistema di credito sociale del Partito Comunista Cinese stia superando di gran lunga la necessità di raccogliere informazioni finanziarie, violando la privacy del traffico online e della moralità pubblica.
Il Financial Times ha riferito che i post pubblicati sui social network dagli amici potranno addirittura influenzare il proprio punteggio di credito.
La quantità di dati già raccolti e analizzati dal sistema di punteggio del credito è così fondamentale che il governo cinese quest’anno ha deciso di sospendere la concessione di licenze ad alcune società tecnologiche.
Tuttavia, la sospensione delle licenze non ha impedito a queste società tecnologiche di sviluppare i propri sistemi di punteggio del credito sociale.
Ad esempio, la società Xinfu ha sviluppato un sistema di punteggio indipendente dai progetti governativi. Xinfu è partner del gigante cinese di internet Tencent e offre il servizio di messaggistica istantanea QQ e l’app per dispositivi mobili WeChat. Entrambe le piattaforme di servizi online hanno oltre 900 milioni di utenti attivi.
Allo stesso tempo, il governo cinese continua a promuovere lo sviluppo del sistema di credito sociale. Secondo la Xinhua News Agency, le città di Shanghai, Jiangsu, Anhui e Zhejiang, sono state scelte come aree pilota per lanciare il sistema di credito sociale.
Tuttavia, il Mercator China Research Center in Germania ha sottolineato che i sistemi di credito sociale e i sistemi correlati sono già stati sperimentati in 43 città e regioni in tutta la Cina.
In ogni caso, il sistema di credito sociale cinese ha tutto il potenziale per trasformarsi in un potente strumento di elaborazione dati, che non solo eviterà attività illegali, ma aiuterà anche a regolare il mercato e raggiungere obiettivi politici.
E non sorprende che questo approccio da “Grande Fratello” per guidare il mercato abbia suscitato le critiche da parte delle organizzazioni per i diritti umani. Per esempio, Human Rights Watch ha invitato il governo cinese a smettere di utilizzare l’analisi dei dati per tracciare e prevedere il comportamento dei cittadini cinesi.
Il Lushan Policy Institute ha chiamato anche il sistema di credito sociale cinese “incubo orwelliano”, paragonandolo al Grande Fratello del celebre romanzo 1984, e ha proposto di ribattezzarlo “sistema di controllo sociale”. Dopo tutto, ogni aspetto della vita dei cittadini cinesi sarà monitorato, analizzato e valutato e saranno inevitabili le conseguenze personali.
Tuttavia, potrebbe essere troppo presto per esprimere un giudizio negativo su questa innovazione tecnologica. Il Carnegie Moscow Center ha scritto che solo il tempo potrà dire se il sistema di credito sociale si trasformerà davvero in una dittatura digitale del ventunesimo secolo.
Il sistema di credito sociale è un progetto ambizioso, e ci sono ancora molte incertezze sul fatto che possa essere promosso con successo a livello nazionale.
Quello che sembra essere certo è che Pechino ha una forte volontà politica nel lanciare questo sistema e che il sistema di credito sociale non è più una lontana utopia.
Secondo la classifica, su 36 capoluoghi di provincia, comuni e città suburbane già nel progetto, l’attuale indice complessivo vede al primo posto a Pechino e Guangzhou al quinto.
Xinhua News Agency, la maggiore e più antica delle due agenzie di stampa ufficiali della Repubblica Popolare Cinese, conclude un suo articolo sulla notizia del credito sociale scrivendo:
“La società del credito sta arrivando.
Sei pronto?
Qual è il tuo punteggio di credito?”.
No, non quella di don Lorenzo Milani e gli alunni della scuola di Barbiana, ma quella scritta da un genitore, Giacomo Tesio, preoccupato per il futuro di sua figlia e di tutti i suoi compagni di classe.
Gentile Professoressa... non posso autorizzare Edmodo a profilare psicologicamente mia figlia
Martedì, 22 ottobre 2019
Gentile Professoressa OMISSIS,
mi chiamo Giacomo Tesio, sono il papà di OMISSIS e da venti anni mi occupo professionalmente di programmazione e sicurezza informatica. Correntemente sviluppo applicazioni finanziare per alcune banche multinazionali, ma le mie esperienze sono estremamente variegate e pertinenti alla questione che mi trovo a sottoporle.
La disturbo perché non posso autorizzare la piattaforma Edmodo a realizzare e diffondere un dettagliato profilo psicologico e culturale di mia figlia in cambio dei servizi, pur attraenti, che tale piattaforma fornisce.
Edmodo è una di quelle società statunitensi che la Professoressa Zuboff, della Harvard Business School, descrive nel suo libro “The Age of Surveillance Capitalism”. Il loro business model si basa sulla creazione e la vendita di modelli previsionali (detti behavioral futures) del comportamento degli utenti (in questo caso insegnanti, genitori e ragazzi) attraverso i quali influenzare il loro comportamento attraverso stimoli specificatamente studiati sulla base dei loro bias cognitivi.
Questi modelli previsionali, realizzati attraverso quella serie di tecniche statistiche generalmente note con il nome di machine learning o (più recentemente) intelligenza artificiale, hanno un valore enorme per coloro che intendono influenzare per qualsivoglia ragione una persona specifica, un gruppo o una comunità, per ragioni commerciali, sociali o politiche.
Ogni volta che un ragazzo visualizza un contenuto, completa un esercizio o comunque interagisce con una piattaforma come Edmodo, la sua attività viene registrata sui server di tale azienda. Oltre alle informazioni che Edmodo condivide con insegnanti e genitori, la piattaforma è in grado di rilevare e registrare i tempi necessari al ragazzo per effettuare un compito, il numero di volte che visualizza un contenuto, su quali frasi si sofferma maggiormente e molto molto altro. E questo ogni singola volta, per tutto il tempo che il ragazzo utilizzerà questa piattaforma “didattica”.
A queste informazioni specifiche dello studente si aggiungono le relazioni sociali, estremamente importanti in un’età delicata come l’adolescenza, e delle quali l’azienda verrà altresì informata: chi sono i compagni di ciascun ragazzo, come andavano a scuola, chi sono gli insegnanti e molto altro.
Questi dati (e parliamo di Gigabyte per ogni alunno) verranno mantenuti dall’azienda in questione per sempre, ma verranno anche analizzati e rivenduti in varie forme a terzi, impattando non solo la vita degli studenti nel presente, ma la loro autonomia e la loro libertà futura.
Già oggi, i recruiter di molte aziende fanno uso di dati raccolti su social network come questi per selezionare i candidati a un posto di lavoro più remissivi e più fragili in modo da poterli pagare meno a parità di competenza.
Nel caso specifico di Edmodo, poi, va sottolineato che si tratta di una società statunitense che mantiene i dati acquisiti su server collocati negli USA e che non risponde alle leggi europee sulla privacy. In caso di un data breach, i costi di una causa a San Francisco sarebbero insostenibili per le famiglie degli studenti ed avrebbero scarsissime possibilità di successo.
E non parliamo di una eventualità remota: solo a maggio 2017 un hacker noto come nclay è riuscito a sottrarre informazioni personali di 78 milioni fra insegnanti, genitori e alunni, mettendo in vendita le informazioni online.
Inoltre, a ogni passaggio di proprietà della società (uno è avvenuto l’8 Aprile del 2018) anche l’acquirente e i suoi stake holder avranno accesso ai dati raccolti in precedenza da Edmodo.
I Terms of Services, lunghi e illeggibili come sempre e per di più in inglese anche nella versione italiana per disincentivarne ulteriormente una lettura accurata a genitori e studenti, riportano diversi passaggi critici:
Nella pagina sulla Privacy Edmodo:
Per quanto a un utente inesperto possa sembrare una piattaforma curata e affidabile, la mia ventennale esperienza nel settore mi costringe a una più cauta e consapevole valutazione dei rischi.
In questo caso, riterrei irresponsabile da parte mia autorizzare Edmodo a raccogliere e trattare informazioni su mia figlia.
Ritengo inoltre altamente diseducativo abituare bambini e ragazzi alla sorveglianza invisibile di queste piattaforme, perché finiscono per assuefarsene e considerarla inevitabile, smettendo di usarle con competenza e spirito critico e finendo dunque per venire usati attraverso di esse.
Non posso dunque registrare mia figlia ad Edmodo.
Come informatico mi sento anche in dovere di consigliarle l’abbandono della piattaforma stessa per l’intera classe, a sua propria tutela ed a tutela dei ragazzi e dei genitori meno preparati in materia.
Ma se ritiene di voler continuare ad usare comunque Edmodo, le devo chiedere di fornire a mia figlia materiali didattici equivalenti su un canale di comunicazione diverso. Per esempio sarò felice di dotare la bambina di una chiavetta USB su cui potrà caricare i materiali che Lei intende utilizzare. A tal riguardo le posso garantire l’adozione dei più elevati standard di sicurezza da parte nostra e se necessario posso spiegare alla classe e alla scuola come difendersi professionalmente dai virus informatici.
In alternativa, se preferisce, può utilizzare gli strumenti Ministeriali come il Calendario del Diario Online di Regel.
Rimango naturalmente a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Se lei o altri insegnanti fossero interessati ad approfondire queste problematiche, sarò felice di mettere a disposizione vostra e della scuola le mie competenze, in modo assolutamente gratuito.
Potremmo per esempio valutare, insieme al Dirigente Scolastico il Professor OMISSIS che ha ricevuto copia di questa missiva, l’installazione di un software come Moodle presso un server sotto il controllo fisico della scuola.
La prego però di non fraintendere la mia decisione in merito ad Edmodo.
Apprezzo moltissimo l’apertura alle nuove tecnologie nell’insegnamento della sua disciplina ed ho assoluta fiducia nella sua competenza e professionalità.
In questo caso però non posso ignorare la mia esperienza in materia, mettendo a rischio la libertà e l’autonomia di mia figlia per alimentare un business che, al di là della retorica commerciale, la considera poco più di un topo da laboratorio.
Cordialmente,
Giacomo Tesio