Noi della Panzini

5 - Giugno 2023

anno 1

Editoriale

Cari lettori,

siamo arrivati veramente all'ultimo numero per quest'anno scolastico 2022-2023.

In realtà è stato deciso di pubblicare un ulteriore numero del giornalino, perché ci piacerebbe partecipare a un concorso nazionale per giornalini scolastici e, proprio per questo, è necessario preparare un articolo su Don Milani. Abbiamo chiesto quindi aiuto ad alcune alunne di una classe terza della scuola, che non fanno strettamente parte della nostra redazione.

Inoltre abbiamo selezionato altri articoli che abbiamo realizzato durante l'anno per integrare questa pubblicazione.

Cogliamo anche l'occasione di ringraziare il signor G. Vaciago per l'intervento che ha tenuto il giorno 5 marzo 2023 sul tema delle carceri italiane.

A questo punto punto buona lettura e, soprattutto, buone vacanze!

Don Milani 

a cura di Bianca, Emmarose, Sofia e Sophie

Per noi alunne, di quasi quattordici anni, non è facile parlare di Don Milani, ma nonostante questo ci è stato chiesto di provare a scrivere su di lui, commentando la sua vita e alcune sue frasi con i nostri pensieri e le nostre opinioni.


Don Milani, nato nel 1923 a Firenze da una famiglia ebrea borghese, si trasferì a Milano, quando iniziò la Grande Depressione, nel 1930, nonostante la paura dei fascisti e il terrore di essere sequestrato o ucciso da quest’ultimi.

La città di Milano gli permise di conseguire una laurea in studi umanistici per poi frequentare l’accademia di Brera, dove, fin da subito, cominciò ad appassionarsi alla pittura sacra e, di conseguenza, anche al Vangelo.

Nel 1943 entrò in Seminario Maggiore di Firenze e fu nominato prete nel 1947. Per finire nel 1954 aprì una scuola accessibile a tutti e aiutò così molte persone, che, senza questa occasione, non avrebbero avuto la possibilità di apprendere le basi della grammatica e della lingua, a causa del contesto culturale di provenienza. 


La mancanza di istruzione, e la conseguente ignoranza, è stata combattuta in prima persona da Don Milani, che raggruppò e accolse persone analfabete, offrendo loro una preparazione  completa, con l'ausilio di metodi talvolta rigidi, ma molto efficaci.


Morì poi nel 1967 per via di un malore, ma oggi viene ancora ricordato e segnalato per la scuola “dei poveri" da lui fondata.


Abbiamo letto tante frasi ed aforismi, tratti dai suoi scritti, ma una in particolare ci ha colpito per la sua attualità, indipendentemente dal contesto nel quale è nata, che per noi è ancora tanto difficile da decifrare e capire pienamente.


È la parola, la chiave fatata che apre ogni porta”, queste parole, citate da Don Milani, sono state estrapolate da una lettera scritta per Ettore Bernabei, il direttore della testata del “Giornale del Mattino” a Firenze. Attraverso questa frase si esprime la convinzione che la parola sia il mezzo più efficace, che permette al meglio la comunicazione, con lo scopo di evitare fraintendimenti.


Solo la parola interpretata in modo corretto è quella che riesce ad “aprire le porte”, poiché solo quando una persona comprende l’argomento di cui si parla è in grado di formulare un concetto e di esprimerlo.


La parola è uno strumento di conoscenza potente, perché può modificare la realtà, ma presuppone una conoscenza profonda di essa e dei suoi meccanismi. Come posso definire se non conosco?


Infatti la maggior parte di noi, sin da piccoli per chiedere qualcosa o per riferire un proprio bisogno, ha fatto e fa tuttora uso di parole brevi, casuali, altisonanti, semplici, di qualsiasi tipo. Inizialmente le nostre espressioni appartengono a un registro basso e, con la crescita, grazie anche alla scuola, il nostro modo di esprimerci si eleva, poiché si arricchisce il nostro bagaglio culturale. 


La scuola ci ha sempre insegnato e ci insegna a scegliere e selezionare le parole adatte, da utilizzare nei diversi contesti e nelle diverse relazioni che abbiamo con determinate persone o in particolari situazioni. Basti pensare al modo di esprimersi dei ragazzi verso un insegnante, che cambia e certamente non coincide con quello usato con un amico o un coetaneo. Per esempio, se dovessimo chiedere alla nostra insegnante di prestarci una penna, le daremmo del “lei” e utilizzeremmo un registro lessicale più alto, mentre se dovessimo chiederla ad un nostro amico, gli diremmo soltanto “passami la penna” oppure “dammi la penna”. Ciò non significa che non si abbia rispetto, è solo una forma di confidenza in più, che si utilizza solo ed esclusivamente nei casi appropriati. 


La scuola ci insegna anche il peso che hanno alcune parole e come esse possano ferire più di un atto di violenza fisica; tuttavia una ferita può essere guarita tramite cure oggettive, mentre una sofferenza emotiva necessita di molto più tempo per stabilizzarsi, poiché le parole possono rimanere impresse in noi e continuare a farci rimuginare su quanto detto. 


Un esempio molto vicino alla nostra generazione è il Cyberbullismo, una forma di bullismo, che si sviluppa nel web, e si presenta sotto forma di insulti o minacce. La motivazione per cui un individuo prende di mira una persona è  perché la ritiene “sbagliata” e pensa di poterla insultare gratuitamente e, soprattutto,  senza subirne le conseguenze. 

Ci sono, quindi, parole e parole, gli insulti sono creati per colpire i punti deboli di un determinato individuo, possono generare tristezza, rabbia, depressione e sconforto, portando una persona a sentirsi sbagliata e a cercare di correggere le proprie imperfezioni, anche se sono proprio queste che la caratterizzano e la rendono unica. Pensiamo che in un soggetto si debbano sempre notare i dettagli e le particolarità che lo/la distinguono, così da non rendere tutti simili e omologati. 

Tuttavia la parola può anche chiudere le porte, usando la metafora di Don Milani. Infatti le parole usate nel modo sbagliato, a volte anche involontariamente, sono in grado di provocare la chiusura di rapporti, pur non essendo quello l’iniziale obiettivo. 


Inoltre la parola a volte viene utilizzata per “manipolare”, ad esempio facendo un discorso eclatante e coinvolgente, si riesce a coinvolgere un gran numero di persone, anche se il messaggio all’interno del discorso è scorretto. 


Nel mondo odierno, in Europa, non tutti hanno sempre avuto la possibilità di parlare liberamente, per esempio le donne, che hanno lottato a lungo per ottenere pari diritti a quelli degli uomini o la differenza tra ricchi e poveri, per quanto riguarda l’istruzione. 

La parola che apre le porte sta alla base della libertà di espressione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. [...]”, così cita l’articolo 21 della nostra Costituzione, che è stato creato appositamente per ricordare a tutti che sono liberi di esprimere ciò che desiderano, ma rispettando il pensiero degli altri.

 

Concludiamo dicendo che noi, pur avendo vissuto solamente quattordici anni di vita, possiamo esprimere comunque un pensiero approfondito sulla società anche se siamo definiti come generazione “Z”.



Copia di la vita di Don milani.mp4

Youtuber

a cura di Andrea e Anita

Proponiamo di seguito una serie di youtuber in voga oggi fra noi ragazzi.

L'intento dell'articolo è informativo e divulgativo e non ha alcuna finalità di pubblicità o sponsorizzazione di uno youtuber rispetto a un altro.

Ci tenevamo a precisare.

Youtuber Minecraft.pdf

Star Wars

a cura di Daniele e Federico

Potete trovare una sintetica presentazione della saga più famosa del mondo, proprio cliccando sul seguente link:

https://www.storyjumper.com/book/read/147290531/6482d273d7931

Buona visione!

Proposta di alcune letture estive

a cura di Giulia, Margherita e Viola

Anche in questo caso potete consultare alcune proposte di letture per l'estate, cliccando sul seguente link:

https://www.storyjumper.com/book/read/147717811/6482d2f94e10f

Vi si aprirà un libro digitale.

Buona lettura.

Intervista a Sabina Colloredo

a cura di Giulia, Margherita e Viola

Il 23 Febbraio abbiamo intervistato Sabina Colloredo, una scrittrice italiana. Per quanto l’incontro on line non sia iniziato nel migliore dei modi, abbiamo cercato di portare a termine la nostra "missione", spostandoci da meet a whatsapp. Alla fine, anche se con qualche imprevisto, abbiamo raggiunto il nostro scopo , ottenendo un’intervista contenente non solo le informazioni principali, ma anche un primo sguardo a quello che è il mondo della scrittura e dell’editoria!

Da questa esperienza abbiamo capito che anche dai disastri possono nascere cose meravigliose, non è detto che da eventi con imprevisti non si possa arrivare a una conclusione fantastica.

Cogliamo l’occasione per consigliarvi alcuni libri di Sabina Colloredo :

Vi lasciamo alla nostra interveita e buona lettura !!!


G: A che età è nata la tua passione per la scrittura ?

S: Fin da piccola ho sempre amato leggere. Avevo pochi amici, e mi rifugiavo nelle fiabe e nelle favole che erano diventate parte della mia vita. Anche adesso sono un’appassionata di favole.

G: Qual è stata la prima storia /racconto che hai scritto?

S: Il primo racconto effettivo che ho scritto , l’ho scritto negli ultimi anni di liceo. Parlava di una ragazza che in camera sua, sul muro su cui poggiava la sua scrivania, aveva un quadro che rappresentava un paesaggio, un paesaggio meraviglioso. Una mattina la ragazza si ritrova all’interno del paesaggio. I suoi genitori la cercarono ovunque e alla fine la ritrovarono seduta dentro il quadro. Avevo realmente quel quadro sulla mia scrivania.

G: Come è nata la passione per i miti greci ?

S: Io ho deciso di scrivere di miti greci perché, a scuola, queste storie vi vengono raccontate solo dal punto di vista dell’eroe e, mai, dal punto di vista di chi viene sconfitto, di chi cade e in qualche modo cerca di rialzarsi. Prendiamo come esempio Medusa e la sua storia: lei è una bellissima donna che, bersaglio delle ire di Poseidone, rimane sfigurata a vita, con la maledizione di pietrificare chiunque la guardi. Ho deciso quindi di raccontare a voi come è in realtà il mito, da entrambi i punti di vista.

G: Chi è il tuo primo lettore ?

S: Io in realtà non faccio leggere i miei libri a nessuno poiché una volta avevo scritto un libro per la mia figlia maggiore che l' ha presa malissimo: da allora non ho più fatto leggere a nessuno, se non all’editore le mie bozze.

G: Da chi prendi ispirazione per i tuoi personaggi?

S: I personaggi che io descrivo nei miei libri, soprattutto nei miti, hanno le caratteristiche delle storie classiche, ma con anche alcuni aspetti del carattere di persone che conosco nella vita reale e che, secondo me, appartengono loro.

G: Qual è il tuo libro preferito? O scrittore preferito?

S: Non c’è un libro che preferisco in assoluto, variano nel tempo, con il cambiamento della mia personalità e, crescendo, i miei gusti letterari cambiano.

G: La ringraziamo per il tempo che ci ha dedicato e continueremo a leggere i suoi.

S: Sono io che ringrazio voi e, allora, vi auguro una buona lettura.