Dante e la Divina Commedia


Il progetto "Io, Cittadino con Dante" condotto dagli alunni delle classi 2A - 2E e 2H nel corso dell'A.S. 2021-2022 intende approfondire lo studio della “Divina Commedia” come "deposito" insostituibile della tradizione culturale, storica e letteraria italiana facendo ricorso ad una didattica innovativa, digitale, laboratoriale, creativa, improntata sull'acquisizione delle otto competenze chiave europee. La promozione dello studio dell'opera dantesca viene inoltre posto in essere attraverso gli opportuni collegamenti pluridisciplinari, in un percorso di ricerca di occasioni e momenti di riflessione sul potenziale formativo della lettura di Dante.


Contestualmente viene proposta, in questo anno scolastico, una lettura dell’opera dell’Alighieri in chiave moderna, attraverso la rivisitazione di canti della "Divina Commedia" che possa favorire la riflessione su temi di attualità e di cittadinanza attiva, consapevole e responsabile. Nello specifico si sta lavorando ad una comparazione tra:

- la struttura sociale e politica ai tempi di Dante e nello scenario italiano attuale;

- la figura femminile e la condizione della donna ai tempi di Dante e nei giorni nostri;

- i diritti dell’infanzia e la condizione dei fanciulli ai tempi di Dante e nei giorni nostri.


Progetto "Io, Cittadino con Dante" - classe 2H

Un messaggio che arriva da lontano: i diritti delle donne tra passato e presente

Gentilezza, sensibilita', sentimento, incontro con le donne della Divina Commedia

Gli alunni della 2H presentano il lavoro didattico che si colloca all’interno del progetto di istituto “Io, Cittadino con Dante”.

La tematica affrontata percorre un meraviglioso viaggio tra passato e presente, in cui vengono collocate le 4 principali figure femminili della Divina Commedia: Francesca da Rimini, Pia de’ Tolomei, Piccarda Donati e Beatrice. Noi le abbiamo conosciute così come Dante ce le presenta…

E OGGI?...

Francesca è una donna che si divide tra passione e fascino romantico, con i piedi per terra, sicura, affidabile e decisa. E’ un medico chirurgo che dedica gran parte della sua vita ad aiutare gli altri. La immaginiamo in un completo scuro con pantalone e giacca, pochi accessori per non attirare l’attenzione su di se… Perché basta poco per fare la differenza.

Pia de’ Tolomei è una donna mite, dolce, discreta che non porta rancore a nessuno. E’ una garden-designer che svolge la professione attraverso un blog personale nel quale ama fantasticare e vivere a contatto con la natura condividendone ogni aspetto con il mondo circostante. La immaginiamo con un abito floreale dai colori che ricordano le bellezze del paesaggio.

Piccarda Donati è una donna beata, animata da carità cristiana, simbolo di rigore e rispetto per tutto ciò che svolge. E’ un’insegnante di religione e missionaria nel mondo in soccorso dei più deboli e fragili. Il suo stile è elegante e i colori che preferisce sono le due tonalità del bianco e del nero. Il suo abito la colloca in una dimensione a metà tra cielo e terra in cui le frange e il toulle nero le conferiscono un’ aurea di mistero.


Beatrice passeggia spensierata per le vie di Firenze evitando gli sguardi altrui; è una donna pudica, dolce e sensibile. Progettista in un museo d’arte e responsabile nella scelta e cura delle opere. Il suo abito bianco dalle linee morbide e sinuose è caratterizzato da macchie di colore che lo rendono angelico ed etereo


Progetto "Io, Cittadino con Dante"

Foto Gallery - Classe 2H

Progetto "Io, Cittadino con Dante" - classe 2A

La Divina Commedia e la Convenzione Internazionale dei Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza nei lavori degli alunni di 2A.

Un viaggio comparato attraverso i Diritti violati dei bambini di ieri e di oggi partendo dalla struttura dell'Inferno dantesco e dall'episodio emblematico del Conte Ugolino della Gherardesca per riflettere sui temi della Legalità e della Giustizia, dell'Uguaglianza e della Pace, della Solidarietà e del Rispetto. Una rivisitazione moderna e originale dell'Inferno di Dante in un work in progress che vi condurrà in un percorso ampio ed esaustivo sui Diritti dell'Infanzia.

Una didattica laboratoriale e pluridisciplinare che coniuga il linguaggio innovativo delle nuove tecnologie alla tradizione e alla creatività.

Una didattica in cui passato e presente si incontrano nella conoscenza di testi e documenti di ieri e di oggi affinché la riflessione su alcuni temi di stringente attualità possano contribuire a migliorare il nostro presente e il nostro futuro.

"Nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai per una selva oscura,

ché la dritta via era smarrita..."

(Divina Commedia, I Cantica - Canto I - vv. 1-3)

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Viaggio immaginario in un moderno Inferno nel quale sono condannati tutti coloro che contravvengono agli articoli della Convenzione Internazionale per i Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza. Il tema del viaggio riportato nel testo di seguito pubblicato.

Giulia Emiliani - Classe 2A

Viaggio nell'Inferno: I Diritti violati dell'Infanzia

Quella sera, mentre preparavo lo zaino per le lezioni del giorno seguente, mi capitò tra le mani il libro di letteratura ed io, presa dalla curiosità, incominciai a sfogliarlo. D’un tratto mi imbattei nella Divina Commedia di Dante Alighieri ed in particolare nella struttura dell’Inferno. Era un argomento molto interessante ed io ne fui subito catturata. Ne ammirai la complessità, la creatività e l’indiscutibile genio del suo autore, così continuai a leggere fino a quando non mi resi conto che si era fatto tardi e che dovevo andare a dormire.

Quella notte feci un sogno veramente strano. Anche io, come Dante, fui individuata come destinataria di un viaggio che a poche persone è concesso di sperimentare: un itinerario attraverso l’Inferno. Al contrario della visione del Sommo Poeta, il mio Inferno era molto particolare perché in esso erano condannate soltanto le persone che in vita avevano violato i Diritti dei Bambini.

Quello strano regno era paragonabile ad un’enorme pentola ardente dove i demoni gettavano continuamente i dannati e ognuno di essi avrebbe poi intrapreso un cammino nel quale scontare la propria pena. Questo itinerario, tuttavia, non sarebbe durato per tutta l’eternità perché ciascun sentiero portava ad attraversare tre teste di diavoli che erano angeli delle tenebre fedelissimi a Lucifero. Al termine di questo percorso obbligato, tutti i dannati sarebbero stati gettati in un fuoco eterno dal quale non sarebbero più usciti.

La mia guida era la mia insegnante di Italiano… strano vero? E’ la prima volta che sogno una professoressa, ma andiamo avanti. Lei rappresentava la sapienza e la saggezza ed era la persona perfetta per quel compito.

Quando entrammo in quell’enorme pentolone ardente, vedemmo subito l’anti Inferno, un luogo terrificante dove si trovavano le anime di coloro che in vita avevano ucciso o rapito dei bambini. La pena che lì vi si scontava era di camminare su di un pavimento pieno di spuntoni per tutta l’eternità. Non saprei descrivere nel dettaglio come fosse quello spazio perché la luce era fioca e tutto era immerso in una penombra inquietante. Riuscivo tuttavia a sentire distintamente le grida lancinanti di coloro che vi erano puniti e, malgrado la mia grande sensibilità, non riuscivo a provare alcuna pena per quelle anime dannate che tanta sofferenza avevano procurato in vita a tanti bambini e alle loro famiglie.

La mia guida si accorse che ero stata presa da grande timore così, con voce serena, mi tranquillizzò e mi invitò a proseguire il cammino insieme a lei. Ero stata scelta per una motivazione molto valida e quindi non potevo avere cedimenti. Dovevo andare avanti.

Dopo aver percorso una discesa molto ripida e infuocata, ci dirigemmo verso il primo sentiero dove c’erano le anime di coloro che in vita avevano violato il “Diritto al nome”, uno dei diritti fondamentali di ogni bambino perché ne attesta l’identità e l’unicità. Qui la punizione seguiva la Regola del Contrapasso come nella più consolidata tradizione dantesca. Infatti i dannati erano resi invisibili in modo da non riconoscersi l’un l’altro. Questo avrebbe annientato del tutto le loro certezze, la loro esistenza e le avrebbero ridotte ad un nulla assoluto per tutta l’eternità.

Sul secondo sentiero incontrammo le anime di coloro che in vita avevano violato il “Diritto ad avere una famiglia” privando i bambini del conforto e del sostegno dei loro genitori. Secondo la Legge del Contrapasso, questi erano destinati a rimanere per sempre in uno stato di disperata solitudine, senza affetti e senza poter sperimentare alcun sollievo nella loro estrema sofferenza. In questo modo era previsto che dovessero scontare le innumerevoli lacrime versate da poveri bambini innocenti, privati delle braccia amorevoli dei loro genitori e dei loro cari perché venduti, ridotti in schiavitù in terre lontane o costretti ad arruolarsi come bambini -soldato.

Nel terzo sentiero c’erano le anime di coloro che in vita avevano violato il “Diritto alla pace” e, come penitenza, erano condannati ad essere bombardati per l’eternità. Ovunque si avvertivano le grida disperate di quegli esseri che, in preda al panico, correvano furiosamente in ogni dove nel vano tentativo di salvarsi da quell’inaudita violenza. Come in vita avevano procurato dolori indicibili e lutti, ferite strazianti e gravi amputazioni di arti ai bambini a causa delle bombe lanciate in territori di guerra fomentando conflitti armati per interessi economici o di potere, ora dovevano sopportare il medesimo patimento per tutta l’eternità.

Nel quarto sentiero incontrammo coloro che avevano violato il “Diritto alla libertà”, altro diritto sacrosanto di ciascun individuo e di ogni bambino che nasce sulla Terra. Queste anime erano eternamente legate con delle corde molto resistenti e mosse da un irrefrenabile impulso a dimenarsi per tentare di liberarsi. Ne avvertivo lo sforzo immenso ma inutile e sentivo i forti lamenti derivati dalla consapevolezza dell’inutilità di quegli sforzi. La mia guida mi invitò a ricordare ogni particolare di quel viaggio perché al mio risveglio avrei dovuto trascrivere tutto in un’opera destinata a far riflettere l’intera umanità sugli errori più gravi commessi contro i più indifesi.

Sul quinto sentiero c’erano le persone che avevano violato il “Diritto alla salute” dei bambini, non consentendo loro di ricevere le cure adeguate. Queste anime erano condannate a cibarsi solo di veleni, a sperimentare un’orribile morte in agonia per poi tornare a rivivere per ingoiare nuovamente del veleno e continuare quello strazio per l’eternità.

Nel sesto sentiero scontavano la loro pena le anime di coloro che avevano violato il “Diritto al gioco” ed esse erano condannate a sostenere lavori forzati per l’eternità.

Alla fine sentii molte urla terrificanti che provenivano dai dannati gettati nel fuoco eterno il quale veniva costantemente alimentato nella parte più profonda di quell’enorme pentola arroventata. Nell’udirle ne fui terrorizzata ma la mia guida mi confortò nuovamente e mi condusse fuori da quella terribile esperienza.

Ora mi sento in dovere di riportare tutto ciò che ho visto e sentito affinché i Diritti dei Bambini non vengano più violati in nessuna parte del mondo.

Giulia Emiliani

Classe 2A


Will, il libro maledetto, e l’Inferno dei violenti contro i Bambini


L’Inferno che io immagino ha la forma di un piccolo libro dalla copertina rossa con una scritta solo nella parte superiore: “Will”.

Will… probabilmente questo nome ti farà ridere, ma vediamo cosa dirai quando sarai arrivato all’ultima pagina!

Il testo al suo interno sembra vuoto ma… aspetta... cos’è questo? C’è in pulsante dietro la copertina, è davvero molto piccolo ed è rosso come il quaderno…

Un clic… un semplice clic e… VIA!!!

Nelle prime otto pagine del libro compare spesso, scritta in nero, la parola “Bullismo”. Alcuni disegni realizzati in bianco e nero rappresentano le tappe più significative della vita del bullo; prima di morire è lui che sottomette i più deboli ora è il contrario perché viene continuamente preso a pugni da cinque ragazzi molto più grandi di lui. In uno dei riquadri in alto a destra è raffigurato il volto contorto dal dolore e dall’angoscia di uno dei bulli che nelle pagine di questo Inferno di carta sono condannati a scontare la loro pena eterna. I suoi occhi sono sgranati e solcati da un angosciante rivolo di sangue. Ne riconosco la natura perché è l’unico elemento rappresentato che abbia un colore… un rosso vermiglio intenso e terrificante insieme.

Fino alla 16esima pagina si parla di “Cyberbullismo”. In questa sezione del testo i cyberbulli non ricevono tormenti di tipo fisico ma psicologico. Vengono continuamente vessati da insulti e offese di ogni tipo; la loro coscienza è costantemente svilita e i dannati vengono ritratti a toni foschi (con prevalenza del nero sul bianco) e nella disperazione più totale.

Le venti pagine successive sono intitolate “Il Diritto allo studio” e qui i disegni rappresentano la vita di un uomo che, per i suoi interessi personali, ha negato l’istruzione ai figli. La sua punizione eterna sarà quella di sostenere un quiz per rivestire una carica importante nel lavoro ma non lo supererà mai.

Le ultime trenta pagine rappresentano una ripetizione di Will che spara contro chi manda i bambini in guerra, infatti il titolo della sezione è “Bambini Soldato”.


Luigi Cinquegranelli

Classe 2A


Una sera di un po' di tempo fa mi trovavo davanti alla televisione e ad un certo punto vidi delle scene terrificanti dei talebani che maltrattavano bambini e le bambine, sia psicologicamente che fisicamente. Allora spensi immediatamente la TV e mi misi a riflettere su tutti i bambini che ancora vengono maltrattati e violati al giorno d’oggi.

Quella stessa notte ebbi un incubo assurdo e spaventoso: mi trovavo in uno strano inferno dove c’erano soltanto coloro che violano i diritti dei bambini. Questo luogo si dispiegava in una ramificazione di scale che conducevano ad aree specifiche e distinte, posizionate all’interno della testa di un bambino.

Vicino alle orecchie si trovava la scala che introduceva nella zona in cui venivano puniti i bulli e i cyberbulli. In base alla legge del Contrapasso questi urlavano, inascoltati, pronunciando insulti e offese mentre venivano picchiati costantemente. Dietro alla nuca si trovavano i pedofili e i mariti forzati delle bambine. La loro condanna era quella di dover sottostare alle “attenzioni” di esseri immondi e putridi per l’eternità. Sulla fronte si trovavano coloro che avevano mandato in guerra i bambini; questi dovevano perennemente combattere disarmati contro soldati super armati e subire delle costanti e dolorosissime sconfitte. Sulla “fontanella” invece venivano puniti coloro che in vita avevano sfruttato i più piccoli e indifesi. Mancavano delle mani ed erano quindi costretti a tessere tappeti con i piedi. In prossimità della gola si trovavano tre gironi in cui erano puniti per l’eternità coloro che in vita si erano rifiutati di prendersi cura dei bambini, coloro che ne avevano favorito la malnutrizione a causa degli interessi economici e quelli che non ne avevano consentito la giusta istruzione. I primi strisciavano sulle scale in salita, malati e sofferenti senza la possibilità di essere curati; i secondi erano eternamente condannati a morire di fame davanti a bambini che mangiavano insaziabilmente e i terzi erano diventati asini che allattavano ragazzi molto intelligenti. Qui tutto finisce e il bambino deglutisce, metaforicamente, tutti questi abomini…

Vattone Azzurra

Classe 2A


Viaggio immaginario nell’Inferno di chi non rispetta i Diritti dei Bambini

Stavo camminando tranquillamente verso casa, ma proprio quando ero quasi arrivata mi sono sentita afferrare la caviglia ed in meno di un secondo mi sono trovata ai piedi di un enorme albero. Non aveva né rami né foglie ma era gremito di persone che soffrivano. Alcune ombre spettrali erano impegnate a smistare le anime in base ai loro peccati e sembrava che volessero includere anche me in quella loro particolare operazione ma c'era un problema: io ero viva!

Presa dal panico non mi sono accorta di avere Giovanna d'Arco dietro di me; lei avrebbe dovuto farmi da guida per tornare a casa ma solo dopo aver attraversato l'Inferno. Nell’udire queste parole sono sbiancata; non riuscivo a capire come fosse possibile per me vivere una tale esperienza dal momento che ero viva, ma lei mi ha tranquillizzata e mi ha detto che avrebbe provveduto a me in modo da non dover ricevere alcun danno da quello strano viaggio.

Per entrare nell’Inferno bisognava salire su una scala cosparsa di spine; durante il tragitto ho ricevuto qualche graffio ed ero un po’ dolorante ma nulla di significativo. Poi abbiamo visto un corridoio con due porte ed alla fine del corridoio si intravedevano delle scale. Abbiamo varcato la prima porta e ci siamo trovate in un luogo in cui erano puniti i bulli ed i cyberbulli che, in base alla legge del Contrapasso, erano costretti ad essere immersi nella lava bollente mentre delle ombre oscure e minacciose li insultavano. In questo modo erano costretti a provare le stesse sensazioni che avevano sperimentato i bambini che erano stati bullizzati da loro quando erano ancora in vita. Attraversata una seconda porta, ci siamo trovate in un vano tetro e buio in cui erano punite le persone che sulla Terra avevano costretto i bambini a lavorare e che adesso sono obbligati a portare per l’eternità un macigno sulla testa camminando a piedi scalzi su dei vetri rotti. Successivamente abbiamo trovato altre tre porte; oltre la prima porta c'erano le persone che avevano fatto morire di fame i bambini; queste erano stipate sulla sponda di un fiume acido e sull'altra sponda c'era un tavolo pieno di cibo. La loro punizione consisteva nel dover attraversare perennemente quelle acque corrosive senza mai riuscire ad arrivare al cibo ed essere così sopraffatti dai morsi della fame per tutta l’eternità.

Oltre la seconda porta venivano puniti coloro che in vita avevano costretto le bambine a sposarsi, i pedofili, le persone che avevano ucciso dei bambini e i razzisti. Questi erano legati tra loro da catene incandescenti in modo da provare un dolore atroce e allo stesso tempo uno stato di impotenza in quanto gli era assolutamente impossibile liberarsi.

Attraversata l'ultima porta, abbiamo visto un fiore... era un fiore luminoso e bellissimo. Giovanna mi ha detto che per tornare a casa avrei dovuto mangiarne un petalo, così io l'ho salutata ringraziandola per avermi custodita durante tutto il viaggio in quel mondo terrificante ed ho mangiato il petalo. In meno di un secondo mi sono ritrovata davanti casa mia con una strana sensazione ancora nel cuore.

Aurora Sanzone

Casse 2A


Dopo aver studiato la Divina Commedia, ho pensato di creare un Inferno per chi viola i Diritti dei Bambini.

Il mio Inferno è un cellulare che, al posto dei cerchi pensati da Dante, ha delle app con le punizioni per chi infrange i Diritti dei minori. Come il Sommo Poeta, ho poi immaginato di compiere un viaggio all’interno di questo moderno Inferno e voglio proprio raccontarvi cosa ho avuto modo di vedere.

Un giorno mi trovai smarrita in un luogo da cui non riuscivo a uscire e mi comparve l’anima di Agatha Christie, una famosissima scrittrice. Mi annunciò che dovevo fare un viaggio attraverso l’oltretomba e che lei sarebbe stata la mia guida.

Entrammo nell’Inferno e nella prima app c’erano i bulli che venivano lasciati sotto il sole cocente senza acqua né cibo. Erano privi di forze e cercavano di sottrarsi a quella calura insopportabile e opprimente come avevano fatto le vittime delle loro prepotenze quando questi erano ancora in vita.

Nella seconda app si trovavano le persone che non avevano mandato i bambini a scuola; questi venivano inseguiti senza sosta da animali feroci che li dilaniavano per l’eternità.

Due passi più in là si trovava la terza app con dentro quelli che in vita avevano fatto lavorare i bambini piccoli. Venivano puniti restando sott’acqua senza possibilità di respirare, così come era accaduto ai bambini che loro avevano costretto a lavorare “senza respiro” e senza spazi di libertà per vivere la loro fanciullezza.

Poi abbiamo visitato la quarta, la quinta e la sesta app nelle quali erano previste punizioni inimmaginabili. Non saprei descrivere bene come fossero le pene da scontare in quei luoghi perché le grida erano talmente acute che, in preda al terrore, chiusi gli occhi e mi coprii le orecchie. Agatha Christie continuava a guidarmi sospingendomi dolcemente e parlandomi in modo soave per provare a tranquillizzarmi. Io continuavo a tremare e i miei passi erano incerti ma dopo un po’ di tempo riuscimmo ad arrivare nella settima app dove c’erano le persone che avevano abbandonato i bambini. E come quei piccoli si sentirono oppressi e schiacciati dall’angoscia di essere stati lasciati completamente soli in balia del mondo, così ora quelle anime dannate, come punizione, venivano schiacciate da un grande peso che gli provocava una grandissima sofferenza.

Nell’ultima app c’erano i peccatori peggiori: gli uccisori di bambini. La loro punizione era di venire lasciati completamente immersi in liquidi velenosi con sopra il fuoco.

All’uscita abbiamo incontrato Lucifero, un mostro talmente orrendo che sarebbe difficile descrivere e per uscire ci siamo lasciate andare giù per il filo del telefono.

Albanese Alessia

Classe 2A


Progetto "Io, Cittadino con Dante" - Classe 2A.

Il passaggio di Dante sulla barca di Caronte segna l'inizio di un percorso di salvezza.

Il passaggio su barche e gommoni di bambini che fuggono da territori di guerra rappresenta un viaggio verso lidi di speranza.

Il dolore di ieri e di oggi... le attese di ieri e di oggi.

Il viaggio della speranza

Ho paura e tanto freddo, ho i piedi bagnati e mi trovo dietro una casa mezza distrutta.

Sento i bombardamenti ovunque intorno a me e stringo più forte la mano della mamma in cerca di conforto e sicurezza. Quando le bombe si fermano ci spostiamo più avanti. Non capisco perché ci stanno attaccando ma la mamma mi ha detto che andremo in un paese dove non ci perseguiteranno più e dove potremo finalmente vivere in pace: l’Italia.

Sono stanca, mamma mi incoraggia e mi dice che siamo quasi arrivati. Stiamo andando ad imbarcarci su un natante che ci porterà in Italia. Con noi c'è anche papà, lui sta sempre avanti per proteggerci e ci dice quando possiamo muoverci.

Siamo arrivati alla barca, c'è tantissima gente e papà consegna molti soldi a quella persona che la guida. Una volta saliti, papà si mette sull'altro lato perché siamo troppo stretti e non riesce a raggiungerci. Io e la mamma stiamo vicino alla persona che guida la barca; si chiama Jamal.

Lui è un uomo molto cattivo, urla contro tutti e mi ha già detto di smettere di piangere ma io non ci riesco proprio. Mi dà fastidio stare vicino a lui perché mi fa paura ma non mi posso spostare.

Le sue scarpe sembrano nuove, ha i vestiti puliti e penso che abbia pure mangiato. Io invece no. Dopo due giorni di viaggio ho ancora freddo, il mare è molto mosso. Alcune persone sono cadute nell’acqua e Jamal non sì è fermato per prenderle. Questo viaggio sembra non finire più, non vedo l'ora di arrivare in Italia. Mamma mi ha detto che dormiremo in dei letti veri, mangeremo due volte al giorno e andrò anche a scuola. Non vedo l'ora di andare a scuola, imparare tante cose e farmi tanti amici.

Albanese Alessia

Classe 2A

Il viaggio per nave

Mi chiamo Omar e nel 2013 sono scappato dalla Siria perché nel mio paese c’era la guerra. Sono fuggito prima dell’attacco chimico di Ghūṭa del quale l’Occidente ha accusato Bashar al-Assad.

Io e la mia famiglia abbiamo raggiunto l’Europa via mare; era l’estate del 2013 quando ci siamo imbarcati con la “nave della speranza” il cui capitano era Amir.

Amir sembrava anziano, era alto, di corporatura media, aveva i capelli neri come la pece e gli occhi color ghiaccio. Il suo sguardo a volte cambiava e mi faceva paura. Non sorrideva mai, gridava e diceva di metterci in gruppi su entrambi i lati dell’imbarcazione. Scappavamo dall’inferno che era dietro di noi, dove c’era solo orrore e caos e volevamo raggiungere l’altra sponda per trovare pace e tranquillità.

Durante il viaggio le onde del mare bagnavano i nostri vestiti, di notte le grida delle persone non mi facevano dormire. Il freddo gelido della notte e il sole cocente delle ore di luce si alternavano rendendo angoscianti le nostre giornate. Amir, forse preso da un vago sentimento di pietà, di tanto in tanto ci rincuorava e diceva che non era la prima volta che affrontava un simile viaggio. Io ormai avevo perso ogni speranza e temevo che non sarei mai arrivato a destinazione.

Alla fine del viaggio ho capito che Amir aveva detto la verità. Al sopraggiungere dell’alba, nel giorno che ci avrebbe regalato la libertà, eravamo finalmente in salvo; Amir è riuscito a condurci a destinazione, ci ha lasciati sulla spiaggia e poi ha ripreso il largo tra le onde del mare.

Lorenzo Cecchini

Classe 2A

Il difficile viaggio verso la speranza


Ancora mi ricordo di quei bruttissimi tempi in cui dovetti scappare dal mio paese per venire qui in Italia. Dovetti andare via perché la fame aumentava sempre di più e le guerre iniziavano a prendere il sopravvento.

Tutto partì in quella tremenda notte dove l’eco delle bombe si avvicinava inesorabilmente al nostro villaggio e ad un tratto gli adulti iniziarono a prendere barche e gommoni e afferrarono gli zaini con dentro delle riserve di cibo e tutti gli oggetti che potevano essere utili per un lungo viaggio.

Io in quel momento non capivo bene cosa stesse succedendo perché ero mezzo addormentato e perché ero ancora abbastanza piccolo ma appena vidi che tutti si allarmavano mi agitai anch’io e iniziai a fare mille domande a chiunque, soprattutto a mio fratello che è un po’ più grande di me. Lui, invece di porre fine alle mie curiosità, mi diede delle provviste dal cassetto, mi disse di metterle in un sacco e di darle a mamma. Poi mi ordinò di andare verso la spiaggia con i miei fratelli e i miei amici e di aspettare finché gli adulti del villaggio non avessero finito di preparare le barche.

Era tutto organizzato, come se quella fuga fosse preparata da tempo; c’era chi trascinava le barche fino alla riva, chi si occupava delle provviste, chi dei vestiti ecc…

Ad ogni bambino e ad ogni ragazzo erano stati assegnati dei compiti precisi, adeguati all’età di ciascuno.

Mentre aspettavo sulla spiaggia con i miei fratelli e con tutti i bambini e i ragazzi del villaggio, il mio fratello maggiore mi disse che dovevamo partire perché non eravamo più al sicuro. Io rimasi sconvolto perché lì avevo trascorso la mia infanzia e mi ricordai di tutte le amicizie fatte, di tutti i bei momenti vissuti e di tutte le marachelle combinate. Mi scese una lacrimuccia di tristezza e mentre stavo vivendo tutto quel turbinio di emozioni, sentii urlare. Era un uomo che ci ordinava di salire subito sulle barche perché stavano arrivando i soldati.

Presi dal panico iniziammo ad ammassarci e in qualche modo riuscimmo a salire. Purtroppo però le milizie erano troppo vicine e alcune persone dovettero scendere e sacrificarsi per fermarle e far partire noi.

Al comando della barca dove ero io, c’era un uomo di mezza età con gli occhi chiari e i capelli castano scuro; era magrolino e basso ma nella navigazione era bravissimo. Fu un viaggio incredibilmente lungo, durò giorni interi e siccome tutte le barche stavano finendo le provviste, fummo costretti a scendere alla prima costa. Era mattina presto e la spiaggia era deserta, ma col trascorrere del tempo iniziò a popolarsi; qualcuno si avvicinò a noi e ci aiutò a scendere.

Fortunatamente si dimostrarono tutti molto socievoli, gentili e pronti a soccorrerci. Vennero chiamati dei medici per controllare le nostre condizioni e ci diedero anche da mangiare.

Solo oggi, dopo tanti anni, mi rendo conto della fortuna che ho avuto ad essere sbarcato con successo dopo tutte le vittime che si contano in mare ogni giorno.

Cosman Simone Andrei

Classe 2A

Parola d’ordine: sopravvivere

Ero imbarcata da giorni.

All’inizio li contavo per distrarmi ma poi smisi poiché realizzai che l’energia che utilizzavo per memorizzare mi serviva per sopravvivere.

Eravamo in molti sull’imbarcazione e stavamo stretti come sardine però, a mano a mano che il tempo passava, diminuivamo di numero. Infatti c’era chi cadeva in mare durante una tempesta e non lo si riusciva a salvare; chi era malnutrito da tempo, stava male e quindi trapassava; chi si addormentava e non si risvegliava più.

Fatto sta, che giorno dopo giorno la paura aumentava quasi a schiacciarmi ma quel poco di speranza che era ancora viva in me mi spingeva ad andare avanti.

Mi ricordava per chi e per cosa dovevo sopravvivere, mi ricordava che se fossi riuscita a raggiungere l’Italia avrei potuto riabbracciare la mia famiglia e, forse, vivere una vita felice.

La mia famiglia era riuscita a scappare e a prendere una nave sicura ma purtroppo fummo separati molto prima di salire a bordo.

Vissi per qualche tempo con l’angoscia vagando e nascondendomi in luoghi appartati e quasi sempre sicuri ma un giorno, mentre frugavo in un secchione dell’immondizia alla ricerca di cibo, trovai un giornale.

Guardai la prima pagina ed ebbi un sussulto: c’era la foto della mia famiglia con altre persone che viaggiavano con loro.

L’articolo diceva che quella su cui erano i miei genitori era stata la prima barca ad arrivare a destinazione con tutti i passeggeri.

Ero al settimo cielo nel sapere che la mia famiglia era sana e salva.

Nell’immagine c’era il mio baba (papà) con accanto la mia ‘umiy (mamma) e davanti a loro si trovavano le mie due piccole ‘akhawat, le mie sorelline. Tra di loro c’era uno spazio vuoto come a dire che lì c’era un posto anche per me… quel posto non occupato rappresentava la loro speranza di rivedermi.

Da quel momento fui determinata e cercai in tutti i modi di raggiungere “Le Barche”, dei grandissimi barconi simili a pescherecci che erano adibiti al trasporto di persone da una costa all’altra per avere un futuro migliore.

Sull’imbarcazione cercai di legare il meno possibile, sapendo che se fosse sparito qualcuno a me caro, avrei sofferto ancora.

L’unica persona con cui avevo inizialmente scambiato poche parole era il timoniere della nave.

Mi incuriosiva. Era un uomo alto con cicatrici evidenti, capelli neri ed occhi tormentati color argento. Aveva la pelle olivastra che faceva risaltare ancora di più le cicatrici. Era molto silenzioso ma, dopo averlo conosciuto, si rivelò una persona simpatica e gentile. Si chiamava Nadir.

Mi avvicinai a lui qualche giorno dopo la partenza, l’osservavo dall’inizio del viaggio e avevo notato che ancora non aveva mangiato, così gli diedi il pezzetto di pane della razione giornaliera che mi era rimasta. Lui non l’accettò, con un sorriso gentile mi spostò semplicemente la mano e tornò a guardare il mare ed il suo orizzonte che si stava oscurando sempre di più. Io non mi arresi, poggiai il pezzo di pane sopra il tavolo accanto al timone, mi andai ad accucciare in un angolo della cabina e rimasi a fargli compagnia.

Quando mi svegliai lo trovai che mangiava, avevo fame anch’io ma chissà quanta ne aveva lui!

Appena notò che ero sveglia mi sorrise ed io gli sorrisi a mia volta. Mi alzai, mi misi accanto a lui ed insieme guardammo l’orizzonte schiarirsi fino a mostrare una bellissima alba. Dopo quel momento passavamo le serate a raccontarci cosa avevamo fatto sulla barca durante il giorno; io quasi sempre cercavo di portare aiuto nella parte del natante riservata ai feriti e ai malati.

Mi chiamo ‘Iyfa, Eva, e questa è la storia del viaggio che feci all’età di dieci anni per raggiungere e riabbracciare la mia al’usrat alhabiba, la mia amata famiglia.

Vittori Eva

Classe 2A

Diritti violati dell'infanzia ieri e oggi - Un drammatico spaccato della Divina Commedia

La testimonianza di Uguccione, Anselmo, Nino e Gaddo, i bambini imprigionati e lasciati morire nella Torre della Muda insieme al Conte Ugolino della Gherardesca, visti dagli alunni della 2A.

Una piccola formica sta salendo piano piano sul mio piede, che è molto sporco. Sto seduto in un angolo vicino alla piccola finestra della cella e mi sono tirato la maglietta sopra le ginocchia, perché ho freddo. La maglietta prima era di un colore blu acceso, invece adesso sembra grigia e mi sta larghissima perché sono dimagrito tanto. Sorrido guardando la piccola formica, che adesso è arrivata alla caviglia, e passo la mano tra i capelli, sono veramente tanto unti e disordinati.

La cella è buia perché c’è solo una piccola finestra in alto. Nella cella non c’è nessun oggetto e dormiamo per terra.

Insieme a me ci sono mio padre, mio fratello e i miei due cugini. Sono tutti magri e sporchi, nessuno ha un'espressione serena e passiamo quasi tutte le giornate in silenzio.

Non ho capito bene perché siamo rinchiusi in carcere, papà non parla tanto, uno dei miei cugini mi ha detto che papà è stato accusato di tradimento.

“Tradimento?” ho provato a chiedere a mio cugino cosa significasse ma non mi ha voluto dire altro, non ho insistito, erano tutti molto arrabbiati e spaventati. Non penso che papà abbia fatto qualcosa di male, lui è sempre molto buono e paziente. Sicuramente capiranno che si sono sbagliati e ci libereranno.

É da più di un mese che stiamo rinchiusi. Prima ci portavano da mangiare una volta al giorno adesso, però, non ci portano più nulla ed io ho una fame terribile. Ho notato che i miei cugini dormono tantissimo, forse per non pensare più alla fame, penso che lo farò anche io.

Mi sento indifeso e vorrei tanto che qualcuno mi abbracciasse e mi dicesse che andrà tutto bene.

Testo e disegno:

Albanese Alessia

Classe 2A



Mi chiamo Uguccione, sono rinchiuso da diversi giorni in questa torre insieme al mio fratellino Gaddo, al mio papà e ai miei cuginetti Anselmo e Nino.

Per alcune persone mio padre ha delle idee pericolose e credo che ritengano che da grandi saremmo diventati come lui. Penso che sia per questo ci hanno rinchiusi qui.

Ma io, nonostante tutto, voglio molto bene al mio papà e nessuno mi può dire a chi devo o non devo voler bene!

C’è stato un periodo in cui ero confuso, molto confuso, non riuscivo a capire…

Non riuscivo a comprendere perché dovessimo stare rinchiusi in questa torre, e quando me lo chiedevo mi tornavano in mente le parole che la mia adorata mamma ci diceva sempre: ”In questa città non esiste la libertà di pensiero; o si pensa come gli altri vogliono o vieni condannato. Per questo da grandi dovrete lottare per le vostre idee senza farvi condizionare da nessuno!”

Ora ho capito il significato di quelle parole ma non credo arriverò ad essere grande anzi, ne sono certo…

E’ da molto tempo, non so neanche più da quanto, che non ci danno cibo.

Come ieri il mio amato fratellino Gaddo si è spento tra queste mura, così accadrà anche a me.

Lascio questo scritto sperando che un giorno possa essere trovato da persone con una mente evoluta e rispettosa delle opinioni altrui.

Probabilmente morirò di fame oggi o tra qualche giorno e sinceramente sono anche un po’ felice perché a breve potrò rivedere il mio amato fratellino Gaddo in Paradiso.

Testo e disegno:

Vittori Eva

Classe 2A


Io, i miei fratelli, i miei cugini e mio zio siamo stati rinchiusi in una torre e devo dire che le nostre condizioni peggiorano di giorno in giorno.

Il luogo è molto angusto, umido e anche molto buio, tanto che la luce entra solo da una piccola fessura e a una certa ora non si riesce a scorgere più nulla. Io non riesco a rimanere in uno spazio così piccolo, a dormire su un pavimento bagnato dove brulicano animali di ogni tipo.

Non parliamo tra noi ma restiamo immobili, in un silenzio assordante. In questo momento vorrei essere nella mia cameretta e vorrei trascorrere le giornate a parlare con i miei amici, a giocare con le mie sorelle, a camminare fra i campi con il vento nei capelli. Ricordo ancora quei momenti, prima di andare a dormire, in cui tutti insieme ci ritrovavamo vicino al fuoco a raccontare i fatti più significativi della giornata.

Mi manca il mio pupazzo preferito, quello che che mi aiutava a superare la paura del buio… e qui c’è tanto buio. Mi manca la mia casa, la candela che posizionavo accesa sul mio comodino per stare tranquilla, ma più di ogni altra cosa mi manca la mia mamma. Penso con nostalgia a quei momenti in cui non riuscivo a dormire e mamma si sedeva accanto a me e mi coccolava fra le sue braccia. Mi manca la vita precedente e spero che un giorno ci potranno far uscire da questa prigione e che io potrò rivedere le mie sorelle ma soprattutto la mia cara mamma.

Testo: Emiliani Giulia

Disegno: Benvenuti Giulia

Classe 2A

Ah, la nostra vita normale… Mi manca molto la mia vecchia vita piena di gioia e felicità; una vita spensierata… E’ ormai da tanto che tutto è cambiato: le nostre abitudini, le nostre volontà… Siamo rinchiusi, come uccelli in gabbia, senza via di uscita.

Ormai la notte non chiudo occhio, piango disperatamente sperando che qualcuno mi conforti. Qualche volta i miei cugini e fratelli provano a tirarmi su dicendo: ”Dai Uguccione, sono sicuro che qualcuno ci farà uscire.”

Ormai non nutro più alcuna speranza di libertà. In questa torre mi sento in uno stato emotivo e fisico di sconforto; vorrei tanto vivere quella gioia di un tempo, anche per un solo momento.

Non avendo un letto comodo per dormire, la mattina mi sveglio dolorante e soprattutto affamato. Ho perso la voglia di vivere, sono sempre triste e non ho la minima forza di volontà; mi pesa fare persino le cose più semplici.

Neanche Papà sta bene: è arrivato addirittura a mordersi le mani per la fame e questo mi ha preoccupato molto.

Stiamo perdendo tutti il senno, in questa orribile torre. L’altro ieri ho visto morire con i miei occhi il mio fratello maggiore. Sono terrorizzato perché so che il mio turno arriverà presto; ho avuto vari sogni premonitori che mi dicevano che sarei stato il prossimo. Ormai c’è ben poco da fare, credo che il nostro destino sia drammaticamente segnato fin dal giorno in cui hanno inchiodato “la porta degli orrori”.


Testo: Giuga Alessandro

Disegno: Console Lavinia

Classe 2A

Ciao, sono Gaddo,

un bambino che amava e ama essere felice, ma ora proprio non ci riesco; sono rinchiuso in una cella con i miei cugini, mio fratello e il mio papà. All'inizio ci portavano del cibo ma da alcuni giorni non ne riceviamo più.

Sono triste, non faccio che pensare con nostalgia al tempo passato, quando potevo giocare spensierato con i miei amici nel prato davanti casa mia. Anche adesso mi piacerebbe giocare con la mia palla sotto un caldo sole e con l'odore dell'erba ma soprattutto vorrei ridere, solo che non ci riesco… non ne ho più le forze.

Papà neanche ci parla, ieri si stava mordendo le mani e pensavamo che avesse fame così gli abbiamo detto che poteva mangiare noi. Chissà cosa ci è passato per la mente in quel momento! Lui, naturalmente, ha rifiutato e ci ha tranquillizzati ma io so che non va tutto bene.

Piano piano stanno morendo tutti. Ora sono sdraiato in un angolo di questa cella tanto buia e fredda, sono senza forze e non so chi altro è ancora in vita.

C'è molto, troppo silenzio.


Testo e disegno:

Sanzone Aurora

Classe 2A

Oggi è morto Nino, Anselmo ci ha lasciati l’altro ieri. Prima di morire anch’io, volevo scrivere che mi manca la mia mamma e papà non ci parla più. Io e Uguccione stiamo pensando che per colpa della prigione lui non ci voglia più bene e questo mi fa ancora più paura della morte.

Ho fame… come non ne ho mai avuta, però ho più che altro una fame che non è fisica ma interiore: ho fame degli abbracci della mamma, ho fame delle corse sui prati mentre io ed Uguccione giocavamo a palla… lui a quel tempo scherzava sempre con me!

Io pensavo davvero di essere il più debole ma purtroppo sto durando più degli altri e questo mi fa male perché ho paura di veder morire anche il mio fratellone.

Papà sembra cieco, forse per la poca luce che c’è qui, ma nonostante questo non ci parla mai di quello che sente, di quello che prova. Ecco, il mio desiderio più grande, prima di morire, è di ricevere un suo abbraccio, meno caldo di quelli della mamma… ma almeno saprò che mi vuole ancora bene.


Testo: Vattone Azzurra

Disegno: Angoue Ndong Sebastien

Classe 2A


Diritti negati dell'infanzia di ieri e di oggi

Dai diritti violati dei bambini imprigionati con il Conte Ugolino della Gherardesca nella Torre della Muda ai diritti violati dei bambini ai giorni nostri

Un drammatico spaccato della triste condizione dell'infanzia nella storia e in particolari contesti geografici rielaborati dagli alunni della classe 2A partendo dallo studio della Divina Commedia

Mi chiamo Rashid sono un bambino di nove anni che vive, anzi, viveva in Pakistan. Il mio nome nella mia lingua significa “giusto” ed io mi impegnerò con tutte le mie forze per crescere come un uomo giusto.

All’età di sei anni e mezzo i miei genitori per curare e nutrire i miei tre fratelli più piccoli dovettero vendere me e mio fratello Samir.

All’inizio pensavo che ci avrebbero mandato in un luogo felice e armonioso per farci vivere al meglio le nostre vite perché sapevo quanto ci tenessero al nostro benessere, invece mi ritrovai in un casale malconcio e abbandonato pieno di altri bambini rinchiusi lì a soffrire la fame e arrivare a sera stremati per la fatica. Eravamo praticamente degli schiavi.

Il povero Samir ogni sera mi rassicurava dicendomi che prima o poi saremmo tornati da mamma e papà ma con il trascorrere del tempo le speranze si affievolivano sempre più.

Dopo quasi un anno e mezzo di duro lavoro nei campi, un giorno la polizia fece irruzione per liberarci e arrestare i nostri aguzzini ma da quel momento ho perso di vista mio fratello e non ho più notizie di lui.

Ora mi trovo in una casa-famiglia, tra poco compirò dieci anni e il giorno del mio compleanno pregando chiederò di poter rivedere Samir per un’ultima volta.

Testo: Cinquegranelli Luigi

Disegno: Albanese Alessia

Classe 2A

Ciao, sono Alì, ho 12 anni e vengo dalla Nigeria… più precisamente dalla tribù Hausa.

Purtroppo nel mio paese spesso i bambini vengono trattati molto male e vedono costantemente violati molti dei loro diritti.

Dicono che il gioco sia importantissimo nella crescita di un bambino ma purtroppo a noi questo viene troppo spesso negato. So che in molti altri paesi del mondo i più piccoli vivono spensierati, giocano e si divertono ma noi no, noi dobbiamo lavorare e spesso dobbiamo anche affrontare lavori faticosi e pericolosi. Talvolta veniamo reclutati per combattere e se ci rifiutiamo veniamo torturati e spesso anche uccisi.

Per evitare questo molti genitori si sacrificano per far scappare dal paese i propri figli e spesso non ricevono più nessuna notizia di loro. Questo è un fatto molto triste e la cosa più vergognosa è che fino ad oggi non si è fatto niente per risolvere il problema.

Spero che un giorno la vita potrà essere serena anche per noi e che presto la libertà non sia solo un sogno ma una splendida realtà.


Testo: Cosman Simone Emanuel

Disegno: Rosati Eleonora

Classe 2A

Caro diario,

oggi è il 3 Dicembre e sono ancora qui in Afganistan, dove le guerre e i combattimenti sembrano non avere mai fine.

Da qualche giorno i terroristi hanno cominciato ad arruolare bambini della mia stessa età ma anche più piccoli, convincendoli a combattere con false promesse o con dei semplici regali.

Questa mattina, mentre ero seduto in un campo insieme ad altri bambini, hanno chiamato il mio migliore amico, gli hanno messo in mano un fucile più pesante di lui e appena ha provato ad usarlo, il fucile gli è tornato indietro provocandogli la perdita di un occhio.

Ho sempre più paura che da un momento all’altro possano pronunciare il mio nome: “Kalil”. E’ il nome che vorrei sentir uscire dalla bocca di mia madre per dirmi che devo rientrare in casa perché la cena è pronta e non per essere mandato a combattere e uccidere.

Ad occhi aperti mi ritrovo spesso a sognare un mondo migliore dove giocare, studiare e poter essere rispettati in quanto bambini.

Sono nato in un territorio di guerra, dove i bambini non vivono serenamente come gli altri e mi chiedo spesso se un giorno il nostro diritto alla pace cesserà di essere continuamente violato.


Testo: Estate Sofia

Disegno: Cosman Somone Emanuel

Classe 2A

Sono Norah, una ragazza di 12 anni. Sono albina e proprio per questo motivo il colore della mia pelle è bianco latte e ho i capelli biondo platino tendenti al bianco.

A causa della mia carnagione chiara e della heterochromia, che mi ha “regalato” gli occhi di due colori diversi, tutti mi hanno sempre presa in giro. Persino i miei insegnanti hanno iniziato a dirmi che io porto sfortuna e che sarebbe stato meglio per tutti che io fossi rimasta a casa con la mia famiglia. Così mi è stato impedito di andare a scuola anche se ne avevo il diritto e mi sono sentita triste e arrabbiata a causa di questa ingiustizia.

Poiché sono una ragazza molto forte e decisa, però, non mi sono lasciata abbattere da questa situazione, ho comprato dei libri per studiare e sono orgogliosamente andata avanti nel mio percorso formativo.

Mi ha intristito il fatto che la mia migliore amica, per non farsi prendere in giro, mi ha lasciata sola e si è allontanata definitivamente da me.

Nel mio paese essere albini è considerato un fatto molto grave; siamo perseguitati perché tutti pensano che rappresentiamo una sorta di punizione divina. So che la mia vita non sarà mai facile, che quasi sicuramente mi verrà negata la possibilità di avere un lavoro così come mi è stata negata l’opportunità di andare a scuola ma io non mi arrenderò mai e lotterò sempre per il diritto all’uguaglianza.

Testo: Giada Forcina

Disegno: Emiliani Giulia

Classe 2A

Che fine hanno fatto i miei diritti di bambino : diritto alla famiglia

Siamo nel 2022 e dovrebbe essere chiaro a tutti che i bambini hanno dei diritti importanti e che questi vanno rispettati.

Mi chiamo Simone e ho dodici anni, vivo in una piccola città e mi piace sorridere sempre ma da un po’ di tempo non riesco proprio a farlo. Infatti è da qualche giorno che, insieme ad altri bambini della mia età, sono in quella che mi hanno detto si chiama “Casa Famiglia”. Qui ho un letto in cui dormire, mi danno da mangiare ma ancora non mi fanno capire bene quando potrò tornare a scuola dai miei compagni e professori e quando potrò rivedere la mia mamma per abbracciarla la sera o il mio papà con cui rido, scherzo e imparo tante cose.

In questo posto non mi sento tranquillo, stranamente però non riesco a piangere, mi sento ancora strano perché è successo tutto all’improvviso, un po’ come quando hai la febbre alta.

Qualcuno mi ha detto che se sono finito qui è perché i miei genitori hanno fatto qualcosa di brutto e non hanno più diritto di crescermi ed educarmi.

Mi chiedo il perché. Ho il diritto di sapere, voglio sapere e soprattutto non voglio stare qui, dove sono tutti severi, non hanno mai parole d’affetto e non mi degnano neanche di una carezza. Non so per quanto tempo ancora riuscirò a sopportare tutto questo.

Ho una gran voglia di urlare, talvolta divento aggressivo e più faccio così più mi dicono che ho problemi. In realtà sono solo un bambino che ha il diritto di avere una famiglia, di essere protetto di ricevere amore.

Testo: Lamedica Mattia

Disegno: Sanzone Aurora

Classe 2A

Mi chiamo Sasha e ho dieci anni. E’ passato ormai qualche mese da quando la mia mamma mi ha fatto passare al di sopra del filo spinato per raggiungere l'aeroporto di Kabul con i miei fratellini, Adam, Najib e Ramez.

Dopo che l’America ha preso la decisione di lasciare il mio Paese e sono arrivati i talebani, la mia famiglia si è trovata in grave pericolo poiché prima i miei genitori lavoravano per l’Italia e per gli Stati Uniti.

L’ultima cosa che la nostra mamma ci ha detto è stata: “State sempre insieme, contate sempre l'uno sull’altro e ricordatevi che la mamma ed il papà vi vogliono un mondo di bene. Quando tutto sarà finito, forse anche prima, riusciremo a raggiungervi e resteremo sempre insieme.”

Mentre lo diceva piangeva ma cercava lo stesso di sorridere per farci stare tranquilli, io però sentivo che quelle lacrime avevano un significato preciso: non ci avrebbero rivisti mai più.

Adam, Najib e Ramez hanno iniziato a piangere mentre io ero pietrificata dal dolore. Provavo rabbia nei confronti dei talebani, terrore al pensiero di un futuro incerto nel quale avrei dovuto prendermi cura dei miei fratellini pur essendo io stessa ancora una bambina e, soprattutto, ero sopraffatta dalla tristezza di dover lasciare i miei genitori che non ci avrebbero visto crescere.

Nel momento dell’addio ho promesso che avrei sempre parlato di loro ad Adam, Ramez ed anche a Najib… forse con il trascorrere degli anni li avremmo ricordati in modo confuso, ma li avremmo ricordati. Ho anche portato con me qualche foto dei tempi lieti; ci aiuteranno quando vivremo attimi di sconforto e di solitudine o quando sentiremo la mancanza di mamma e papà.

Prima di andare via ho regalato ai miei genitori il mio ultimo sorriso per cercare di infondere loro quella speranza che neanche io possedevo.

Chissà, forse un giorno potremo davvero tornare a riabbracciarci.

Testo: Vittori Eva

Disegno: Angoue Ndong Sebastien

Classe 2A

Gli articoli del Pascoli Web Journal che hanno accompagnato il laborioso lavoro dei ragazzi di 2A nelle varie fasi del Progetto "Io, Cittadino con Dante"

Progetto "Io, Cittadino con Dante" - Foto Gallery Classe 2A

Diritti dell'Infanzia negati ieri come oggi:

l'Inferno chi chi viola i Diritti dei bambini,

dai bambini imprigionati nella Torre della Muda

alle gravi violazioni contemporanee ai danni dei fanciulli

Progetto "Io, Cittadino con Dante" - classe 2E

Una panoramica in versione digitale della situazione politico - sociale ai tempi di Dante Alighieri

Attraverso la lettura dei versi di Dante abbiamo iniziato a riflettere sul suo pensiero politico e abbiamo notato che potevamo condividere alcune cose per quanto riguarda l’essere cittadino. Abbiamo continuato poi a casa con ricerche e idee nate da un lavoro di gruppo: questo ci ha fatto comprendere che il pensiero politico di Dante nasceva dal suo desiderio di giustizia, libertà e felicità, lo stesso che riempie il cuore anche di noi giovani oggi. Nei suoi scritti il poeta prova indignazione verso la triste condizione in cui si trovano gli uomini a causa del peccato originale, ma anche per la confusione e l’incapacità delle persone che avevano autorità, cioè il sovrano e il papa, di gestire i loro poteri, rispettivamente quello temporale e quello spirituale, in maniera adeguata. Dante sottolinea che entrambi i poteri hanno la stessa importanza e ciascuno dovrebbe occuparsi del suo ruolo per aiutare gli uomini e renderli felici sulla terra.

Abbiamo messo in luce l’importanza anche per noi giovani di avere un pensiero politico: l’interesse e la partecipazione di noi cittadini alla vita sociale e politica, infatti, è di fondamentale importanza, poiché permette a tutte le persone non solo di influenzare le decisioni del governo attraverso le elezioni ma anche di sviluppare una cittadinanza attiva, consapevole ed informata di fronte ai problemi sociali. Bisogna perciò partecipare alla vita politica della propria nazione, in quanto si è parte della stessa società.


Colucci, Grieco, Savioli, Tirino

Classe 2E

Progetto D'Istituto


"Quadri danteschi"


Il progetto "Quadri danteschi" (a.s. 2018-2019), a cui hanno atteso le classi 2A, 2D, 2E, 2H e 2I, nasce come attività didattica laboratoriale e innovativa, nell'ambito di un percorso triennale di approfondimento dell'opera somma del grande poeta Dante Alighieri. Le attività di studio della "Divina Commedia" hanno trovato poi la loro prosecuzione nel lungometraggio "Global Kωμῳδία " (a.s. 2020-2021), realizzato in occasione del VII Centenario della scomparsa di Dante Alighieri.

All'interno del Progetto "Quadri danteschi" sono stati realizzati: quinte teatrali, musical, lavoro di recitazione in chiave ironica, opere grafiche con cornici create in materiale di reimpiego per diffondere la cultura della tutela ambientale, plastici, presentazioni in digitale e carte d'identità dei personaggi maggiormente rappresentativi incontrati da Dante nel suo viaggio immaginario attraverso l'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso.

Ritratto di Dante Alighieri

La selva oscura

Le tre fiere

Struttura dell'Inferno dantesco

Publio Virgilio Marone


Dante e Virgilio

Carta d'identità di Dante Alighieri

Personaggi della Divina Commedia

Inferno - Prima Cantica - Canto I

Versi iniziali della Divina Commedia

Guido da Montefeltro

Inferno - Paolo e Francesca

Quadri rappresentativi di alcune delle principali sequenze della Divina Commedia. Nello specifico sono di seguito raffigurati:

La porta dell'Inferno - Caronte, il traghettatore delle anime infernali - Minosse il giudice infernale - Cerbero il custode infernale del III Cerchio - carte d'identità - La struttura del Purgatorio - Pia De' Tolomei - Cinuzza da Romano - Piccarda Donati

Inferno - Quinta teatrale

Inferno - Caronte

Esposizione quinte teatrali con raffigurazioni tratte dalla Divina Commedia

Esposizione quinte teatrali con raffigurazioni tratte dalla Divina Commedia


Le tre fiere - quinta teatrale

Dante e Virgilio

Inferno - Lucifero

Il monte del Purgatorio

Incontro con Beatrice

La struttura del Paradiso

Momenti del viaggio di Dante nel Paradiso

Carte d'identità

Dante ieri e oggi - Pannello espositivo

Dante ieri e oggi - Pannello espositivo

Realizzazioni grafiche con impiego di fogliame

Lavori su supporto cartaceo - Personaggi dell'Inferno

Lavori su supporto cartaceo - Personaggi dell'Inferno

Lavori su supporto cartaceo - Personaggi del Paradiso

Lavori su supporto cartaceo - La struttura del Paradiso

Esposizione lavori grafici

Esposizione lavori grafici

Dante - Ritratto di un Poeta

Pensiero augurale in periodo di Lockdown

Una simpaticissima ed esilarante rivisitazione della Divina Commedia in chiave rock condotta prima del periodo di pandemia, ci ricorda un felice passato e ci proietta con speranza verso un futuro più sereno.

pinnacle dante.movie.mp4

Presentazioni in digitale di alcuni personaggi dell'Inferno dantesco. Ricerca, selezione delle informazioni, rielaborazione, utilizzo consapevole della tecnologia, capacità relazionali e imprenditoriali per una didattica laboratoriale, innovativa e per competenze.

Progetto interdisciplinare tra Arte e Letteratura

Quando la Terza Cantica della Divina Commedia prende vita in un videogioco, la fantasia e la curiosità diventano incontenibili

Il Divino Gioco 3A.mp4