di Alessandra Cutillo
Dal 22 maggio è nelle sale cinematografiche l'ultimo film della saga di "Mission: Impossible" che vede Tom Cruise nei panni di Ethan Hunt, agente segreto dell'IMF (Impossible Mission Force) alle prese con una spettacolare e affascinante missione.
Ethan e i suoi compagni dell’IMF, Luther, Benji e Grace, si trovano davanti ad uno scenario a dir poco complicato: tra colpi di scena e acrobazie spettacolari, avranno il difficile compito di recuperare l’unica arma in grado di sconfiggere l'Entità (the Entity), l'Intelligenza Artificiale con autonomia decisionale tale da mettere a rischio il futuro dell'intero pianeta perché, con la manipolazione dei fatti e dei dati, questa è capace di sterminare la razza umana.
L'arma che sarà in grado di salvare il mondo è nascosta sotto la calotta polare, sul fondo del Mare di Bering, nel relitto di un sottomarino russo affondato: il Sevastopol.
Sarà sicuramente il film più seguito dell'estate, magari con un po' di nostalgia da parte dei fan della saga e di Tom Cruise, perché potrebbe essere l'ultimo film di questa affascinante ed avvincente serie che ha unito persone di diverse generazioni.
di Noemi Di Lallo
Quest’anno, nell’ambito delle iniziative per il contrasto del bullismo e del cyberbullismo previste dalla nostra scuola, abbiamo assistito al film “Il ragazzo dai pantaloni rosa “. Il film diretto da Margherita Ferri, girato nel 2024, ispirandosi ad “Andrea oltre il pantalone rosa”, scritto dalla madre di Andrea, Teresa Manes, racconta la storia di Andrea Spezzacatena, un ragazzo di Roma che, all’età di quindici anni, si tolse la vita a causa di ripetuti atti di bullismo e cyberbullismo. La tragedia di Andrea ebbe il suo triste epilogo il 20 novembre 2012. Questo fatto, purtroppo, rappresentò una delle prime storie di bullismo online, in un periodo in cui non esistevano ancora leggi sul cyberbullismo. Andrea fu vittima di continui atti di bullismo da parte di alcuni suoi compagni di scuola, che avevano creato un account su Facebook con lo scopo di deriderlo per via dei suoi pantaloni rosa e per il suo modo di essere.
Nel film, emerge con forza il contesto difficile che Andrea stava vivendo. Si trattava di un momento particolarmente delicato, in cui il ragazzo cercava di farsi accettare dai suoi compagni, in particolare da Christian, che lui considerava un modello. Questo ragazzo, inizialmente visto da Andrea come una figura di riferimento, si rivela invece essere una delle figure più crudeli nei suoi confronti.
Il film non solo racconta la storia di Andrea, ma esplora anche le dinamiche di gruppo e le difficoltà di un adolescente che cerca di trovare il suo posto nel mondo. Il film sottolinea l’importanza di creare un ambiente scolastico e sociale in cui i ragazzi possano sentirsi sicuri e accettati per quello che sono, senza timore di essere giudicati.
La sua tragedia è diventata un simbolo di quanto sia urgente sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo ai pericoli del bullismo e del cyberbullismo. Nel corso degli anni, il caso di Andrea ha creato un ampio dibattito, portando anche alla creazione di leggi specifiche contro il cyberbullismo, che sono arrivate purtroppo solo nel 2017.
Tutto questo è stato frutto anche del coraggio di mamma Teresa, che ha dato parole al suo dolore e da anni porta questa storia nelle scuole, nelle piazze, agli incontri con le famiglie, nelle sedi istituzionali. Teresa Manes porta con sé un bagaglio di storie pesanti, forte però di un amore che non passerà mai: «Durante gli incontri io do tutta me stessa, ma prendo anche tanto, attraverso queste esperienze non si smette mai di crescere e di imparare. La primissima volta che ho presentato il libro mi ero fatta un’idea su un ragazzo seduto in prima fila, mentre parlavo lo guardavo e - lo ammetto - gli avevo affibbiato l’etichetta di bullo. Invece alla fine lui si è avvicinato a me ed era tutt’altro, soffriva perché vittima di bullismo ed è stato lì che ho preso consapevolezza delle maschere che indossano questi ragazzi, così fragili, per nascondersi. La stessa maschera che ha indossato mio figlio Andrea e che io non ho visto».