La 1F a Palazzo dei Musei

di Jeoff Villanueva

Il 5 novembre 2017 noi alunni della 1F della scuola media P. Paoli siamo andati in gita al Palazzo dei Musei di Modena. Prima ci sono state due ore di lezione regolare, poi alle 10.00 siamo partiti a piedi verso il museo. Appena arrivati la nostra guida, una signora di nome Cecilia, ci ha fatto attraversare varie stanze piene di manufatti molto interessanti, per esempio: un pianoforte che sembrava fatta di ossa, dei quadri bellissimi, ecc. Dopo Cecilia ci ha raccontato le origini di 12 quadri realizzati da un pittore chiamato Tintoretto spiegandoci che quei quadri prima non si trovavano in quel museo ma in un’altra città, che furono commissionati da una persona molto ricca in occasione del suo matrimonio.

A questo punto la nostra guida ha fatto indossare a tre miei compagni delle marionette e loro hanno provato a introdurre delle storie. Dopo Cecilia ci ha raccontato il mito di “Apollo e Dafne” che narra di Apollo, dio del Sole, che si vantava del suo lavoro con Cupido, dio dell’Amore, dicendo che il suo lavoro era molto più importante, che lui era molto più bello. Così Cupido, quando il dio del Sole si voltò, lo colpì con una freccia dell’amore. Apollo era già un po’ cotto di Dafne la Ninfa delle acque fluviali, figlia di Peneo, e a causa della freccia si innamorò ancora di più di lei. Cupido, indignato dal comportamento di Apollo, colpì Dafne con la freccia dell’odio. Il dio del Sole continuava a seguire la figlia del dio dei fiumi dicendo che l‘amava, Dafne, stufa di lui, si rivolse al padre e gli chiese come far allontanare Apollo. Peneo allora, che voleva solo avere accanto a sé la figlia, trasformò la Ninfa in un albero di alloro. Quando Apollo vide Dafne trasformarsi la abbracciò, le strappo un rametto con le foglie di alloro e si costruí una coroncina.

Quando Cecilia ha terminato il racconto del mito ha scelto tra noi un regista, un costumista e degli attori, io avrei interpretato Cupido.

Poi ci ha raccontato il mito della “Caduta di Fetonte”: Fetonte era il figlio di Apollo, egli desiderava tanto provare a guidare il carro che portava il Sole e quindi chiese diverse volte a suo padre se poteva guidarlo, ma lui gli rispose di no. Allora Fetonte, durante la notte, rubò il carro e provò a guidarlo ma non ci riuscì, infatti il carro andava su e giù, allora la dea della Terra arrabbiata chiese a Zeus di fare qualcosa, e questi scagliò un paio di fulmini sul carro, Fetonte cadde a terra e si trasformò in un fiume mentre le sue sorelle, tristi dell'accaduto piansero e si trasformarono in salici piangenti.

Cecilia ci ha raccontato il mito di Piramo e Tisbe, simile alla storia di Romeo e Giulietta: Piramo e Tisbe si amavano e chiesero ai loro genitori se potevano sposarsi, ma questi risposero di no perché i loro genitori non si sopportavano, allora i due si diedero appuntamento sotto un albero. Arrivò per prima Tisbe che vide un leone con i denti pieni di sangue perché aveva appena finito di mangiare, la giovane, spaventata, si nascose dentro una grotta ma le cadde il velo. Quando il leone lo vide ci giocò per un po’ e la macchiò di sangue, poi se ne andò. Quando arrivò Piramo, vide il panno pieno di sangue e pensò che la sua amata fosse morta, allora prese la spada e si uccise. Quando Tisbe uscì dal suo nascondiglio vide Piramo morto e si disperò così tanto che si uccise anche lei.

Cecilia ci raccontò anche il mito di Latona una dea che aveva dei figli. Durante un lungo viaggio Latona, stanca di portare i figli in braccio, si fermò vicino a uno stagno, mentre stava per bere, arrivarono dei pastori che le impedirono di bere infatti uno di loro si mise anche a mescolare il fango con l’acqua. Latona, arrabbiata, trasformò i pastori in due rane che da quel momento rimasero per sempre nello stagno.

Jeoff

di Valentina Cadalora

Oggi sono andata al Palazzo dei Musei. Ero super eccitata perché era una delle prime uscite con i miei nuovi compagni. Prima di uscire abbiamo fatto due ore di lezione e poi siamo partiti. Il tragitto è stato bellissimo perché siamo passati proprio davanti a casa mia. Quando siamo arrivati la guida ci ha portato in una stanza piena di magnifici quadri dipinti da Tintoretto che rappresentano diversi miti: Apollo e Dafne, Fetonte, Latona, Piramo e Tisbe e tanti altri, ma purtroppo non abbiamo fatto in tempo ad ascoltare la storia di tutti.

La prima storia parla di Apollo che amava tanto Dafne e che avrebbe voluto sposarla, ma visto che Apollo prendeva in giro il povero Cupido, il dio dell’amore, quest’ultimo un giorno, decise di lanciare una freccia d’amore ad Apollo ed una freccia dell’odio a Dafne, di modo che i due non si potessero sposare. Un giorno Apollo riuscì a trovarla. I due correvano e Dafne disperata chiese aiuto a suo padre che la trasformò in un albero. Da quel giorno ad Apollo rimase solo un ramo della chioma di Dafne, e lo conservò come se fosse stato d’oro.

La seconda storia parla di Fetonte, il figlio di Apollo, che pregò il padre di fargli guidare il carro. Apollo disse di no, ma il figlio non lo ascoltò e una notte scappò di nascosto. Fetonte, a causa della sua inesperienza ne perse il controllo, i cavalli si imbizzarrirono e il carro con il Sole si avvicinò e allontanò svariate volte alla terra, portando il giorno e la notte in modo casuale. Gli uomini chiesero aiuto a Zeus che scagliò un fulmine su di loro facendoli precipitare.

La terza storia parla di Latona che stava per far nascere i suoi due figli quando Zeus la abbandonò perchè temeva l’ira dell’altra moglie Era. In questo periodo Latone era anche perseguitata dal serpente Pitona, che dopo qualche anno fu ucciso dai suoi due figli.

L’ultimo mito parla di Piramo e Tisbe, due giovani che si amavano tanto e che progettavano il loro matrimonio. I genitori si odiavano e non volevano assolutamente che si sposassero. Allora un giorno i due, attraverso una fessura del muro si misero d’accordo sull’ora e il giorno in cui scappare. Arrivò il giorno e Tisbe andò sotto l’albero come promesso. Piramo era in ritardo. Ad un certo punto un leone si avvicinò all’albero e Tisbe corse subito a nascondersi perdendo il velo che aveva in testa. Il leone lo macchiò di sangue e lo gettò a terra. Quando Piramo lo vide rimase senza parole e si infilò la spada nel petto uccidendosi. Tisbe, che era rimasta nel rifugio tutto il tempo non credette ai suoi occhi e anche lei si buttò verso Piramo infilzandosi la stessa spada nella pancia.

Ad ogni mito qualcuno recitava le rispettive scene. Io ho fatto la parte di Tisbe nell’ultimo mito. Anche se era un po’ imbarazzante ce l’ho fatta. E’ stata una bellissima esperienza!

Valentina