Modena città di canali

Lunedì 20 Febbraio, noi studenti della classe 2^E delle Paoli abbiamo partecipato al percorso “Modena città di canali”. Con l’aiuto di una guida abbiamo imparato quanto Modena sia cambiata, specialmente dal Medioevo ad oggi.

Modena in passato era una città fatta di vie d’acqua, un po’ come una piccola Venezia, oggi questi corsi d’acqua non sono più visibili, perché sono stati ricoperti dal manto stradale.

Tutti i canali della città (sia quelli di acque torbide, che provenivano dai fiumi Secchia e Panaro, sia quelli di acque chiare, di sorgente, alimentate dalle risorgive) confluivano in Piazza Roma e da qui nel Naviglio, che arrivava fino al fiume Po. Fu proprio in questo punto che i duchi estensi decisero di costruire il palazzo ducale riutilizzando in parte un vecchio castello medievale.

Fonte d’Abisso, Piazza Roma, Modena

La Fonte d’Abisso era una fontana d’acqua di sorgente, cristallina, che il duca utilizzava per la sua rinomata vita di corte. Un tempo, era collocata alla base del torrione del palazzo. Questa fontana era strettamente collegata con le cucine e quindi le persone avevano acqua a sufficienza per bere, per pulirsi e per lavare i vestiti.

Fino alla fine dell’800, a Modena, esistevano circa 1500 pozzi. Erano situati all’interno dei cortili delle abitazioni oppure lungo le vie interne delle città e costituivano l’unico mezzo per rifornirsi di acqua potabile per usi domestici.

A Modena si navigava e le imbarcazioni si distinguevano in:

  • Navi per i nobili
  • Burchielli medi
  • Sandali (navi piccole, leggere e piatte)




Burchiello




Sandalo



L’antica Darsena di Modena, oggi Corso Vittorio Emanuele


Nell’attuale corso Vittorio Emanuele si trovava la Darsena, che era il vero e proprio “porto” della città qui si riunivano tutti i corsi d’acqua di Modena che confluivano poi nel canale Naviglio. Dalla Darsena si raggiungeva il Po attraverso Bomporto e quindi si poteva arrivare pure a Venezia. Nella seconda metà del 700, durante il rinnovamento edilizio promosso da Francesco III, la Darsena venne abbellita con la costruzione di nuovi muri di sponda di marmo ornati con decorazioni festose, in sintonia con i palazzi ristrutturati lungo il Naviglio.

Via della Cerca ha questo nome perché sotto di essa scorreva il canale che un tempo costeggiava le mura a ovest seguendo una linea curva. Il canale della Cerca un tempo era il fossato della città. Lungo questa via vi sono ancora palazzi che terminano con il muro a scarpa.

Solo nel 1938 a Modena si costruì il primo acquedotto.


Piazza della Pomposa


È forse uno degli angoli più suggestivi di tutta Modena. La piazza, non molto estesa, è dominata dalla chiesa di Santa Maria della Pomposa, detta anche di San Sebastiano. A sinistra della facciata della chiesa, lungo il muro che circonda il giardino, una fontanella è accostata all’ironica targa che ne ricorda la costruzione: fu infatti un dono di Telesforo Fini, il ristoratore famoso nel mondo per i suoi prodotti culinari tipici della città. Girando sempre lungo il bel giardinetto, si giunge al portone di accesso di quella che fu la casa del grande Ludovico Antonio Muratori, storico e letterato vissuto a cavallo tra Sei e Settecento. Ancora camminando verso via Emilia, si nota la torre campanaria della chiesa, all’incrocio con via del Taglio, piacevole strada di passeggio. Prendendo invece via del Voltone ci si imbatte nel Palazzo del Foro Boario. Al numero 40 della piazza, infine, casa Tassoni è, benché eretta nel XVII secolo, un bell'esempio di abitazione modenese in stile rinascimentale, caratterizzato dall’ampio terrazzo con rari alberi di vite.

Stemma di Modena

Lo stemma della Città di Modena è costituito da uno scudo sannitico di color oro con una croce azzurra (di norma gheronata in modo da avere un effetto “tridimensionale”) dietro cui vi sono due trivelle incrociate, con in basso il motto Avia Pervia e il tutto sovrastato dalla corona ducale.

La frase latina Avia Pervia, ideata dal celebre letterato Giovanni Maria Barbieri, significa “L’inaccessibile diventa accessibile”.

Invece le due trivelle rappresentano la dimestichezza dei modenesi a trovare le sorgenti d’acqua

Angelica Galante 2^E

Manuela Di Noia 2^ E