Ascolta la voce del mio grido, o mio re e mio Dio, perché ti prego, Signore.
Al mattino ascolta la mia voce;
fin dal mattino, ti invoco e sto in attesa. (Salmo 5,3-4)
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Il tempo “sospeso” che stiamo vivendo in questo particolare momento delle nostre esistenze, può trasformarsi in un’ opportunità di ascolto di sé, nel silenzio per prendersi cura di sè e degli altri. L’essere umano che di parola è costituito, sembra comunque da sempre desiderare il silenzio, ma al contempo spesso manifesta paura del silenzio. Il silenzio, oggi più che mai, è minacciato da un inquinamento sonoro a cui è piuttosto difficile opporre una barriera capace di salvaguardare i nostri spazi esistenziali. Siamo sempre più indifesi nei confronti dell’insieme di rumori che giorno e notte ci circonda: musiche assordanti ci invadono in luoghi pubblici, privati ed anche all’interno delle nostre abitazioni, quando utilizziamo stereo e tv a tutto volume.
Il silenzio ci inquieta? Dobbiamo avere il coraggio di sentire il silenzio prendendoci un tempo disteso, calmo, senza fretta, uno spazio tutto nostro che ci permetta di stare in una situazione di ascolto profondo. Dobbiamo godere della quiete necessaria per poterci ascoltare, per sentirci, ritrovarci e farci compagnia, dobbiamo anche essere capaci di fermarci e distaccarci da tutto ciò che ci circonda. Dobbiamo cioè essere capaci di stare soli con noi stessi. È un percorso impegnativo, che ci fa fare i conti con un rumore interno, spesso fastidioso. Un rumore che a volte può essere faticoso da gestire.
C’è ascolto interiore solo se siamo capaci di gestire in modo equilibrato tutte le nostre emozioni, non escludendo le ansie e le paure. Un aiuto all’ascolto interiore ci può venire dalla capacità di fermarci e di stare in “ozio”, di sospendere temporaneamente il contatto e la comunicazione con l’ambiente per beneficiare di una quiete vigile, sensibile, ricettiva attraverso cui poter avviare un percorso di consapevolezza. È necessario sviluppare un interesse verso se stessi, essere curiosi, indagare su di sé. Lo spirito di ricerca, o curiosità, implica la gentilezza, la precisione, l’apertura, in pratica l’essere in grado di lasciar andare ed aprirsi. La gentilezza è un sentimento di benevolenza verso se stessi. La precisione è il riuscire a vedere, senza aver paura di vedere, che cosa c’è realmente.
Stare in silenzio, per rimanere in ascolto.
La dimensione del silenzio, l’ascolto nei bambini/e
Il/la bambino/a non ha ancora finito di recepire le prime sensazioni uditive e di compiere le sue esperienze sonore, che già deve affrontare una moltitudine di rumori ed un bombardamento sonoro che tutti i giorni gli/le provengono da un ambiente aggressivo e tecnologico. Un ambiente tranquillo gli permetterà di udire, ascoltare, scoprire le fonti del suono e di collocare ogni più piccolo fenomeno acustico nel mondo della fantasia che stimolerà la sua creatività.
Il primo suono che il/la bambino/a avverte ancor prima di nascere è il battito cardiaco della madre. Le canzoncine, le nenie, le filastrocche che successivamente gli/le vengono proposte sono come delle melodie rassicuranti e danno un senso del tempo che passa e che poi ritorna, infondono tranquillità e sicurezza. I/le bimbi/e fin da piccoli/e hanno un senso innato del ritmo ed una spiccata sensibilità per la voce umana.
La musica ed il ritmo sono un allenamento alla prevedibilità (ritmo cadenzato e regolare, pause attese, improvvise accelerazioni per poi tornare al pacato ritmo precedente). La lenta ripetizione delle parole è rassicurante.
Cantando più volte nenie, filastrocche, accompagnate da gestualità e movimenti ritmati si aiutano i piccoli/e ad organizzare la loro sicurezza interna, a comprendere l’ambiente che li circonda senza inutili sforzi, fatica e stress. I/le bambini/e successivamente, se accompagnati da adulti attenti, imparano ad ascoltare ed a riconoscere nel silenzio: suoni, rumori particolari ed insoliti provenienti dalla casa, dalla città, dal bosco, dal mare, dalla campagna. I fruscii provocati dal vento, il gocciolio della pioggia, il fragore dei temporali, le campane, in un bosco, al mare, in campagna.
Enrica Paini
B. Tognolini: Mal di pancia calabrone
R. Rossena, Ricicla in musica: manuale per creare strumenti musicali
Sperimentiamo il silenzio
1) “Una casa per ascoltare”
Una grande tovaglia è tutto ciò che occorre. Ci si accuccia tutti sotto. La luce si colora passando attraverso la stoffa. Fa caldo. Sentiamo la presenza degli altri accanto a noi e stiamo ad ascoltare qui tutti i rumori che vengono da fuori.
2) “Il pianeta delle bocche chiuse”
È un pianeta nel quale tutti gli esseri viventi si muovono cantando solamente con la bocca chiusa. Quando iniziano a cantare si alzano dolcemente da terra e volano. Se cantano più forte, volano più in alto, se abbassano la voce, scendono di nuovo. Possono oscillare, come sulle onde, modulando la voce. Si ritorna a sdraiarsi a terra, si chiudono gli occhi e si inizia a cantare con la bocca chiusa. Alla fine ci si racconta che cosa si è provato durante questo viaggio “cantando a bocca chiusa” sul pianeta delle bocche chiuse.
I suoni si possono ascoltare e produrre con il corpo (battito cardiaco, mani, gambe ecc.), si possono sperimentare lo scuotere, il battere, il soffiare, si possono costruire oggetti sonori ...
Che cosa si sente quando un pesce canta nell’acqua? Il SILENZIO
D. Baremboim, La musica sveglia il tempo, Feltrinelli, Milano, 2007 (disponibile audiolibro gratuito)
P. Ferrucci, La forza della gentilezza, Oscar Mondadori, Milano, 2014
Michel de Montaigne, Il benessere fisico e spirituale, Oscar Mondadori, Milano, 2006
C. Pinkola Estés, I desideri dell’anima, Pickwick, Milano, 2018
per bambini
R. Rossena, Ricicla in musica, Demetra, Bussolengo (Vr ) 1995
B. Tognolini, Mal di pancia calabrone, Salani, Firenze, 199
Da stampare
Immagini presenti nella pagina: da sinistra in ordine antiorario, C. Monet, Lo stagno delle ninfee (1899), G. Klimt, Le tre età della vita (1905), G. Klimt, La speranza (1903).